Heritage Sicilia

Gli Elimi e la Sicilia occidentale fra leggenda e storia

Di Salvatore Macaluso

Sicilia: Centro Studi Helios

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Uno dei fatti più notevoli in questi ultimi anni è stata la riscoperta della religione popolare che la cultura corrente aveva sempre tenuto in poco conto. E' affascinante costatare  come la leggenda , la mitologia , i racconti popolari, la storia, si mescolano nelle vicende riguardanti la Sicilia agli albori della sua storia, al tempo degli Elimi, discendenti della stirpe dei troiani, profughi scampati alla distruzione della loro città, Troia, la più bella, ricca e famosa  del medio oriente, da parte dei Greci, nel 1184 a.C.  

In questo racconto mitologico si narra delle origini delle città della Sicilia occidentale di Segesta, Erice ed Entella, un tempo tra le maggiori città  Elime, sempre in contrasto con Selinunte, città fondata dai greci. Questo è il racconto: Un giorno Laomedonte, re di Troia, figlio del re Ilo e padre di Priamo, per edificare la mura della sua città, chiese l'aiuto di Zeus, sovrano dell'Olimpo, dio del cielo e del tuono, figlio di Crono e di Rea, il quale ordinò ai suoi due fratelli Poseidone, dio del mare, dei cavalli, e dei terremoti, e Apollo, dio delle arti, della musica, della medicina e della profezia, di aiutare Laomedonte nell'impresa. In cambio del lavoro svolto quest’ultimo promise loro alcuni cavalli avuti in dono da Zeus. Ma, al termine del lavoro, la promessa non venne mantenuta, scatenando così la loro ira tanto che Poseidone inviò come punizione un mostro marino e  Apollo inviò una pestilenza. Il popolo era terrorizzato dal mostro inviato da Poseidone, che infestava le acque e che poteva essere placato solo offrendogli in sacrificio delle belle fanciulle nobili; ma quando si venne a sapere da Fenodomante che la causa di tutto era stata l'offesa di Laomedonte nei confronti di Poseidone e Apollo, il popolo volle che fosse la figlia di costui, Esione, ad essere offerta in sacrificio al mostro. Laomedonte si rifiutò , anzi andato su tutte le furie, per la rivelazione fatta da Fenodomante, prese le tre figlie di costui e le diede a dei marinai per condurle in Sicilia e darla in pasto ai ciclopi. Dei ciclopi in Sicilia parla anche Omero nell’Odissea. Oggi sappiamo che, con molta probabilità, questa convinzione fosse nata in seguito al ritrovamento, in alcune zone dell’isola, di alcuni teschi di elefanti nani vissuti nell’isola secoli prima, resti che, per via della presenza del grosso foro al centro della fronte, corrispondente all’attacco della proboscide, vennero scambiati, erroneamente, per teschi di enormi uomini con un occhio solo al centro della faccia, Ciclopi appunto, creature dalle sembianze di uomini enormi, di origine semidivina, terribili, spietati e mangiatori di uomini.

 Intanto il popolo, adirato, prese la figlia di Laomedonte, Esione e stava per donarla al mostro, ma il padre, a quel punto, pregò Eracle, un eroe dotato di una forza sovrumana, artefice di incredibili imprese, corrispondente alla figura mitologica romana di Ercole, di uccidere il mostro e di salvare la figlia Esione, promettendo, anche in questa occasione, in cambio i cavalli di Zeus. Eracle compie la sua opera, uccide il terribile mostro marino e salva Esione, ma quando si reca dal padre di lei Laomedonte per ricevere quanto promesso, questi, anche questa volta, si rifiutò. L'ira di Eracle si scatenò così implacabile e violenta che uccise uno ad uno tutti i figli di Laomedonte , tranne Esione, che con le sue suppliche salvò anche la vita del fratello minore Priamo, che diventerà il futuro re di Troia. Intanto la nave con le tre figlie di Fenodomante, in viaggio verso la Sicilia, fu investita da una tempesta, in prossimità delle coste occidentali dell’isola e unica superstite del naufragio rimase Egesta che, spinta dalle onde, approdò nei pressi della foce del fiume Crimiso ( l'odierno Belice).  

Egesta vagò lungo le sponde del fiume  per giorni, infine, sfinita, si abbandonò sulla riva, dove sarebbe sicuramente morta per il gelo della notte, se non fosse stato per l'intervento del dio del fiume, Crimiso, che, vedendola così bella, riscaldò le acque di un torrente e avvolse la donna in un abbraccio caldo, si innamorò di lei, si trasformò in uno splendido levriero e dormì con lei tutta la notte. Da queste effusioni Egesta dà alla luce Aceste il quale fondò in quelle vicinanze una città che chiamò Egesta o Segesta in onore della propria madre.

 In tutto questo racconto mitologico un fatto inconfutabile fa da anello di congiunzione tra la storia e la leggenda: è il nome del fiume Crimiso, che è uguale a quello del fiume realmente esistente ai tempi del regno dell'Epiro,  nella regione corrispondente ai territori dell’odierna Grecia nord-occidentale, dell’Albania e della Macedonia, luoghi da cui si pensa siano partiti i sopravvissuti di Troia; Crimiso è il nome dato dagli Elimi a quel tratto di fiume che nasce dalla confluenza di un fiume di acque calde , chiamato Scamandro al caldo e di un fiume di acque fredde chiamato Simoenta al freddo, nella Sicilia occidentale e anche quest’ultimi nomi sono uguali a quelli dei fiumi più famosi che scorrevano nei pressi della città di Troia: come sono possibili queste coincidenze? Molte altre ne esistono e fanno proprio pensare che la Sicilia occidentale sia stata realmente colonizzata, un tempo, dai sopravvissuti di quella grande e famosa città, distrutta dall'esercito confederato degli Elleni nel 1184 a.C.:Troia.
Che i fuggiaschi di Troia siano approdati nella Sicilia occidentale, a parte i racconti mitologici, ne parlano anche diversi autori latini come Tucidite, Plutarco , Dionisio di Alicarnasso e non ultimo il filosofo e poeta romano Virgilio che nel suo poema, l’Eneide, racconta che Segesta fu fondata da Enea, fuggito da Troia e di averla così chiamata dal nome di Aceste, figlio della nobile troiana Aceste e del dio del fiume Crimiso. Da queste zone Enea, dopo avere fondato queste due città, Segesta, Erice ed Entella sarebbe partito verso la penisola Italica e avrebbe fondato Roma, la quale e questa è storia, in riconoscenza di questa comune origine, non indugerà a venire in soccorso delle città  elime, prima contro i Greci di Selinunte  e dopo contro i Cartaginesi, quando questi minacciarono di assalirle e distruggerle, dichiarando Segesta “civitas immunis et libera” nel 225 a,C.

 Storia, leggende, mitologia: dove finisce l'una e comincia l'altra?

                                           

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