LA CHIESA DELLA SPEZIERIA

 

 

 

 

  

PIANTA E RICOSTRUZIONE (da S. Giglio)

 

 

   E’ cosiddetta per i numerosi piccoli loculi disposti su più file nelle pareti di un ambiente funerario attiguo con dieci fosse terragne, che hanno fatto pensare alla bottega di un farmacista (Houel, Solarino). Probabilmente servivano invece per lucerne, ex voto, icone e altri oggetti votivi. Il Revelli la chiama “a bizzarria”; che potrebbe essere una deformazione del feudo di S. Zagaria (Zaccaria) di cui, a dire del Carrafa, il sito faceva parte nel 1600. L’opinione dell’Holm che si tratti invece di “una chiesetta con sepolcri” è stata confermata di recente dal Di Stefano e dal Messina, secondo il quale è verosimile che in origine era dedicata al padre di Giovanni Battista. Si trova nel quartiere ovest dell’abitato e fa parte di un gruppo di una trentina di grotte, nel cd. Poggio Salnitro, di fronte alle Grotte Cadute. E’ probabile che anche qui le escavazioni abbiano sfruttato precedenti ipogei paleocristiani; uno dei quali si trova nei pressi. Il nartece, con ingresso nel lato nord, precede la grande aula. Secondo l’accurata recente lettura della Sammito (2004, p.34), l’aula in gran parte è andata distrutta, travolta da un crollo della parte esterna. E’ verosimile che, come S. Pancrazi, fosse divisa in tre navatelle asimmetriche mediante pilastri dei quali resta solo uno. Un rozzo templon la separa dal presbiterio,  che è rialzato di tre gradini, ha la porta (0,90x2,10) fiancheggiata da due finestrelle a lunetta ed è chiuso ad est da tre absidi asimmetriche. La centrale è la più ampia; in quella di destra c’era la cattedra dove sedeva il presidente dell’assemblea e celebrante dell’eucaristia. Lungo le pareti corre un sedile (subsellium o synthronon). Recentemente Giglio (2002, pp. 132-35) ha segnalato negli intradossi delle absidi tracce di un pannello pittorico non leggibile, di fascie e filettature. E’ possibile che altre decorazioni siano andate distrutte.  Nel pavimento c’è una fossa (1,07x0,97x0,37 prof.) dove era alloggiato il piedistallo dell’altare, un moncone del quale era stato scambiato per un mortaio (Revelli, Minardo). Al di sopra, nel soffitto, è incavata una cupoletta (diam. m. 1,25) con funzione di ciborio; esemplari analoghi si riscontrano in una cripta presso Licata e in chiese rupestri della Puglia e del materano.

   Due chiesette rupestri simili, S. Micidiario e S. Nicolicchio, che l’Orsi data al VI-VII sec., (Chiese bizantine del territorio di Siracusa, in Byz. Zeitsch., VII, 1898, p. 17 e ss.)  si trovano a Pantalica. S: Micidiario ha il presbiterio con tre minuscole absidi, l’iconostasi, e i locali di servizio (prothesis e diaconicon). Lo schema a croce con presbiterio a triconco come in S,: Pancrazio conferma questa datazione. Inaccettabile l’ipotesi del Messina che considera questo luogo sacro un “oratorium” privato del sec. X. A parte il fatto che nel sec. X  c’era la dominazione araba, si tratta di una  grande “chiesa di grosso impegno” (Sammito), officiata da una comunità di presbiteri o monaci, com’è provato dalla cattedra e dai subsellia dell’abside, che erano riservati solo ai presbiteri.  

 

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