SEC. XX (parte 2)

 

LA PARROCCHIA DAL 1928 AL 1985

 

   In occasione del 70° dell’erezione a Monumento Nazionale della Basilica e del 50° di Erezione a Parrocchia, il Parroco Paolo Mansueto riassume in breve le vicende religiose della parrocchia e l’opera dei due precedenti parroci, Moltisanti e Fortuna e traccia le linee della spiritualità a cui deve ispirarsi la Comunità ecclesiale.

“La Parrocchia di S. Maria  fu eretta il giorno dell’Immacolata del 1928. Primo Parroco fu il Rev. Mons. Corrado Moltisanti. La nuova Parrocchia comprendeva la zona più popolare e più povera della città, con ca. 4000 abitanti. Il Parroco Moltisanti, ben collaborato da P. Pellegrino, P. Bonomo e P. Monaca, cercò di organizzare la vita della nuova Parrocchia. Da secoli  S. Maria  era  stata la Chiesa del SS. Cristo, ora diventa un centro dinamico di vita cristiana e di evangelizzazione. Fiorirono subito le Associazioni di Azione Cattolica e la bella Associazione delle Assuntine. Centinaia di giovani e di ragazze vennero spiritualmente formate nel trentennio  che va dal 1928 al 1960. Nel 1960 il Parroco Moltisanti chiese ed ottenne un giovane vice Parroco, Don Paolo Fortuna, specialmente per la cura della gioventù.

Don Fortuna si mise all’opera ed in pochi anni, da vice Parroco prima e, dal 1962 in poi, da Parroco diede vita a tanti gruppi giovanili: Universitari, Lavoratori, Studenti, Ragazzi. Don Fortuna, coadiuvato da ottimi Vice Parroci ( PP. Giarratana, Ammatuna, Di Rosa) fu l’anima di tutta una serie di attività che crearono una nuova mentalità e scossero la città da un certo torpore tradizionalista. In quegli anni si iniziò un lavoro fattivo con lo scoutismo, che formò moltissimi giovani e ragazze. Don Fortuna nel decennio dal 60 al 70 lanciò delle idee forti per quanto riguarda l’impegno sociale e le responsabilità pubbliche. Affrontò il problema delle tradizioni, ma non sempre fu capito e non riuscì a portare a termine quanto aveva in animo perché fu trasferito a Noto.

Volendo tentare uno sguardo retrospettivo degli ultimi dieci anni possiamo dire che si è fatta molta strada. La nostra è una comunità in gran parte popolare. Molte le devozioni , molta la religiosità, molte le tradizioni. Si è cercato di continuare lo sforzo di altri per lievitare evangelicamente le tradizioni. In passato le devozioni popolari hanno creato contrasti con altre chiese, non raramente le feste religiose sono state motivo di incidenti e di interventi energici da parte dell’autorità religiosa. Da otto anni si è cercato di far crescere e maturare una comunità puntendo sull’evangelizzazione e sul vangelo vissuto. Le difficoltà maggiori son venute proprio dalla religiosità dell’ambiente pago delle proprie feste e delle proprie tradizioni. Non sempre siamo stati capiti da chi potevamo aspettarci comprensione. Si è trattato di operare un certo cambiamento di rotta e di mentalità in un ambiente che vive di glorie passate e di cozzare un po’ con secolari modi di pensare: si è trattato di evangelizzare e non condannare un mondo, in gran parte religioso. E così si è cominciato. Questi i punti della spiritualità a cui ci ispiriamo.

Dio Amore, riscoperta del prossimo in cui vive Gesù, la Carità come Ideale di vita, la Parola di vita vissuta, presenza di Gesù nella Comunità, la Croce fonte di vita, l’Unità come fonte di vita e di evangelizzazione.

 

 

LA VISITA PASTORALE DEL VESCOVO NICOLOSI

Il 12 – 1 – 1985, iniziò la Visita del Vescovo Mons. Salvatore Nicolosi alla Chiesa Ispicese. Il Consiglio Pastorale Cittadino scriveva nel suo manifesto. “Lo scopo della visita è aiutare le Comunità Ecclesiali: - A rinnovarsi evangelicamente secondo le indicazioni del Concilio e dei documenti dei Vescovi; - a crescere nella collaborazione a livello cittadino; - ad aiutare in dialogo più vero e concreto con le realtà sociali della città, portando a tutti l’annuncio del Vangelo.” Il Vicario Foraneo, P. P. Mansueto, così salutava il Vescovo durante l’Eucaristia di apertura. “ Eccellenza Rev.ma, dopo mesi di preparazione, dopo la Missione Mariana che ha visto tanta folla pregare davanti alla S. Immagine di Maria SS.ma Scala del Paradiso, Madre e Regina della nostra Diocesi, Lei inaugura la Visita Pastorale…. Ispica è profondamente religiosa, Eccellenza, vuole essere profondamente ecclesiale, impegnata in tutte le sue comunità parrocchiali e le altre realtà ecclesiali, in un’accelerazione di pastorale conciliare ed in linea con la pastorale diocesana. Vogliamo augurarci che alle nostre belle e artistiche chiese di mattoni corrispondano splendide comunità parrocchiali; vogliamo augurarci che il mondo dei giovani e degli adulti, il mondo dei credenti e degli indifferenti, il mondo dei poveri e dei semplici, come dei responsabili della cosa pubblica, traggano da questa visita una vigorosa spinta a costruire una società più bella, più giusta, più ispirata al Vangelo dove tutti possiamo camminare speditamente nella via del bene, ognuno secondo il proprio ruolo, la propria vocazione.”

La visita a S. Maria Maggiore avvenne dal 26 gennaio al 10 febbraio. Queste le Valutazioni e Prospettive fatte dal Parroco Sac. Paolo Mansueto.

Dall’Assemblea Parrocchiale del 26 gennaio all’Assemblea Eucaristica del 10 febbraio, piccoli, ragazzi, giovani, adulti, famiglie, gruppi si sono alternati nell’incontrarsi col Pastore, il Padre, il Maestro. Gli incontri si sono svolti tutti e sempre in un clima di autentica fraternità, di apertura, di cordialità, di grazia, di luce. Il Vescovo ha incontrato la famiglia parrocchiale e si è sentito veramente Padre, si è incontrato con tanti credenti che erano chiesa e si è sentito Pastore, si è incontrato con tanti gruppi impegnati e si è sentito Maestro. Bella e viva l’assemblea parrocchiale, simpatico e caldo l’incontro con i fanciulli del catechismo, profondo e problematico il Consiglio Pastorale, familiare e sereno l’incontro con l’Associazione dell’Addolorata, responsabile ed ecclesiale quello con i Catechisti, entusiasmante e vivace quello con i preadolescenti, sereno e semplice l’incontro con  i Portatori, affettuosamente bello e spontaneo l’incontro con i bambini delle scuole materne, stupenda e toccante l’assemblea eucaristica conclusiva. Il Vescovo ha verificato l’esperienza di fede, la maturazione spirituale, la ecclesialità, la responsabilità dei gruppi, le attività ed anche i limiti e le difficoltà; ha esortato tutti a far meglio, ha suggerito con paterna comprensione correzioni e nuove vie. Non ci siamo sentiti né esaminati né ispezionati, ma semplicemente amati e capiti. Nella visita abbiamo sempre più visto la Parrocchia come comunità di fede, di carità, come catechizzante ed orante, come comunità che ama e serve. Chi non serve non ama e chi non ama non è cristiano. Abbiamo capito che bisogna fare dell’evangelizzazione il perno di tutta l’azione pastorale, quale esigenza prioritaria, preminente, privilegiata. Al Vescovo il 26 gennaio fu presentata una parrocchia impegnata ad essere famiglia, una parrocchia che si sforza di essere mariana e vangelo vissuto, una parrocchia con una presenza giovanile massiccia e attiva, con una catechesi varia e permanente, con un impegno costante verso i quartieri e i lontani, ma anche una parrocchia che può e deve fare di più, che deve scoprire nuove vie, che deve superare carenze ed ombre, che vuole essere sempre più autentica. Così il Vescovo ha trovato la Parrocchia senza improvvisazioni, senza ansia di belle figure o di salvare la faccia, senza la preoccupazione di rimediare a delle lacune. Lo stile voleva essere di verifica, di confronto e di esperienza di chiesa. E così è stato.

 

 

Marzo 1990 Solenni Celebrazioni per il 3° Centenario della nascita di Olivio Sozzi1

   Nella Basilica di S.Maria Maggiore di Ispica, si è svolta la solenne cerimonia di inaugurazione delle manifestazioni celebrative del 3° Centenario della nascita di Olivio Sozzi (1690-1990).

   Dopo un breve saluto del Parroco, Vicario Foraneo, P. Paolo Mansueto, ha preso la parola il presidente dell'Arciconfraternita, Avv. Salvatore Rustico. Fu merito della gloriosa Arciconfraternita aver chiamato ad Ispica nel 1762, per “pitturare la Chiesa”, il celebre Olivio Sozzi. é sempre stato è e sarà suo lodevole vanto custodire nei secoli le tradizioni ed il patrimonio di fede e di arte della Chiesa. é oggi suo compito e sacro dovere onorare in modo degno questa importante ricorrenza del 3° Centenario.

   L'Avv. Piero Rustico, nel successivo intervento, dopo aver bre­vemente illustrato i motivi di queste solenni celebrazioni, ha rievo­cato le commoventi manifestazioni di stima e gratitudine di tutto il popolo ispicese  verso l'insigne pittore, quando nel 1895 fu rinve­nuto il suo corpo sotto il pavimento dell'Assunta. L'anno seguente venne sistemato in un'urna di vetro e collocato nella cosiddetta “Casa della cera”. Nel 1908 la Basilica veniva eretta in Monumento Nazionale, proprio “per le buone pitture di Olivio Sozzi e Vito D'Anna” che la decorano. Il relatore ha quindi indicato alcune delle iniziative che s'intendono promuovere nell'anno centenario, fra le quali la preparazione di una monografia sul Sozzi con nuovi importanti contributi affidata al prof. Trigilia.

   Ha fatto seguito la relazione del Prof. Melchiorre Trigilia, che, con sentita partecipazione, ha delineato la vita, l'opera e la testimonianza  cristiana  del Sozzi, “uomo virtuoso, tanto pio, onorato e disinteres­sato.” Ha quindi preso la parola il Prof. Paolo Nifosì, docente di Storia dell'Arte, che ha messo in evidenza, con chiarezza ed effica­cia, aspetti dell'arte sozziana e confronti con altri autori. Per ultimo il Preside Prof. Giorgio Flaccavento, anche lui storico dell'arte, ha parlato sugli influssi del Sozzi sui pittori locali della Contea nella  seconda  metà  del 1700 e primi del 1800. Queste due relazioni sono state illustrate con belle diapositive.

   Alla fine autorità e pubblico hanno prima visitato i resti mortali del pittore e poi la Mostra Fotografica. Come ha spiegato il curatore, Prof. Trigilia, si tratta ora di una prima parte, un terzo circa delle numerose opere del Sozzi, sparse per tutta la Sicilia, che egli intende completare per la fondazione di un Museo Fotografico- Bibliografico.

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1 Riporto il mio articolo pubblicato in “La Provincia di Ragusa”, p. 52, aprile 1990.

 

 

20-21 OTTOBRE 1992

RIPRESA AD ISPICA LA MEMORIA E LA FESTA DI S. ILARIONE

   Nel 1982 il Comune di Ispica dava alle stampe il libro del Prof. Melchiorre Trigilia Ilarione il santo vissuto a Cava d'Ispica , con presentazione del Vescovo di Noto Mons. S. Nicolosi e dotta prefa­zione di P. Ugo Vandoorne. Lo studioso ha curato la traduzione della Vita Ilarionis scritta da S. Girolamo, corredandola di un'introduzione storico-agiografica, di un apparato di note e della raccolta di tutte le testimonianze che confermano la dimora del santo, dal 363 al 365, nella testata sud di Cava d'Ispica, vicino all'antico abitato di Hispicaefundus. Importanti soprattutto un pannello pittorico di stile bizantino, da lui, per la prima volta, validamente attribuito al  santo, e  la  statua  seicentesca  in cartapesta, raffigurante Ilarione con la tunica, il vangelo e la croce a tre bracci, usata allora dalla chiesa d'Egitto, da dove appunto proveniva il Santo.

   Dopo tanti secoli, veniva richiamata la  memoria  di questo grande santo eremita, padre di monaci, taumaturgo, uno dei più venerati dei primi santi confessori, dopo l'era degli apostoli e dei martiri, sia nella chiesa d'Oriente che in quella d'Occidente.

   Purtroppo però  il suo culto si era illanguidito nella nostra chiesa, fin quasi a spegnersi. Infatti, fino al terremoto del 1693, la sua festa veniva celebrata con grande solennità, ma quando venne riedificato il nuovo paese, la sua statua rimase nella chiesetta della Cava e non gli fu dedicata nessuna cappella nelle nuove chiese. Comunque la chiesa locale e la diocesi di Noto ha continuato a venerarlo fra i suoi santi protettori assieme a S. Corrado.

   Ma era volontà della Provvidenza che  il  culto  per questo mirabile santo venisse ripreso. E così, in settembre, l'archivista del Comune, Corrado Pluchinotta, terziario carmelitano, prendeva l'iniziativa per la ripresa della festa, interessando anche il Comune. La proposta, fatta propria e promossa anche dal Prof. Trigilia, veniva comunicata al Parroco di S. Maria Maggiore, Paolo Mansueto ed al Presidente dell'Arciconfraternita, Avv. S. Rustico, che davano la loro appro­vazione e sostegno.

   Invero è stato merito precipuo dei giovani della Comunità aver portato avanti fino alla fine l'iniziativa, con straordinario interesse ed entusiasmo. Con grande sollecitudine è stato ben restaurato l'antico simulacro del Santo, ridotto in pessime condizioni, che poi è stato esposto nella Basilica. Il Prof. Trigilia ha curato una nota biografica sul santo, che è stata distribuita ai fedeli ed agli alunni delle scuole della città, ed ha provveduto alla ristampa del libro. La Comunità parrocchiale ha stilato il manifesto per le celebrazioni, in relazione anche al terzo centenario del terremoto.

   La sera del 20 ottobre, nella Basilica di S. Maria Maggiore, è stata rievocata la figura di S. Ilarione, con una riduzione dialogata curata dal prof. Trigilia e quadri scenici in dias, interpetrati, nei personaggi e nelle voci, dai giovani della Comunità. La “Sacra Rappresentazione” è riuscita particolarmente suggestiva e commo­vente, a giudizio unanime del numeroso pubblico che gremiva la chiesa, per la bellezza del testo, la forza espressiva delle voci e degli interpetri, il sottofondo musicale appropriato e soprattutto le splen­dide diapositive, che rievocavano, nei costumi  del  tempo e nei luo­ghi dove visse il santo, i momenti più significativi della sua vita e venuta ad Ispica; merita in proposito di essere citato il personaggio principale di Ilarione, interpetrato da Nino Cicero.

   Il  giorno seguente, 21 ottobre, in cui ricorre la festa liturgica, alle ore 16, i fedeli si sono riuniti davanti alla chiesetta della Cava dove, secondo la tradizione, il santo si recava ad adorare l'antico Crocifisso, la cui testa fu poi adattata al simulacro del Cristo alla Colonna, venerato nella Basilica di S.Maria. Ha celebrato l'Eucaristia il Parroco Mansueto, che nell'omelia ha fatto una viva e toccante commemorazione del santo. Di straordinaria bellezza lo scenario, fra imponenti pareti rocciose, bucate da innumerevoli antri, grotte e tombe dei millenni passati, lussurreggianti alberi carat­teristici della macchia mediterranea, cinguettii di cardellini, usignoli e merli.

   Subito dopo è iniziata la processione, che, in lunga doppia fila con le fiaccole accese e seguita dalla statua del Santo portata a spalla dai giovani, si è snodata lungo il suggestivo sentiero della Cava. Oltrepassata la “Pietra Grossa”, il cosiddetto “Volto del Cristo” roz­zamente scolpito nella parete rocciosa, le grotte Lintana, dove c'è l'affresco del santo, ed il vecchio mulino, finalmente si è arrivati nel pianoro antistante la grotta del santo: il “valloncello” dove, come dice S. Girolamo, Ilarione raccoglieva la legna che andava poi a scambiare con del cibo con gli abitanti del vicino paese di Spaccaforno.

   Il vecchio ed il suo fedele Gazano avevano scelto come dimora un ripido balcone roccioso di difficile accesso, da cui si gode uno stu­pendo panorama. All'arrivo della processione, due ragazzi  hanno illumi­nato con fiaccole una grande croce di ferro, vicino alla grotta del santo, in bella posizione dominante dall'alto il fondo della Cava. Molti giovani e meno giovani hanno salito la cosiddetta “Scalauruni” (scala di Ilarione), per andare a visitare la dimora del Santo. La pro­cessione si è quindi conclusa ed i fedeli sono stati congedati con la speranza e la promessa che questa festa religiosa, ripresa dopo tre­cento anni, sarà continuata e migliorata negli anni futuri.

 

 

GIOVEDì SANTO 1993

STORICHE PROCESSIONI AD ISPICA PER IL TERZO CENTENARIO DEL TERREMOTO.

 

   Nella ricorrenza del 3° centenario del terremoto del 1693, sono state portate in solenne processione nei luoghi dell'antica Hispicaefundus le  sacre immagini del Cristo alla Colonna e di quello alla Croce. Inoltre  è stata ripresa l'usanza di entrare le statue nell'altra chiesa, con grande devozione e commozione  dei  fedeli  che  hanno  approvato con applauso dopo le brevi

omelie dei due parroci. Questa lodevole ini­ziativa promossa nel 1937 dagli allora Rettori Barone G.Pietro Modica dell'Arciconfraternita SS.ma Annunnziata e Rosario Iacono di quella di S.Maria,  era stata  interrotta  nel  1955  per  deplorevoli  contrasti, ormai  superati  dalle nuove generazioni, nello spirito dell'unità e della collaborazione fra le chiese e le parrocchie.

   Giorno 8 aprile, Giovedì Santo, “Culonna”, come viene invocato dai fedeli della chiesa di S.Maria dov'è custodita questa venerata statua, è stato portato a spalla da oltre cento giovani “portatori”, nella sua antichissima chiesa di S.Maria della Cava. L'accompagnava, in devota processione, il clero, le associazioni  religiose ed un mare di popolo, si può dire tutta la popolazione ispicese ed un gran numero di forestieri. Giunti nel fondo della Cava, il simulacro è stato posto davanti alla chiesa,  propriò nel luogo in cui fu provvisoriamente si­stemato nei terribili giorni dopo il sisma del '93! E nella sua omelia il Parroco Paolo Mansueto ha rievocato quel doloroso avvenimento con la commovente testimonianza di un anonimo del tempo, in data 28-2-1693: “Spettacolo infinitamente triste e profondamente pietoso è quello che si ripete tutti i giorni e tutte le notti attorno alla baracca del SS.mo Cristo costruita a forma di cappella al centro del letto della Cava,  tra la chiesa di S.Maria da una parte e la Conziria dall'altra. Una moltitudine di fedeli piange e prega attorno alla mil­lennaria e taumaturgica immagine del SS.mo Cristo legato alla Colonna che l'immane disastro, dal quale è uscito miracolosamente incolume, ha costretto a restare riparato in quella baracca sempre mi­nacciata  dalle  intemperie. Né  il  naturale  rigore  della  stagione, né  il disagio della località acquitrinosa ed umida, valgono ad allontanare da quel posto una vera folla di devoti d'ambo i sessi e di ogni età e condizione sociale, che vi staziona giorno e notte, recitando pre­ghiere, salmodiando e litaniando, in un trasporto di fede tale che scuote e commuove. Ci avviciniamo a capo scoperto, ci prostriamo in mezzo agli altri…; confesso che non ho mai pianto come in quel momento.”

   L'avv. Salvatore Rustico, Rettore dell'Arciconfraternita, ha tenuto il seguente discorso celebrativo.

   Miei cari concittadini,

ancora una volta il Simulacro del SS. Cristo Cristo Flagellato alla Colonna ritorna in questo luogo pieno di memorie e di ricordi, che rappresenta per noi Ispicesi la fonte della nostra fede, delle nostre tradizioni, del nostro sistema di vita.

   Sono trascorsi tre secoli da quando la Venerata Immagine del SS. Cristo, lasciato  questo  incantevole  sito, devastato  e  sconvolto  dal terribile terremoto dell'11 gennaio 1693, venne portata nel Cozzo della Calandra e sistemata nella cappella racchiusa nella monumentale Basilica di S. Maria Maggiore, nella quale tutt'ora è custodita, venerata ed adorata da tutti.

   Trecento anni dal detto luttuoso evento non hanno cambiato o af­fievolito la fede degli Ispicesi.

   Sono cambiati, radicalmente, gli usi, i costumi e le abitudini delle varie generazioni che ci hanno preceduto, ma la fede, l'amore, l'attaccamento a questa Statua, simbolo del dolore e della sofferenza, ma anche dell'Amore del Padre per tutti, sono rimasti immutati. Uomini e donne, anziani, persone di mezza età, giovani, adolescenti ed anche i bambini seguono il Padre alla Colonna con immutato en­tusiasmo. Una fede genuina spinge tutti, piccoli e grandi, a guardare al Flagellato per trovare sollievo e conforto in Lui. Cari amici, in questo luogo santo e venerato, in questa sera di aprile, non siamo solo noi qui presenti a rendere omaggio e venera­zione al Cristo alla Colonna, ma una moltitudine di spiriti ed anime elette sono qui presenti, in mezzo a noi, per osannare al Cristo Flagellato che essi in vita adorarono ed amarono.

   Le varie generazioni che ci hanno preceduto nella fede e nel culto di  Cristo  sofferente, hanno  ai  piedi  di  questa vetusta, venerata e taumaturgica Statua deposto le loro pene, le loro ansie, le loro ango­sce, le loro sofferenze, ed a tutti il Cristo alla Colonna ha dato la fede e la forza per superare ogni avversità ed andare avanti.

   Anche noi, questa sera, dopo di aver osannato al Re dei Re, apriamo il nostro animo a Lui, confidiamogli gli interni nostri af­fanni, deponiamo ai suoi piedi le nostre pene, ma anche le nostre gioie ed i nostri proponimenti, per  ritrovare  la pace dello spirito alla quale ognuno di noi fortemente anela.

  Nella facciata di questa chiesa è stata murata una lapide a ricordo di questo straordinario avvenimento che dice:

 Nel terzo centenario del  terremoto  che  di­strusse  l'antica Spaccaforno e la Chiesa di S.Maria che custodiva l'antica statua del Cristo alla Colonna, tutto il popolo  di  Ispica, con  fede immutata ed intramontabile, ha accompa­gnato l'augusto simulacro  allo  stesso  luogo ove, scampato provvidenzialmente all'immane rovina, fu venerato dai sopravvissuti. Questa lapide, a ricordo dell'avvenimento, i confrati e tutti i custodi della nostra fede murarono il Giovedì Santo 8 aprile 1993.”

   Prima di lasciare questo luogo per riportare con noi la venerata Statua del  SS. Cristo Flagellato alla Colonna, voglio lanciare un invito a tutti voi, miei cari concittadini: Amate il Padre alla Colonna, venerate il Cristo sofferente, curate e custodite le nostre ultrasecolari tradizioni, inculcate ai vostri figli ed ai vostri nipoti la fede che i no­stri Padri ci hanno tramandata e che ogni generazione che ci ha pre­ceduto ha gelosamente custodita.

   Ed a voi, carissimi giovani, affidiamo il Padre alla Colonna: conti­nuate col vostro giovanile entusiasmo a portare sulle vostre spalle questa taumaturgica Statua, tramandando, con continuità, la tradi­zione, la fede e l'attaccamento al Padre alla Colonna, che fanno di Ispica un'oasi di spiritualità e di sacra pietà popolare.

   Dopo l'estenuante fatica tornate a casa lieti e felici di avere onorato il SS. Cristo alla Colonna e sempre pronti ad osannarlo e servirlo, gridando con incrollabile fede e con tutte le vostre forze “VIVA LU PATRI, VIVA CULONNA”.

   é questa la sesta volta che il Cristo alla Colonna discende alla Cava: la prima nel 1893 per il 2° centenario del terremoto e poi negli anni santi 1933, 1950, 1975, 1984.

 

 

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