Castello di Sperlinga: Scheda

Descrizione

Il complesso architettonico ha perso la sua integrità nel 1914 quando fu demolita la maggior parte delle fabbriche. Lo Stato di consistenza dei ruderi risulta buono in seguito al consolidamento degli anni ‘80. La chiesa è stata ricostruita nel 1995 e, attalmente, lavori in corso che prevedono la copertura di alcuni ambienti. Il castello non presenta planimetria unitaria né regolare. I molti corpi di fabbrica che lo costituiscono sono distribuiti su diverse quote. Presenta pianta oblunga di circa 200 m di lunghezza per 15 di larghezza; in cima alla rupe, alta circa 70 m dal calpestio di piazza Castello, le dimensioni del corpo superiore risultano alquanto ridotte (m 40 x 7 ca.).

L’assetto strutturale, formato da opere murarie e ambienti rupestri evidenzia particolari e ricercate soluzioni architettoniche e costruttive capaci di sfruttare le preesistenti strutture rupestri e di farle coesistere con le opere murarie realizzate. Il corpo principale costruito direttamente sulla roccia come tutte le altre fabbriche, ha pianta rettangolare; in basso si trova un vestibolo con corridoi d’accesso e in prima elevazione le “stanze baronali”. Esternamente il corpo d’ingresso è caratterizzato da un lungo muro, in alcune parti munito di contrafforti e forato da una serie di aperture di epoche diverse poste nel secondo ordine. Sul prospetto principale che guarda la sottostante piazza è collocata la bifora citata di epoca trecentesca, due finestre e il portale di un balcone con stipiti e mensole in pietra riferibili agli interventi di ristrutturazione seicentesca.

La parte ovest del castello ricorda la prua di una nave. Sul piano di calpestio roccioso si trova, nella parte posteriore, la chiesa formata da tre vani in successione secondo l’asse ovest-est. In origine l’asse doveva essere quello nord-sud; è presente infatti un altare con nicchia circolare posto di fronte l’ingresso attuale. Per la grande eterogeneità delle strutture e per la loro irregolare distribuzione spaziale, si descriverà di seguito partitamene ciascun elemento costitutivo.

Corpo ingresso e stanze “baronali”

Attualmente l’ingresso al castello è caratterizzato da una rampa gradonata realizzata negli anni ‘70 con pietrame locale calcareo-siliceo. Si accede tramite una passerella in calcestruzzo che ha sostituito il ponte levatoio dell’edificio medievale di cui sul prospetto sono visibili le mensole di sostegno e le lunghe feritoie dove scorrevano gli argani.

Oltrepassato il portale ogivale, vi è un primo vano con volta in pietra ricostruita recentemente (2000); segue un secondo vano coperto anch’esso da una volta di mattoni di cotto; la pavimentazione è ricavata direttamente sulla roccia.

Sul corpo dell’ingresso sono presenti due sale prive di copertura e di uno dei muri perimetrali. La sala più ampia è dotata di tre aperture poste sulla facciata sud, risalenti ai lavori di ristrutturazione del sec. XVII. La sala minore è decorata dalla bifora trecentesca posta sulla facciata che guarda il borgo.

Ambienti rupestri dell’ala est

Alla stessa quota delle stanze ora descritte, scavate nella roccia, si estende per circa 100 m verso est un ambiente ipogeo con copertura piana; costituiva la cavallerizza del castello. Seguono le prigioni e infine due vani di servizio, un tempo abitazioni. Alcuni piloni di roccia che sostenevano la volta dell’ipogeo sono stati demoliti intorno agli anni ‘50 e in seguito sostituiti con pilastrani in blocchi di pietra intonacati. Nella parte mediana dell’ambiente si apre un corridoio che conduce all’esterno tramite la “porta falsa”.

Accanto al luogo ove erano le celle della prigione si nota, ricavata nel masso, una cappa di aspirazione tronco-conica funzionale ad un focolaio.

Cisterne

Le cisterne scavate nella roccia sono localizzate all’interno di una stanza che si affaccia sul cortile del castello. La raccolta delle acque meteoriche avveniva attraverso una serie di canalette di convogliamento.

Chiesa e ambienti adiacenti.

La chiesa posta sul lato ovest è stata interamente ricostruita sui suoi ruderi. Presenta una successione di 3 vani disposti secondo l’asse est-ovest; si notano tracce della pavimentazione seicentesca in formelle di terracotta smaltata dismessa in occasione della recente ricostruzione (1995). A fianco della cappella, sul lato ovest, sono collocati altri due ambienti, anch’essi ricostruiti: il primo presenta un accenno di scala ricavata all’interno del muro perimetrale, il secondo presenta due forni in pietra e terracotta e una serie di “fornelli”.

Sale ovest e ambienti ipogei.

Nell’ala ovest abbiamo ancora una serie di ambienti ipogeici comunicanti tra di loro, posti al di sotto del piano di calpestio. Nello spazio antistante la chiesa, sul piano di calpestio si notano dei fori, circolari alcuni, ellittici altri, protetti da ringhiere di ferro che corrispondono ciascuno ad un vano rupestre posto in basso.

La parte più occidentale del castello è occupata da una serie di quattro sale con pavimento e parte dei muri perimetrali ricavati nella roccia, il resto edificato. Il primo ambiente, il più grande, presenta due fori che corrispondono ad altrettanti ambienti sottostanti scavati, presumibilmente, in epoche remote. Dalla seconda stanza si accede alla superiore terrazza tramite una scala in ferro.

(da Lo Pinzino S., Sperlinga, in “Castelli medievali di Sicilia”, Palermo 2001, pp. 210-213. Per gentile concessione del Centro Regionale per l’Inventario, la Catalogazione e la Documentazione dei Beni Culturali e Ambientali della Regione Sicilia)

Cronologia delle principali fasi storico-costruttive

Le origini del castello non sono documentate; la prima attestazione indiretta della sua probabile esistenza è del 113 3.

  • XIII (1282) - allo scoppio dei Vespri vi fu assediata la guarnigione angioina; ipotetici danneggiamenti e restauri.

  • XIV - interventi di ampliamento; la bifora collocata nel corpo principale della fabbrica è verosimilmente trecentesca. Essa presenta un capitello di tipo composito con decorazione fitomorfa a foglie uncinate e archetti con cornice a motivi zigzaganti.

  • XVI (1597) - XVII (primo quarto) Giovanni Porti Natoli acquistò il castello di Sperlinga nel 1597, ottenendo la concessione della licentia populandi; quindi destinò il castello a centro propulsore dello “stato” di Sperlinga, adattandola a palazzo baronale.

  • XVII - intervento sulla struttura della chiesa. Da una lettura dei ruderi della chiesa, appaiono evidenti una ristrutturazione e un ampliamento con variazione dell'orientamento da nord-sud a ovest-est e cambio dell'intestazione al santo a cui era dedicata. La chiesa in origine era dedicata a San Luca Evangelista; dal 1662 gli Oneto, nuovi proprietari, essendo devoti a San Domenico “in Soriano” (cioè a Domenico di Guzman, venerato nel monastero di Soriano presso Vibo Valentia), dedicarono la cappella al santo.

  • XIX (seconda metà) - il castello, non abitato, comincia ad andare in roviha. XX (1914) - demolizione di gran parte dei fabbricati dell’ala ovest perché pericolanti e interramento con i calcinacci e pietrame dei sottostanti ambienti ipogei scavati nella roccia.

  • XX (1982) - recupero degli ambienti dell’ala ovest con ripulitura dai calcinacci, della precedente demolizione (1914). Sono stati svuotati gli ambienti ipogei (pozzi e grotte) e l'area sulla roccia su cui, un tempo, poggiavano le fabbriche. Smontaggio e rimontaggio della bifora e degli stipiti dei balconi del corpo principale, rinforzo degli ambienti d'ingresso di cui uno coperto con la volta lunettata e realizzata con mattoni di cotto. Sono state restaurate le strutture murarie in elevazione, eseguite coperture, con travi in legno, degli ultimi ambienti dell’ala ovest.

  • XX (1995) - ricostruzione della chiesa sui ruderi preesistenti.

  • XX (1 maggio 1999) - crollo di una lastra di roccia dalla parete sud con disfacimento di parte di un muro sottostante.

  • XX (2000) - ricostruzione della volta con pietrame calcareo-siliceo grossolanamente squadrato, e del solaio soprastante 1'atrio corrispondente alla stanza con la bifora;

  • XX (2000) -lavori in corso. Prevista la copertura delle ampie 'stanze baronali' del corpo principale.

Bibliografia essenziale

  • Agnello G., L’architettura civile e religiosa in Sicilia in età sveva, 1961;

  • Alberti L., Descrittione di tutta l’Italia et isole pertinenti ad essa, MDXCVI., p. 45;

  • Amico V., Dizionario topografico della Sicilia, trad. e ann. da Di Marzo G., 1856, II, p. 542;

  • Brocato D., I castelli della provincia di Enna, 1986, pp. 97-100;

  • Drago Beltrandi A., Castelli di Sicilia, 1956, pp. 131-133;

  • Farinella S., Studio di interventi di manutenzione per la salvaguardia e la valorizzazione del castello di Sperlinga, 1996.

  • Lanza Tomasi G, Sellerio E., Castelli e monasteri siciliani, 1968, pp. 97-112;

  • Lo Pinzino S., Sperlinga, in “Castelli medievali di Sicilia”, 2001, pp. 210-213;

  • Maurici F., Castelli medievali in Sicilia. Dai bizantini ai normanni, 1992, pp. 335, 372;

  • Peri I., Città e campagna in Sicilia, in "Atti dell'Accademia di Scienze Lettere ed Arti di Palermo", S. IV, XIII, parte I, 1953, pp. 245-246;

  • San Mattino de Spucches F., La storia dei feudi e dei titoli nobiliari di Sicilia dalle loro origini ai nostri giorni, VII., 1924-1941, pp. 456-459;

  • Trovato S. C., Sperlinga, cenni storici, in Gioco S., “Nicosia diocesi”, 1971.

 

 

Fonte della scheda: Ministero dei Beni e le Attività Culturali - Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione

Brochure dell'ICCD    
     

 Centro Studi Helios   "Castello di Sperlinga

Castello di Sperlinga