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Quei geniali architetti che resero uniche le nostre città (Quarta Parte) : Luciano Alì e Giovanni Vermexio Di Tommaso Aiello |
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Siamo così arrivati alla fine del primo percorso:”Quei geniali architetti che
resero uniche le nostre città”,che fa parte del tema principale e più ampio:Sicilia-Terra
di culture.Il nostro viaggio virtuale ci porta in una delle più belle
piazze d’Italia:quella di Siracusa,che contiene diversi gioielli della nostra
architettura.
Siracusa:Ortigia-Piazza Duomo
In
particolare ci occuperemo di due architetti siracusani:Luciano
Alì e Giovanni Vermexio.Il
discorso poteva continuare all’infinito per dare giustizia e visibilità a tanti
altri monumenti che arricchiscono non solo le nostre maggiori città,ma anche
piccoli centri disseminati in tutta
Ma
torniamo al nostro discorso che è più semplice e più agevole e che ci compete
istituzionalmente per esserne stati investiti dal Governatore dei Lions come
Addetto alla tutela e valorizzazione del
patrimonio culturale della Sicilia.
Il
primo dei due architetti di cui ci occuperemo è
Luciano Alì,nato a Siracusa nel 1736
da Nicolò,muratore,e Teresa Argeri.Luciano muore nella città natale nel 1820.Fu
tra i maggiori architetti del secondo Settecento siracusano e purtroppo la sua
attività è documentata dal 1755 al 1799.Lavora negli anni della sua formazione
presso i cantieri Siracusani e nel 1764 ottiene il primo incarico in qualità di
direttore dei lavori.Quale esecutore di progetti altrui il maestro compare nel
1762(basilica di S.Sebastiano a Melilli e antico Palazzo Beneventano a
Siracusa),nel 1768-69(chiesa di S.Leonardo),nel 1770-71(chiesa di S.Francesco di
Paola e cattedrale),quale tecnico di fiducia in perizie del 1769,del 1779 e
infine del 1782.Nel 1785 è investito della carica di Architetto della Città di
Siracusa(Caput magister regiarum
fabricarum) e nel 1789 di quella di
Caput magister per la manutenzione delle opere difensive della città.In più
occasioni lavora con l’ingegnere militare Luigi Alessandro Dumontier nella
costruzione del Seminario dei Chierici(1760) del quale proseguirà i lavori nel
1781;nella costruzione della cupola della Cattedrale(1771),nell’ex palazzo
Beneventano(poi Danieli)in cui più tardi,nel 1798,sarà chiamato ad eseguire
alcune opere di ristrutturazione.Una rivalutazione della figura di Luciano Alì
con la ricostruzione del profilo professionale e dell’attività svolta da questo
architetto si devono prima a G.Agnello,1936 e 1956,poi a E.Fidone e
G.Susan,1987.Molteplici sono gli impegni che assolve nel corso della sua lunga
attività:dai lavori di decorazione interna ai lavori di restauro e
ristrutturazione.Realizzazioni come lo scalone del
Palazzo Beneventano del Bosco in
Piazza Duomo,eseguito su suoi disegni in occasione dei lavori di
ristrutturazione del 1779-88,che viene considerato”una
delle più interessanti opere del Settecento siciliano”denunciano
l’attenzione di Alì a un panorama culturale di ampio respiro.Nello stesso
palazzo,l’atrio(su cui si affaccia appunto lo scalone)conferma,secondo il
Boscarino,”la cultura architettonica e la
capacità dell’ideatore nell’uso degli ordini architettonici per sovrapposizione
di telai rigorosamente riquadrati con quello centrale avente le colonne ruotate
rispetto alla facciata”(S.Boscarino,1981,pag.223).
Parliamo adesso più dettagliatamente del
Palazzo Beneventano del Bosco situato nella principale piazza dell’antico
centro di Ortigia.
Costituisce uno dei migliori
esempi di tutta quella intensa attività di ricostruzione iniziata all’indomani
del cataclisma che investì
Siracusa – Piazza Duomo. Palazzo Beneventano del Bosco(Foto Aiello)
Il
primo nucleo risale ad epoca medievale e fu proprietà degli Arezzo della Targia
e dei Borgia del Casale.Durante il Seicento il Palazzo diede ospitalità alla
Commenda dell’ordine Gerosolimitano di Siracusa,l’ultima delle residenze
italiane dei Cavalieri prima del definitivo trasferimento a Malta.Nel 1778 fu
infine acquisito dai Beneventano del Bosco,a cui attualmente appartiene.Nel 1779
venne incaricato del progetto di ristrutturazione
Luciano Alì.Questi modificò la
facciata innalzando l’attico,concluso da un alto fastigio,inserendo i balconi e
il grande portale convesso;costruì ex-novo lo scalone monumentale e trasformò
gli interni eliminando le vecchie strutture.Ancor più plastico il partito
architettonico della parete di fondo del primo cortile,dalla bella
pavimentazione in ciotoli e basole.Alla fine degli anni novanta,il pittore
palermitano Ermenegildo Martorana,figlio del più famoso Gioacchino decorò alcuni
ambienti del piano nobile.Divenuto la dimora
più prestigiosa della città,il palazzo fu
scelto come sede per i ricevimenti mondani allestiti in onore di Ferdinando IV
di Borbone nel 1806.
Concludendo il nostro discorso su “Quei geniali
architetti che resero uniche le nostre città”,parliamo di Giovanni Vermexio
appartenente ad una famiglia di architetti spagnoli trasferitisi a Siracusa alla
fine del XVI secolo.Il Vermexio è attivo a Siracusa,ove è noto dal 1618
circa,quando gli fu commissionata dal Vescovo Juan De Torres Osorio,la
costruzione del Palazzo Arcivescovile.Nel 1621 fu nominato capomastro alle
fabbriche della città di Siracusa.Quì progettò Palazzo Vermexio,o del
Senato,oggi sede municipale,che viene costruito fra il 1629 e il 1633.
Siracusa-Piazza Duomo.Palazzo Vermexio o del Senato.
Foto Aiello
Il Vermexio è riuscito a fondere mirabilmente le forme
classiche rinascimentali,con quelle sfarzose dello stile spagnolo.Il Palazzo che
è l’opera più conosciuta di questo architetto,rappresenta tuttavia anche uno dei
suoi più drammatici incidenti professionali,poiché,quando successivamente esso
viene minato da gravi lesioni,le responsabilità penali ricadono sul
progettista(vedi L.Trigilia,1985,pag.20).Dopo il 1850 la struttura originale del
palazzo fu modificata con l’aggiunta del piano attico per l’ampliamento degli
uffici del comune.Il Palazzo fu anche adibito a teatro dal 1740 al 1880.A
Giovanni Vermexio vengono attribuite,sempre a Siracusa,anche alcune opere di
architettura religiosa,fra le quali
Siracusa-Basilica e sepolcro di Santa
Lucia(G.Vermexio?)
A Giovanni Vermexio sono anche attribuiti i progetti per
l’altare maggiore(1659) e per la cappella del SS.Sacramento della Cattedrale di
Siracusa,poi eseguita da Michelangelo Bonamici.Muore nel 1648.
Recenti studi ci inducono a fare delle precisazioni sull’effetiva attività del Vermexio che in buona sostanza viene considerato solo un capomastro o direttore dei lavori e non un progettista.Non si può tuttavia escludere una sua partecipazione nella fase progettuale come consulente di fiducia dei giurati del Senato cittadino.Del resto le colte citazioni di cui risulta intessuto il progetto,il linguaggio classicista adottato,i riferimenti alla coeva architettura romana,taluni caratteri costruttivi dell’edificio,mostrano una padronanza di temi che difficilmente possono farsi rientrare nelle competenze del “muratore” Giovanni Vermexio.La vicenda successiva al 1631 appare tutt’altro che semplice lasciando alcuni interrogativi irrisolti.Dai documenti finora emersi e dagli studi risulta che il ruolo progettuale di Vermexio è ancora in gran parte da individuare.
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