LE CATACOMBE DI S. MARCO

LE GROTTE DI S. MARCO

S. MARCO I SEPOLCRI A BALDACCHINO

 

   Sono site nelle ultime pendici del basso fianco roccioso della Cava d’Ispica, oltre la fonte Favara. Sono sei catacombe che costituiscono il più vasto complesso cimiteriale paleocristiano della Sicilia sud-orientale, dopo quelli di S. Giovanni e S. Lucia di Siracusa.

   La più grande è lunga m. 44,20 e larga 17,10. La sua direzione va da Sud a NordEst. Dopo un vestibolo di m. 8x2 ca. si apre il decumano largo m. 5. Subito a sinistra c’è un piccolo cardo con otto arcosoli polisomi, contenenti 25 loculi. A 19 m. il corridoio si restringe a m. 1,50 e dà accesso a un vasto ambiente rettangolare lungo 22 m. ca. e largo 6, illuminato da tre lucernai. All’inizio e alla fine ci sono due sepolcri a baldacchino bisomi; al centro un gruppo di 6 tombe a sarcofago con rozze colonnine. Nel pavimento sono scavati un centinaio di loculi, ora interrati o distrutti.

   Ai lati del corridoio d’ingresso e di quello del decumano centrale sono ricavati 38 arcosoli polisomi, disposti in successione continua, parallelamente al senso del corridoio e con la caratteristica dell’ascensionalità degli ultimi sepolcri, che in totale sono  237.  A questi vanno aggiunte un centinaio di fosse terragne in gran parte interrate o distrutte.

   Altri 20 loculi ci sono nel cimitero accanto a sinistra lungo m. 13,65.  Nel lato sinistro, all’interno di una grande nicchia con arco frontale a tutto sesto sostenuto da due colonnine rettangolari e volta a botte, ci sono 7 sarcofagi di cui i primi due alti (l’interno) 0,50, lunghi 1,60 e larghi 0,50, occupano l’intero spazio dell’arcosolio e sono disposti in senso verticale invece che orizzontale, come tutti gli altri, rispetto all’osservatore. Caratteristica unica, nota l’Archeologo G. Di Stefano, nel mondo sotterraneo paleocristiano della Sicilia Sud-Orientale. Certamente questi sepolcri, assieme ai sei della camera rettangolare del decumano, erano riservati a persone di riguardo, mentre i due sepolcri a tegurium contenevano verosimilmente i corpi di 4 martiri forse due coppie di coniugi.

   Nel suo lato destro, a ca. m. 9,50 dall’ingresso, fra tre loculi singoli, il Moltisanti volle riconoscere un altare di m. 1,40x0,75. Ma questa ipotesi suggestiva non ci sembra plausibile,  perché l’ambiente è troppo stretto (1 m. ca.) e non adatto alla celebrazione dell’eucaristia (dello stesso parere l’archeologa Sammito). Le misure sono invece quelle di un altro loculo rimasto non scavato, forse perché corto per un adulto. Il Prof. Di Stefano comunque riconosce verosimile l’ipotesi dell’altare “probabilmente anteriore alla pace costantiniana”. Le tombe vicine potrebbero, dice ancora l’archeologo, “appartenere a personalità del mondo religioso della piccola comunità rurale a cui si riferisce il cimitero". Egli però ritiene più probabile che la catacomba sia stata ampliata in età postcostantiniana (IV-V sec.), ma “nel più assoluto rispetto di una consolidata e riconosciuta venerabile antichità del primitivo più antico luogo di culto che non sarebbe stato toccato dal nuovo programma”.

   Dunque lo studioso riconosce l’esistenza della chiesa locale ispicese coi suoi presbiteri nei primi secoli dell’era cristiana. E implicitamente accetta anche la tradizione locale della sua origine apostolica, parlando di “consolidata e riconosciuta venerabile antichità”; anche se le fonti letterarie e i reperti archeologici non sono considerati da molti degne di fede e sicure.

   Lo stesso discorso vale per le altre numerose catacombe della Cava e dell’agro modicano e ragusano, Treppiedi, Celone, Centopozzi, Trabacche ed altre scoperte più di recente.

   Nello stesso costone roccioso ci sono altri 5 più piccoli cimiteri che hanno queste dimensioni: m.5x3 con 16 loculi; 5x3 con 9 loculi; una con tre loculi; una 6x4 con 11 loculi; una 14x3 con 11 cubicoli e 60 loculi; in tutto 99 loculi.

Il totale dei sepolcri della zona è di ca. 480 (la Sammito ne conta di più). Questo consistente numero conferma la presenza nella zona di una numerosa comunità cristiana dei primi secoli.

 

 

 

 

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