Cap. 3°

LA TESTIMONIANZA DELL’ENCOMIO DI S. MARCIANO

(AA.SS. Junii, III, p. 788, dal codice Vaticano greco 866)

Riporto la mia traduzione dal testo greco da me corretto confrontando quello degli Acta e quello trascritto da A. Amore (S. Marciano..., 75-91), il quale è pieno di un moltitudine di errori, che dimostrano una pessima conoscenza della paleografia e della lingua greca-bizantina.

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Cap.1. “..Esporremo la narrazione di questo santo e archimandrita Marciano, come dal passato per tradizione scritta è pervenuta fino ad ora la memoria; ma anche secondo il racconto scritto dei confessori e gloriosi martiri [in primo luogo S. Peregrino!] che splendettero e brillarono ai suoi tempi e furono cinti con le corone dell'immortalità dal giudice (degli atleti) [cfr Apoc. 2,10] e Re universale Cristo; i nomi dei quali sono scritti nel libro della vita [cfr. Apoc. 21,27] e che noi, dopo le altre cose, in seguito diremo, affinché non sembri che con alcune menzogne sia stato composto un racconto mitologico.”

Cap. 6. “Come ci insegna la testimonianza scritta del vittorioso Pellegrino, di cui si è parlato all’inizio [nel sopracitato cap. 1]. Anche lui infatti, reso splendente dalla dottrina di questo annunciatore di Dio, Marciano, si dimostrò perfetto martire di Dio, diventato sacrificio accetto e scelto, in odore di soavità [cfr. Efes. 5,2. Fil. 4,18] nel monte detto Cima del Crotalo, subendo la stessa morte del santo vescovo e martire Libertino della Chiesa di Agrigento.”

[Riguardo alla persecuzione che il testo riferisce a Valeriano e Gallieno, mentre noi col Gaetani e altri la riferiamo a Nerone, è detto:]

“Si afferma che, essendo n quel tempo Valeriano e Gallieno, com'è stato detto, potenti tiranni regi, furono spediti ordini in tutto il mondo per distruggere e far cessare il pio culto dei Cristiani, ordinando di costringere ogni età e condizione, schiavi e liberi, piccoli e grandi con donne e bambini di prostrarsi in adorazione davanti agli esecrandi idoli da essi stimati e venerati, e ad essi come dei offrire sacrifici e libagioni. Indi di nuovo era sporcata la purezza dell'aria dagli odori e dal fumo delle vittime offerte agli idoli vani. Coloro infatti che non volevano obbedire ad essi e ai loro ordini, soggetti a vari tormenti e prove, dopo molte interrogazioni, si ordinava che fossero sottoposti alla sentenza di morte. Perciò non piccolo turbamento e tempesta colpì i Cristiani e molti dei deboli furono sommersi nel turbine della tempesta sollevata. Quanti invece avevano ancorato il loro battello spirituale alla fermissima e inamovibile pietra della veneranda fede, si dimostrarono veri martiri della fede di Cristo, agendo così virilmente per la veneranda fede. Si resero tanto insigni nella lotta della confessione da meravigliare i tiranni ed essere ammirati da tutti.

Proprio allora dunque quando l'empio ordine dei tiranni fu portato in questa Isola di Sicilia, fecero le stesse cose; e quanti amavano il Salvatore Gesù Cristo, Signore Dio di tutti e Re dell'Universo, più della loro vita, furono resi splendidi nelle lotte della pietà, preferendo la morte con gloria alla presente vita, e incoronati con ogni premio di virtù, cantano eternamente al Re universale e altissimo Dio l'inno glorioso e perenne, andando in giro per le celesti dimore, col vittorioso protomartire Unigenito Figlio di Dio, per il quale è gloria, onore e magnificenza allo stesso Padre e al Figlio e allo Spirito Santo”.

[Cfr. sotto “La persecuzione neroniana”].

 

 

LE OSSERVAZIONI DEL GAETANI DELLA TORRE

Interessanti le osservazioni del Gaetani (nipote di Ottavio) riguardo a questo codice scritto da S. Pellegrino e ai frequenti errori degli Atti o Passioni dei martiri (pp. 73ss).

“Concediamo che questo codice di S. Peregrino riferito dall'Encomiaste sia veramente di S. Pellegrino, il che si potrebbe assolutamente negare; poiché di questo codice non abbiamo nessun' altra notizia; né sappiamo donde l'ebbe l'Encomiaste, né come seppe che era di S. Pellegrino; né sappiamo se è tutto oppure un frammento, ovvero un epitome di tutto il codice, oppure una metafrasi di detto codice: il che pare a me più verosimile, per troppo uniformarsi allo stile dell'Encomiaste.

….Purtroppo sappiamo che le vite dei santi della Chiesa primitiva si trovano per lo più sparse di errori e di mende innumerevoli, commessi dall'imperizia di quelle persone, che in quei tempi corrotti e pericolosi ne registravano le copie, e talvolta, come avverte il Bollando (tom. I degli AA. SS. , prefazione f. xxxv), le compendiavano e talvolta per più presto sbrigarsene le dimezzavano, e talvolta, credendo di illuminare la storia, ampliavano le cose, descrivevano e designavano i luoghi ed interpretavano ed aggiungevano i nomi di quei tiranni [imperatori] sotto dei quali pareva loro che avessero patito quei santi martiri di cui registravano le vite.” (cfr. dopo...).

 

 

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