LA GROTTA DI S. MARIA

LA GROTTA DI S. MARIA AGLI INIZI DEL 1900 – L’INTERNO

   E’ sita alla periferia nord del quartiere detto “u Cuozzu”, dove c’erano più di 170 grotte. Queste hanno pianta rettangolare o quadrata (lung. m. 3-4, h. 2), canalette per l’acqua all’ingresso, nicchie e alcove all’interno. Il gruppo più cospicuo, detto delle Grotte Cadute, ha il prospetto crollato ed è disposto su un’alta parete rocciosa a più filari (fino a 6) comunicanti tramite un tunnel interno, come nel cd. “Castello”.

   La chiesetta di S. Maria, che serviva questo abitato, manca anch’essa del prospetto, crollato per una profondità di ca. 2/3 metri. Fa parte di un gruppo di escavazioni, che probabilmente sfruttavano ambienti paleocristiani; hanno una fronte di ca. 20 m., sono articolate su due piani e divisi. in due settori. Quello ad ovest è formato da un pianterreno chiuso da un muro e da un piano superiore con due ambienti. Quello ad est è occupato dalla chiesa. L’atrio a piano terra è collegato da due anguste scale a chiocciola all’aula del piano superiore, disposta secondo l’orientamento canonico est-ovest, che purtroppo è crollata. Rimane il nartece (m. 4x2,40) e un vasto ambiente (profondo m.5,02 e largo m. 4,28) a est separato da un templon litico, che formava il presbiterio, del quale resta la finestrella sinistra. Secondo l’Agnello il luogo è stato abitato da un solo eremita, per il Messina invece si tratta di una chiesetta con annessa abitazione del sacerdote di rito latino.

Negli affreschi palinsesti a due strati del nartece, mentre secondo l’Agnello solo un pannello rappresentava forse il volto della Vergine Panaria, alla quale il santuario era consacrato, ora  sono stati riconosciuti (Messina, Di Stefano) una S. Margherita e la Crocifissione. Si tratta, secondo noi, di S. Margherita di Antiochia, leggendaria vergine martire dei primi secoli, una delle sante più venerate nell’antichità sia in Oriente che in Occidente. La sua figura appare frequentemente nella pittura europea fino al sec. XVII..

  La Crocifissione ha il Cristo in croce al centro, la Madonna a destra e S. Giovanni a sinistra. Alla fine dell’’800 èra ancora leggibile parte dell’iscrizione della Croce: “Jesus Nazarenus..”. Dalle mani del Cristo fuoriescono fiotti di sangue e sotto il suo braccio c’è un’altra iscrizione di cui restano alcune lettere: “ORTIS”; è stata proposta (Messina) l’integrazione “Lignum Mortis”, che ci pare non accettabile, perché la Croce è “Lignum vitae” (S. Bonaventura) e Cristo ha vinto la morte che non può più dominarlo (cfr. Rom. 6,9). Proponiamo invece: “Ego mors mortis”, secondo la parola di Osea (13,14): “Ero mors tua mors”. Le altre lettere S IOSS (Di Stefano legge IOH) si riferiscono a S. Giovanni.

  L’iconografia appartiene al tardo Medioevo (sec. XIV-XV). Sono infatti caratteristici di questo periodo il Titulus scritto per esteso in latino e la Vergine con S. Giovanni ai piedi della Croce. Questo schema, che si basa sul passo del Vangelo di S. Giovanni (19, 26-27), risale al IX sec. con la figura del Cristo vivo, che più tardi viene sostituita con quella del Cristo morto. Caratteristico è anche il Preziosissimo Sangue che sgorga dalle sue mani e dal costato e viene raccolto nel calice: indica la Redenzione e l’Eucaristia. La Crocifissione è raffigurata anche nella Grotta dei Santi di Monterosso Almo e in quella di Castelluccio di Noto.

   E’ verosimile che la chiesa, come quella di S. Nicola,  risalga al periodo paleobizantino, come provano i diversi strati degli affreschi, che testimoniano la continuità del culto e le modifiche iconografiche dei secoli posteriori. Originariamente doveva essere di rito greco e nel periodo normanno passò al rito latino, adottando un nuovo ciclo pittorico (Sammito, 2004, p. 31).

 

 

 

 

 

LA CAVA D’ISPICA

ARCHEOLOGIA STORIA E GUIDA

VAI AL SOMMARIO

 

 

 

 

E' vietata qualsiasi riproduzione senza l'autorizzazione esplicita dell'autore Melchiorre Trigilia.

(Trigilia Prof. Melchiorre, Via Raffaello 80, Ispica (Rg.) 97014. email: mtrigilia@gmail.com)

 

E-mail: info@centrostudihelios.it

In collaborazione con l'Associazione Culturale "Heritage Sicilia"

Centro Studi Helios       Heritage Sicilia