LE VISITE DEI VESCOVI SIRACUSANI

 SEC. XVII

 

 1605-1607

COSTRUZIONE DELLA NUOVA CHIESA

 

   Come risulta dalla prima visita del 1542, la chiesa antica aveva solo tre altari. Agli inizi del 1600, venne ampliata con un avancorpo in muratura a croce latina con una sola navata. La descrive in parte un testimone oculare vissuto ai tempi del terremoto del 1693 che la distrusse, il Sac. Francesco Franzò, nel suo Diario, riportato da R.F. Turrisi1. La testa della croce o abside, “venne rialzata con ulteriori scavi nella roccia della grotta, formante la volta e costituì l'abside”. Furono alzate due pareti in muratura, per proporzionare  l'abside  con la navata e se ne ricavarono due vani laterali; quello di sinistra fu adibito ad ossario, quello di destra, cambiò in sacrestia l'antica abside. L'intonaco interno fu decorato con affreschi2. Ai lati furono conservati in due cappelle, a sinistra il Cristo Flagellato e a destra l'Assunta. “Ai due lati della navata o avancorpo, erano disposte simmetricamente sei Cappelle rientranti, tre per lato, ma più piccole, con relativi altari.”

  Dalle Visite ricaviamo preziose indicazioni. I lavori per “la fabbrica della nuova chiesa furono iniziati nel 1605 (Visita del Vescovo Saladino) e portati a termine prima del 1607. In quell'anno infatti, il delegato D. A. Venziano trova la chiesa in buon ordine e gli altari Maggiore, dell'Assunzione e di S. Giorgio “decentemente ornati”. Ordina poi che “gli altari di legno si fachino di petra”.

  La chiesa dunque era stata ampliata con la costruzione in muratura. Il numero degli altari era di cinque, come risulta dalla successiva terza visita del 1614, dove si dice espressamente: “Infra ditta ecclesia cinco altari: zioè altaro maiori sutta titolo di Santa Maria Maiori.Item uno altaro sutta titolo di Santa Maria di pedi di grutta…” Secondo noi, è questo forse il vecchio altare maggiore di cui parla il Moltisanti; ma potrebbe essere stato costituito dalla mensola della nicchia con l'immagine della Vergine. “Item uno altro altaro sutta titolo di Santo Francisco…Item un altro altaro infra la Cappella di lo Cristo a la Colonna …Item un altro altaro infra la cappella per la funtioni della matina”. Quest'ultimo deve essere stato quello dell'Assunta. Non vengono citati i due altari precedenti di S. Giorgio e S. Gregorio. A. Moltisanti3, senza citare la sua fonte,  dice  invece che nell'avancorpo “esistevano  cinque  altari  per  ogni  lato”  ed  indica  i nomi  di  tre:  Beati Apostoli,  Sacre  Reliquie  e  Anime  del  Purgatorio. La Fronterrè ne conta

 

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tre per lato e aggiunge che da un registro di mandati del 1500 e dalle Messe fondate risultano solo i nomi delle tre (suddette) cappelle. “Si sconoscono le tre rima­nenti.” Dalla Visita del 1683 risulta che quello degli Apostoli era lo stesso dell'Assunta, mentre non trovo nominati gli altri due. La dedicazione di alcuni altari è certo cambiata nel corso dei due secoli; infatti nel 1609 non si nomina più l'altare di S. Giorgio ma di S. Gregorio; in quelle del 1661 e ’69 è indicato quello di S. Rocco; e nel 1683 si parla dell'altare della Circoncisione.

  La nuova chiesa fu dunque fabbricata quando era Signore di Spaccaforno Francesco III Statella, che ebbe il titolo di Marchese qualche anno prima, nel 1598, e morì nel 16254; e probabilmente egli contribuì in modo consistente alle spese, sostenute grazie alle rendite della stessa chiesa ed alle offerte dei Confrati e fedeli. Cade perciò l'ipotesi di A. Messina6 che vorrebbe  riferire  a  questa  fabbrica l'epigrafe rinvenuta durante i lavori del 1895

(v. sotto) dal Dott. I. Leontini e riportata dalla Fronterrè6 : “Hoc opus Domina mola [?] … confinis huius terrae Sanctae Mariae”. Secondo il Messina, si tratterebbe dell'“iscrizione dedicatoria della chiesa” e “mola” (casomai dovremmo avere “lamo”!) starebbe per Girolama (Rau Grimaldi), moglie di Antonio I  Statella  La Rocca. Ma questi  ricevette l'investitura nel 1626 e morì nel 1651, vent'anni dopo circa la fine dei lavori! é più credibile l'interpretazione del Dott. Leontini: “Questo monumento dedicato a  S. Maria, scavato nella ’mole‘ della roccia segna il confine di questa terra (Hispicaefundus”).

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1 La Chiesa di S. M. della Cava…, cit. pp. 97-99.

2 Vedi la planimetria in A. Messina, Le Chiese rupestri del Val di Noto, p. 80s., Palermo 1994.

3 Ispica, Siracusa, p. 75s, 1950.

4 Cfr. M. Trigilia, Storia e guida di Ispica, p. 14, Ragusa 1989.

5  Op. cit., p. 138, n. 31.

6  Op. cit., p. 64 n. 1.

 

 

15 NOVEMBRE 1605

VISITA DEL VESCOVO GIUSEPPE SALADINO (1604-1611)

   Visita della Chiesa Madre

  … Dell'altare di S.Bartolomeo hanno cura i Confrati di S.Maria Maggiore, che  vi hanno assegnato una rendita annuale di onze 2,2. La celebrazione delle messe sarà fatta da sacerdoti scelti dai confrati e nei giorni da essi stabiliti. Il beneficiario deve aver cura di far cele­brare queste messe. Comandò che il Beneficiario non permetta che si impedisca che alcuni defunti siano seppelliti nel pavimento di detta chiesa, sotto pena di tarì 4 da applicare alla fabbrica nuova della Chiesa di S.Maria Maggiore.

 

9 OTTOBRE 1607

I VISITA DI D.ANTONINO VENEZIANO DELEGATO DEL VESCOVO SALADINO

S.MARIA MAGGIORE O DI BETLEM

 Il Canonico D.Antonino Veneziano Vicario Generale si recò a visi­tare la chiesa della Confraternita di S. Maria Maggiore o di Betlem.Visitò l'altare maggiore che trovò ben ornato come conviene. Poi l'altare dell'Assunzione della Beata Vergine Maria e lo trovò de­centemente ornato. Ordinò di procurare un altaretto grande e che nell'altaretto portatile piccolo non si possa celebrare; che all'altare di S.Giorgio si faccia una sgabello; che negli altari si mettano le cro­cette; che le figure dei santi dipinti nel muro “si scavino e pure s'abbanchigia [s'imbianchi] il muro”. Visitò poi la sacristia ed i gio­gali nell'inventario. Ordinò che negli amitti si facciano le croci; che le vesti di tela, i corporali ed i purificatori si tengano limpidi; che si facciano i sopracalici di tutti i colori che usa la chiesa; che si faccia una cassubula bianca ed un'altra verde. Ordinò che si facciano due altaretti di forma grande conforme all'ordine dato da Mons.Ill.mo. “Comandò che li altari di legno si fachino di petra infra termine di un mesi et chi in fratanto nisciuno sacerdote ci possa celebrare missa sotto pena di suspensione et al sa­cristano chi preparirà o darrà  commodità di celebrare sotto pena di mesi tri di carcheri”. Ordinò di  fare tre corporali, tre palli ed una cas­subula di damasco aurata; che si tenga in ordine il lavatorio col suo ‘grillo’ e tovaglia; che si chiuda e s'inchioda la porta della sacrestia la quale dà fuori della chiesa ed allo spiraglio si faccia una grata di ferro di sotto, che non ci possa entrare persona alcuna e questo  si  compia  dinnanzi  la  festività  di  natali  prossima   ventura  e  che  la  porta  della  sacrestia si faccia dall'angolo di sotto verso la chiesa e si muri quella che c'è oggi; che si faccia l'inventario dei giogali  della chiesa, d'argento, seta, tela ed ogni altra cosa; che si faccia un genuflettorio per il sacerdote che dovrà celebrare, con sopra il muro un crocefisso o altra immagine.

   Ordinò che si tenga un libro grande o rollo dove annotare tutti i redditi e censi ed i procuratori devono tenere l'introito e l'esito delle rendite e di tutte le elemosine donate dai fedeli; intanto il procuratore deve rendere conto  della sua amministrazione fino a tutt' oggi al ca­nonico D.Scarso.

   Poiché il detto Sig.Visitatore Generale rilevò che la Confraternita non è canonicamente istituita, ordinò che entro un mese “si procuri l'istituzione e licenza di Mons. Ill.mo con  portari i documenti delli operi pii nelli quali  si habiano d'esercitari, altrimenti detta Confraternita si intenda estinta”.

   INVENTARIO. Un calice d'argento indorato. Un candeliere d'argento. Tre paia di candelieri di metallo. Un “lamperi” (lampadario) che ha sette lampade di bronzo. Una cappa di coro rossa con due tunicelle. Una cassubula rossa di damasco. Tre avanti altari, uno di ‘corio’ dorato, l'altro di damasco‘amocato’ e l'altro di velluto virdi. Quattro paia di cuscini di damasco. Tre vestimenti e tre cassu­bule di tela. 26 tovaglie di cui 4 intagliate con le frinze e le altre piane. Un paio di lanterne. Due corporali di lana. Tre paraltari di tela. Due messali. Una cassubula di damasco rosso guarnita di por­tamani d'oro con sua stola e manipolo.

 

10 MAGGIO 1609.

II VISITA DEL DELEGATO D.ANTONINO VENEZIANO.

S.Maria Maggiore o di Betlehem.

   Il Visitatore Gen...visitò la  chiesa  di  S.M.Maggiore...visitò

l'altare maggiore...; ordinò che nella prossima consacrazione si fac­cia un altaretto portatile come già disposto nella precedente visita; ordinò che nell'altare di S.Gregorio si faccia uno sgabello; che si facci una cassubula bianca ed un'altra verde; che entro due mesi si adempiano le ordinazioni fatte nella precedente visita e non eseguite 1.

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 1 La Cappellania più antica di cui si è trovata memoria fu fondata il 31 – 8 – 1612, dal Dott. Don Giuseppe Infantino, per atto del notaio Paolino, con una donazione di onze due annuali per celebrarsi una messa nel giorno di lunedì. (v. L. Arminio, Spaccaforno nel Secolo XIX, vol. 2°, p. 60, Ispica 1985.

 

30 Aprile XII Indizione 1614

 III Visita del  DELEGATO D.ANTONINO VENEZIANO.

S.Maria Maggiore

 

   Il Molto Rev. D. A. Veneziano… visitò la Chiesa Confraternita di S. Maria Maggiore della Terra di Spaccaforno e per primo visitò l'altare  maggiore  che  trovò decentemente ornato. Questa chiesa ha una rendita annua di 20 onze, delle quali 9 soltanto vanno al Cappellano, tre al sacrista e tre all'organista; il restante si spende per cera, olio e suppellettili. Visitò gli altri altari e li trovò ornati. Visitò la  sacristia  e  i  giogali come sono registrati nell'inventario. Ordinò che la porta della sacrestia che dona alla strada si muri e quella che dona alla chiesa si accomodi bene. Ordinò: che in tutti gli altari si mettano le croci. Che si faccia una cassubula di damasco bianco con la sua stola e manipolo; un sopracalice rosso; un messale romano nuovo.

   “Che li confrati procurino la instituzione di detta confraternita con li capitoli di quello che havranno di osservari li confrati fra dui misi, sotto pena di applicarsi onza una alli presenti”. Che i debitori della chiesa non possano essere Rettori né procuratori di detta Chiesa se prima non pagano.

  Inventario delli Beni, Robbi et Redditi  della Ven. Ecclesia di Santa Maria Maiuri di ditta Terra di Spaccafurno. - Rollo dei censi di bolla della Chiesa di S. Maria…fatto in questo anno 1614.

Gli eredi di Vincenzo Firraro devon tre tarì ogni anno, come agli atti del Notaro Cola di Vincenzo. Mastro Giulio Rizuni per la grotta degli eredi di Bartolo Mineo devi tarì dodici su capitali di onze 4. Gli eredi di Mastro Stefano d'Armena per Antonio Zocco devono tarì 9 per capitali di onze 3. Gli eredi di Vincenzo Assenza per Corrao Assenza devono tarì 3 per capitali di onze 1. Barbaro Zocco e  gli  eredi  di Cola Zocco e Cola Muncata devono tarì sei… Pietro Piccione per Giuseppe Rei deve tarì 6… Antonino Mannella deve tarì 6…Cola di Betto per gli eredi di Francesco Mauceri devono tarì 2… Pietro di Aprili e Perna la Cannata  devono tarì 24 per capitale di onze 8 sopra palazzello confinanti con case di Betto di Vaccaro e Pietro Puglisi… Matteo Cannata per Andrea Moncata e Bernardo Moncata suo fratello deve tarì sei… Masi Conigliuni e gli eredi di Rosario Firraro devono tarì 3…Gli eredi di massaro Firraro per Pietro di Modica devono tarì 3… Pietro Mirindini per gli eredi di Cola Firraro deve tarì 3 per capitale di onze 1… Mastro Giovanni Paglialonga e Antonino Sinaguglia per gli eredi   di   Natali   Bugio  e  Agata  Canimolla  devono  tarì  3 Calogero  di Scacca e Santoro Firranti per Cola Baglieri devono tarì 3… Vincenzo Sessa per Paolo Falla deve tarì uno e grana 10 per capitali di tarì 19 come agli atti del detto Notaio Cola di Burgio… Libranti Cunigliuni deve per gli eredi di Pietro Multisanti e Corrao Canicula deve tarì 3 per capitale di onze 1, come da atto in notaio Giorgio de Micheli nel giorno 5 settembre 1595…Altri tarì tre li deve per Antonio Minuta e Cola di Nuccio…ma questo ogi lo rende Vincenzo Mirindino… Pietro Mirindino deve tarì 3 per Francesco Scaroza…Francesco Innaro per Giacomo di Modica e  per  Disiata di Corvo deve tarì 16 per capitale di onze 5, 18…Paolo Garganti per la Cappella di Santo Bartolomeo dà tarì 24 per capitale di onze 8 come dagli atti del notaio Antonino Migrino…Francesco Cannata paga tarì 3 …come sa atti in notaio Giorgio di Michele ultimo agosto XI indiz. 1598…Vincenzo Baroni per gli eredi di Cataldo Abbati deve tarì 3 … agli atti di Cola di Burgio … oggi li paga Francesco Innato. Camillo Schifitto per Cola Sinaguglia per la grutta di mastro Paolo Ficicchia e cisterna inanzi chista grutta deve tarì 3 agli atti di Cola di Burgio… Guglielmo Cavarra per mastro Stefano d'Armena deve tarì 3…Martinu Baroni per Guglielmo Pipiolo deve tarì 6…Gli eredi di francesco Calabrisi devono tarì 1 e grana 10 per lo suo patri e tarì 2 per  Paolo  Blandino Stefano Pulino per Antonio Vassallo deve tarì 3 per capitali di una sarma supra lo suo giardino  a la Cava Grandi …a li atti di notaro Cola di Burgio. Matteo Rubera  per  Margarita  La  Parga  deve  tarì 3…Corrao Sipione per Francesco Bramanti  supra lo giardino et palazzo a la Barrera deve tarì 9 su capitali di onze 3… Giovanni Paglialonga per Francesco Bramanti e questo per suo padre Blasi Bramanti de­vono tarì sei su capitale di onze 2 sopra lo giardino et palazo a la Barrera… agli atti di Cola di Burgio…Francesco Di Martino per Francesco Ginoisi e questo per Francesco Alonso deve tarì 3…Antonino Guzello per Vincenzo Multisanti deve tarì 9 “supra lu­cala a lu Valso” per capitale di onze 3… Antonino di Alferi deve tarì uno per “lo quondam suo patri”…Vincenzo Guzello per Antonino Sessa deve tarì 3…Francesco Michiche per Marino di Pisana e que­sto per Matteo Lintini deve tarì 3…Giacomo Cappitta per  Paolo Garganti deve tarì 3…Pietro Rubetto per Brando Guzzello per due partite deve tarì 10,90 su capitali di onze 3…Mutio Calabrisi deve per “la mugleri di Martioni Maucheri onze 1 su capitale di onzi 10; appari per contratto  facto a li atti di Notaro Antonino Migrino die 3 aprilis 9 indiz. 1574”.Mauro Li Favi per Vincenzo Cannella deve tarì 3 …Marco Catenni per Cola Pipiolo deve tarì 9…Gilormo Lisandrello per Cola Bramanti deve tarì 3… Vincenzo Di Modica   Luigi Li Favi deve per Andrea Li Favi e questo per Currao Scavuzu Tarì 3 su capitale di onze 1…Li eredi di Santoro Caucina per Antonino Campailla e per Antonina La Guchiuna devono tarì 6 su capitali di onze 2…Currao di Alferi per Antonino di Alferi deve tarì 3…Cola Pipiolo maggiore per Francesco Pipiolo “suo patri supra la sua grutta” deve tarì 3. Vincenzo Sessa per Marco Cannata deve tarì 6…“Lo ditto Sessa se lo ricattao ed ogi li rendi Cola Cutrera…agli atti di Notaro Giovanni Tomasi… Cola Nicolao per Francesco Gazeni “supra la casa che teni Antonio Pareri devi tarì 3…”Gli eredi di Pietro Infantino per Luca di Asenza e lo detto per Francesco di Giovanni  devono  tarì  3… Francesco  Labusa deve tarì 3…Cola di Betto per suo padre deve tarì 3…Corrao Fichichia per Antonio  Sacco  deve tarì 3 …come agli atti di notaro Giovanni Paolo Linguanti lì 19 agosto 2 indiz. 1577. Antonio Cascuni deve tarì 3…Francesco Cusimano per Pietro Saveri deve tarì 3…Santiachello per la casa di Antonio Gambuza alla contrada di Bellovidiri, confinante con casa di Angela Di Laurenzo deve tarì 3…Santo Marina…per Antonino  di Giuni…deve tarì uno e grana 1…Francesco Lupo per Cola di Falco deve tarì 3…Cosimo Armena per Francesco di Alferi deve tarì 3…Francesco Pizuto deve tarì 6…Nora La Lauretta per lo suo ma­rito deve tarì 3…Francesco Buscema per Blasi Tinuchio e questo per Satira di Cavaleri deve tarì 5…Francesco Falcuni per suo padre deve tarì 3 … agli atti di Notaro Giuseppe di Laurenzo…Gli eredi del fu Matteo di Lintini deve…Pitro e Cola Guastella devono tarì 3…Magistro Nicolao Scaroza “devi tarì tri, capitali di onze una quali li donao et feci relaxatione Francisco Buscema per lo loco di lo altaro chi havi lo ditto di Buscema in ditta ecclesia, comu per attu appari ni l'atti di notaro Antonino Migrino”…“Mauro Coppa per Cola di Sinagugla e ditto di Sinagugla per la casa a la Vignula confinanti cum casalina di Joseppi Salemi afachi afachi [faccia a faccia] cum la casa di Caloiaro di Scacca deve tarì 21 per capitali di onze 7 come per contratto appari a li atti  di Cola di Buscema et da poi per altri contratti a cautela di ditta ecclesia di venditione et  relaxatione  di ditta casa com pagari sempri ditto censo.” Cola Nicolao per Antonio Chialanzo deve tarì 4 e grana 4…Francesco Zocco per Cola Zocco suo patri supra lu palazo a la Barrera confinanti cum palazo di Nardo Marina, deve tarì 3…Magistro Antonino Bufardeci ditto Zanoia per  Petro Di Nieli Pidalello et lo ditto per lo quondam suo patri Joseppi Di Nieli deve tarì 6 per capitali di onze dui supra soi beni, speciali supra lu palazo  a la Piaza”. Mastro Antonino Rustico per la putia di mastro Guglielmo Lo Cicero e ditto Lo Cicero  per  mastro  Norato  Lo  Cicero  deve  tarì 5… Detto Rustico lo recattao  …et ora lo paga Ioseppi Moncata come a li atti di notaro Di Micheli die 15 nov. 1598.Vincenzo Di Natali deve per Antonino Lo Blundo deve tarì 3…La mogleri di lo quondam Antonino Coira per un tilaro deve tarì tri per capitali  di onze 1. Gilormo Giamblanco per Franco Cafisi e ditto per Mauro di Asenza e ditto per Lociano Giamblanco deve tarì 3 capitali di onze una sunno supra dui casuzi a la Forza che vi stava ditto di casa; ap­pari per contratto a li atti di notaro Antonino Migrino infra lo con­tratto di la cappella  seu altaro nella ecclesia di Santo Bartolomeo. Magistro Giovanni Paglalonga devi tarì tri…Antonio Agnello figlio di Cola Agnello per la casa di Giacomo Mirindino e deto per Vincenzio Fucuni devi tarì 3…Giacomo Zocco devi tarì 3…Vincenzo Cannata e  Petro Cannata per lo quondam Neri Cannata devono tarì 6… agli atti di Antonino Migrino nella cappella seu altari di Santo Bartolomeo nella ecclesia di S. Bartolomeo…“Petro Mililli eredi di mastro Gregori Mililli devi supra la sua casa a la Barrera tarì 3”…Petro Puglisi devi per Martioni ed Antonino Maucheri e ditto per Crispino Moltisanti supra li casi et porticato a la Piaza confinanti colla casa di Senso Caucina e con lo palazo di Cola di Betto  …”Baldasare Lupo devi tarì 3…Guglelmo di Padua per Guglelmo Lo Monaco devi tarì 3…Paolo Zocco per lo quondam Blasi D'Aprili supra li casi che posedi ditto Di Zocco e Stefano Caucina devi tarì sei…Li eredi di Antonio D'Aprili …devono tarì sei…Cola Pipiolo per li eredi di Antonio Guastella… supra la sua casa a Bello Viriri devi tarì 3…Corrao Giani detto Cardona per nome et parti di Joseppi Di Falco devi tarì 3…Jacopo et Francisco Di Lintini frati devino per Joanna di Ramundazo e ditta pir Corrao Ramundazo suo patri e pir ditto Corrao li paga Masi Cannata chi se lo ricattao et ogi lo pagano li ditti Di Lintini…a li atti di notaro Giorgio De Micaele sub die 18 sett. XI indiz. 1597. Li eredi di Jacopo Catarchio supra tutti li soi beni devino tarì deci…tarì sei da Antonio Abati pir li eredi di Jacopo Cannata…a li atti di notaro Paolo Linguanti sub die 29 mai XV Indiz. 1583…Tarì tri da Franco Buscema pir Blasi Di Nuchio…ogi li paga Vincenzo Mirindino…Li eredi di Antonino Lo Iacono…devono tarì 3…Lo Magnifico Petro Infantino …pir Natali Cunigluni pir atto di cessione in notaro Paolo Linguanti …et li eredi di  Natali  Garganti  tarì  dui… et tarì sei li eredi di Antonino Lo Curchio …et Antonino  Di Nativo detto La Pignata …tarì 2  Horlando Di Lintini pir Vincenzo Mariotta supra la casa a la Timpa Chana devi tarì sei ; a li atti di Notaro Alfio Morana…Vincenzo Li Favi detto Minnasi  devi  tarì  5 e grana 2 pir la grutta si vindio  appari  a  li atti di notaro  Giorgio  Di  Micheli  sub  die 9 genn. XI Indiz. 1598…Francisco Chichetto devi supra li soi vignali a lu Marabino et grutta a lu Valso devi tarì 6 …chi si vindio una giniza [cavallina] chi la donao a ditta ecclesia Camillo Schifitto…a li atti di notaro Giorgio Di Micheli … 14 genn. 1598.

“Li Censi Bullati quali divino li Procuratori et Rettori passati che vacano pir dimenticarsi si dinotano qua dentro pir mimoria di li successori pir quanto si potessero recuperari in futuro.” Fina Abbati devi tarì 3…“Vincenzo Chirica supra la sua casa devi tarì 3 capitali di onze una, quali casa confina cum lo novo rologio che lu fundao Magnifico Marco Chirica a li atti di notaro Cola Di Burgio 1571”. Giorgio Pipiolo devi tarì 3…Li eredi di Antonio Guastella devino tarì 1 e grana 10…Giorgi Pipiolo pir Antonio Custanzo supra li soi casi a la Barrera  devi  tarì 6…Petro Alonso aliter “Vutta foco” devi tarì 4 e grana 10…Antonino Minusa per Mauro Luscola devi tarì 3…Joanne Antonino Jozia devi tarì 3…Antonino Di Martino devi tarì 3…Nardo Di Abbiduto aliter China devi tarì 3…Petro Davola paga tarì 15 capitali di onzi cinco supra una casa che lassao la matri…   “Si fa memoria qualimenti li censi bullati di questa Venerabile Ecclesia di Santa Maria Maiori di questa Terra di Spaccafurno fanno onzi vinti tarì setti grana undici capitali annalis di onzi 20, 15,10 di li quali ogi al presenti sindi exigino unzi dicinovi tarì dicinovi grana undici a lo rollo vechio agio retronotato accosì salvo errore; il quali rollo fu fatto per me Francisco Nicolao et conservato in potere di Don Antonio Coppa come Vicario al presenti et fu presentato nello anno presente 1611  dudici di marzo.”

 

Notamento di beni che ditta Ecclesia teni et possedi.

In primis

   Dui calici dorati cum soi pateri di argento. -Uno Cinseri d'argento.- Dui cassubuli di damasco una violachia et latra russa et dui tonichelli di damasco russo.- Una alba cum tri stoli et quattro manipuli. - Dui avantialtari di coiro dorati ; un palio. - Dui altri avanti altari di sita fina, uno albinato e latro virdi. - Quattro tovagli pinti. - Altri tri avanti altari di tila. - Vinti cinque tovagli plani. - Dui lanterni. - Quatro para di candileri di missa.- Altri dui para di candi­lera grandi, uno di ferro et lautro di ligno. - Dui missali. - Uno lam­peri di mitallo cum soi braza. -

Item lo stindardo di lo Santissimo Crocifisso per la processione di damasco russo cum la figura di la crucifisione.

 

 Gli Altari

 Infra ditta ecclesia cinco altari zioè altaro maiori sutta titolo di Santa Maria Maiori. Vi sunu quattru missi la settimana che obbligano lo Reverendo Don Antonio Cannata et per limosina di li quali si paga supra li renditi di ditta clesia.

Item uno altaro di Sebastiano Scaulso sutta titolo di Santa Maria di pedi di grutta vi fa celebrari una missa la settimana per sua divotioni.

Item uno altro altaro di Francisco Buscema; sta sutta titolo di Santo Francisco; li fa celebrari una missa la settimana, la celebra lo Reverendo Don Paolino Buscema sou figlo.

Item un altro altaro infra la Cappella di lo Cristo a la Colonna quali altaro di ditta ecclesia si ci celebra una missa la settimana lassata per lo quondam Cola Sacco, la celebra lo reverendo Don Antonino Cannata.

Item un altro altaro infra la cappella per la funtioni della matina vi sunno dui missi  la settimana, una la fa celebrari la vidua di  lo  quon­dam  Libranti  Conigluni  et  lautra …la vidua di Camillo Schifitto da lo Rev. Ant. Cannata.

Offiziali della Curti Vicariali della Terra di Spaccafurno fatti  die 25 aprile XV indiz. 1617 e continuati die 25 aprili 1619

D. Antonio Coppa Vicario.- D. Antonino Infantino Giudice. - Nicolao Di Blasi Magistro Notaro . - Antonio Merlo fiscali. D. Matteo Armenia erario. Jacopo Straquadaini erario. - Francisco Li Volsi. -

Confissori approbati: D. Antonio Coppa. - D. Zaccaria Buffardeci. - D. Antonino Cannata. - D. GiomBattista Buffardeci. - D. Paulino Buscema. - D. Zosimo Sanna. - D. Paolo Gaudello. - D. Labisino riva. - D. Antoni Di Bernardo. - D. Gasparo Puglisi. - Fra Angelo Caltanissetta.- Fra Davide Pulichino Carmelitano. - Fra Franzo Lo Bruno Carmelitano.

 

24 Aprile XV Indiz. 1617

IV Visita del Delegato D. Antonino Veneziano

S. MARIA MAGGIORE.

  Il …Rev. D. Antonino Veneziano S.I.D.[Dottore in Sacro Diritto] Visitatore Generale si recò in visita alla Chiesa della Confraternita di S. Maria Maggiore della Terra di Spaccafurno…

   Visitò l'altare maggiore… e gli altri altari ed i benefici delle cappel­lanie in esse fondate e trovò gli altari bene ornati e le messe soddi­sfatte. Ordinò che entro un mese “si faccia una tabella dove si scri­vano li obblighi delle messe per vedersi il mancamento per il sacri­stano il quale si elige per puntatore et advisi il mancamento al Vicario per far sodisfare dette messe.” Visitò la sacrestia ed i giogali come nell'inventario. Ordinò che nella sacrestia si tenga la tabella dove siano descritti ed adnotati tutti li confrati della chiesa.

   Ordinò che entro due mesi li procuratori “habiano da fari” la cas­subula bianca e il sopracalice rosso sotto pena di onze due…

Nell'altra visita fu ordinato ai procuratori di procurarsi l'Istituzione Canonica della Confraternita da Mons. Ill.mo …

   Entro un mese i Procuratori devono avere l'Istituzione con  la con­ferma dei Capitoli delle opere pie nelle quali si dovranno esercitare i confrati… sotto pena di onze due1

 

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1 La Fronterrè (La Chiesa…, cit. pp.139-141) riporta dall'antico Statuto  "le opere pie nelle quali si dovevano esercitare i Confrati”: “Maritaggio delle don­zelle povere, celebrazioni di Messe quotidiane, e domenicali, soccorso ai Confrati  ed  alle  loro  famiglie indigenti, mantenimento decoroso del culto delle proprie Chiese e Cappelle, istruirsi  ed  esercitarsi  in quegli atti di religione e pietà utili per adempiere il dovere di buoni cristiani e buoni cittadini, visitare li Confratelli infermi, assistere alle esequie ed ai funerali del Confrate decesso, con­tribuire, secondo le proprie forze in caso di insufficienza dei redditi patrimoniali (provenienti dai beni immobili, censi, rendite di  capitali) ai fratelli bisognosi, at­tendere con diligenza agli incarichi ricevuti.”

   Aggiunge poi che l'istituzione della Confraternita coi relativi capitoli fu im­plorata ed ottenuta, “verso il 1630, dal Sommo Pontefice Innocenzo XI, il quale benignamente accondiscese alla loro supplica ed emanò le opportune disposizioni al Vescovo di Siracusa; disposizioni ancora esistenti nella Cancelleria della Diocesi, in testo originale.”  L'indicazione è però vaga ed inesatta perché Innocenzo XI fu  Papa  dal 1676 al 1689; Innocenzo X dal 1644 al 1655, Inn. IX nel 1591 e Inn. XII dal 1691 al 1700. Purtroppo non ho rinvenuto questo testo originale dello Statuto nell'archivio arcivescovile.

 

 

26 Aprile X Indiz. 1619

V Visita del Delegato D. Antonino Veneziano

  

Visitò la Chiesa di S. M. Maggiore…

 

23 Giugno 1621

VISITA DEL  DELEGATO DEL VESCOVO PAOLO FARAONE (1619-1629) D.Francesco Franchino

  

   Il Rev. Vicario e Visitatatore Generale D. Francesco Franchino visitò la chiesa della Confraternita di S.Maria Maggiore; visitò l'altare maggiore che trovò ben ornato. Ha il reddito di 20 oncie all'anno; 9 servono per il salario  del cappellano per la celebrazione delle messe; il resto per cera, olio, …ed altre spese…

   Ordinò che si annotino in un libretto le obbligazioni delle messe ed il sacrestano deve controllare e riferire al Vicario se ci sono manca­menti. I giogali sono nell'inventario …

 

   Inventario dei beni  fatto dal procuratore D.Antonino Rustico in data 30-Giugno 1620.

 2 calici d'argento decorati; un incensiere d'argento decorato; 2 paia di candelieri di metallo; 2 cadelieri grandi di ferro; un lam­peri (lampadaio) di ramo bianco con sette lampi (bracci); una campana grande ed una piccola; una cappa di velluto rosso con le  sue falde di color paglia; 2 tunicelle di damasco rosso; una bandera russo di da­masco che si mette dietro il crocifisso; due crocifissi, uno per sep­pellire i morti ed uno per le processioni; tre cassubule di damasco, una rossa, una morata (color porpora) ed una bianca rovinata; tre vesti di tela e tre avanti altari di tela 4 avanti altari, uno di terzanello giallo, uno di raso rosso e due di cuoio adorato…tre corporali; due coperte…; tre messali, uno nuovo e due vecchi; 41 tovaglie d'altare; un altaretto portatile; 28 sacchi di battiri per disciplinati  in  quaresima  coi suoi scorciati (?); 4 sacchi per le processioni  solenni  rossi  e  bianchi; due avanti altari nuovi, uno di damasco rosso e l'altro bianco; uno “stindardo con la sua asta di damasco rosso; 15 masci (mortai) di ferro pi sparare alli solennità”; di più uno stindardo grandi di raso e d'argento russo con sua asta lo quali servi per li processioni.

 

1639

COMPROMESSO SULLE PROCESSIONI FRA LE DUE CONFRATERNITE

 

   Nel 1639 il Marchese Antonio I Statella La Rocca (1584-1651) per porre termine alle frequenti e gravi contese e tumulti fra le due Confraternite, elesse un giudice il quale stipulò un Compromesso o Trattato1 .

  Ne riportiamo i punti più importanti:

1) Si stabilisce l'alternativa delle due Compagnie di dette chiese nelle processioni dovendo portare il Crocifisso e stendardo… 2) Le Compagnie devono vestire l'abito bianco di  tela senza guarnizione e portare le loro insegne cioè cappotto, cordone e cappello di giambel­lotto di  colore  turchino  o  di feltro o d'altro drappo che non sia di seta, e quelli di S. Maria Maggiore di colore rosso. 3) La Fratellanza della Chiesa di S. Maria sia obbligata a portare la Cassa delle Reliquie alli 15 agosto che si solennizza tal festa, alla Chiesa della SS. Annunziata e li Fratelli della medesima siano in obbligo di incontrare la detta Cassa processionalmente colla Compagnia e torce sino alla metà della strada e così osservar si deve quando in Settembre si celebrerà la festa delle Reliquie della Chiesa della SS. Annunziata, coll'istesso obbligo di doversi portare la Cassa alla Chiesa di S. Maria Maggiore e li Fratelli di essa fare il simile incontro come sopra.”

4) Li Fratelli di S. Maria nei dì seguenti della Pentecoste che si cele­bra  la  festa  della  SS. Annunziata  devono  processionalmente portarsi a farvi osservanza.

5) Nel Giovedì Santo li soli Fratelli di S. Maria Maggiore possono far Processione, non potendosi in detto giorno far processione dai Fratelli dell'Annunziata.

6) Per togliere le differenze che sogliono arrecare nel giorno del Venerdì Santo, si stabilisce che ognuna delle Confraternite possa far processione in detto giorno…

7) Nel giorno della Resurrezione di N.ro Signore la sola Chiesa della SS. Annunziata potrà fare Processione… ”

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1 Copia di questo accordo è custodita nell'archivio privato di G. Calvo. Cfr. R. Fronterrè, La Chiesa… pp. 179ss.

 

  

23 DICEMBRE Va IND. 1651

D. ANTONIO STATELLA DONA UN GIARDINO ALLA CAPPELLA DEL CRISTO ALLA COLONNA.

  Con atto in Notaio Antonio Lupo, in data Spaccaforno 23 Dicembre 1651, il Marchese Francesco IV Statella e Caruso [investito il 22-4-1651 e morto nel 1654], il 23-12-1651 faceva do­nazione, con la riserva dell'usufrutto in vita, di un suo giardino albe­rato e recintato con muri, alla Cappella del SS. Cristo alla Colonna della Ven. Chiesa di S.M.Maggiore. Coi frutti e la gabella del giar­dino doveva essere celebrata una messa ogni venerdì del  mese. In occasione poi della sua morte sarebbe stata cantata “una messa solenne con l'assistenza di sei sacerdoti, per l'anima e la remissione dei peccati dello stesso donante”.

  Il figlio Marchese D. Antonio Statella (1651-1654) confermava in Notaio Giuseppe Paolino di Ispica la donazione fatta dal padre1.

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 1 Una copia di questi atti, fatta successivamente in data 21 Agosto XI Ind. 1658, era custodita nell'archivio dell'Arciconfraternita ed ora in fotocopia nell'archivio Calvo.

Secondo la Fronterrè, La Chiesa di S.M. della Cava…, op. cit., p. 62, n.1, nel 1639 il Marchese D. Francesco  Maria Statella avrebbe fondato con onze  due una messa all'Altare del SS. Cristo della Cava. L'indicazione è però inesatta  perché nel 1639 governava D. Antonio I , a cui successe il detto Francesco IV.

 

11 FEBBRAIO 1651

I VISITA DEL VESCOVO GIOVANNI ANTONIO CAPOBIANCO (1649-1673)

  Secondo il citato Elenco1, “Il fu Mons. D. G. A. Capobianco…dopo aver visitato la Chiesa Madre, visitò la Chiesa di S.M.Maggiore, poscia quella della SS. Annunziata ”

 

10 MAGGIO 1661

II VISITA DEL VESCOVO G. A. CAPOBIANCO

S.MARIA MAGGIORE

   Gli altari sono ben ornati. L'altare di S. Rocco rimanga come fu decretato nella precedente visita. In sacrestia lodò tutto. In questa chiesa, per la grandissima devozione ed il concorso del popolo, si permette un confessionale per le donne in  tutte le domeniche e le feste di precetto ed anche in tutti i sabati, dalla mattina fino a mez­zogiorno.

 

21-Giugno 1669

III VISITA DEL VESCOVO  G. A. CAPOBIANCO

 

Decreto Generale

   Quando sono celebrate le festività non si facciano mangiate e pranzi o (come si dice) colazioncelle nelle chiese, sotto pena per le stesse chiese di interdetto ipso facto.

S.Maria Maggiore

   Lodò l'altare maggiore, quello dell'Assunzione della B.V.Maria. Quello di S.Rocco rimanga interdetto finché non sia provvisto del necessario. Nel messale siano aggiunte le parole dove mancano, al­trimenti resterà interdetto e nessuno possa celebrare con esso sotto  pena  di  sospensione  ipso facto. Sia fatta la sepoltura per i figli dei confrati di questa chiesa, altri­menti non potranno in essa essere sepolti sotto pena di interdetto.

   In questa chiesa,  per la grande devozione ed il concorso del po­polo  e  la  grande  distanza  dalla  chiesa  madre, viene permesso il con­fessionale per le donne ma di mattina; nelle feste però dei santi di questa chiesa e nelle loro vigilie ed in tutti i sabati si concede per tutto il giorno.

 

 

15 Marzo 1676

VISITA DEL VESCOVO FRANCESCO MARIA RINI O.F.M.(1674-1676)

S.Maria Maggiore

   L'altare maggiore è ben provvisto. Ordinò che nell'altare del SS.mo Cristo alla Colonna ed in quello della B.V.Maria la pietra sa­cra sia resa stabile con calce…I giogali e la sacrestia vanno bene; sui purificatori devono essere applicate le croci.Il messale deve essere adattato secondo il canone entro otto giorni, altrimenti non si può celebrare.

 

 

12 Giugno II Indiz. 1679

Due atti riguardanti S. M. Maggiore1

Rilascio di eredità a S. Maria Maggiore.

  Il fu Antonio Cappello nel suo testamento in Notaio Giuseppe Setti del 9 luglio XIIa indiz. 1644, lasciava i suoi beni alla madre Anna ed al fratello Pietro con la condizione che dopo la loro morte tutti i frutti ed i proventi dovessero essere applicati annualmente per  “il mari­taggio di fanciulle  sue consanguinee  fino  al quarto grado” ed ogni tre anni una annualità per la Ven. Chiesa di S.M.Maggiore… Essendo ora tutta l'eredità pervenuta a D. Francesco Barbuzza, questi per la sua grande devozione ed affetto verso la detta Chiesa e volendo fare elemosina in suffragio dell'anima sua e dei suoi peccati ed anche dei suoi predecessori…

   Concede alla detta Ven. Chiesa e per essa ai Mastri Giovanni Fronte  fu  Giuseppe  e  Francesco  De Betto suoi Procuratori tutti i  beni dei predetti Cappello…eccetto soltanto un palazzo con due corpi so­pra e due camerette sotto, sito nella contrada detta delli Putielli, con­finante con la bottega di D. Antonino Cuella ed il Convento dei PP. Carmelitani…

Testimoni: Dott. Pietro Infantino (U.I.D.) [Dottore in Diritto Ecclesiastico e Civile], Lorenzo Celeste, Rev. Sac. D. Tommaso Aparo, Antonio Ficicchia. Dagli atti di me Antonino Celeste Regio Notaio. Vincenzo Vaccaro e Giuseppe Rizzone Giurati. 12-giugno II Indiz. 1679…

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1Dal Registro degli atti di donazioni e soggiogazioni, registrati nella Corte dell'Università di Spaccaforno e affari diversi dei giurati,  Archivio di Stato di Siracusa, Vol. 9 ff. 74r-76r.ff.54r-55r.

 

 

2 Luglio III Indiz. 1680

Un atto di concessione enfiteutica1.

  Il Rev. D. Tommaso Aparo Procuratore della Chiesa di S.Maria Maggiore concede in enfiteusi ad Antonio De Aprile un palazzo “sotto e sopra” con casaline … in contrada delli Putielli… Questo pa­lazzo già di proprietà del fu Francesco Barbuzza, erede universale di D.Antonino Cappello, fu donato  alla  Ven.  Chiesa di S. Maria Maggiore,   come da atti del notaio Antonio Celeste 12 e 13-6-1679. La concessione è in perpetuo ed ogni anno A. De Aprile pagherà 16 tarì…

Testimoni…Michele Mauceri, Lorenzo Celeste, D. Natale Paglialonga, Pietro Bufardeci.

Dagli atti di me notaio Vincenzo Paolino di Spaccaforno, 3 luglio 1680…registrato secondo la forma della Prammatica e dei Capitoli del Regno…

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1 Coll. citata, vol. 9, ff.113r-113v.

 

Venerdì 29 aprile 1683.

VISITA DEL VESCOVO FRANCESCO FORTEZZA

(1676-1693)

 S.Maria Maggiore

   Visitò la Chiesa di S.M.M., il suo altare maggiore in cui c'è una cappellania.

Nella cappella sotto il titolo degli Apostoli o dell'Assunzione della B.M.V. nella  quale  c'è  un reliquiario con diverse sacre reliquie, ordinò di presentare le autentiche. Nella cappella con l'altare del Cristo Flagellato trovò tutto bene. Lodò l'altare della B.V.M. sotto il titolo dell'Assunzione in cui c'è una cappellania ed anche l'altare della Circoncisione di N.S.G.C. in cui c'è una cappellania.

   Vide la sacrestia e controllò i vasi sacri, la sfera, i turiboli d'oro e d'argento, le suppellettili sacre e le restanti vesti necessarie per la messa e lodò tutto. Di tutto questo fu fatto un inventario.

 

Dono ed autentica di Reliquie a S.M.Maggiore

   Nel “Registro di Affari diversi dei Giurati di Ispica1, in data 8-10-1686, è riportata una lettera del Vescovo siracusano Francesco Fortezza, data a Siracusa il 19-9-1686, del seguente tenore. Facciamo noto a tutti che dai Procuratori della Chiesa di S.Maria Maggiore ci fu presentata una capsula  lignea  con  alcune  sacre  reliquie prese dai corpi dei Santi Martiri Abondio e Feliciano, estratte dal cimitero Ponziano col permesso del Papa, dall'Em.mo Cardinal De Carpinio, suo Vicario Generale e Giudice Ordinario nell'Urbe, e da questi donate a Fra Francesco Franzò di Ispica dell'Ordine dei Minori Osservanti, con facoltà di tenerle o di donarle, come risulta dal rescritto dello stesso Cardinale dato in  Roma, in data 3-8-1683. Il detto Franzò ne ha fatto dono  alla Chiesa di S.Maria Maggiore per mano di D.Natale Paglialonga, come risulta da lettere date a Palermo in data 14-7 e 28-8 1685. Dopo averle venerate, richiusa la capsula, l'abbiamo consegnata ai Procuratori della detta chiesa con la facoltà di esporle alla venerazione dei fedeli e di fare per la prima volta la processione per la loro  collocazione, con l'intervento del clero, delle confraternite e di altri, uscendo dalla chiesa sacramentale di S.Antonio e terminando nella detta chiesa di S.M.Maggiore.

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1 Vol.1369 (16), f.91, Arch. Stato Sir.

 

 

15 Gennaio 1686.

Un atto di donazione al Cristo Alla Colonna1

   Margherita  Traversa, vedova del fu Pietro Cutè, figlia del fu Vincenzo Traversa e Giacomo Cutè  suo  figlio  ed inoltre Franca Traversa sua sorella … per soddisfare le sei oncie dovute per legato da D. Francesco Statella per il perdono e la remissione dei suoi pec­cati  alla Cappella del SS.mo Cristo alla Colonna esistente dentro la Ven. Chiesa di S. M. Maggiore di questa Terra di Spaccaforno,… donano… alla detta Cappella ed ai Procuratori Sac. D. Francesco Lo Perno e Matteo Rubera che ricevono per suo conto  un casa terranea  …vicino  alla  detta  chiesa , confinante  con la casa di Nicolò Drago e con quella di Isabella Cannata …I detti Procuratori Lo Perno e Rubbera ed i loro successori si obbligano nel giorno della morte delle dette sorelle Margherita e Franca Traversa di provvedere al fu­nerale “con li Cappillani et croce d'argento”, come si usa …

Testimoni D. Giuseppe Lo Monaco, Lorenzo Celeste e Magnifico Pietro Miccichè. Notaro Vincenzo Paolino 16 Genn. 1686.

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1 Vol. 9 n°1355, Archivio di Stato di Siracusa, ff. 162v-163v.

 

 

Il Terremoto del 1693

Dal Verbale dei danni arrecati all'antica Spaccaforno dal terremoto dell'11 Gennaro 1693.Sottoscritto dai Giurati del tempo, dal Parroco, dai PP.Guardiani dei 3 Conventi (1).

…Il resto delle chiese, come S.Maria Maggiore e la SS.ma Annunziata, ch'eran due delle migliori, non  cedendo  nè alla Matrice nè a qualsivoglia altra chiesa di questa Valle, sono tutte atterrate … havendosi recuperato qualche immagine, e fra l'altre quella del SS.mo Cristo alla Colonna,  di non ordinaria divotione non solo agli abitanti ma a tutti quanti i convicini…     

 

Dal DIARIO ANONIMO DEL 16932.   

   20 Febbraio 1693. é qui giunto … Don Blasco Maria Statella,  primogenito di S.Ecc. il Principe Don Gennaro Statella, fratello del qui regnante Marchese [fratello del] D.Maurizio… è un bel giovane di appena 24 anni; appena giunto si è recato in pompa magna a por­tare un magnifico calice di argento massiccio alla Chiesa di S.Maria della Cava in parte essa pure rovinata; ricchissimo dono di Sua Ecc. la Principessa Eleonora, sua madre, al  SS. Cristo alla Colonna, che attualmente è stato collocato dentro una capanna appositamente co­struita nel centro della Cava, vicino alla Conziria.

   24 Febbraio. Un gran numero di mastri muratori, fra i quali non pochi dei paesi  vicini, specialmente  siracusani,  sta ultimando i lavori per la costruzione della nuova Cappella del SS.Cristo, sulla distesa pianeggiante poco discosta dal Colle della Calandra…

  28 Febbraio 1693.

  Spettacolo infinitamente triste e profondamente pietoso è quello che si ripete tutti i giorni e tutte le notti attorno la baracca del SS.Cristo costruita a forma di cappella sul centro del letto della piena della  Cava, tra  la  Chiesa  di S.Maria da una parte e  la Conziria dall'altra.

Né il naturale rigore della stagione, né il disagio della località acqui­trinosa ed umida valgono ad allontanare da quel posto una vera folla di devoti d'ambo i sessi e d'ogni età e condizione sociale, che vi staziona giorno e notte, recitando preghiere, salmodiando e lita­niando in un trasporto di fede tale che scuote e commuove; dinnanzi a certi spettacoli raramente si riesce a starsene indifferenti…Ci avvi­ciniamo a capo scoperto, ci prostriamo in mezzo agli altri…; con­fesso che non ho mai pianto come in quel momento.

  Veramente il quadro non può essere più impressionante, se si pensa e si tiene conto di tutto quanto la tradizione e la leggenda hanno accumulato attorno alla millennaria e taumaturgica Immagine del SS. Cristo Legato alla Colonna, che l'immane disastro, dal quale è  uscito  miracolosamente incolume, ha costretto a restare riparato in quella baracca sempre minacciata dalle intemperie e attorno alla quale una moltitudine di fedeli notte e giorno piange e prega.

   1 Marzo 1693. Oggi finalmente, dopo una ventina di giorni di feb­brile lavoro di sgombro delle macerie della Chiesa di S.Maria della Cava, a cui ha dato mano una vera folla di paesani d'ogni ceto e mestiere, fra cui non pochi Sacerdoti e persino ragazzi, è stato pos­sibile trasportare nella cripta di detta chiesa le due immagini del SS.Cristo e della S. Vergine Assunta; ed era tempo, in quanto le continue piogge di questi giorni minacciano di provocare una delle solite annuali e disastrose piene della Cava. é  stata appesa provvi­soriamente ad un vicino albero di noce l'unica campana di detta Chiesa dissepolta da sotto un cumulo di pietrame  e  di  calcinacci, ai primi  rintocchi della quale ha risposto il commosso grido di tutto un popolo con la tradizionale acclamazione di “VIVA LU PATRI!”

 

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1 Dalle Memorie inedite varie sul terremoto siciliano del 1693., a cura del Dott. Innocenzo Leontini, in A.S.S.O. (Archivio Storico per la Sicilia Orientale) S.II a.VII,  pp.391-402,  Catania 1932.

2 Pubblicato da Rosa Fronterrè Turrisi in Il Terremoto dell'undici gennaio 1693 con speciale riguardo a Ispica (già Spaccaforno),  Ispica 1966.

 

1693 Due atti testamentari per sepoltura in S. M. Maggiore

   Notaio S. Mariano. 3 Marzo 16931 . Test. di Giacomo Milana che vuole essere sepolto nella Chiesa di S. Maria Maggiore.

  Lo stesso.19 Aprile 1693, f. 418v. Test. di Luciano Spada, che vuole essere sepolto nella Ven. Chiesa di S. Maria Maggiore.

 

14 Settembre 1694. Due atti di donazione a S. M. Maggiore2 

Giovanna Galife moglie di Andrea Marchise… “una delle sorelle della Confraternita della Ven. Chiesa di S. M. Maggiore”… per l'amore e la grandissima benevolenza che da sempre ha e per otte­nere da Dio perdono dei suoi peccati… dona …una casa terranea…confinante con casa di San Martino Antonino…a patto che dopo la sua morte le sia fatto il funerale secondo la sua condizione e  qualità, sia sepolta nella detta Ven. Chiesa …e sia celebrata la messa per la remissione dei suoi peccati…

Testimoni D. Tommaso Arizzi, Francesco Denaro, Agatino Ficicchia. Dagli atti miei notaio Mariano Salvo …

   Nella stessa data e con le stesse condizioni  Margherita Galife, ve­dova di Santorio De Orlando, anch'essa “una delle sorelle della Confraternita di S. Maria Maggiore” , dona due case terrane …confinanti con case di Antonino Falcone ed Antonio Bufardeci…

Testimoni: D. Tommaso Arizzi, Francesco Aparo e Agatino Ficicchia.

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1ff. 288r-293v (Arch. di Stato di Modica, Notai di Ispica)

2A.S.Sir.vol 9, ff. 414r-417r).

 

Fondazioni Messe1

   Notaio Monaco Giuseppe … 9 Giugno 1695. Giovanna vedova del fu Tommaso Coniglione fonda il servizio di una messa nella chiesa di S. Maria Maggiore e nel suo altare maggiore.

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1ff. 509r-512v (Arch. di Stato Modica.)

 

1693-94 D. MAURIZIO STATELLA FA DONO DELLA RELIQUIA DELLA CROCE AL CRISTO ALLA COLONNA DI S.MARIA.

   Negli atti di due notai ispicesi degli anni 1693 e 1694, custoditi nell’Archivio di Stato di Modica, sono registrati quattro atti riguar­danti una reliquia della Croce; tre si trovano nel volume 9, anno 1693, del notaio Salvo Mariano e l’altro nel vol. 11, anno 1694, del notaio Giuseppe Monaco.

   Nel primo (ff.404r-407v), in data 14 Aprile 1693, si attesta che Padre Giovan Battista da Milano, eremita dell’eremo di Gesù e Maria del territorio della città di Noto1, dona all’Ill.mo Fra D.Maurizio Statella, un’insigne Reliquia della SS.ma Croce del Signor nostro Gesù Cristo, per ricambiarlo di particolari favori da lui ricevuti. Essa è formata da due pezzetti disposti in croce ed è po­sta in un “cristallo di Monte”  dentro una croce d’argento sopra un pezzetto di tessuto “di velluto piano raccamato d’oro e d’argento”. Era dono del Cardinale Maldachini (sic) ed aveva la fede e l’autentica. P.Giovanni riceve da Don Maurizio 20 once come prezzo della croce d’argento e pone la condizione che, se al suo ri­torno da Roma vorrà riaverla, D.Maurizio dovrà  restituirgliela ed egli gli ridarà il denaro, a meno che non sarà stata collocata in qual­che luogo sacro, dove invece potrà restare per sempre. In presenza del notaio, l’Eremita giurò con la mano al petto e D.Maurizio toc­cando la croce. Testimoni furono il Sac.D.Francesco Lo Perno e D.Giuseppe di San Martino.  La donazione fu registrata negli atti della Curia dei Giurati di Spaccaforno il giorno seguente, 15 aprile 1693.

   Nel successivo atto del notaio Giuseppe Monaco, del 31 ottobre 1694 (Vol.11, ff.148r-150v) lo stesso eremita, dimorante  a  Spaccaforno, in presenza del notaio, fa donazione “pura, semplice, gratuita ed irrevocabile” dello stesso frammento LIGNI SS.MAE  CRUCIS, posto dentro una piccola croce di cristallo ornata di fili­grana d’argento dorato, all’Ill.mo D.Maurizio Cavaliere della Sacra  Religione  Gerosolimitana  (S.R.H.) [Ordine di Malta]. é trascritta una lettera testimoniale dotata di sigillo e firmata dall’Em.mo Cardinale Francesco Maidalchini2  Titolo S.Frediano, Primo dei Presbiteri, nella quale si attesta la donazione al detto eremita del Frammento della Croce. Sua Eminenza l’aveva ricevuto  dal Rev. P. Ilarione che l’aveva preso dal Santuario della Chiesa di S.Croce a Gerusalemme3 col permesso del Papa di santa memoria InnocenzoX4 . La lettera è

spedita il 27 maggio 1694. é detto che il donatario D.Maurizio può liberamente  tenere  per  sé la Sacra Reliquia oppure donarla ad un luogo sacro

 

di sua scelta.-Testimoni: Il Rev. Sac. D.Silvestro Callisi, Girolamo De Aprile e Girolamo Terribile5 .

   Nel secondo atto del notaio Mariano del 16 aprile 1693 (ff.408r-411v), è detto che Don Maurizio, quando si trovò in miserrimo e fu­nestissimo stato, durante il turbamento del terremoto (che ormai possa finire),  per il rischio della sua vita e la sua salvezza, data la sua singolare devozione al SS.mo Crocifisso posto alla Colonna, nella Ven.le Cappella esistente nella Chiesa di S.Maria Maggiore la cui devozione è precipua per tutti gli abitanti di questa Terra Hispicefundi, fece voto di offrire  ad essa un dono grande e straor­dinario, per  l’aumento del culto e della devozione. Avendo ottenuto la grazia implorata e volendo mantenere il suo voto, ha deciso  di  far  donazione  “pura,  semplice, gratuita ed irrevocabile” della suddetta insigne reliquia6, al Rev.do Sac.Don Francesco Lo Perno, come Procuratore della Ven.le Cappella, il quale la riceve come tale e in nome dei futuri procuratori. Egli avrà cura di collocarla e conservarla nella predetta cappella, chiudendola a chiave in un posto conve­niente. La chiave sarà custodita dallo stesso e dopo la sua morte dai futuri procuratori. Il Sac.Lo Perno giurò con la mano al petto e D. Maurizio toccando la croce. Testimoni furono D.Francesco Denaro e D.Giuseppe San Martino.

   Nel terzo atto del notaio Mariano dello stesso giorno 16 aprile 1693 (ff.412r-413v) il detto Sac. D. Francesco Lo Perno, Procuratore della Cappella del Crocifisso posto alla Colonna in virtù dell’elezione fatta dai Confrati e registrata nel loro solito libro, insti­tuisce  il  cugino  D. Francesco Lo Perno, anche se in sua assenza, come procuratore in sua vece. Questo al fine che si presenti, a Siracusa o in altro posto del Regno di Sicilia, all’Ill.mo Vescovo Siracusano, per ottenere la licenza di esporre la Reliquia della Croce nella detta Cappella di S.Maria Maggiore e di condurla con solenne processione del clero e dei mo­naci per tutta la detta Terra Hispicefundi, con tutte le solennità ri­chieste in simili occasioni e quant’altro piacerà al suddetto sostituto procuratore, il quale dovrà farsi spedire dalla Curia Vescovile le let­tere di approvazione con le clausole e le disposizioni opportune. Il detto Sac. Lo Perno giurò con la mano al petto, impegnandosi all’adempimento di quanto sopra detto. Furono testimoni D.Natale Paglialonga ed il Notaio Don Vincenzo Salvo.

 

  Questa insigne reliquia col suo reliquiario è custodita ancora nella Basilica ed è sistemata sopra un bastone a mo’  di Croce astile.

   Un piccolissimo frammento fu messo in un medaglione di cristallo  nella parte posteriore della Colonna, come conferma la Fronterré.

  Ed altri quattro furono incastonati in piccole lenti nell’aureola del SS.Cristo detta PATENA, che viene portata in solenne processione il Martedì precedente le Ceneri.

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1  Nel  territorio  di  Noto c’erano ai primi del Settecento 5 romitori: di Gesù e Maria a S.Corrado di fuori, di S.Giovanni La Lardia, della Madonna Marina, di S.Calogero e della Madonna della Scala (cfr. D.S.Guastella, Il cammino della Chiesa Netina nella storia del suo santuario diocesano, Noto 1979, p.11). L’Eremo di Gesù e Maria era sorto ai primi del 1500 sulla collina che sovrasta la grotta di  S.Corrado. Nel terremoto dell’11 gennaio del 1693 fu distrutto con qu­asi tutta l’antica Noto. Sulle sue rovine sorse  subito  il  nuovo  eremo, ad opera proprio di questo Fra Giambattista   nel 1695, come attesta l’iscrizione in marmo che si legge sulla porta d’entrata:  “Questo eremo e la chiesa, per coopera­zione di Fra Alfio da Melilli e  di Fra Giambattista, milanese, sorsero nel 1695.” Il terreno fu donato dai  due nobili fratelli notinesi Landolina, con atto del 16-12-1694  (cfr. P.  Giovanni  Parisi, S.Corrado Confalonieri, Patrono di Noto, Noto 1984, p. 162).  é verosimile che parte delle 20 onze date da D.Maurizio ed altre sue generose offerte  siano servite per la ricostruzione dell’eremo.

2 Francesco Maidalchini fu creato Cardinale da Papa Innocenzo X il 7 ottobre 1647, a soli 17 anni d'età. Era nipote di Olimpia Maidalchini, l'influente cognata del Papa (cfr.Ludovico Von Pastor, Storia dei Papi, Vol.XIV, p. 32, 143, ver­sione  italiana, Roma 1961). Nel 1964 aveva dunque 64 anni.

3 Secondo l’antica tradizione, la Croce di Cristo fu rinvenuta da S.Elena, madre dell’imperatore Costantino, a Gerusalemme nel 325 d.C. La Santa la divise in tre parti: una la lasciò al tempio di Gerusalemme, una la mandò a Costantinopoli ed una a Roma assieme al titolo INRI, per donarla alla Basilica che Costantino fece erigere per custodirla e che fu chiamata Basilica Eleniana o Sessoriana e più co­munemente  Chiesa di S. Croce  in  Gerusalemme.  Queste reliquie, consistenti in tre pezzi   del  legno, un chiodo, parte del titolo e due spine, sono ora custo­dite in preziosi reliquiari, nella cappella semisotterranea dedicata appunto a S.Elena (cfr.S.Ortolani, S . Croce in Gerusalemme, Roma 1969, pp.88ss.; D.B. Bedini, Le Reliquie Sessoriane,  2a Ediz. , Roma 1956; Guida d’Italia del T.C.I., Roma e Dintorni,  Milano 1977, p. 372); Enciclopedia Cattolica, vol.IV, col.961, Roma 1950.

4 Innocenzo X (Giambattista Pamfili) fu Papa dal 15-9-1644 al 7-1-1655.

5 Ritengo che  questo secondo atto sia stato stipulato per rendere definitiva la donazione, dopo il ritorno dell’eremita da Roma, dove si sarà recato per avere dal Cardinale quest’altra più autorevole autentica, probabilmente richiesta dal Vescovo di Siracusa.

  D.Maurizio fece registrare la donazione ricevuta negli atti dell'Università di Spaccaforno dai  Giurati   Nicola  Infantino e  Placido Silvaggio e dal Maestro no­taio giratorio D.Francesco Denaro, il giorno seguente la stipula, 1 novembre 1694. é stata conservata  nel vol. 9 , ff.374v-375v, degli “Atti di donazioni e soggiogazioni  registrati  nella  Corte  dei Giurati dell'Università di Spaccaforno”, anni 1673-1702, custoditi nell'Archivio di Stato di Siracusa. Non si trova invece la registrazione del primo atto  nella suddetta data  del 15 aprile 1693. La dona­zione alla Cappella del Cristo alla Colonna fu rinnovata e registrata  dallo stesso maestro notaio Francesco Denaro, in data 25 ottobre 1696, nello stesso volume 9, ff.427v-429r.

6 Copia  di  questo  atto  di  donazione  era custodita (io non l’ho rinvenuta) nell’Archivio della Basilica di S.Maria Maggiore, come conferma la R.Fronterrè Turrisi  (La chiesa di S.Maria della Cava di Ispica, Ib. 1978,  p.62 n.2 e p. 83), la quale non indica la data e dice che la donazione fu fatta dalla “Principessa Donna Pellegra Statella e Mastrilli e dal Marchese D.Maurizio Statella.” Notiamo che Donna Pilegra era moglie del Marchese Francesco e D.Maurizio era fratello del Marchese.

   Il  Sac. Corrado Moltisanti, nel suo opuscolo Il SS.mo Cristo nella Storia e nella devozione di Spaccaforno, nota 2, p. 8, Tip. Gozzo, Spaccaforno 1913, ri­stampato da  G. Calvo, E  tu  non lo  sai …, parte II, pp. 237ss., Ragusa 1982, è più preciso perché attribuisce la donazione solo a D. Maurizio ed aggiunge il giorno, 24 Ottobre 1696, data dell'ultima registrazione (vedi sopra). Ecco il passo più importante nell’originale testo latino di cui il Moltisanti e la Fronterrè riportano qualche rigo (da“attenta” a “Terrae”): “Ex quo illustris Frater D.Mauritius Statella in miserrimo ac funestissimo casu pervento in conflictu ter­remotus (quod amplius  evanescat) pro attentu suae vitae eiusque salvationis vo­tum fecit, attenta sua singolari devotione apud SS.mum  Crucifixum Columnae positum  in Ven.li Cappella existente in Ven.li Ecclesia S.tae Mariae Maioris huius Terrae Hispicefundi magnum et peregrinum donum pro augmento cultus et devotionis praedictae Ven.li Cappellae donare et assignare...Cum vero gratia ab eo implorata fuit obtenta...decrevit donare...reliquiam insignem SS.Crucis D.ni Nostri Jesu Cristi....”(f.408r).

   Meglio informata si dimostra la Fronterrè, sulla base degli altri documenti rin­venuti nell'Archivio dell'Arciconfraternita, in una successiva nota inedita intito­lata Cenni storici della preziosa Reliquia del Legno della Croce che si venera nella Chiesa di S. Maria Maggiore, ora custodita nell'Archivio privato di G. Calvo. In essa la studiosa riassume gli atti del 16 aprile 1693 e del 31 ottobre 1694 e la lettera di autentica del Cardinale Maldachino del 27 maggio 1694 sopra citati. Aggiunge anche l'autentica rilasciata dal Vicario Capitolare di Siracusa, durante la sede vacante dopo la morte del Vescovo Testa, in data 22 luglio 1694.  Il Vicario Don Francesco Dionisi attesta che Fra GiamBattista gli presentò una scatola di legno legata e sigillata col timbro dell'Em. Card. Maldachino ed aper­tala, vi trovò un frammento del legno della Croce di N.S.G. C. , preso col per­messo del Papa Innocenzo X a mezzo del Rev. Abate Ilarione della Chiesa di S. Croce in Gerusalemme e, dopo averla venerata con grande devozione, la rimise nella scatola e la riconsegnò al detto Eremita con l'autentica.

 

1693

COSTRUZIONE DELLA NUOVA CAPPELLA DEL CRISTO ALLA COLONNA

   Secondo la tradizione, raccolta dal Sac. Corrado Moltisanti1  “la Cappella di Cristo alla Colonna fu  costruita con le stesse pietre della distrutta chiesa di S. Maria Maggiore trasportate dalla Cava addosso agli animali.” Il Diario anonimo del 1693  dice in proposito: “ Un gran numero di mastri muratori, fra i quali non pochi dei paesi vi­cini, specialmente siracusani, sta ultimando i lavori per la costru­zione della nuova Cappella del SS. Cristo sulla distesa pianeggiante poco discosta dal Colle della Calandra…” Dunque al più alla fine dello stesso anno e non “verso il 1695” come afferma la Fronterrè, il lavoro era finito e la Sacra Immagine venne trasportata nella nuova Cappella2 .

 

1694-1700- 1725

COSTRUZIONE DELLA NUOVA CHIESA

   Nel 1696 la Chiesa, anche se in via provvisoria e forse “in ba­racca” come la Matrice, doveva essere già edificata perché viene visi­tata dal Vescovo Termini e risultano fatti (vedi sotto), oltre l'altare del Cristo alla Colonna, anche il maggiore dedicato a S. Maria Maggiore e quelli di S. Anna e S. Corrado. I lavori comunque di ri­costruzione ed ampliamento dovettero continuare negli anni se­guenti, su progetto dell'architetto siracusano Rosario Gagliardi, come è confermato nella Visita del 1724 e dal Diario del Sac. Franzò, che la dice iniziata nel 1700 e consacrata il 21 marzo 1725 (vedi sotto)3

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1Il SS. Cristo nella storia e nella devozione di Spaccaforno, Ib. 1913, p 10, ri­stampato in G. Calvo, op. cit. p. 237. Verosimilmente sulla base della Cronaca del Sac. Franzò.

2 Cfr. Il Terremoto…op. cit. p.22s e La Basilica…op. cit. p. 27. .

3 Cfr. R. Fronterrè, La Basilica… cit. p. 30.

 

Donazione di beni al Cristo alla Colonna

   Con atto in notaio Giuseppe Monaco di Spaccaforno del 29-9-1696, Donna Pilegra Mastrilli, col consenso del marito, il Marchese D.Francesco Statella e Caruso, “per la grande devozione, che sem­pre ha avuta ed ha per il Ven.Altare del Cristo Alla Colonna, esi­stente nella Ven. Chiesa di S.Maria Maggiore della Terra Hispicefundi”, fece  donazione...di tutti i beni a lei pervenuti, come erede sostituta della defunta Franca Schifitto vedova di Antonino Cannamela, secondo il suo  testamento nuncupativo in notaio di Palermo. La donazione  fu registrata negli atti dell'Università dal maestro notaio Francesco Denaro. 

Testimoni l'Abbate Santorio Vaccaro, Avv. Medico Dott. Giuseppe Franzò e Rosario Chiaramonte1.

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1Vol. 1362(9), ff.425v-426v, Arch. Stato Sir. Non è specificata la consistenza del patrimonio, che certo doveva essere rilevante e dovette servire per la costruzione della nuova Cappella. 

 

26 NOVEMBRE 1696

VISITA DEL VESCOVO ASDRUBALE TERMINI (1695-1722)

Chiesa Confraternita di S.Maria Maggiore

   Il Tabernacolo sia ornato dalla parte interna e provvisto di chiave argentea; visitò le reliquie e lodò. Nell'altare privilegiato [Cristo alla Colonna] ordinò di consolidare l'ara sacra con calce.L'altare di S.Anna e quello di S.Corrado vanno bene. Il coperchio della pisside si indori all'interno ed anche la sfera a forma di luna; si rifaccia il messale secondo il canone.

 

 

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