363-365 d. C.

S. Ilarione adora il CROCEFISSO nella Chiesa della Cava

   Secondo la testimonianza di S. Girolamo (13), Ilarione, approdato a Capo Pachino col fedele Gazano, si ritirò in luoghi interni a circa 30 Km. dal mare. Qui visse in un campicello solitario, dove raccoglieva della legna che vendeva in un vicino villaggio. Dalle indicazioni indirette di S. Girolamo, possiamo stabilire che il Santo giunse a Cava d'Ispica nel 363 e vi rimase fino alla primavera del 365. Seguendo le indicazioni della Vita, la tradizione e la testimonianza dei luoghi, si può con certezza affermare e dimostrare che la contrada mediterranea e la “proxima villa” in cui S. Ilarione abitò è la nostra Hispicaefundus. Un'importante conferma viene data dagli affreschi, più volte ridipinti nel corso dei secoli, della chiesetta della cava, nei quali per tre volte il santo è raffigurato (o meglio lo era fino a qualche decennio fa, perché purtroppo ormai le figure sono molto deteriorate, se non del tutto scomparse). 1) Ai piedi dell'antico altare in atto d'adorazione, scalzo con tunica di color marrone, barbuto, con un libro nella mano sinistra (il codice del Vangelo di cui parla S. Girolamo!) e un bastone sulla destra. 2) Nel lato di sinistra della parete di contorno della cunetta raffigurante la Vergine col Bambino, prostrato ai piedi di una croce. 3) Più avanti, di fronte alla piccola immagine dell'Addolorata e della stessa grandezza, con lo sguardo in alto verso l'altare (14). Nella chiesetta è inoltre cstodito un antico simulacro, probabilmente del Seicento, in struttura lignea e cartapesta, raffigurante S. Ilarione, che ha nella sinistra il codice del Vangelo e nell'altra un Crocefisso. é interessante rilevare la sua forma a “T” (tau), in altre parole a croce commissa o patibulata, usata nei primi secoli nella chiesa egiziana, da dove proveniva il santo! Le figure di Ilarione in adorazione davanti al Crocefisso e la sua statua confermano il secolare culto che ha egli avuto nel nostro paese e la pia, antichissima tradizione che il santo spesso scendeva ad adorare il SS. Crocefisso venerato nella chiesetta della Cava.

Questa vetusta tradizione è accettata e confermata anche dalla lapide posta

davanti alla chiesetta nel 1933, che dice: “Il giovedì santo del 1933, Spaccaforno,  nella  ricorrenza  del  XIX  centenario  della  divina redenzione, il Simulacro del SS. Cristo tra i ruderi di quest'antica chiesa portò, che la pietà dei primi fedeli pose e S. Ilarione venerò. (15)

 

NOTE

13 Vita S. Ilarionis heremitae, PL XXXIII , capp. 38-39. Vita di Ilarione, Testo critico e commento a c. di A. Bastianseen e J. Smit, Milano 1975. Cfr. M. Trigilia, Ilarione il santo vissuto a Cava d'Ispica, p. 25ss., Ispica, 1982. Id. Ina e Tiracina, op. cit., p. 20 e n. 48,49.

14 Aggiungiamo che, secondo noi, i miseri, illegibili resti di pannelli pittorici del lato sinistro a fianco della primitiva abside, in uno dei quali probabilmente era effigiato il santo, sono i più antichi e risalgono al periodo bizantino-premusulmano (VI sec.).

15 Cfr. Sac. C. Moltisanti, art. cit., pp. 233-235. A. Moltisanti, op. cit., p. 76. R. Fronterré, op. cit., pp. 62s., 85, 103, 105.

 

 

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