SEC. XX (parte 1)

 

24- 2- 1908

 EREZIONE A MONUMENTO NAZIONALE DELLA BASILICA

  Nel 1904 l'Arciconfraternita decise di onorare in modo degno i due illustri pittori Sozzi e D'Anna.

  Ma prima si pensò di far dichiarare la Basilica Monumento Nazionale. E dopo quattro anni di lavoro e di attesa, il 24-2-1908 il Ministero della Pubblica Istruzione, “tenuto conto dell'importanza della chiesa per la storia della pittura in Sicilia, perché decorata da buone pitture di Olivio Sozzi e Vito D'Anna”, la iscriveva nell'elenco degli edifici monumentali. Fu subito composto, su pro­posta dell'allora Presidente dell'Arciconfraternita Cav. Vincenzo Figura, un comitato per i festeggiamenti, che si svol­sero con grande solennità il 16 aprile 1908, Giovedì Santo, giorno della festa del Cristo alla Colonna1.

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1 Cfr. C. G.[Carlo Gozzo], Resoconto dei Festeggiamenti per le onoranze ai due grandi Pittori Siciliani OLIVIO SOZZI E VITO D'ANNA. In Spaccaforno- 16 Aprile 1908. Dedicato alle Città di Catania e Palermo, Spaccaforno, Giuseppe Gozzo Tip. Editore, 1908. La Fronterrè ne sintetizza la cronaca degli avveni­menti, senza però citarlo, in La Basilica…, cit. pp. 203-211.V. sotto 1998.

 

 

8 dicembre 1928

EREZIONE DELLA CHIESA A PARROCCHIA

   L'8 giugno 1928 si riuniva l'Assemblea dei Confrati dell'Arciconfraternita col seguente ordine del giorno: “Erezione in Parrocchia autonoma della Chiesa di S.M.Maggiore.”

Intervennero 59 confrati: Alfieri Francesco, Amico Vincenzo, Amico Ing. Ignazio, Barone Gregorio, Barone Salvatore, Borrometi Enrico, Barrotta Salvatore, Canto Paolo, Canto Carmelo, Canto Blanco Antonino, Canto Vincenzo, Caruso Gaetano, Cavarra Carmelo, Calbrese Carmelo, Carruba Corrado, Carruba Salvatore, Cavarra Avv. Vincenzo, Denaro Salvatore, Donzello Giovanni, Donzello Francesco, Donzello Antonino, Figura Antonino, Figura Saverio, Figura Giuseppe, Figura Antonio fu Giovanni, Floridia Carmelo, Genovese Giuseppe, Gennaro Rosario, Gianì Vincenzo, Hernandez Benedetto, Iacono Giuseppe, Iuvara Vincenzo, Lentini Dott. Innocenzo  fu  Dott. Andrea,  Lentini  Natale  fu Dott. Innocenzo, Lauretta Tommaso, Lo Presti Gregorio, Luca Felice, Moltisanti Dionisio, Moltisanti Vincenzo, Muré Giuseppe, Polizzi Giuseppe, Polizzi Benedetto Portoghese Francesco, Pelligra Giovanni, Quartarone Dott. Melchiorre, Quartarone Salvatore, Ruffino Ignazio, Rustico Antonino, Rustico Nicolò, Santocono Giovanni Vittorio, Sampieri Vincenzo, Solarino Giuseppe, Solarino Vincenzo, Spatola Salvatore, Tagliarini Antonino, Tomasi Pietro.

Il Presidente Sig. Leontini Dott. Innocenzo fu Dott. Andrea, assistito dal Segretario Sig. Barone Salvatore fu Pietro, fece la seguente esposizione.

La popolazione di Spaccaforno è giunta a ca. 15.000 abitanti, sparsi in una superficie molto estesa. La cura delle anime è perciò divenuta molto faticosa, tanto che i due Parroci [della Matrice e di S. Antonio], nonostante il loro spirito di abnegazione, non possono soddisfare le esigenze dei fedeli. Perciò tutte le persone prudenti invocano l'erezione di altre parrocchie e l'Arciconfraternita ha pensato di chiedere al Vescovo di Noto che la Chiesa di S. Maria venga eretta in Parrocchia autonoma, “convinta che la funzione parrocchiale renderà l'attività religiosa più salda e feconda di bene, ciò che formerà giustamente la corona spirituale dell'insigne monumento artistico.”

Queste le condizioni richieste:

1) Per il beneficio parrocchiale, poiché lo Stato prescrive che si apprestino per la dotazione iniziale 2/3 della congrua, che attualmente è di L. 3.500; l'Arciconfraternita deve stanziare nel suo bilancio legale per la predetta dotazione L. 2400 annue. Bisognerà poi aggiungere altre L. 2000 annue per i Cappellani, o Vicario Cooperatore, che in una chiesa importante come S. Maria è indispensabile, per aiutare il Parroco nelle funzioni di culto, oltre che nella cura delle anime… Per la casa canonica richiesta dal Ministero dei Culti oltre che dall'autorità ecclesiastica, l'Arciconfraternita assegna L. 1500 annue finché l'avrà costruita a sue spese.

2) Quanto alle spese di culto e di manutenzione della Chiesa, l'Arciconfraternita continuerà a sostenere come ha fatto finora colle proprie rendite. E però, anche con l'erezione della Chiesa di S.M. Maggiore a Parrocchia autonoma e con l'assegnare al Parroco pro tempore l'uso di quanto è necessario per l'esplicazione delle sacre funzioni e del suo ministero parrocchiale, non si vogliono pregiudicati i diritti dell'Arciconfraternita sulle cose stesse assegnate, ma dovranno queste rimanere come sono tuttora proprietà di essa; come pure rappresentante ed amministratrice restar dovrà essa sola Arciconfraternita, come lo è attualmente, di tutte le sue rendite patrimoniali, provenienti da beni  immobili, censi, rendite in capitali e da rendite sul debito pubblico, nonché di qualsiasi altro introito fatto alla Chiesa, compreso quello per contribuzione volontaria. Mentre la rappresentanza della Parrocchia per gli interessi puramente spirituali e per quanto riguarda l'esercizio di culto, sarà assunta dal Parroco, il qualle dovrà essere libero nell'esplicazione del suo ministero parrocchiale a norma del Diritto Canonico generale e particolare.

3) Saranno inoltre a carico dell'Arciconfraternita tutti i legati che sono stati fondati nella Chiesa, come si è praticato finora.

La proposta, messa ai voti per scrutinio segreto, fu approvata all'unanimità con 59 voti favorevoli su 59.

Letto, approvato e sottoscritto:

Il Presidente Dott. Innocenzo Leontini. Il Confratello anziano Francesco Alfieri. Il Segretario Barone Salvatore.

8 Giugno 1828. Anno VI E.F.

 

decreto di erezione

 

nos

iosephus vizzini

sacrae teologiae et philosophiae doctor

dei et apostolicae sedis gratia

episcopus netinus

 

Pars III N. 16/28

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Ad animarum curam rito ordinandam in urbe nostra Hyspicana jamdudum ecclesiam S. Antonii, priscam Ecclesiae Matricis S. Bartolomaei Apostoli coadiutricem, in paroeciam autonomam ac indipendentem ereximus. Equidem complura spiriualia adiumenta in fidelibus attulit; sed quoniam Ecclesiae Matrici adhuc duodecim fidelium millia circiter subiciuntur, nondum animarum curam ad tramitem juris Canonici et siculi absoluta est. Quapropter optime se gesserunt sodales Arciconfraternitatis S. Mariae Maioris, cum in coeto habito die I januarii 1928, necessariis redditibus decretis sive pro Paroco sive pro Cooperatoribus, a Nobis enixe postularunt ut novam Paroeciam in sua Ecclesia erigeremus, firmissime ac prudentissime rati animarum cura prorsus absolvi admirabilem templi sui magnificentiam, quod Olivii Sozzi picturis refulget.

Praehabita igitur sententia tum Capituli Ecclesiae Nostrae Cathedralis tumetiam Sac. Vincentit Denaro Archipresbyteri Parochi Matricis S. Bartolomaei et Sac. Michaelis Vella Parochi S. Antonii Abbatis nec non Praepositi et Canonicorum Communiae in eadem Ecclesia existentis, qui omnes unanimem consensum ediderunt, cum de canonica causa dismembrationis et erectionis paroeciae S. Mariae Maioris in urbe Hyspica iuxta can. 1427 § 2 C.J.C. et can. 235 Concili Plenarii Siculi plane constet, nimia scilicet paroecianorum multitudine in paroecia Matrice S. Bartolomaei, quorum bono spirituali aliter subveniri nequit, auctoritate nostra ordinaria, supplentes si quae sint, quae supplere possumus, virtute praesentis decreti, Ecclesiam S. mariae majoris, jam commemoratam, in Ecclesiam Paroecialem cum suo Parocho ab Ecclesia Matrice S. Bartolomaei eiusque Archipresbytero Parocho, nec non ab Ecclesia Paroeciali S. Antonii eiusque Parocho prorsus indipendentem, sed extra Communiam, erigimus et constituimus, erectam volumus et declaramus, quae a S. Maria Majore denominetur, cum omnibus juribus et privilegiis, oneribus et officiis, quae paroeciis et parochis Netinae Nostrae Diocesis legitime competunt.

Huic autem paroeciae de novo constitutae assignamus territorium urbanum quod utroque viarum latere incluso continetur linea quae incipiens ab extrema parte viae Roùa ducitur per viam Olivio Sozzi, Cavallotti, XX Settembre, Duca degli Abruzzi, Ruggero Settimo, Silvio Pellico inclusive, addito etiam territorio rurali quod limitibu externis adiacet; proindeque incolas omnes et familias, quae intra huismodi fines nunc commorantur, vel in posterum commorabuntur, ab Ecclesia Matrice eiusque Archipresbytero parocho nec non ab Ecclesia S. Antonii Abbatis eiusque parocho eximimus ac dismembramus, eosdemque Paroeciae et Parocho S. Mariae Majoris exlusive et privatrive subicimus.

In perpetuam vero dotem beneficii paroecialis quod in praefata Ecclesia S.M. Majoris erigimus, praeter iura quae stolas appellantur, assignamus ex bonis propriis  Archiconfraternitatis iuxta acta coetus habiti die I Januarii 1928, redditum annuum quadringentarum supra duo millia libellarum pro Parocho, praeter duo millia libellarum pro duobus Vicariis Cooperatoribus simulque pro locatione domus canonicae destinamus annuum redditum quingentarum supra mille libellarum, donec aedes propriae ab Archiconfraternitate aedificentur; firmo cetoriquin onere Archiconfraternitatis sustinendiomnes expensas pro culto et fabrica Ecclesiae, adimplendi legata, nec non suppeditandi Parocho eiusque Vicariis Cooperatoribus quicquid pro exercitio cultus et ministeri paroecialis requiritur, ac salvis iuribus  parocialibus ad tramitem legum canonicarum.

Statuimus insuper ut nova huismodi paroecia sit liberae prorsus collationis, quapropter a Nobis Nostrisque Successoribus erit conferenda ad tramitem juris tum generalis tum particularis.

Postremo decernimus ut Parochus S. Mariae Maioris singulis annis die festo S. Bartolomaei Apostoli, offerat Ecclesiae Matrici libram unam cerae elaboratae in signum mutuae caritatis et venerationis.

Contrariis non obstantibus quibuscumque.

Datum Neti die 8 decembris in festo Immaculatae Conceptionis B. MARIAE VIRGINIS anno 1928, Episcopatus Nostri anno XV.

F.to Josephus Episcopus.

 

noi

giuseppe vizzini

dottore in sacra teologia e filosofia

per grazia di dio e della sede apostolica

vescovo di noto

Parte III n. 16/28

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Per ben disporre la cura delle anime nella nostra città di Ispica, già da tempo [nel 1924] abbiamo eretta la Chiesa di S. Antonio, antica coadiutrice della Chiesa Matrice di S. Bartolomeo Apostolo, in parrocchia autonoma e indipendente. Invero ciò arrecò molti vantaggi spirituali ai fedeli; ma poiché alla Chiesa Madre restano ancora soggetti circa 12000 fedeli, la cura delle anime non è ancora ben disposta secondo le norme del diritto canonico e siculo. Per la qual cosa ottimamente si sono comportati i membri dell'Arciconfraternita di S. Maria Maggiore, quando nella riunione tenuta il 1° gennaio 1928, stabiliti i necessari redditi sia per il Parroco che per i Cooperatori, chiesero a Noi con forza di erigere una nuova parrocchia nella loro chiesa, convinti, con grande fermezza e prudenza, che la miglior cura delle anime ben si addice alla mirabile magnificenza del loro tempio, che rifulge delle pitture di Olivio Sozzi.

Avuto dunque il parere del Capitolo della nostra Chiesa Cattedrale ed anche del Sacerdote Vincenzo Denaro, Parroco della Matrice di S. Bartolomeo e del Sac. Michele Vella Parroco di S. Antonio Abate, nonché del Preposto [Sac. Corrado Moltisanti] e dei Canonici della Collegiata esistente nella stessa Chiesa, che hanno dato  tutti  unanime  consenso, poiché consta con evidenza la ragione canonica dello smembramernto ed erezione della Parrocchia di S.Maria Maggiore nella città di Ispica, secondo il canone 1427§2 C.D.C. e can. 235 del Concilio Plenario Siculo, e cioè l'eccessiva moltitudine dei parrocchiani nella parrocchia Matrice di S. Bartolomeo, al cui bene spirituale non si può provvedere in altro modo, colla Nostra autorità Ordinaria, supplendo, se ce ne sono, le cose che possiamo supplire, in virtù del presente decreto, la Chiesa di s. Maria maggiore, già nominata, in Chiesa Parrocchiale col suo Parroco del tutto indipendente dalla Chiesa Madre di S. Bartolomeo e dal suo Arciprete Parroco, ed anche dalla Chiesa Parrocchiale di S. Antonio e dal suo Parroco, ma al di fuori della Collegiata, erigiamo e costituiamo, vogliamo e dichiariamo eretta, che prenderà nome da S. Maria Maggiore, con tutti i diritti e privilegi, oneri e uffici, che competono legittimamente alle parrochhie e ai parroci della nostra Diocesi Netina.

A questa nuova parrocchia ora istituita assegniamo poi il territorio urbano che comprende entrambi i lati delle vie, secondo la linea che, cominciando dall'estrema parte della via Roma, prosegue per via Olivio Sozzi, Cavallotti, XX Settembre, Duca degli Abruzzi, Ruggero Settimo, e Silvio Pellico compresa, coll'aggiunta anche del territorio rurale che si trova nei limiti esterni; e quindi tutti gli abitanti e le famiglie che abitano ora dentro questi confini o vi dimoreranno in seguito, sottraiamo e smembriamo dalla Chiesa Madre e dal suo Parroco Arciprete nonché dalla Chiesa di S. Antonio Abate e dal suo parroco, e li sottomettiamo in modo esclusivo e particolare alla Parrocchia e al Parroco di S. Maria Maggiore.

In dote perpetua del Beneficio Parrocchiale che erigiamo nella predetta Chiesa di S. Maria Maggiore, oltre i diritti che sono detti “della stola“, assegniamo, dai beni propri dell'Arciconfraternita secondo le deliberazioni dell'assemblea tenuta il 1 gennaio 1928, il reddito annuo di quattrocento sopra duemila lire per il Parroco, oltre le duemila lire per i due Vicari Cooperatori, e nello stesso tempo per l'erezione della Casa Canonica destiniamo un reddito annuo di cinquecento sopra mille lire, finché non sia edificata la propria sede dall'Arciconfraternita; salvo per altro il dovere dell'Arciconfraternita di sostenere tutte le spese per il culto e la fabbrica della chiesa, di adempiere gli obblighi, nonché di provvedere al Parroco ed ai suoi Vicari Cooperatori tutto ciò che si richiede per l'esercizio del culto e del ministero parrocchiale e salvi i diritti parrocchiali conformemente alle leggi canoniche.

Stabiliamo  inoltre  che questa nuova parrocchia sia del tutto di libera collazione, per cui dovrà essere conferita da Noi e dai Nostri Successori secondo il diritto sia generale che particolare.

Per ultimo stabiliamo che il Parroco di S. Maria Maggiore ogni anno, nel giorno della festa di S. Bartolomeo Apostolo, offra alla Chiesa Madre una libra di cera lavorata in segno di mutua carità e venerazione.

Dato a Noto il giorno 8 dicembre nella festa dell'Immacolata Concezione della Beata Maria Vergine dell'anno 1928, quindicesimo del nostro episcopato.

F.to Giuseppe Vescovo

 

Della solenne funzione fu redatto il seguente verbale:

“ L'anno millenovecentoventotto il giorno 23 dicembre in Spaccaforno, nella Chiesa di S. Maria Maggiore, alle ore 10,30 Sua Ecc. Rev.ma Mons. D. Giuseppe Vizzini Vescovo di Noto ha eretto in Parrocchia Autonoma la sopranominata Chiesa di S. Maria Maggiore.

Alla promulgazione della bolla fatta dal Canonico Penitenziere Nunzio Cavalieri, Cancelliere Vescovile, assisteva un'immensa folla da gremire tutte le navate, ed assistevano anche i testimoni: l'Arciprete Vincenzo Denaro, Parroco della Matrice, il Parroco di S. Antonio Sac. Michele Vella, il Preposto Corrado Moltisanti, Rettore di S. Maria, il Dr. Innocenzo Leontini, Presidente dell'Arciconfraternita di S. Maria.

Dopo la promulgazione della Bolla, fu cantato il Te Deum e S.E. Rev.ma Mons. Vescovo impartì la benedizione col Santissimo.

Letto, confermato e sottoscritto.

Giuseppe Vescovo di Noto

Sac. Can. Vincenzo Denaro Arciprete Parroco

Sac. Can. Michele vella Parroco

Preposto Corrado Moltisanti

Dott. Innocenzo Leontini Presidente dell'Arciconfraternita di S. Maria Maggiore

Can. Penitenziere Cancelliere Nunzio Cavalieri

 

il decreto reale 9 agosto 1929

 

vittorio emanuele

per grazia di Dio e per volontà della Nazione

re d'italia

Visto il Decreto del Vescovo di Noto in data 8 dicembre 1928 col quale è stata eretta in parrocchia autonoma la chiesa di S. Maria Maggiore in Spaccaforno;

Vista l'istanza diretta ad ottenere il riconoscimento agli effetti civili al suddetto decreto;

Visto l'articolo 4 della legge 27 maggio 1929 n. 848 e l'art. 2 del Codice Civile;

Visto l'articolo I della legge 7 gennaio 1926 N.13;

Sentito il Consiglio di Stato;

Sulla proposta del nostro Guardasigilli Ministro Segretario di Stato per la Giustizia e gli Affari dei Culti;

abbiamo decretato e decretiamo:

Art. 1°

é concesso il riconoscimento agli effetti civili alla erezione in parrocchia autonoma della Chiesa di S. Maria Maggiore in Spaccaforno ai sensi del Decreto emanato per la parte canonica dal Vescovo di Noto in data 8 dicembre 1928 con la dote e la circoscrizione territoriale ivi indicate.

Art. 2°

La Direzione Generale del Fondo per il Culto corrisponderà al titolare del nuovo ente il supplemento di congrua a norma dell'articolo 35 del Regio Decreto 25 agosto 1899 N.350.
L'anzidetto Nostro Ministro Guardasigilli è incaricato dell'esecuzione del presente decreto.

Dato a S. Anna di Valdieri addì 9 agosto 1929 A. VII.

firm. Vittorio Emanuele

Controf. Rocco

 

LUGLIO 1943

   Due bombe tirate dalle navi degli alleati prima dello sbarco, colpirono la Chiesa: una recò sensibili danni nel primo altare di destra, l'altra si infisse nella parete  sud della cappella del Cristo alla  Colonna;  ma,  miracolosamente,  rimase  inesplosa. I  restauri furono affidati ai mastri G. Tringali, S. Nigro e S. Guarnieri1.

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1Cfr. M. Trigilia, Storia e guida di Ispica, op. cit. p. 37.

 

 

1978

50° DELL'EREZIONE A PARROCCHIA

   Solenni festeggiamenti furono fatti nel 1978 per commemorare due importanti ricorrenze. A ricordo venne murata nella parete de­stra, dietro il portone principale, la seguente iscrizione:

   Ricorrendo il 70° anniversario dell'erezione a Monumento Nazionale ed il 50° anniversario dell'erezione a parrocchia di questa Basilica, l'Arciconfraternita e la Comunità Parrocchiale ai piedi del SS. Cristo alla Colonna, esposto per l'occasione al centro della chiesa, presero solenne impegno di cu­stodire la fede e la pietà degli ispicesi, tramandandole rinnovate e rinvigorite alle future genera-zioni. Entusiasmo e fervore di popolo conclusero i festeggiamenti il giorno dell'Immacolata 1978.

 

1855-1985

I RESTAURI DEL SIMULACRO DEL CRISTO ALLA COLONNA.

Riportiamo il testo integrale delle annotazioni dei quattro interventi di restauro del simulacro (1855-1899-1937-1985), conservato in una custodia chiusa nel tetto del baldacchino del trittico. 

Spaccaforno li 31 Marzo 1855.

   Io qui sottoscritto Pietro Paolo Santocono Monaco ex cassiere della Ven. Confraternita della Basilica ed insigne Collegiata della Sacramentale Chiesa di S. Maria Magggiore, dichiaro che nella pre­sente macchinetta e sue guarniture, ad eccezione della Colonna Maggiore, perché ritoccata solamente in oro ed argento, vi sono state erogate onze sedici per legname, manifattura ed altro, dipendenti e rimaste delle oncie quarantuno e tarì dodici portatimi e votati dal B.ne Don Pietro Modica Ciaceri, dopo una lunga e pericolosa malattia, dallo stesso contratta in marzo dell'anno scorso 1854, stante  oncie  venticinque e tarì  dodici furono impiegati nella fusione della terza campana, spezzatasi  in detto mese di marzo 18541; ed indorata detta macchinetta a zecchino da Don Giuseppe  Sampieri Gregni, nostro compaesano, figlio di Mastro Vincenzo. Fu il prezzo di oncie trenta­sei, oltre della sopraddetta somma, a spese della chiesa, essendo oggi cassiere della sopradetta Confraternita Don Giuseppe Canto Giuliana e Rettori Don Benedetto Manenti, Don Raimondo Adamo, Don  Giuseppe  Leontini, Don  Giuseppe  Macca, Massaro Vincenzo Moncada, Mass. Giuseppe Agliata, Mass. Rosario Scollo e Mastro Andrea Figura e situate le statue sopra la stessa oggi giorno Sabato di Passione.

Firmato. Pietro Paolo Santocono Monaco dichiarante.

 Spaccaforno 21 Marzo giorno di S. Benedetto 1899.

Testifico che per devozione del Sig. Barone Giovan Pietro Modica Bruno è stato, in corso del corrente mese, indorata la macchinetta del SS. Cristo flagellato.

Firmato Giuseppe Santocono fu Pietro Paolo, Presidente della Confraternita.

Ispica 29 luglio 1937 dell'era cristiana e anno XV dell'era fa­scista.

   Essendo primo Parroco di S. Maria Maggiore il Preposto Dott. Corrado Moltisanti fu Giuseppe e Presidente dell'Arciconfraternita il Sig. Iacono Giuseppe fu Rosario ed i Sigg. Amministratori Leontini Natale del Dott. Innocenzo, Fronterrè Salvatore fu Giuseppe, Latino  Pietro  di Vincenzo, Carrubba  Salvatore fu Giuseppe e Ferraro Angelo fu Pietro, il Cav. Dionisio Moltisanti fu Giuseppe Cassiere e Nicolò Amico fu Saverio Segretario, è stata rindorata, per la terza volta dal marzo 1855, la macchinetta dov'è posto il Santissimo Cristo.

   Questo, a tarda sera del 10 giugno 1937, è stato trasportato in de­vota processione nella stanza della Segreteria dell'Arciconfraternita, che ha la porta in via Ducezio già Indipendenza n. 2, percorrendo alla luce di numerose torcie il breve tratto di via Bellini.

   L'esecuzione dei lavori d'indoratura è stata affidata al tecnico Borrometi Gaetano da Modica, il quale coadiuvato dal figlio Antonino, residente anche a Modica, nel silenzio dell'improvvisato laboratorio e con una tenace pazienza nel ricopiare in tutto le sue parti il primitivo disegno delle cinque colonne e della base, ha com­piuto un'opera davvero degna di ogni ammirazione. Il lavoro è du­rato un mese e giorni diciannove continuativi.

   Nulla è stato innovato della macchinetta, tranne la vecchia e logo­rata cornice tinta a rosso che girava sopra il mergolato, la quale è stata sostituita  con un'altra nuova di abete e questa alla sua volta protetta da un cerchio di ferro che la preserva dagli urti inevitabili quando il Santissimo Cristo entra nelle chiese.

   Sono state rindorate ad oro zecchino in foglia titolo 693/000:

   1°) Il cornicione ed il mergolato interno ed esterno.

   2°) I cinque capitelli e la parte inferiore delle relative cinque co­lonne, mentre la parte superiore di esse è stata riargentata (in argento coppello in foglia titolo 1000) come era nel passato.

   3°) La base della macchinetta.

   Il cosiddetto cielo della maccchinetta non è stato per niente toccato, conservando, dall'ultima indoratura fatta nel marzo 1899, la luci­dezza e meravigliosa freschezza.

   La spesa complessiva del lavoro in una all'oro e l'argento è stata di lire 3000, somma prelevata dall'obolo rimasto nel Giovedì Santo del 1937.

   Il Borrometi per preservare l'indoratura della macchinetta, ha vo­luto spargere sull'oro e sull'argento una vernice marca tedesca, che usata in simili lavori, ha dato ottimi risultati di resistenza; però lo strato  di  vernice ha attenuato leggermente e quasi invisibilmente la naturale lucidezza dell'oro e dell'argento, ma in compenso ci è stata garantita la conservazione dell'indoratura dalle pioggie, dall'unidità e specialmente dal contatto delle mani rudi ed untuose dei fedeli.

   Durante la permanenza del Borrometi ad Ispica per i detti lavori, i Signori Confrati lo hanno circondato di premurosa attenzione, ga­reggiando in regali di generi alimentari, alleviandogli economica­mente così il lungo soggiorno. Nella dorata e silente alba del giorno due agosto, il SS. Cristo è stato riportato in chiesa con tutti gli onori liturgici e riposto nella solita sua cella, con  l'aiuto di pochi fortunati confratelli e devoti.

17 Novembre 1985 - A perenne ricordo dell'evento.

   Nell'ottobre 1985 venne deliberato dalla Rettoria, composta dai Signori: 1) Rustico Avv. Salvatore - Presidente. 2) Lorefice Geom. Natale - Vice Presidente. 3) Ruffino Antonio - Tesoriere. 4) Accaputo Guglielmo - Rettore. 5) Musumeci Carlo - Rettore. 6) Ruggieri Luigi - Rettore. 7) Peligra Francesco - Rettore. 8) Corallo Giuseppe - Rettore. 9) Portoghese Giuseppe - Segretario:

   di procedere alla rindoratura, rifacimento dell'argentatura e alla si­stemazione del trittico del SS. Cristo Flagellato alla Colonna.

   In forma privata la statua, verso le ore 20 del giorno 14 ottobre, venne portata da alcuni confrati e da diversi portatori del SS. Cristo nella sacrestia della casa della cera che ha ingresso dalla porta della via Indipendenza.

 I restauri di falegnameria sono stati eseguiti dai maestri Sala, Stornello e Maucieri.

   Le boccole in rame sono state sistemate dal Signor Giuseppe Donzella da Ispica. I lavori di rindoratura, argentatura e restauro del trittico sono stati affidati al maestro pittore Giuseppe Di Martino da Ispica, il quale identico lavoro dovrà eseguire alla statua di Maria SS. Assunta in cielo.

   Il corrispettivo pattuito è stato il seguente: 1) Per la statua del SS. Cristo la somma di lire 8.000.000 (Ottomilioni) onnicomprensiva; 2) Per la statua di Maria SS. Assunta £. 6.000.000 (Seimilioni).

3) Alla fine di tutti i lavori, se gli stessi saranno stati eseguiti a regola d'arte e troveranno il plauso dell'Arciconfraternita, sarà regalata al maestro pittore l'ulteriore somma di £. 1.000.000 (Unmilione).

   Questo documento sottoscritto dal Presidente, dal Tesoriere e dal Parroco, è stato chiuso nel tetto del baldacchino, assicurato in una custodia già contenente le annotazioni dei precedenti lavori di re­stauro.

   Ispica 17 Novembre 1985.

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1 La Fronterrè (La Basilica, op. cit. p. 129s.) indica cinque campane della torre campanaria: la prima, detta “Campana grande” fu fusa ad Ispica nel 1709 (vedi sopra) ; la seconda nel 1764; la terza nel 1871 da D. Giacomo Grimaldi; la quarta “non porta nessuna iscrizione”; la quinta, donata da D. Corrado Moltisanti, fu fusa a Trani nel 1900.  Questa del 1855 potrebbe essere la quarta; ma non si può escludere che sia quella fusa da D. Giacomo Grimaldi. La studiosa infatti si con­traddice subito dopo dicendo che “le prime tre campane furono consacrate da Mons. Giuseppe Antonio Requisens, Arcivescovo di Siracusa, nel 1811”! Ma il Requisens fu vescovo dal 1755 al ’72, mentre nel 1811 era Vescovo Filippo Trigona!

 

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