All’antica città viene dato (Pace, Uggeri, Di Stefano) il nome Apolline, messo in relazione al Tempio di Apollo e alla “Plaga” Apollinis che si colloca a Punta Castellazzo. Ma è da rilevare anzitutto che non è certa questa identificazione. L’Uggeri interpreta il Marsa Al Bawalis come Porto di Apollo; ma l’Amari, il Solarino, l’Orsi, il Nallino, il Pace, G. Agnello intendono Porto Palo o meglio “Porto Ulisse”, com’è scritto nel secondo più importante passo dello stesso Idrisi che indica le distanze fra i porti; infatti in questo elenco, al Porto dei dromoni (Pozzallo) segue La Marsa (ovvero Porto Ulisse) (Rizzitano). Ne risulta che il primo a identificare la Marza con Porto Ulisse è stato Idrisi e non il Fazello. Inoltre la distanza di 20 miglia segnata negli itinerari romani dal precedente rifugio dell’Hereo o Cymbe, sito alla foce dell’Irminio, non è esatta per non dire errata, come in tanti altri passi, come già riconosceva il Pace. Infatti lungo l’odierna litoranea non ci sono 29,6 Km (1 miglio romano = ca. 1480 mt.), ma ca. 45 Km., quindi 30 miglia. E’ da scartare l’ipotesi del Cluverio (seguita dal nostro Moltisanti) che indica il tempio a Spaccaforno, perché si tratta di una “plaga” e di itinerari per luoghi marittimi. Ma non è da escludere, anzi mi sembra preferibile, collocarlo o prima o meglio (perché corrisponde la distanza) dopo Porto Ulisse. E a conferma abbiamo due testimonianze di ruderi di antico tempio: il Fazello ne indica uno al Cozzo di S. Maria dove poi fu edificata la chiesetta omonima, e l’Houel un altro che identifica proprio con quello di Apollo, nella contrada di S. Pietro sul litorale pachinese prima di Punta Castellazzo; e lì è indicato nelle carte geografiche della Sicilia antiqua. Il Lamie invece lo colloca nel castello di Capo Passero e lo Shubring a Torre di Fano (Holm). D’altronde nella Punta Castellazzo c’era già il tempio di Ecate o Atena, edificato ai tempi di Ulisse. Del presunto nome “Apolline” della città non c’è invero cenno nelle fonti e nelle carte geografiche. Il nome poi sarebbe stato Apollonia, come si chiamavano le altre 6 città antiche che presero il nome da Apollo, fra cui anche Apollonia di Sicilia (cfr. le v. in E.I.T.). In verità il nome della piccola città, fondata non da Ulisse ma verosimilmente dai Greci sicilioti come stazione marittima al tempo delle subcolonie siracusane nel VIII-VII sec. a.C., è lo stesso dato al “Porto Ulisse”, secondo la tradizione riportata da Licofrone nel III sec. a. C. Ed è Cicerone (I sec. a.C.) che per primo la chiama “Odissea”, perché parla del “porto di Odissea; infatti così questo luogo è chiamato” (in portu Odysseae; nam ita is locus nominatur, Verrine. V, 34,87, secondo le recenti edizioni critiche del testo Ciceroniano (Klotz, Peterson, Bellardi); non lo chiama “Porto Odisseo”, né dice “il nome suo”, né “questo porto”, ma “così questo luogo”, cioè questa località, questa città “è chiamata”. Il Fazello (1560) avanza dubbiosamente l’ipotesi [infondata] che l’antica celebre città, di cui rinvenne le imponenti rovine, fosse da identificare con Eubea o Callipoli. Ma il Cluverio, che conosce e riporta tutti i testi greci e latini che parlano del sito, nella sua eruditissima opera Sicilia antiqua del 1619, così dice: “ Io invero sono del parere che si tratti dello stesso luogo che da Cicerone in modo corrotto [lezione ora corretta nelle citate edizioni critiche], è chiamato “Porto di Edissa, Edissae portus, che in greco è detto Odisseias limen e Odisseias acra, da Tolomeo (III,4,7) cioè “Porto di Odissea” e “Promontorio di Odissea”. E’ evidente, rileviamo noi, che sia in Cicerone che in Tolomeo non è usato l’aggettivo “Odisseo” ma il genitivo di un nome proprio di luogo femminile; il nome comune (porto, promontorio) non ha valore di apposizione, né si tratta di complemento di denominazione ma di specificazione: è come dire “porto di Camarina o di Siracusa”, perché Camarina, Siracusa e anche Odissea non sono porti ma città. Lo stesso vale per “Caucana limen o portus (Porto Caucana o di Caucana), citato dallo stesso Tolomeo e segnato nelle carte tolemaiche. Non è vero poi, come è stato detto (L. Blanco), che “nella lingua greca i lemmi geografici come limen (porto) e acra (promontorio), mai sono accompagnati da un genitivo toponimico”. Basta citare il più importante di tutti i porti, il portus Romae dei tempi di Cicerone, la cui costruzione iniziata da Claudio fu completato da Traiano (cfr. v. “porto” in E.I.T.). Lo stesso Cicerone poi ha Cajaetae portus a praedonibus direptus (Pro L. Man. 12). C’è ancora un passo decisivo a conferma, proprio di Strabone (Lib. VI, 2,2): “I corsi d’acqua che discendono dall’Etna formano con le loro foci porti eccellenti…(Naxos e Megara). Là si trova il promontorio (acroterion) di Xifonia (Xiphonias (gen.)” . Abbiamo anche un “limen xifoneo” e una “polis Xiphonias”(cfr. G. Caracausi, Diz. Onom. Della Sicilia, Pa. 1994). Il Fazello identifica il promontorio con Capo Mulini e l’Amico di Xifonia dice: “Città antichissima, situata in quel luogo dov’è oggi Galena, verso la spiaggia meridionale della città di Aci nel seno di Catania”. Si tratta di un porto, promontorio e piccola città marinara quasi identici alla nostra città, porto, promontorio, siti anch’essi alla foce del fiume del Longarini. Piccola cittadina marinara, la nostra “Odissea”, che Strabone nella sua breve descrizione della Sicilia trascura di indicare, come molte altre. Altra significativa conferma infine la abbiamo dalle Carte della Sicilia antiqua dove viene segnato un cerchietto, come per le altre città, e solo il nome “Odissea”, senza “portus” né “promontorium”: Philippe Briet, Sicilia vetus del 1649, Guillaume Delisle1714, Christoph Weigel, 1720, J. B. Bour-guignon D’Anville, La Sicile pour l’Histoire Romaine de M.r Rollin, 1740 ed altri. Concludiamo e ribadiamo quindi che proprio Odissea (e non Apolline) era il nome dell’antica città. Un’ulteriore si conferma ci è data da Strabone (III,149), il quale dice che in Iberia (Spagna) c’era un’altra città (ville) che portava lo stesso (egalement dice l’autorevole Jean Berard, p.335,n.3) nome di Odysseia, che si diceva fondata da Ulisse e possedeva scudi e speroni delle sue navi.
Tratto dall'opera di Melchiorre Trigilia: I Viaggi ed i Luoghi di Ulisse in Sicilia |
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