ISCRIZIONI PALEOCRISTIANE DI CAVA D’ISPICA E VICINANZE

 

LE ISCRIZIONI DI CAVA D’ISPICA, PROVENIENTI DALLA CD.

GROTTA DELLA SIGNORA”.

   Quattro iscrizioni cristiane greche, purtroppo andate disperse, furono scoperte dal barone Antonio Astuto di Noto nella seconda metà del 1700. Vennero in seguito trascritte e pubblicate da diversi studiosi, il Torremuzza, il Kirchhoff, il Kaibel e per ultimo da G. Modica Scala, Pagine di Pietra, Modica 1990. L’indicazione della “Grotta della Signora”, data dall’Astuto è da considerare errata; in questa grotta infatti non c’è traccia di sepolcri né nelle pareti né nel pavimento.

    Si tratta invece dell’ ipogeo privato della famiglia Antonia, utilizzato fra il IV e il V secolo,  riscoperto nel 2009 in contrada Finocchiara dagli archeologi modicani Sammito e Rizzone.

    La prima iscrizione dell’Astuto è la più importante perché è datata col nome dei Consoli e porta in basso il segno della croce: “Sotto il quarto consolato di Onorio e il terzo di Eutichiano morì Eusebio [il Matranga ed altri leggono] Euschio, l’11 del mese di gennaio”. Titolo del 398.

  La seconda, nella trascrizione del Kaibel, dice: “Antonio Eupiktos (o Eupraktos) qui giace. Morì nel mese di giugno, il 23 dopo le Calende.

  La terza: “Antonio Saturnilos (o Satronilos) qui giace. S’addormentò nel mese di dicembre, il 7 dopo le Calende.

  La quarta è importante perché riguarda un diacono, il che prova che c’era una numerosa comunità cristiana con diaconi e sacerdoti. “Sosio Bukkolos (o Bicchhilios), diacono, qui giace. Riposa in pace…dalle Calende del mese di novembre…”.

  A  queste  quattro  vanno aggiunte altre tre scoperte nel 2009: Eupraxia, morta nel consolato di Onorio XII e Teodosio X, anno 422 – Antonio Eupraxis morto nel consolato di Antonio II, anno 468 - Atonia Euphrosine [forse coniuge del diacono Sosios].

   Altre due epigrafi furono scoperte dal Barone Astuto nelle grotte del cd. “Palazzetto” vicino alla Larderia. Sono identiche e probabilmente appartengono a due coniugi: “Si addormentò Cornelia nel mese di ottobre, il nove delle Calende nel giorno di Dio [giovedì o domenica]”. “Si addormentò Igino nel mese di novembre il 21 dalle Calende nel giorno di Ermes (mercoledì)”.

 Le ultime due scoperte dall’Astuto riportano solo i nomi: “Antoneia” e “Eutukeia”.

 Anche quella scoperta dallo Schubart e pubblicata dal Bergk ha il solo nome, “Ireneo”. Secondo l’Orsi queste lapidi col solo nome sono indizio di alta antichità; II, III secolo, aggiungiamo noi, durante le persecuzioni; quando si aveva il timore di professarsi cristiani.

   La lapide incisa e dipinta in rosso rinvenuta dallo Shubart e letta dal Kirchhoff con qualche incertezza dice: “Morì nel giorno della luna, otto giorni prima della Calende di gennaio, Evagrio a venti anni, giorni…” .

   Un’altra, rinvenuta prima dallo Schubart e poi dai professori Curcio, Del Lago e Graziadei, traduttori della Sicilia Antica di A. Holm, nella trascrizione del Kirchhoff dice: “ Nikene (? Vittoriosa?) morì dieci giorni prima delle Calende di febbraio, nel giorno della Luna. Si ricordi di (lui o lei) il Signore”. 

 


 

ISCRIZIONI DELLA NECROPOLI DI TREPPIEDI (MODICA).

   Questa necropoli venne scoperta dall’Orsi nel 1932 e le epigrafi cristiane greche ivi rinvenute furono pubblicate nel 1942, nel 1943-44 dal Ferrua e da Santi Luigi Agnello in Silloge di iscrizioni paleocristiane della Sicilia, Roma 1953.

 La prima lapide divisa in tre pezzi ricongiunti dall’Orsi dice: “Sotto il Consolato di Arcadio e di Onorio, 7 giorni prima della Calende di Luglio, morì l’ottimo Zosimo, a 45 anni, nel giorno di Marte”. Il titolo è perciò dell’anno 399 (Orsi) o 402 (Marrucchi). 

   La seconda, di difficile e dubbia lettura, dice: “Nel momento in cui muore Cristoforo… era vissuto 60 anni: morì il 22 marzo di venerdì” (Agnello). Ora si legge: “Cresiphoros 13 giorni prima delle calende di aprile, nel giorno di Afrodite”.

   La terza nella lettura di S. L. Agnello dice: “Morì Agata cristiana nel mese di maggio, 14 giorni dopo le calende…”.

    La quarta è quella di Aithales: “Aitale buono ed irreprensibile visse 75 anni. Egli eresse la santa Chiesa nella contrada degli Ortensii (o Ortisiani) e questo cimitero. Morì nel mese di maggio, sotto il consolato di Arcadio e di Onorio”. All’inizio c’è la croce monogrammatica decussata, tra l’alfa e l’omega, simbolo di Cristo, secondo il passo dell’Apocalisse (1,8): “Io sono l’Alfa e l’Omega, il principio e la fine”(Volgata). Il consolato di Arcadio è il IV e quello di Onorio il III; corrisponde al 396.

   “Il titolo contiene il raro ricordo dell’erezione di una basilichetta e di un cimitero e tale menzione sta a testimonianza della grande attività costruttiva che seguì anche in Sicilia la pace costantiniana. In questo caso si tratta di un sepolcreto di proprietà privata; in altri casi la proprietà cimiteriale è di una comunità” (S.L. Agnello).

 Gli scavi fatti negli anni 1980-85-89 hanno portato alla luce altre tombe e hanno scoperto un’altra importante epigrafe, quella di “Kalemeros presbitero”…[cioè sacerdote], la quale con quella del diacono Sosio conferma la presenza del clero che predicava il Vangelo, convertiva i pagani e amministrava i sacramenti.

   Altre due lapidi sepolcrali greche, provenienti dalla grotta di S. Alessandra, andate purtroppo perdute, furono lette e tradotte dal giurista Benedetto Spataro di Ispica che le considera del periodo delle persecuzioni, ma scambia gli anni della vita di Cornelia per quelli della professione cristiana. Ecco le sue parole (in Lo Stato della città di Spaccaforno, ms. del 1832, pubblicato da G. Calvo, E tu non lo sai…!, p. 259, Ragusa 1982): “S’incontrano ivi alcune iscrizioni greche mortuarie, due delle quali da me inter

pretate… appartenevano una ad un certo Igino, e l’altra ad una certa Cornelia di professione cristiana, alla quale professione si riferiva il numero di anni ivi espresso, evitando però di palesarla con uso di cifre, una delle quali era quella dell’ex cetera, e ciò senza dubbio per cautela contro alle persecuzioni. Ecco quest’altra circostanza che quelle spelonche e grotte servivano di rifugio ai Cristiani perseguitati dagli idolatri in lungo corso di circa tre secoli, la qual cosa si conferma da altre osservazioni locali non senza qualche confusa tradizione: Finite poi quelle persecuzioni della nostra santa Chiesa Cristiana, le spelonche e grotte disperse in tutta quella Cava d’Ispica, facilmen- te eccitavano gli amanti della vita eremitica, e molto più per la memoria di S. Ilarione”.

 

 

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