Fu fatto costruire dal Manfredi III
Chiaramonte nella seconda metà del XIV secolo dopo aver ottenuto la
Signoria di Castronovo e Mussomeli. Il Castello è a picco dal lato
Sud-Ovest, mentre è accessibile dal lato Nord-Est attraverso una
strada a gomito su una ripida scarpata. Nel XV sec. il castello fu
ampliato con la costruzione della grande "sala dei baroni" e gli
ambienti adiacenti. Nel 1391
a Manfredi succede il cugino Andrea Chiaromonte che
organizza nel castello una riunione di baroni
siciliani per resistere agli Aragonesi, ma il patto raggiunto non fu
mantenuto dai baroni e Andrea, abbandonato da tutti, fu fatto
arrestare e condannare a morte per decapitazione il 1 Giugno 1392 in
Piazza Marina, a Palermo. Successivamente si succedettero diversi
signori: Nel 1392 con regio
privilegio Mussomeli è assegnata a Guglielmo Raimondo Moncada
e dopo alcuni anni ai Conti di Prades. Nel 1407 Giaimo de
Prades vende la terra di Mussomeli e il Castello a Giovanni
Castellar. Tra il 1407 ed il 1451 il castello e la
terra di Mussomeli ritornano al demanio e nel 1451 il re Alfonso V
concede a Giovanni di Perapertusa, nipote del Castellar, la
possibilità di riacquisto dei beni. Il Perapertusa però non potendo
assolvere all’obbligo di acquisto passa la proprietà a Federico
Ventimiglia, con patto di ricompra. Nel 1467 Pietro Campo,
genero del Perapertusa, ottiene dal vicerè il privilegio di ricompra
della baronia di Mussomeli, ed i Campo ne deterranno la proprietà
fino al 1549 data in cui la baronia viene ceduta a don Cesare
Lanza signore di Travia, il quale astutamente aveva accentrato
nelle proprie mani tutti i debiti dei Campo. Con Cesare Lanza
Mussomeli verrà eletta al ruolo di contea. I Lanza resteranno
titolari del feudo fino
fino all'abolizione della feudalità nel
1812.
Il nome di Don Cesare Lanza e, è entrato
nella leggenda per l'efferato omicidio della figlia Donna
Laura, baronessa di Carini. A Don Cesare Lanza successe il
figlio Don Ottavio Lanza e Centelles, conte di
Mussomeli e barone di Trabia, e i suoi discendenti che abitarono il
castello sino al 1603 e arricchirono il paese con
il palazzo del Principe, la caratteristica Fontana del Nettuno
e tante altre costruzioni. In seguito il castello fu adibito a
carcere e poi abbandonato. Nel 1909, per incarico
di Pietro Lanza, principe di Trabia, il
castello fu restaurato sotto la cura dell'architetto Armò. Un secondo restauro, avviene fine del XX sec.
a cura delle
Soprintendenze di Palermo, Agrigento e Caltanissetta. Il Castello è attualmente
fruibile ai visitatori.
Descrizione
Una prima cinta muraria è posta alla base, a difesa
della strada di accesso. Sulla vetta si trova una
seconda cinta muraria che racchiude la parte
residenziale del castello.
Dopo essere saliti
attraverso la strada di accesso e dopo aver
attraversato un ponte levatoio si accede attraverso
una porta ad arco all’interno della prima cinta
muraria.
1 Il castello
|
2 Portale esterno
|
4 Portale interno |
5 Atrio
|
8 Ingresso Sala dei Baroni
|
Continuando attraverso il percorso in salita, si
giunge alla seconda cinta muraria nella quale si
apre un’ulteriore porta d’accesso al castello,
anch’essa ogivale, con stemmi signorili in sommità
ed ai lati; all’interno è racchiuso un ampio cortile
poligonale a sette lati sul quale si affacciano gli
ambienti residenziali del castello, la cappella ed i
resti del maschio. Dopo un breve vestibolo,
attraverso un portale ogivale modanato, si accede
alla c.d. “sala dei Baroni”, ampio vano rettangolare
nel quale si aprono due bifore. In questa sala
nel
1391 si tenne la riunione che Manfredi promosse per
l’indipendenza della Sicilia.
Attraverso una scala in pietra si giunge ad un vano
sottostante scandito trasversalmente da archi
ogivali. Adiacente alla “sala dei Baroni”, un vano
di pianta triangolare immette in una successione di
ambienti, con volte a crociera costolonate, nella
quale si aprono finestre bifore.
Da qui ci si
immette in una serie di ambienti adiacenti e tramite
delle scale in pietra si va nei sotterranei in cui
si trovano le prigioni, i dormitori dei soldati ed
una serie di passaggi e cunicoli che portano sugli
spalti e di nuovo sul cortile. In un angolo del
cortile direttamente sopra gli alloggi dei soldati
si apre un foro grande abbastanza da far passare
lance, spade ed altre armi ingombranti che in caso
di difesa non avrebbero facilitato i movimenti nei
sotterranei.
Gli ambienti caratterizzati dalle volte in pietra
costolonate, impostate su semipilastri angolari di
forma poligonale, ricordano schemi costruttivi
tipici dell’architettura sveva, motivo per il quale
potrebbe qui identificarsi un primo nucleo del
castello costruito da maestranze tardo-sveve.
10 Sala dei Baroni
|
13 Camera da letto
|
15 Armeria-dormitorio |
19 Cappella
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20 Anello attribuito a Guiscardo de La Portes
(Fantasma del Castello) |
Uscendo nel cortile interno sono visibili, a quota
superiore, i resti di una costruzione a pianta
rettangolare con muri spessi 2 m ca., comunemente
definita “maschio”, i cui caratteri, secondo Armò,
sono quelli tipici del donjon. L’ultimo corpo di
fabbrica, affacciato sulla corte interna,
costituisce la cappella, caratterizzata da un
elegante portale in pietra, ogivale, analogo a
quello che immette nella (sala dei baroni’.
Internamente l’aula, a pianta rettangolare, è
conclusa da due crociere costolonate, poggianti su
semipilastri poligonali, analoghi ai precedenti,
sormontati da capitelli con fogliame; profonde
feritoie si affacciano sulla vallata circostante.
Notizie
storiche
-
XIII: Mussomeli fa parte della signoria di Castronovo ed
è posseduta dalla famiglia D’Auria (Armò 1911, p. 8.
1374); Manfredi III Chiaramonte ottiene, con privilegio
reale, la signoria di Castronovo e Mussomeli (Kronig
1989, p. 406).
-
XIV (fine): Andrea Chiaramonte viene decapitato ed i
suoi beni, tra i quali è il castello di Mussomeli,
passano al demanio (Armò 1911, p. 9).
-
1392: con privilegio regio, Mussomeli è assegnata a
Guglielmo Raimondo Moncada. Dopo qualche anno passerà ai
conti di Prades (ibidem).
-
1407: Giaimo de Prades vende la terra ed il castello di
Mussomeli a Giovanni Castellar (Amico 1855-56, II, p.
181. 1451); re Alfonso V concede a Giovanni di
Perapertusa, nipote del Castellar, la possibilità di
riacquistare la terra ed il castello di Mussomeli,
precedentemente ritornati al demanio. Il Perapertusa non
potendo assolvere l’obbligo di acquisto per la somma di
29.770 ducati, rivende terra e castello a Federico
Ventimiglia, con patto di ricompra (Armò 1911, p. 10).
-
1467: Pietro Campo, genero del Perapertusa, ottiene dal
viceré il privilegio di ricompra della baronia di
Mussomeli. I Campo detengono la proprietà fino al 1549
(ibidem).
-
1549: Cesare Lanza, signore di Trabia, acquista
Mussomeli che verrà elevata al ruolo di contea (Amico
1855- 56, 11, p. 181).
-
XVI-XX: la famiglia Lanza è titolare del feudo e del
castello.
|
Tratto da
fonti varie, tra cui:
"Castelli
Medievali di Sicilia - Guida agli itinerari castellani dell'Isola
edito dalla Regione Siciliana Centro Regionale per l'inventario la
Catalogazione e la Documentazione dei Beni Culturali e Ambientali"
Curiosità
Varie
leggende sono legate al Castello
Una leggenda narra la storia di tre
principesse che furono murate vive in una delle stanze
del castello dal principe Federico, loro fratello, prima
di partire per la guerra. La guerra pare si protrasse
talmente a lungo che alla fine, nonostante l’abbondante
scorta di viveri, il principe ritrovò le sorelle morte e
con le scarpe in bocca. Pare, che da allora, nelle notti
di plenilunio sia possibile udire i lamenti delle tre
fanciulle che piangono per la triste sorte subita e le
urla del fratello che grida alla luna tutta la sua
rabbia per il rimorso di averne causato la morte.
Da questa leggenda nasce il detto "Tri
Fimminie chi malu ci vinni" (Tre donne, che brutta fine gli è
capitata)
Un'altra
leggenda narra del fantasma di un soldato innamorato della
figlia di Manfredi. Il soldato pazzo d'amore osò sfidare
Manfredi che, per tutta risposta lo fece rinchiudere in una torre
per morire di stenti. Il soldato tuttavia preferì buttarsi giù per
sfuggire alla crudele condanna.
Un altro
fantasma che si aggirerebbe nel palazzo è quella di Laura Lanza,
baronessa di Carini, assassinata nel castello di Carini, dal padre
Cesare, perchè sorpresa con il suo presunto amante Ludovico
Vernagallo di Montelepre. Cesare Lanza si rifugiò, spinto dal
rimorso per l'uccisone della figlia, nel castello di Mussomeli,
non pensando però che lo spettro della figlia lo avrebbe seguito.
Il fantasma è di una donna giovane ed elegante, dalle perfette
sembianze umane, vestita di abiti cinquecenteschi, la cui
materializzazione, si dice sia talmente realistica che, se non fosse
per l'abbigliamento di un'altra epoca, la si potrebbe confondere
per una donna realmente vivente. Laura indosserebbe un'ampia gonna
di seta e un corpetto sul quale avvolge uno scialle finemente
ricamato. Chiunque si trovi a visitare il castello potrebbe
incontrarla mentre vaga per le tre stanze più grandi del maniero
oppure mentre si reca alla cappella, dove si inginocchia e prega. Il
Castello fu scelto nel 1975 per girarvi lo sceneggiato televisivo in
4 puntate della RAI
"L’amaro
caso della baronessa di Carini" diretto da Daniele D'Anza
che prende spunto da questa leggenda.
Una storia
più recente risale al 19 Luglio del 1975 quando il guardiano del
castello, Pasquale Messina, ha assistito per la
prima volta alla materializzazione del fantasma di Guiscardo de
la Portes, un uomo giovane e bello arrivato in Sicilia nel
1392 al seguito di re Martino per sedare alcune rivolte.
Guiscardo aveva lasciato a casa la bellissima moglie Esmeralda che
a quel tempo era incinta del suo primo figlio e fu ucciso mentre si
recava al castello di Mussomeli dai seguaci di Don Martinez,
che tanto lo odiava perchè non aveva potuto avere Esmeralda.
Anziché pregare in punto di morte Guiscardo imprecò contro Dio che
lo condannò a vagare per mille anni sulla terra prima di trovare
pace. Oltre che un po' di pace il fantasma cerca anche di
incontrare suo figlio che non ha mai conosciuto
Orari di apertura del Castello
Orario Estivo: (dal 25
aprile)
Il Castello è aperto tutti i giorni tranne il LUNEDI'
Orari di Ingresso: dalle 09.00 alle 12.00 dalle 15.00 alle
18.00
Orario Invernale:
Il Castello è aperto Sabato e Domenica dalle 9.30 alle 12.00
TARIFFE : Ingresso gratuito per i ragazzi fino a 10 anni
Da 11 a 14 anni € 2,00 - Da 15 a 65 anni € 3,00 - Oltre i 65 anni
€ 2,00
Per visite guidate di gruppi o scolaresche rivolgersi all'ufficio
turistico del Comune 0934/961236
Foto di giovamancuso (www.flickr.com) |
Dal sito
www.siciliontour.com |
Dal sito
www.siciliontour.com |
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