Chiesa di Santa Maria dello Spasimo |
La chiesa di Santa Maria dello Spasimo, o per meglio dire i suoi resti, si trova all’interno del quartiere Kalsa in quello che durante la dominazione araba, nel 937, fu il quartier generale dell’emiro. Le vicende costruttive del complesso, detto dello Spasimo nell’evocazione del dolore della Madonna che assiste alla via crucis del Figlio, risalgono al 1506 quando il giureconsulto Giacomo Basilicò diede ai monaci benedettini di Monte Oliveto terreni e case per costruirvi chiesa e convento. Nel corso degli anni questo edificio ha subito notevoli trasformazioni. I lavori iniziarono nel dicembre del 1509 e si sarebbero dovuti concludere sei anni dopo.
Sfortunatamente le vicende politiche di quegli anni non consentirono il termine dei lavori che non soltanto non vennero conclusi, ma di fatto modificarono il progetto iniziale dell’intero complesso. Infatti a seguito delle insistenti incursioni turche nei confronti della città, il vicerè Gonzaga nel 1536 decise di rafforzare la cinta muraria con baluardi e mura che andarono a ricadere nell’area della chiesa occultanone il fronte meridionale. Successivamente, nel 1569 il Senato palermitano per esigenze militari acquistò i terreni della chiesa e del convento e i monaci olivetani furono costretti a trasferirsi nel convento di S. Spirito oltre le mura cittadine. Nel 1582 la chiesa venne utilizzata come teatro e durante l’epidemia del 1624 adibita a lazzaretto. Una volta terminata l’emergenza epidemia i numerosi ambienti del convento furono trasformati in locali per la conservazione del grano e dei cereali.
Purtroppo le vicende costruttive riguardanti la Chiesa dello Spasimo non si conclusero nel XVII secolo, e già “il Mongitore, erudito e storico del ’700, la annovera tra le chiese distrutte”. Nel 1855 una parte dell'ex convento fu trasformata in ospedale sconvolgendo l'aspetto originario della pianta. Questa funzione fu mantenuta fino al 1898 prima come sifilicomio e in seguito come Ospedale Principe Umberto come si legge ancora sul prospetto principale. Dopo il secondo conflitto bellico la chiesa venne utilizzata come deposito di opere d’arte danneggiate dai bombardamenti e per anni tutto il complesso è rimasto semiabbandonato. Dopo i restauri effettuati tra il 1988 e il 1995 i resti della chiesa dello Spasimo con la suggestiva abside fanno da scenario a concerti e manifestazioni culturali.
La chiesa “considerata l’ultima grande opera aderente allo stile gotico di influenza iberica” è costituita da tre navate, purtroppo gravemente mutilate. L’ingresso all’edificio chiesastico è preceduto da un chiostro formato “da nove campate ad arco ribassato sorrette da pilastri con semicolonne addossate, arricchite da elaborati capitelli in pietra intagliata”. Oltrepassato il cortile e superato lo scalone che conduce a quelli che anticamente erano gli ambienti dell’ospedale, si accede alla chiesa. La zona absidale ed il coro sono le parti meglio conservatesi nel tempo: la prima, di forma poligonale con volta a stella, è definita da “cornici a bastone che si ripetono nella costolonatura della volta per concludersi nella chiave a goccia”, il coro invece di forma quadrangolare è sorretto da quattro pilastri. Della navata centrale oggi non risulta più nulla, la copertura infatti risulta inesistente già nella seconda metà del XVIII secolo. Quel che resta delle navate laterali è costituito da alcune volte a crociera rette da arconi che delimitano quel che un tempo dovevano essere le cappelle. Intorno al complesso dello Spasimo si sviluppa un ampio giardino ancor’oggi esistente che fu realizzato sul bastione costruito nel XVI secolo in occasione del progetto di fortificazione muraria della città.
Testimonianza dell’importanza e del prestigio che avrebbero dovuto avere la chiesa ed il convento è il dipinto di Raffaello Lo Spasimo di Sicilia eseguito nel 1516.
Il quadro fu commissionato dal giureconsulto Basilicò, il quale voleva un dipinto “che rappresentasse l'acuto dolore della Madonna provato alla vista delle grandi sofferenze di Cristo, quando sulla via del Calvario, cadde sotto il peso della croce”. La tela venne terminata nel 1520 e fu spedita a Palermo, ma a causa di una tempesta la nave affondò. Tuttavia, quasi miracolosamente, la cassa dove era custodito il dipinto si salvò e venne trasportata dalle onde del mare fino a Genova. Alla notizia del ritrovamento i monaci palermitani chiesero l’intercessione del Papa per riottennerlo. Tuttavia nel 1661 fu donato dal vicerè Don Ferdinando D’Ayala al re spagnolo Filippo IV ed oggi si trova al Museo del Prado di Madrid.
Raffaello raffigura in maniera drammatica Cristo che caduto sulla via del Calvario si rivolge alla Madonna, sorretta dalla Maddalena e dalle pie donne. Il quadro delimitato sullo sfondo da un paesaggio in lontananza in primo piano è ricco di personaggi, come soldati a cavallo e a piedi ed altre figure tra cui spicca quella muscolosa di San Giuseppe d’Arimatea che aiuta Cristo a sollevare la croce.
Scheda fornita da: Francesca Romano
Fonti: Adriana Chirco, Palermo, la città ritrovata, ed. Dario Flaccovio 2005;
www.palermoweb.com