Heritage Sicilia

Quei geniali architetti che resero uniche le nostre città (Quarta Parte) : Luciano Alì e Giovanni Vermexio

Di Tommaso Aiello

Sicilia: Centro Studi Helios

 

Siamo così arrivati alla fine del primo percorso:”Quei geniali architetti che resero uniche le nostre città”,che fa parte del tema principale e più ampio:Sicilia-Terra di culture.Il nostro viaggio virtuale ci porta in una delle più belle piazze d’Italia:quella di Siracusa,che contiene diversi gioielli della nostra architettura. 

 

  Siracusa:Ortigia-Piazza Duomo

 

 In particolare ci occuperemo di due architetti siracusani:Luciano Alì e Giovanni Vermexio.Il discorso poteva continuare all’infinito per dare giustizia e visibilità a tanti altri monumenti che arricchiscono non solo le nostre maggiori città,ma anche piccoli centri disseminati in tutta la Sicilia.Potevamo parlare del colpevole silenzio e del delittuoso immobilismo dei nostri governanti a qualsiasi livello,che stanno facendo morire a poco a poco testimonianze altissime e bellissime(vedi I quattro canti di Palermo) .Ma i miei anni sono troppi per intraprendere questa strada.Intanto potete leggere un libro di Melo Minnella e Delia Parrinello:Piazze di Sicilia,che non dovrebbe mancare nelle nostre case.Un libro che conferma le doti fotografiche di Minnella e l’esposizione corretta e scorrevole della Parrinello.Un libro che diletta gli occhi ma che colpisce i nostri cuori perché è un’aperta denuncia e condanna per ciò che si sarebbe potuto e dovuto fare e invece non s’è fatto.

Ma torniamo al nostro discorso che è più semplice e più agevole e che ci compete istituzionalmente per esserne stati investiti dal Governatore dei Lions come Addetto alla tutela e valorizzazione del patrimonio culturale della Sicilia.

Il primo dei due architetti di cui ci occuperemo è Luciano Alì,nato a Siracusa nel 1736 da Nicolò,muratore,e Teresa Argeri.Luciano muore nella città natale nel 1820.Fu tra i maggiori architetti del secondo Settecento siracusano e purtroppo la sua attività è documentata dal 1755 al 1799.Lavora negli anni della sua formazione presso i cantieri Siracusani e nel 1764 ottiene il primo incarico in qualità di direttore dei lavori.Quale esecutore di progetti altrui il maestro compare nel 1762(basilica di S.Sebastiano a Melilli e antico Palazzo Beneventano a Siracusa),nel 1768-69(chiesa di S.Leonardo),nel 1770-71(chiesa di S.Francesco di Paola e cattedrale),quale tecnico di fiducia in perizie del 1769,del 1779 e infine del 1782.Nel 1785 è investito della carica di Architetto della Città di Siracusa(Caput magister regiarum fabricarum) e nel 1789 di quella di Caput magister per la manutenzione delle opere difensive della città.In più occasioni lavora con l’ingegnere militare Luigi Alessandro Dumontier nella costruzione del Seminario dei Chierici(1760) del quale proseguirà i lavori nel 1781;nella costruzione della cupola della Cattedrale(1771),nell’ex palazzo Beneventano(poi Danieli)in cui più tardi,nel 1798,sarà chiamato ad eseguire alcune opere di ristrutturazione.Una rivalutazione della figura di Luciano Alì con la ricostruzione del profilo professionale e dell’attività svolta da questo architetto si devono prima a G.Agnello,1936 e 1956,poi a E.Fidone e G.Susan,1987.Molteplici sono gli impegni che assolve nel corso della sua lunga attività:dai lavori di decorazione interna ai lavori di restauro e ristrutturazione.Realizzazioni come lo scalone del Palazzo Beneventano del Bosco in Piazza Duomo,eseguito su suoi disegni in occasione dei lavori di ristrutturazione del 1779-88,che viene considerato”una delle più interessanti opere del Settecento siciliano”denunciano l’attenzione di Alì a un panorama culturale di ampio respiro.Nello stesso palazzo,l’atrio(su cui si affaccia appunto lo scalone)conferma,secondo il Boscarino,”la cultura architettonica e la capacità dell’ideatore nell’uso degli ordini architettonici per sovrapposizione di telai rigorosamente riquadrati con quello centrale avente le colonne ruotate rispetto alla facciata”(S.Boscarino,1981,pag.223).

Parliamo adesso più dettagliatamente del Palazzo Beneventano del Bosco situato nella principale piazza dell’antico centro di Ortigia.

 

Costituisce uno dei migliori esempi di tutta quella intensa attività di ricostruzione iniziata all’indomani del cataclisma che investì la Sicilia Orientale nel 1693.

Siracusa – Piazza Duomo. Palazzo Beneventano del Bosco(Foto Aiello)

 

Il primo nucleo risale ad epoca medievale e fu proprietà degli Arezzo della Targia e dei Borgia del Casale.Durante il Seicento il Palazzo diede ospitalità alla Commenda dell’ordine Gerosolimitano di Siracusa,l’ultima delle residenze italiane dei Cavalieri prima del definitivo trasferimento a Malta.Nel 1778 fu infine acquisito dai Beneventano del Bosco,a cui attualmente appartiene.Nel 1779 venne incaricato del progetto di ristrutturazione Luciano Alì.Questi modificò la facciata innalzando l’attico,concluso da un alto fastigio,inserendo i balconi e il grande portale convesso;costruì ex-novo lo scalone monumentale e trasformò gli interni eliminando le vecchie strutture.Ancor più plastico il partito architettonico della parete di fondo del primo cortile,dalla bella pavimentazione in ciotoli e basole.Alla fine degli anni novanta,il pittore palermitano Ermenegildo Martorana,figlio del più famoso Gioacchino decorò alcuni ambienti del piano nobile.Divenuto la dimora  più prestigiosa della città,il palazzo fu scelto come sede per i ricevimenti mondani allestiti in onore di Ferdinando IV di Borbone nel 1806.

 

Concludendo il nostro discorso su “Quei geniali architetti che resero uniche le nostre città”,parliamo di Giovanni Vermexio appartenente ad una famiglia di architetti spagnoli trasferitisi a Siracusa alla fine del XVI secolo.Il Vermexio è attivo a Siracusa,ove è noto dal 1618 circa,quando gli fu commissionata dal Vescovo Juan De Torres Osorio,la costruzione del Palazzo Arcivescovile.Nel 1621 fu nominato capomastro alle fabbriche della città di Siracusa.Quì progettò Palazzo Vermexio,o del Senato,oggi sede municipale,che viene costruito fra il 1629 e il 1633.

 

Siracusa-Piazza Duomo.Palazzo Vermexio o del Senato. Foto Aiello

 

L’edificio presenta peculiari caratteristiche architettoniche,che ebbero vasto seguito nell’edilizia siracusana dei secoli successivi.Il palazzo in questione presenta inoltre una particolarità:che viene “autografato” dall’artista,che nell’angolo sinistro del cornicione del prospetto principale inserisce una lucertola che richiama il suo cognome.L’aspetto squadrato della costruzione e le sue proporzioni confermano la volontà dell’architetto di rispettare le tradizioni rinascimentali del blocco chiuso,sul quale il telaio architettonico introduce alcuni elementi d’innovazione,come il balcone continuo sulla trabeazione del primo ordine,ripreso,secondo S.Boscarino e anche G.Agnello,dall’architettura di Mariano Smeriglio.

Il Vermexio è riuscito a fondere mirabilmente le forme classiche rinascimentali,con quelle sfarzose dello stile spagnolo.Il Palazzo che è l’opera più conosciuta di questo architetto,rappresenta tuttavia anche uno dei suoi più drammatici incidenti professionali,poiché,quando successivamente esso viene minato da gravi lesioni,le responsabilità penali ricadono sul progettista(vedi L.Trigilia,1985,pag.20).Dopo il 1850 la struttura originale del palazzo fu modificata con l’aggiunta del piano attico per l’ampliamento degli uffici del comune.Il Palazzo fu anche adibito a teatro dal 1740 al 1880.A Giovanni Vermexio vengono attribuite,sempre a Siracusa,anche alcune opere di architettura religiosa,fra le quali la Chiesa di San Filippo Neri e quella di Santa Lucia,costruita fra il 1629 ed il 1631.

 

Siracusa-Basilica e sepolcro di Santa Lucia(G.Vermexio?)   

 

A Giovanni Vermexio sono anche attribuiti i progetti per l’altare maggiore(1659) e per la cappella del SS.Sacramento della Cattedrale di Siracusa,poi eseguita da Michelangelo Bonamici.Muore nel 1648.

Recenti studi ci inducono a fare delle precisazioni sull’effetiva attività del Vermexio che in buona sostanza viene considerato solo un capomastro o direttore dei lavori e non un progettista.Non si può tuttavia escludere una sua partecipazione nella fase progettuale come consulente di fiducia dei giurati del Senato cittadino.Del resto le colte citazioni di cui risulta intessuto il progetto,il linguaggio classicista adottato,i riferimenti alla coeva architettura romana,taluni caratteri costruttivi dell’edificio,mostrano una padronanza di temi che difficilmente possono farsi rientrare nelle competenze del “muratore” Giovanni Vermexio.La vicenda successiva al 1631 appare tutt’altro che semplice lasciando alcuni interrogativi irrisolti.Dai documenti finora emersi e dagli studi risulta che il ruolo progettuale di Vermexio è ancora in gran parte da individuare.                                        

 

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