PARTE TERZA

 

VITA E OPERE DI S. PELLEGRINO

 

IL DRAGONE DI S. PEREGRINO

ERA VERAMENTE UN SERPENTE DI GRANDI DIMENSIONI

CAPACE DI DIVORARE FANCIULLI

Il drago e la sua uccisione da parte del Santo, sarebbe il solo elemento fantastico del racconto. Invece, come dimostreremo, si tratta di un serpente reale e di una storia vera!

Invero già il Gaetano, il Pirro, i Bollandisti e gli altri studiosi del sei e settecento, non lo considerano una leggenda, perchè di grandi serpenti, mossi dal demonio e uccisi “si legge in molti altri atti di santi”.

Abbiamo sopra tradotto quanto dice il Gaetani nelle sue note al ms. di Caltabellotta, che da sole provano la reale esistenza del serpente ed escludono, per l’antichità e l’autorità delle fonti citate, pagane e cristiane, ogni interpretazione simbolica e invenzione leggendaria.

Ma ecco quanto dicono in proposito gli altri autori del Sei e Settecento.

Rocco Pirro: “……Fra la distrutta Triocala e la nuova Caltabellotta, vi è un grande antro e lì un’antica chiesa, ora restaurata ad opera del pio sacerdote di Sciacca, Calogero Quartararo, e dedicata a S. Peregrino, dove la sua storia narra che condusse la vita e fece moltissimi miracoli. Fra gli altri non è da trascurare quello del dragone.

Ad un immane dragone (credo che sia stato un demonio), che si nascondeva in un antro, i cittadini erano soliti dare in pasto una fanciulla in tempi stabiliti. Si dice che una donna, piena di lacrime, si rivolse a Peregrino perché la figlia non fosse portata a forza per essere divorata dal mostro. Quello allora immise il bastone nella bocca aperta del dragone e subito quell’immane mostro cadendo nel precipizio si sfracello nelle rupi.

G. A.Massa (Sicilia in Prospettiva, vol. II, p. 156, Pa. 1709): “ In una spelonca presso la città di Trincala, circa l’anno di nostra salute 90, dimorava un formidabile dragone, a cui con barbara ed empia carneficina veniva giornalmente somministrato per cibo un innocente fanciullo, cavato a sorte; finchè pervenne in questo luogo S. Peregrino, e fatta rovinare la fiera in un baratro profondo, prese per sua abitazione l’antro di quella, e vi menò santissimamente i suoi giorni.”

L’eruditissimo Antonino Mongitore (Della Sicilia Ricercata nelle cose più memorabili, Cap. XXV. Dragoni, p. 242-43.)

“…Nella Vita di S. Pellegrino, riferita dal P. Ottavio Gaetani (Vitae SS. Siculorum), f. 36), si fa menzione che in una caverna presso Calatabellotta stava rintanato un orrido Dragone spaventevole a tutti i cittadini, che per evitare la devastazione degli abitanti, gli davano in cibo ogni giorno un innocente fanciullo uscito a sorte. Venuto però in quella città S. Pellegrino, mandato da S. Pietro a predicare la Cattolica Religione, egli mosso a compassione dalla calamità di quei cittadini, si portò alla tana del fiero dragone, nelle cui fauci conficcò il suo bastone e fece precipitarlo in baratro profondissimo, senza più vedersi, liberando da quella funesta vessazione la Città. Fa pur menzione di quello Dragone ucciso dal Santo il Massa nella Sicilia in prospettiva, par. 2, f. 136…” L’eruditissimo Giacinto Gimma nel libro De fabulosis animalibus ,( dissert. 2, par. 4, cap. 1, f. 271), stima che simili Dragoni, che si leggono in varie vite di Santi par dubitarsi se veramente fossero Dragoni, oppur Demoni in forma di Dragoni. Ne riporta non pochi il P. D. Giovanni Bonifazio Baratta, Admir. Orbis Cristiani ( tom. 1, lib. 8, cap. 18, f. 447). Io però stimo che siano stati veramente Demoni, in particolare quello da S. Pellegrino abbattuto, poiché in nessuna memoria di Sicilia si ritrova esservi stati Dragoni in quest’isola, che non produce simili mostruosi animali. Il P. Gaetano citato conferma la mia opinione, mentre scrive di quello Dragone: “ Nel nascondiglio di un vicino antro, dimorava un Dragone, il quale senza dubbio era o un Demonio nascosto in quella specie di animale o un animale solito ad essere governato da un Demonio”. E siccome non vi è cosa più frequentata nelle Sacre Scritture che il chiamare il Demonio col nome di Dragone…, così più volte ha pigliato la forma di Dragone…”.

Fin qui il Mongitore.

 

 

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