Cap. 2°

ACTA SANCTORUM – JANUARII 30 – (pp. 1031. 1153)

Joannes Bollandus – Godefridus Henschenius (Societatis Jesu)

 

S. PEREGRINO CONFESSORE DI CALTABELLOTTA IN SICILIA

(p. 1031) “Calatabellotta o Caltabellotta è una città molto ampia della Sicilia sita nella parte meridionale, vicino alla vetta di un alto ed erto monte, con bellissimo panorama fino al mare, del tempo dei Saraceni da cui ebbe il nome, come attesta Tommaso Fazello (Decade I, lib. 10), mille passi ca. distante dalle rovine dell'antica città di Triocala o Triocali o Tricali. Da qui scorre il fiume Isburo, chiamato volgarmente dagli abitanti “Fiume di Caltabellotta”. Qui S. Peregrino Confessore viene festeggiato due volte: la prima e più importante con pubblica sospensione delle attività e sacre celebrazioni per tutta l'ottava successiva, il 30 gennaio; l'altra il 18 agosto. In quel giorno il nostro [perché anche lui Gesuita] Ottavio Gaetano, nella sua Idea dell'Opera dei Santi della Sicilia ed il Ferrario nel Catalogo Generale dei Santi, hanno: “In Caltabellotta memoria del Confessore S. Peregrino” (v. Appendice, p. 1153, coll.1-2). Entrambi citano una vita manoscritta che non abbiamo potuto avere. Il 18 agosto ambedue scrivono che c'è la commemorazione. Questa seconda festa sembra sia in relazione ad altro evento; vi si svolgono solenni festeggiamenti per otto giorni e con non poco concorso di forestieri.

Non ci resta l'ufficio proprio di questo santo, e la sua vita manoscritta che un tempo è stata disponibile ora resta nascosta in qualche scrigno; certamente, a nostra richiesta ricercata diligentemente, non è stato possibile rinvenirla. [testo modificato a p. 1153]. Questo soltanto abbiamo saputo che per tradizione gli anziani ricordano che Peregrino fu di nazione Greco e che, essendo nota la sua sapienza e virtù, fu chiamato a Roma dal Sommo Pontefice al tempo della Chiesa nascente, e mandato in Sicilia per diffon dere la celeste dottrina. Qui trovò gli abitanti di Triocala crudelmente afflitti da un immane dragone ( i quali mostri allora frequentemente erano suscitati contro i miseri mortali dallo spietato odio del demonio; o uscivano dall'infernale gregge con mole portentosa e più grande, per atterrire e far maggior strage, come leggiamo negli Atti di molti Santi). Avendo dunque qui trovato questo dragone, la cui voracità non poteva essere saziata se non con carne umana, egli distrusse questa peste. Mutò quindi un pane di grano in pietra, perché fosse punito lo spergiuro di una certa donna; e questo pane di pietra ancora oggi si conserva. Nella vita di S. Farailde, il 4 Gennaio, abbiamo riferito che con un simile miracolo fu castigato lo spergiuro di un'altra donnetta.

E' custodita a Caltabellotta una reliquia insigne di S. Peregrino, cioè l'osso dell'omero, che con solenne culto viene portato in processione dai fedeli che supplicano il santo, nei due detti giorni. I Siculi credono che le altre reliquie del loro Patrono Peregrino si trovano a Lucca in Toscana. Invero da Cesare Franciotto è ricordato nella Storia dei Santi Lucchesi un S. Peregrino, ma molto diverso da questo, di stirpe Scozzese.

Infine si afferma che S. Peregrino guarisce gli infermi, in particolare quelli colpiti da ernia.”

 

(p. 1153s) “Sostituisci: “In quel giorno (30 Gennaio) viene fatta una solenne processione con supplica dalla Chiesa Madre alla chiesa dove sono due spelonche, in una delle quali abitò S. Peregrino. Il 18 Agosto è celebrata la traslazione [delle sue reliquie?] e si ripete la supplica; si fa allora solenne festa per otto giorni e la corsa nello stadio. C'è un grande concorso di forestieri nella stessa chiesa nei sette venerdì che seguono la Pasqua e in tutte le domeniche del mese di maggio.

Abbiamo ricevuto da Caltabellotta la Vita di S. Peregrino che qui riportiamo....

Viene aggiunta alla Vita questa preghiera che si suole recitare nell'Ufficio Divino: “Onnipotente sempiterno Dio, che hai concesso al Beato Peregrino tuo confessore tanta grazia da liberare per opera sua questa terra dai morsi del serpente, concedi propizio che per il suo intervento possiamo sfuggire ai morsi dei demoni e pervenire alla luce dell’eterno splendore. Per Cristo Signore nostro...”

 

 

VITA DI S. PEREGRINO

Di Autore anonimo, da un manoscritto siculo.

1. Dopo la Passione, la Resurrezione e l’Ascensione del Signore Gesù Cristo, tutto il mondo era tormentato da spiriti immondi, e in molti luoghi infieriva la ferocia dei dragoni e dei serpenti, nemici del genere umano. In quel tempo il Beato Pietro teneva la cattedra vescovile [di Roma]. Nella Grecia invero c’erano alcuni illustri uomini illuminati da Dio, fra i quali c’era quel venerabile uomo di nome Peregrino. L’Apostolo, sentendo queste cose li fece venire da sé. E appena conobbe la loro santità, li disperse per tutto il mondo, per diffondere il loro suono su tutta la terra [cfr. Sal. 18,5. Rom. 10,18; “il suono” è la predicazione del Vangelo] e convertire gli uomini ostili. Fatta la preghiera, come piacque al Signore, quel Peregrino, illustre per gran santità, fu mandato nell’isola di Sicilia e guidato da Dio pervenne a Caltabellotta, in cui dimorava un enorme dragone, che di giorno in giorno era nutrito con fanciulli, perché non venisse desolata tutta la città.

2. Un giorno cadde la sorte su un pargolo, figlio unico di sua madre, che con cuore puro serviva quotidianamente il Signore. Da questa madre che sperava nel Signore giunse il predetto Peregrino e le chiese l’elemosina. Quella invero, recatosi nel luogo dove c’era il pane, e non trovandone, subito si recò da una vicina per avere in prestito un pane; ma quella non volle darglielo e giurò di non averne. Il santo dunque se ne andò senza ricevere l’elemosina. Ma poi, dopo un po’ di tempo, quella donna che non aveva voluto dare il pane, recatosi nel posto dov’era custodito e vi trovò un pane di pietra. Vedendolo la donna atterrita pensò che ciò era avvenuto per il giuramento e la richiesta del povero; e subito andò dalla vicina che non a veva offerto il pane e le riferì quello che le era accaduto; e così andando in giro narrava e mostrava alle vicine quello che era accaduto. Tutte, meravigliate, cercavano il povero, ma non trovandolo, conservavano tutto nel loro cuore.

3. Spuntato il giorno uscì fuori quel dragone e giunse nel luogo dove doveva ricevere il cibo. Vi pervennero quelli che somministravano il nutrimento necessario al dragone, per dargli quello che solevano offrirgli; e preso il detto fanciullo glielo portavano. La madre, appena vide suo figlio sottratto ai suoi occhi, con gran clamore chiedeva aiuto a Dio. Quelli portando il piccolo procedevano con gran timore. Ma per grazia dell’Onnipotente Dio, mentre essi si avvicinavano al dragone, apparve colà il vecchio con nelle mani il bastone, che disse loro: “Datemi il fanciullo.” Quelli timoroso gli diedero il piccolo come aveva detto. . Ricevuto il fanciullo il vecchio andava verso il dragone. E il dragone, vedendolo venire, con grande strepito andava a ricevere il cibo. Ma quando si avvicinò e vide il vecchio, ebbe timore e con gran muggito batteva la terra e non osava accostarsi. Il beato Peregrino invece senza timore andava verso il dragone col bambino e glielo offriva. Il dragone avanzava per prendere il piccolo, ma il beato Peregrino, fingendo di dargli il fanciullo, mise nella sua bocca il bastone che teneva in mano e glielo tenne in gola fin quando giunsero al monte in cui abitava il dragone; ed entrambi entrarono in quella caverna nella quale viveva e lo precipitò giù attraverso un gran buco e da quel giorno il dragone non fu più visto.

4. I popoli allora, vedendo queste cose, cominciarono a invocare a gran voce il Signore e ad onorare il vecchio Peregrino; chiamarono sua madre e le ridiedero il piccolo. Ella narrava e mostrava il pane mutato in pietra il giorno precedente. Vedendo questo tutti sempre di più gridavano dicendo: Benedetto il Signore Dio che ci ha liberato dalla pestifera voracità del dragone grazie al suo servo Peregrino. E quello, non volendo lasciarli, rimase in quella caverna dove dimorava il dragone, fino alla fine della sua vita e visse in grande santità. Dopo la morte fu reso illustre da tanti miracoli che gli infermi accorrevano da molte parti ed erano sanati dalle loro infermità.

NOTE

Nella nota a degli Acta è detto: “S. Pellegrino dovrebbe dunque collocarsi prima di S. Mattia di Gerusalemme, o almeno prima di S. Ippolito, martire della Puglia”. Nel “Cronologicus” degli stessi Acta, la sua morte è posta “alla fine” del secolo I.

S. Mattia è commemorato il 30 gennaio [come S. Pellegrino] nel Martyrologium Romanum: “A Gerusalemme natale [morte] di S. Mattia Vescovo, di cui si narrano gesta mirabili e degne di fede, il quale dopo aver molto sofferto sotto Adriano [76-138], alla fine riposò in pace.” Il 22 agosto vi è memoria di S. Ippolito vescovo martire sotto l’Imperatore Alessandro [Severo, 222-235], ma nel Porto di Roma.

Questo ms. in latino è molto più breve di quello in italiano della Daneu Lattanzi. Dice F. Scorza Barcellona (p.238, n. 32): “ Il testo pubblicato in Acta Sanctorum corrisponde con poche varianti a quello che si legge nel ms. di Palermo, Biblioteca Centrale della Regione Siciliana, II.E.(f. 158), di cui invece quello edito in Vitae SS. SS. costituisce un parziale rifacimento.”

Si tratta però, aggiungiamo noi, di una trascrizione da manoscritto più antico andato disperso, fatta proprio nella metà del 1600, non solo perché viene indicato il nome della nuova città, Caltabellotta (di etimologia araba) riedificata dopo la conquista normanna, ma specialmente perché è anche nominato l’abitato di S. Anna, di cui non parla il Fazello (1560), perché fondato nel 1622 da Francesco Alliata, nel sito dell’antica Triocala , dove si trovava il monastero basiliano di S. Giorgio di Triocala, ricostruito dal Conte Ruggero il Normanno e distrutto prima del 1865.

Riguardo alla corsa in onore del Santo nel giorno della sua festa, che gli Acta dicono che si svolgeva nello “stadio”, poiché a Caltabellotta non c'è “uno stadio”, ritengo che invece si svolgeva, come la processione, dalla Chiesa madre fino alla Chiesa Santuario dove egli abitò. Questa corsa, caduta in disuso, potrebbe lodevolmente essere ripresa per iniziativa dei giovani di Caltabellotta!

 

 

 

 

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