Il XVI secolo fu il periodo
storico durante il quale maggiormente si sentì il terrore per gli
attacchi dei pirati barbareschi, i quali imperversavano in tutto il
Mediterraneo e le coste siciliane, con improvvisi sbarchi e razzie
di merci e di esseri umani da commerciare come schiavi nei porti del
nord Africa o da rilasciare dietro pagamento di riscatto. Questo
tipo di problema fu talmente grave da influenzare pesantemente la
vita quotidiana della gente dell’epoca: ricchi e poveri, giovani e
vecchi, uomini e donne, tutti, proprio tutti, vivevano nel timore di
uno sbarco di corsari sulla costa, e delle conseguenti razzie
nell’entroterra. E’ solo nella prima metà del XVI secolo che si
comincia una reale organizzazione delle strutture difensive
costiere. A partire dal 1532, sotto l’impero di Carlo V, il vicerè
di Napoli don Pedro Alvarez de Toledo y Zùniga, marchese di
Villafranca del Bierzo, iniziò la costruzione di torri costiere.
Particolarmente interessante la lettera che il vicerè De Vega,nel
1550, inviò al senato di Palermo, con la quale forniva le necessarie
disposizioni ai tre bracci del Parlamento, per migliorare la
gestione e i rapporti tra tutte le torri di Deputazione, quelle
poste sotto la giurisdizione delle locali “UNIVERSITAS”e le
centinaia di torri private o “appadronate”, sparse lungo la fascia
costiera e nell’entroterra:
<<ET ESSENDO QUESTA CITTA’ OBBLIGATA ALI
GUARDIJ A LI TURRI ORDINIAMO ET COMANDIAMO SENZA POST POSIZIONE
ALCUNA DI TEMPO DEBBESI METTERE ET FARE LE DETTE GUARDIE TANTO DI
NOTTE COME DE GIORNO…CHE CONVIENE CON SIGNALE DE FOCO
Il 13 giugno del 1558,il turco Pyaly
Mustafà, istigato dai francesi, alla guida di una flotta di oltre
100 galere, sbarcò con 2000 uomini sulla marina di Sorrento, rapendo
4000 persone e razziando tutta la costa. Nell’ottobre del 1558, dopo
pochi mesi dal suo insediamento, Juan Manrique de Lara fu sostituito
da un luogotenente generale, Bartolomè de Il progetto dello Spannocchi fu poi oggetto
di verifica e di realizzazione da parte del Commissario Generale
Giovan Battista Fresco e dell’architetto fiorentino Camillo
Camilliani, nel 1583-1584. Lo Spannocchi nel suo”Descripcion de las
marinas de todo el Reino de Sicilia e il Camilliani nel”Libro delle
torri marittime” indicano con autorevolezza e competenza il luogo
dove costruire le nuove torri, come ristrutturarle con i nuovi
canoni di difesa, decidono quale tipo di artiglieria e il peso dei
cannoni da posizionare sopra i tetti delle torri stesse. Altri
architetti militari che compirono il giro dell’isola per migliorarne
la fortificazione, furono: il lombardo Ferramolino da Bergamo
(1547), il leccese Del Prado Pietro(1552), il toscano Conte
Antonio(1558) ed i siciliani Ventimiglia Carlo Maria(1634) che fu
soprannominato l’Archimede di Palermo e Negro Francesco(1637?). Il Camilliani venne inviato in Sicilia con
la carica di “sovrintendente”alle fortificazioni del Regno, per
“riconoscere la circonferenza dell’isola, e descriverla in carta,
specificando i porti e i luoghi, dove eran le torri, e quelli in cui
doveansi fabbricare le nuove”. Sul finire del secolo XVI, però, il
terrore per i saccheggi, le depredazioni, le atrocità commesse da
pirati e corsari, turchi e saraceni che sbarcavano sulle coste
siciliane, fu così grande da indurre, appunto la deputazione del
regno di Sicilia a restaurare le antiche torri in rovina, e
soprattutto, a costruirne di nuove in un fittissimo sistema che
circuiva l’intero contorno dell’isola. Preoccupazione,questa,che
Camilliani (Camiliano nei manoscritti, Camigliano in R. De Gregorio,
Camiliani da G. Di Marzo fino a G.Samonà) palesa costantemente nei
suoi appunti di viaggio. Scrivono, in proposito, Salvatore
Mazzarella e Renato Zanca: <<Camiliani , in altre parole, in questo
viaggio prendeva viva e personale conoscenza della frequentazione
che delle coste siciliane turchi e corsari facevano, insidiando la
sicurezza delle persone e dei beni che vi stavano… Infatti da tempo,
e comunque per quello del secolo XVI ormai volto, sul Mediterraneo
si esercitava la politica aggressiva dei turchi a danno delle
potenze europee>>. Era indispensabile, dunque, la sorveglianza
costante del mare, soprattutto nel periodo da aprile ad ottobre,
quando il mare era generalmente calmo, ferveva la raccolta dei
prodotti ed intensi erano i traffici commerciali. Il sistema di avvistamento per mezzo
delle torri offriva queste garanzie di una sia pur sommaria
difesa,ma,soprattutto,consentiva in un tempo che oggi definiremmo
reale, di dare la notizia dell’avvicinarsi d’imbarcazioni
nemiche,mediante segnalazioni di fumo, di fuoco(fani) o sonore con
campanelle e “brogne”(grosse conchiglie), ai castelli e alle
strutture fortificate dell’entroterra in maniera da consentire
l’approntamento di tutti i sistemi difensivi,prima dello sbarco
degli invasori.
Torre Belvedere
Foto Aiello
Ma vediamo la descrizione che fa il
Camilliani della costa del Golfo di Castellammare: ”Siegue più
avanti oltre due miglia di lido, dove, si trova frà l’altre una
spaventosa e notabil cala chiamata Più oltre circa due miglia si trova una
punta, ch’esce molto in mare accompagnata da pericolose cale quivi
d’intorno, perciò s’è disegnato farsi una torre, et assicurerà il
lido, e la comarca dei luoghi vicini.. Lassato Murro di Porco (oggi
Mussu di porcu-Muso di porco) si scorre il lido per cinque miglia,
nel qual spazio si trova il fiume di S.Cataldo (Nocella), e lo scaro
di barche, e quivi vicino il trappeto di Partinico, et la foggia de
Jato (foce del fiume Jato), et in ultimo la punta del Serchiaro onde
è il termine delle sopradette cinque miglia. A questo luogo
s’è designato una torre, la qual sarà guardia,et aviso de luochi co’
vicini di tutta la piana, e sala di Partinico”. (Vedi :Aldo
Casamento-Il libro delle torri maritime –di Camillo Camiliani,
pag.123).
Internamente si sviluppa in alcuni casi su
un unico piano destinato ad ambiente anch’esso unico, in altri, su
due o tre livelli, coperti a volta e destinati ad ospitare, in
ordine crescente di altezza: la mangiatoia per i cavalli ed il
magazzino delle vettovaglie, l’alloggio e l’armamento, consistente
in colubrine, archibugi , petriere ed un fornello per le fumate ed i
fuochi di segnalazione. L’accesso alla torre è consentito mediante
una scala collocata sulla parete a sud, poiché la parete rivolta
verso il mare è cieca, in quanto più esposta al pericolo. Diffusa è la presenza di caditoie che,
realizzate quasi sempre negli sporti e nei ballatoi della
“controscarpa”, servono a riversare sugli assalitori sassi,liquidi
bollenti e materiale infiammato. Il sistema delle torri,iniziato nel 1563,
fu completato soltanto nel 1601. Le torri si dividevano in due grandi
categorie: LE TORRI DI DIFESA, che sorgevano vicino ai
centri abitati ed erano provviste di una guarnigione armata. A
seconda delle dimensioni,erano dotate di due, quattro o sei pezzi di
artiglieria di medio calibro. LE TORRI DI GUARDIA O DI AVVISTAMENTO
(guardiole), più piccole, con pochi uomini di guardia ed un solo
cannone, erano disposte sulle alture, oppure lungo la costa, in
ottima posizione per sorvegliare molte miglia di mare. Ogni torre
era in vista delle due limitrofe, in modo da poter comunicare. Da un punto di vista amministrativo, lo
studio tipologico di tali opere difensive, mette in rilievo tre tipi
di torri che mostrano caratteristiche diverse tra loro, in funzione
delle loro specifiche peculiarità di difesa. Si hanno così: LE TORRI DI DEPUTAZIONE,LE TORRI DELLE
UNIVERSITAS E LE TORRI APPADRONATE, dette anche “agricole” o di
“seconda sfera”. Le torri dei primi due tipi, ebbero la
peculiarità di offrire una forte resistenza ai frequenti attacchi
pirateschi e barbareschi, poiché concepite, come abbiamo visto, con
spesse mura, merlate e con cannoniere per rispondere al fuoco e
munite di cisterne per l’acqua piovana, utilissimo elemento in caso
di prolungato assedio. Il terzo tipo, le torri apppadronate,
furono concepite come robusti magazzini agro-pastorali e
naturalmente di difesa delle maestranze, nel caso che il nemico si
fosse spinto in profondità all’interno delle coste. Più piccole e
meno robuste, salvo qualche raro caso, erano dette anche torri di
“particolari” ed erano costruite da privati cittadini per difendere le maestranze ed i loro beni. A noi interessa però rilevare che queste
torri costruite tra il XVI e XVII secolo hanno in comune il grande
fascino di antichi edifici storici, che rappresentarono uno scudo in
difesa delle popolazioni rivierasche e delle magre economie
siciliane. Inspiegabilmente però alcuni studiosi le
definiscono”architettura minore”, per cui non ci stancheremo mai di
contribuire a dare dignità a tali monumenti, come del resto hanno
fatto in passato Salvatore Mazzarella, Renato Zanca, Ferdinando
Maurici, Calogero
Carità.
Queste costruzioni vanno annoverate
nella tipologia dell’edilizia rurale. Infatti la struttura di queste
torri risponde perfettamente al tipo di costruzioni rurali: bagli,
masserie, mulini disseminati in tutto il territorio siciliano.
Identici sono i materiali costruttivi utilizzati e identica è la
tecnica usata per le altre tipologie edilizie. Del resto esula dal
nostro compito fare delle ricerche approfondite miranti a
individuare i nomi e i siti di torri di cui parlano gli storici del
passato,ma che non esistono più. Lo hanno fatto altri “studiosi”,
alcuni dei quali, si sono impegnati in minuziose copiature di
documenti, nel tentativo di far rivivere solo ipotetiche congetture
tratte dal Fazello: Dell’historia di Sicilia,Venezia 1573, o da A.
Mongitore: |
Se l'argomento è stato di tuo gradimento aiutaci a divulgarlo tramite Facebook, Twitter o altri strumenti di social Network: |
Heritage Sicilia
Per conoscere e amare la Sicilia
Rivista on line sul Patrimonio Culturale di Sicilia
In primo piano:
Invito alla divulgazione del Progetto Heritage Sicilia
E-mail: redazione@heritagesicilia.it
Direttore: Ignazio Caloggero