La Gestione dei
Beni Culturali nell'ottica della tutela e dell'efficienza
Di Ignazio Caloggero
Ripresento un mio articolo pubblicato sulla rivista "PAGINE DAL SUD" nel 1999. Dopo 13 anni ritengo sia ancora del tutto attuale.
***
Ho
avuto modo ultimamente di leggere il voluminoso documento del Ministero del
Tesoro, del Bilancio e della Programmazione Economica dal titolo “CENTO IDEE
PER LO SVILUPPO” presentato in occasione di un importantissimo seminario
avvenuto a Catania il 2-3-4 dicembre 1998 relativo alla gestione dei fondi
strutturali 2000-2006. Ho potuto
constatare che tra i tanti aspetti considerati due, tra quelli a me più cari,
hanno trovato un posto di rilievo: il fatto che la tutela e la fruizione dei
beni culturali potessero significativamente essere messi in correlazione con lo
sviluppo occupazionale e la necessità di considerare come uno dei cinque grandi
assi d'intervento il miglioramento della qualità delle città, delle
istituzioni locali e della vita associativa.
Il
primo aspetto è stato da me trattato in più occasioni, anche su questa
rivista; ecco perché è stato gratificante ritrovare nel documento in questione
molti dei concetti esposti nel mio ultimo articolo, così come ho provato una
certa intima soddisfazione nel costatare che finalmente un documento della
Pubblica Amministrazione abbia ripetutamente messo in rilievo i concetti di
qualità, efficienza ed efficacia, i tre termini sono stati ripetuti in molti
punti, sono infatti comparsi rispettivamente 439, 116 e 73 volte.
Per
me che ho spesso urlato a muri di gomma questi semplici concetti è stato come
una rivincita, ecco perché mi sento incoraggiato in questo articolo, a parlare
di gestione dei beni culturali sotto il segno della qualità e
dell’efficienza.
In
quest'articolo vorrei rafforzare quanto esposto nell’ultimo numero della
rivista, sottolineando come tutela, fruizione e sviluppo non possono non tenere
conto della necessità che la gestione dei beni culturali vada inquadrata in
un’ottica di mercato e quindi di efficienza.
Il
bisogno di “consumare arte” è notevolmente cresciuto negli ultimi anni e
spesso si accompagna al desiderio di voler portare con se un ricordo da portare
via (oggetti ricordo, libri, cataloghi ecc.). Consideriamo inoltre che la
fruizione non è solo legata al desiderio di un arricchimento culturale ma anche
all’aspettativa di godere dell’aspetto estetico del bene e del contesto in
cui è immerso, al desiderio di fuggire dalla realtà di tutti i giorni, al
bisogno di socialità, in quanto la visita è spesso anche un'occasione di
incontro tra persone che hanno in comune gli stessi gusti.
Se questo è il contesto, è inevitabile il
miglioramento dell’efficienza nella gestione dei beni culturali e dei servizi
aggiuntivi ad esso correlati; bisogna quindi ragionare in termini di
“prodotto” culturale di qualità.
In
quest’ottica acquistano particolare significato il “cliente” che fruisce
del prodotto e di cui vanno rispettate le aspettative e il “gestore” del
prodotto che ha il compito di rendere fruibile il bene (non dimenticando però
che la tutela viene innanzi tutto).
La
scelta di strumenti operativi e di
modelli gestionali innovativi quali i sistemi di qualità assume valenza
strategica se si vuole arrivare con successo a coniugare i concetti di tutela,
fruizione e sviluppo occupazionale.
Altri in Europa
si sono mossi già in tempo, basti pensare alle politiche adottate per la
gestione del Museo del Louvre o a quanto si è fatto e si sta facendo al Centre
Georges Poumpidou in Francia o alla gestione del museo internazionale Peggy
Guggenheim di Venezia[1].
Sarei felice se un giorno potessi descrivere un modello di gestione innovativo
per uno dei tanti beni culturali presenti sul nostro territorio, per adesso, a
meno di parlare in senso negativo, devo lasciar perdere i nostri luoghi. Questo
non significa però che i concetti esposti non possano essere applicati al
nostro territorio.
Ma
prima di parlare di qualità non è forse il caso di chiarirne il significato? E
come si può applicare questo concetto al settore dei beni culturali? Sarei
tentato da esperto del settore di dare una definizione formale di questo
concetto e di quali sono le metodologie e i criteri che stanno alla base della
qualità e dell’efficienza, ma probabilmente questa non è la sede. Vediamo
allora alcuni significati che potremmo dare al concetto di qualità applicato al
settore dei beni culturali:
Qualità
è soddisfare le esigenze del cliente. Dove il cliente non è solo il visitatore
che gode del bene ma anche la collettività che fruisce direttamente o
indirettamente di quel bene. Il cliente è pure la collettività futura ossia i
posteri che hanno il diritto di ricevere, possibilmente nel miglior stato
possibile, il bene culturale.
Qualità
è efficienza.
Ossia
capacità d'essere efficaci ottimizzando le risorse economiche e umane che come
sappiamo per il settore dei beni culturali sono spesso esigui.
Qualità
è capacità e prevenzione. Infatti, organizzare il
servizio in modo che le attività vengano
svolte da personale capace e opportunamente addestrato non solo è indice di
soddisfazione per i fruitori ma aiuta anche a prevenire i disservizi che possono
presentarsi.
Qualità
è riduzioni dei costi di gestione.
E’ stato ampiamente
dimostrato da studi di
settore che l’utilizzo di sistemi gestionali innovativi quali sono i sistemi
qualità, porta, nel tempo, ad una notevole riduzione delle spese di gestione.
Qualità
è immagine verso l’esterno.
Una gestione efficiente e in regime di qualità
rafforza l’immagine dell'organizzazione che ha in gestione il bene nonché del
luogo che lo ospita e favorisce la fiducia
e il desiderio di ritorno del
visitatore.
I
fattori di qualità costituiscono invece lo strumento principale per la
percezione della qualità da parte del fruitore. L’insieme dei fattori è
individuato a partire dalle esigenze (anche non espresse) dell’utenza, devono
essere poi trasformati in indicatori misurabili per effettuare dei confronti e
capire fino a che punto le esigenze risultano soddisfatte. Voglio evitare in
questa sede una descrizione analitica di quelli che potrebbero essere i fattori
di qualità e i relativi indicatori, mi limiterò ad elencare alcuni aspetti
che, se applicati, vanno nell’ottica di una “fruizione di qualità”.
Una particolare attenzione al grado d'accessibilità del bene.
Il visitatore deve accedere facilmente al bene culturale ad esempio grazie ad un
opportuno sistema di mobilità, ad informazioni facilmente reperibili, alla presenza di parcheggi situati
non lontano dai beni. Gli orari d'apertura dovrebbero essere adattati alle
esigenze di vita degli utenti. Aprire solo durante le ore d'ufficio non incita
certo chi lavora a far visita ai musei o ai monumenti della propria città.
Accessibilità
per le utenze particolari. E’
necessario pensare anche a servizi che permettano di accogliere anche le fasce
più deboli, e quindi prevedere l’esistenza di servizi logistici adatti,
garantire l’assenza di barriere architettoniche ecc.
Presenza
di una politica dell’accoglienza.
Quando
si fa visita ad un museo o ad un monumento, il visitatore deve
essere accolto in modo cortese e deve essere opportunamente orientato sui vari
aspetti che riguardano al sua visita. Ecco quindi l’importanza di personale
che oltre ad avere un'elevata competenza tecnica per quanto riguarda la gestione
dei servizi, sia capace di trattare il visitatore con gentilezza, rispetto e
cordialità.
Differenziazione
dei prezzi. In funzione di alcune
giornate o fasce orarie i prezzi potrebbero essere modificati in modo da
invogliare una larga fascia di potenziali visitatori. Lo fanno nei cinema perché
non allargare in modo sistematico tale esperienza ai beni culturali? Quando lo
hanno fatto mi risulta sia stato un grande successo.
Presenza
di avvenimenti culturali nei pressi di monumenti significativi.
Rafforzerebbe l’immagine del monumento e renderebbero lo stesso avvenimento più
interessante. L’importante in questi casi e non dimenticare la salvaguardia
del monumento.
Presenza
di servizi aggiuntivi. A meno di non
voler portare con se un pezzo dello stesso monumento visitato spesso non si ha
nessun oggetto ricordo. Inoltre un posto per rinfrescarsi e rifocillarsi nei
pressi del bene culturale è sempre ben gradito.
Tutela
del contesto. Il contesto ambientale
in cui si trova spesso un monumento influisce negativamente sullo stesso bene se
non è curato.
Conservazione
del bene culturale. E’ importante
non solo per la salvaguardia del bene e per il rispetto dei posteri che
hanno il diritto come noi di fruire di quel bene, ma anche per il gusto estetico
che può dare al visitatore. Infine non dimentichiamo che una buona
conservazione incide sulla stessa sicurezza riducendo i pericolo per i
visitatori.
Affidabilità.
E’ necessario porre attenzione
all’attendibilità delle informazioni fornite, non dimenticando di essere
tempestivi nell’informare il visitatore sui cambiamenti che possono avvenire.
Attrezzature.
La qualità dei materiali e degli
strumenti che contribuiscono alla gestione e alla fruizione del bene incidono
spesso sulla stessa sicurezza e sull’immagine verso l’esterno.
Informazione. Miglioramento, anche attraverso la
realizzazione di strumenti innovativi, della conoscenza dei beni culturali,
compreso gli aspetti storici, culturali e sociali dei monumenti e del contesto
in cui essi sono inseriti.
Per
ottenere questi ed altri aspetti che servono a raggiungere l’obiettivo della
gestione efficiente e a dare una reale percezione della qualità, bisogna agire
su molti fronti, sono infatti molte le entità che in qualche modo influiscono
sulla capacità di raggiungere gli obiettivi prefissati: il bene culturale
stesso, le strutture che offrono eventuali servizi aggiuntivi, gli organismi
statali e non che hanno il diretto controllo su di esso, il comune che ospita il
bene nel suo territorio, la sovrintendenza competente, gli stessi visitatori ma
anche lo stato che ha il compito di legiferare e di fare applicare le leggi di
tutela e quelle che permettono una gestione intelligente dei beni culturali.
Mettere
d’accordo tutti questi attori non è cosa semplice, eppure bisogna provarci,
ognuno ha il dovere di contribuire al miglioramento della qualità della vita.
[1] Per chi avesse interesse ad approfondire questi aspetti può leggere gli atti del Convegno del Premio Philip Morris per il Marketing “La gestione dei beni artistici e culturali nell’ottica del mercato”, tenutosi il 14 maggio 1998 presso la CONFINDUSTRIA a Roma.
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