IL CENTOSCALE

   E’ il monumento più singolare ma non unico della zona, perché ce ne sono due simili nel Castello dei Tre Cantoni a Scicli. E’ un tunnel rettangolare, scavato nella roccia, con piano inclinato e 238 scalini che scendono alcuni metri sotto l’attuale piano del fondo valle. La rimozione del pietrame che lo ostruiva nel 1976-77 ha fatto scoprire due cunicoli laterali aperti per presa d’aria e di luce e un altro cunicolo a destra. In fondo un pozzetto dove affiora dell’acqua e un ultimo cunicolo. Questi due cunicoli, ostruiti dal materiale depositato dalle piene del torrente, dovevano sboccare nel fondovalle.

   Il tunnel certamente serviva per l’approvvigionamento d’acqua del castello, e anche per permettere l’entrata e l’uscita, in caso d’assedio. La datazione dell’opera scavata con strumenti di ferro, è incerta. Il periodo più probabile sembra quello greco, come confermano opere simili del Castello Eurialo di Siracusa e il lungo acquedotto Galermi, scavato nella roccia da Pantalica a Siracusa del V sec. a.C.. Anche il piccolo anfiteatro della punta ovest è databile ad età greca.

 

IL PICCOLO MUSEO

   Dentro un’ampia grotta è stato di recente risistemato il piccolo museo contenente quello che è rimasto dei reperti archeologici rinvenuti negli scavi degli anni 1972-82. Noi li riportiamo secondo la relazione dell’Archeologo G. Distefano. Materiale costituente la suppellettile dei più antichi insediamenti del periodo cd. “castellucciano” (2200-1300 a.C.) e delle “facies” dei successivi secoli X-VIII. I villaggi erano costituiti da capanne circolari e necropoli con tombe a forno o a grotticella. Sono utensili in pietra lavica e selce e macinelli per granaglie; numerosi frammenti di ceramica locale: grandi pithoi, scodelle, anforette, attingitoi ecc. Al periodo più antico si riferiscono altri reperti provenienti dalla vicina contrada “Scalaricotta”.

   Al periodo della colonizzazione greca (VIII-VII sec. a. C.) appartiene un frammento di kotile protocorinzia, ed al VI-V altri resti di vasi, da mettere forse in relazione col vicino insediamento greco in contrada Ponte dei Sospiri, o frutto di scambi commerciali.  All’insediamento greco-classi-

 

co-ellenistico appartengono un frammento di parete, alcuni fondi di skifos, orli di anfore attiche, un frammento di kilix, uno stamnos, alcune ansette.

   Più consistenti i reperti del periodo tardo-romano o per meglio dire paleocristiano-bizantino (III-IX sec-d.C.): un grande frammento di anforone, numerose anse e fondi, resti di piatti, boccaletti, bocchette, tazze, coppette, anfore, scodelle, bacinelle, una base di lucerna, ecc.

   Abbondante la ceramica del periodo medievale, rinascimentale e del seicento; sono stati ricomposti alcuni grandi piatti decorati di ceramica forse caltagironese.

   Numerose le monete in bronzo rinvenute (mancano, perché disperse o trafugate!): qualcuna greca, qualche altra romano-imperiale o bizantina; parecchie sveve con l’effigie dell’aquila, altre dei periodi successivi fino al sette e ottocento.

   Non meno abbondanti, ma in genere più recenti i reperti metallici: frammenti di calderone, borchie, anelli e coperchietti bronzei; in ferro: chiavi, perni, staffe, placche, speroni, chiodi, piastre ecc; una spada in tre pezzi di cm. 23x6, non datata (scomparsa, come quella rinvenuta dal Leontini nella necropoli greca!). Numerosi altri reperti non sono stati datati.

   Non si trovano più nel museo altri reperti rinvenuti a Punta Castellazzo, fra cui antiche ancore e una spada medievale, già custoditi nella biblioteca comunale.

 

 

 

LA CAVA D’ISPICA

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