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Una mano celeste negli stucchi del Serpotta (Seconda parte) Di Tommaso Aiello |
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Riesce a trasfondere nelle statue e nei piccoli
altorilievi prospettici,derivati dalla scultura cinquecentesca di Antonello
Gagini -senso drammatico, varietà comunicativa, vaporosità, sottile percezione
psicologica, dominando la forma e la sostanza delle cose.Il processo
evolutivo, non senza incertezze,passa per l’altare dell’oratorio della Compagnia
della Carità(1693), su progetto di Giacomo Amato, per la cappella delle Anime
Purganti in Sant’Orsola(1695), per gli altari della Cappella dei Santi Pietro e
Paolo (1698), e giunge all’Oratorio dei Santi Lorenzo e Francesco (1699-1707).
Oratorio di
San Lorenzo.
Si può ritenere questo forse l’approdo del
Serpotta, l’opera più bilanciata e solennemente controllata tra le
sue. Indubbiamente la vivace freschezza degli interventi
Allegoria della Mansuetudine e della Modestia-Chiesa di San Francesco-Foto
Aiello
L’Oratorio di San
Lorenzo, magistralmente
decorato, è senza dubbio il più originale
capolavoro del Serpotta e nasce per volontà della Compagnia di San
Francesco, fondata nel 1564 da un gruppo di facoltosi mercanti dediti a opere di
misericordia. Già nel 1609 i gestori della compagnia incaricarono il Caravaggio
di realizzare la pala d’altare: ”La natività coi santi Lorenzo e Francesco”, un
autentico e toccante capolavoro, rubato nel 1969.
Nel 1699, per offrire una più degna cornice al
dipinto, incaricarono l’architetto Giacomo Amato e lo scultore Giacomo Serpotta
di realizzare una prestigiosa macchina d’altare.
Allegoria della Carità-Oratorio di San Lorenzo |
G.Serpotta –Oratorio di San Lorenzo |
Episodi della vita di San Lorenzo |
Alla sua morte,nel
1732, Serpotta, facendo parte della Congregazione dei Miseremini, fu seppeliito
nella cripta di San Matteo, dove aveva realizzato una delle sue magnifiche
creazioni. Siamo, nostro malgrado, d’accordo su quanto scrive ancora il
Wittkower (Arte a Architettura in Italia-1600-1750, Torino-1993, pag 396) e cioè che
il Serpotta fu”una meteora nel cielo di Sicilia”, perché passò velocemente senza
lasciare validi seguaci e continuatori. Nessuno fu in grado di dominare la
materia con la sua genialità e la grazia che lo contaddistinguono, né i suoi
collaboratori, né suo figlio Procopio.Pertanto i diversi oratori sparsi per
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