LE VISITE DEI VESCOVI SIRACUSANI

 SEC. XIXI

 

10 SETTEMBRE 1808

EREZIONE DELLA COLLEGIATA DI S. M. MAGGIORE

   Con  biglietto della Real Segreteria di Stato e dell'Ecclesiastico, datato Palermo 10 Settembre 1808, dopo l'esame della supplica dei Rettori e Procuratori della Chiesa di S. M. Maggiorre e della Nunziata, e del ricorso di opposizione presentato dal Parroco della Matrice D. Luigi Bruno, “Sua Maestà [Ferdinando Primo] si è de­gnata di permettere la fondazione delle Collegiate nelle suddette Chiese…, a norma dei Capitoli che i rispettivi Rettori e Procuratori han formati… coll'aggiunzioni suggerite” dall'Ecc. Vescovo di Siracusa [Filippo Trigona]. Sua Ecc. decorava dell'insegne di Rocchetto e Mozzetta i membri delle Collegiate unitamente all'Arciprete della Matrice. Questo real dispaccio venne comunicato da D. Luigi Termini, Vicario Generale del Vescovo Trigona, a D. Antonio Santostefano, S.I.D., Vicario Foraneo e da questi ai Rettori dell'Arciconfraternita in data 8 ottobre   1808 1.

   La Collegiata era composta da 14 Canonici detti “Comunisti”. Quattro erano le Dignità spettanti de iure ai più anziani Canonici semplici: Preposito, Decano, Cantore e Tesoriere. Oltre a questi c'erano il Teologale ed il Penitenziere, scelti sempre dal Vescovo. L'elezione dei nuovi Canonici, dopo rinuncia o morte dei precedenti, era fatta invece a turno, una volta dai Rettori, Procuratori e Collegiali, e una volta dall'Ordinario Diocesano.

   L'erezione era stata possibile con l'impiego di una parte della rendita dei beni dell'eredità Morana (vedi sopra): le prebende am­montavano a 148 onze annue (12 per ciascuna delle 4 dignità e 10 per gli altri); ma nel 1813 al posto della prebenda venne assegnato il corrispettivo del terreno da cui proveniva la prebenda . La chiesa di S. Maria aveva allora consistenti censi in frumento (salme 25 e tu­muli 14 all'anno) ed in denaro (onze 173.9.6). Inoltre numerose Fondazioni e Cappellanie per messe, che nel 1825 assommavano a oltre 5000 all'anno!, impinguavano le  sicure entrate dei Canonici e dei Cappellani2.

 

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 1  Una copia dell'originale è custodita nell'Archivio privato di G. Calvo. Ne fa cenno  R. Fronterrè ,La Basilica… cit. p.177.

 2 Cfr. L. Arminio, op. cit. vol. II, pp. 55-60.

 

27 Luglio 1809

PRIMA VISITA DEL VESCOVO FILIPPO MARIA TRIGONA E BELLOTTI (1807-1824)

…Il 27 luglio  …Dopo pranzo circa all'ora ventiduesima si recò in visita alla Chiesa di S. Maria Maggiore…Nel vestibolo gli vennero incontro i Comunisti  (comunistae)  di questa  chiesa  [preti  della Collegiata che vivevano in comune].

 

 

 Danni per il terremoto del 1809

   Nella Relazione del 27- 2-1825, sottoscritta dal Can. Decano e dai Rettori G.T. Zuccaro e A. Lentini  è detto: “ Col  terribile  terremoto accaduto nel 18091, nel cappellone sopra l'altare maggiore, si osservano due notabili fissure, le quali nel Coro tutto sembrano irreparabili per la maestà della pittura e perché attaccato trovasi all'istesso cappellone il gran campanile della chiesa, oltre d'essere stata offesa per ben due volte dal fulmine, il quale entrato ha portato via bastante quantità d'oro di zec­chino di cui trovasi fregiata.”2

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1 Pubblicata da L. Arminio, Spaccaforno nel Sec. XIX, vol.II, pp.55s. Ispica 1985. Stranamente questo sisma non è segnalato nel Catalogo dei Terremoti dopo il Mille nella Sicilia Orientale dell'Istit. Nazion. di Geofisica, pubblicato inTerremoti, maremoti: dalla cultura del soccorso a quella della prevenzione, pp. 184ss., Modica 1991.

2 Cfr.  A. Moltisanti, Ispica, p. 88, Siracusa 1950. R. Fronterrè, La Basilica…pp. 167ss.

 

 

1825

LA “VENDITA” DELLA CARBONERIA NELLA CONFRATERNITA

   La Carboneria venne importata a Spaccaforno nel marzo 1823 dal Sac. avolese Paolo Ruscica. I primi affiliati furono Don Antonino Zuccaro ed il Sac. D. Innocenzo Leontini, a cui si aggiunsero poi molti altri. Uno dei luoghi segreti di riunione, detti “vendite”, era presso  la Confraternita di S. Maria in un sotterraneo al quale si acce­deva da una porticina della sacrestia. Ma i Carbonari furono presto scoperti e denunziati alle autorità dal Conte D. Antonio Statella ed i due patrioti Leontini e Zuccaro furono condannati alla relegazione per sette anni nell'Isola di Ponza con sentenza del 14 marzo 18251.  Dopo pochi mesi dalla condanna, Re Francesco, per solennizzare la sua ascesa al trono, concesse l'amnistia a tutti i detenuti per reati politici.   

 

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1 Cfr. L.Arminio, op.cit. vol. I, p. 278.

 

 

1827-1842-1850

SOPPRESSIONE DELLE CONFRATERNITE e della processione del SS. Cristo

 

   La Circolare n. 3170 del 2 ottobre 1827, a firma del Ministro Segretario di Stato ordinava che “tutte le Congregazioni dovevano essere munite delle rispettive Regole approvate dal Governo e che, ove non le avevano, non potevano riunirsi.” Così le due Confraternite furono soppresse. 15 anni dopo, Ferdinando II di Borbone, Re delle Due Sicilie, con Decreto datato Napoli 10 maggio 1842, accordava il suo beneplacito per la “riattivazione della Congregazione di S. Maria Maggiore…”1 I Capitoli del nuovo Statuto stabilivano l'esclusivo fine religioso dell'associazione; il rispetto delle disposizioni governative; l'elezione annuale delle cariche sociali; la libera contribuzione dei Confrati; la loro appartenenza al sesso maschile, il numero limite di cento unità e la destituzione per voto unanime dell'assemblea (v. sotto “Lo Statuto dell'Arciconfraternita”).

   In tempi più recenti, la legge del 27 maggio 1929, n. 848 devol­veva le attribuzioni delle Confraternite agli Uffici di Culto del Ministero della Giustizia istituiti presso le Procure Generali delle Corti d'Appello; stabiliva inoltre, contro la precedente normativa, il passaggio alle dipendenze delle Autorità Ecclesiastiche, sia per il loro funzionamento che per la loro amministrazione2.

 Con la circolare del 1827 erano state proibite anche le festività e le riunioni dopo l'Ave Maria e quindi anche quella del Giovedì Santo. Era permessa solo la festa in Chiesa, nella sua Cappella. Finalmente il 22 febbraio 1850, il Giudice Regio Ignazio Castagna comunicava ai Rettori che “con decreto del giorno 16  il Re ha permesso nelle ore pomeridiane del prossimo Giovedì Santo la Processione del SS. Cristo flagellato alla Colonna…” Grande fu l'esultanza del popolo e solennissima la festa. Dice il Dott. I. Leontini, nel suo manoscritto inedito riportato dalla Fronterrè3, che il Conte D. Enrico Statella presiedette all'apertura delle porte ed alla “discesa” del SS. Cristo con una compagnia di soldati e la banda militare. Il pomeriggio, in abito di gala, su un ca­vallo ornato di gualdrappe di seta rossa, seguito  da  dodici nobili, vestiti anch'essi di seta e d'argento, capeggiava la processione, se­guito da una schiera di militi in alta uniforme. La statua entrò nel Palazzo degli Statella e quando uscì dall'ingresso principale, allora Via del Principe, oggi Corso Umberto, il Conte gettò monete alla folla che lo acclamava esultante.

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1 Cfr. R. Fronterrè, La Basilica… cit. pp. 165-183.

2 Cfr. L. Arminio, op. cit. vol. II pp. 56s.

3  Op. cit. pp. 187s.

 

   

29 aprile -10 MAGGIO 1831

Visita del Vescovo Giuseppe Amorelli

…Visitò la Chiesa di S. Maria Maggiore …conferì il compito di an­nunziare la parola di Dio al Comunista [Prete della Collegiata] D. Antonino Zuccaro …

 

 Lettera al Clero

Al nostro diletto Clero di Spaccaforno, Salute e Benedizione.

   Volendo Noi sempre più procurare i vantaggi spirituali dei fedeli alla nostra vigilanza da Dio affidati, non abbiamo risparmiato tempo e fatica per conservare il buon ordine e l'ecclesiastica disci­plina. Sono ben note le disposizioni nostre ed in stampa ed in iscritto per far conoscere a questi Revv. Sacerdoti la sublime dignità ed i doveri dello stato sacerdotale.

Abbiamo adoprato tutti i mezzi di dolcezza e di rigore per richia­mare qualche traviato al giusto sentiere. Non si è lasciato da Noi di far conoscere colle nostre istruzioni della prima e seconda sacra visita, qual debba essere  la vita, il costume, la santità, la dottrina degli ecclesiastici, la maniera di vestire e la fuga di tutto ciò che po­trebbe venire in opposizione alla santità del carattere. Con somma pena però  dell'animo nostro abbiamo dovuto conoscere che le no­stre disposizioni sono state male eseguite.

   Or confidando nella Divina Misericordia, speriamo che i traviati, profittando della nostra terza Sacra Visita che abbiamo cominciata da questa porzione del nostro gregge, conoscendo i passati trascorsi, possano ritornare all'osservanza di quei doveri finora trascurati e rendersi degni della nostra considerazione in servizio della Chiesa di Gesù Cristo e a vantaggio spirituale delle anime.

   A quest'oggetto ordiniamo che seguita la nostra partenza il nostro Rev. Vicario  riunisse tutto il Clero nella sacrestia della Chiesa e fa­cesse leggere dal Maestro Notaro i Decreti della prima e seconda sa­cra visita unitamente al presente, col quale Noi confermiamo dalla prima riga fino all'ultima così i primi che i secondi d'ambedue le visite che vogliamo religiosamente eseguite sotto le pene in esse espressate ed altre a Noi benviste ed aggiungiamo una Deputazione che prendesse cura speciale per la celebrazione e regolamento delle stesse a tenore delle leggi ecclesiastiche e sinodali di questa diocesi.

   Comporranno tale deputazione i seguenti soggetti: il Rev. Parroco Adamo ed i Revv. Prepositi Rettori delle due Chiese Collegiate e li rispettivi Censori delle stesse. Sarà detta deputazione presieduta dal nostro Rev. Vicario e sotto la di lui direzione eserciteranno le fun­zioni di segretario  il Procuratore Maestro Notaro Coniglione ed il Rev. D. Vincenzo Sessa.

  Dovrà tale Deputazione interessarsi pria d'ogni altro della forma­zione  di  un  Libro  Mastro per tutti li Benefici Ecclesiastici e le Cappellanie di messe appartenenti alla Matrice Chiesa, alle due chiese collegiali ed alle chiese filiali di questo predetto Comune.

   Subito che sarà formato questo libro maestro originale in un unico volume, cureranno i Rettori di dette due Chiese Collegiali di farne  ognuno  per  la sua il libro particolare per tutto ciò che appartiene alla propria.

   Curerà l'anzidetta Deputazione di raccogliere e registrare gli atti delle rispettive fondazioni di tali Benefici e Cappellanie e a tenore di tali atti dovranno segnarsi in detto Libro Mastro originale la data del giorno ed anno di tali fondazioni, i nomi dei rispettivi fondatori, il di­ritto attivo e passivo per l'elezione dei cappellani ed i nomi degli at­tuali celebratori, come pure la rendita, i fondi, i pesi e gli altari ove sono addette tali cappellanie.

   Dovrà finalmente curarsi da tale Deputazione di far eseguire gli atti dei possessori dei fondi, delle cappellanie e benefici.

   Per le spese occorrenti di carta e di detto libro mastro, nonché per una prudenziale rimunerazione alle fatiche dei rispettivi censori delle messe e di detti due segretari collaboratori, potrà la sullodata depu­tazione disporre sopra il numero delle messe di detti benefici e cap­pellanie la destinazione di un qualche numero di dette messe, per la cui riduzione ed impiego della forma e per gli oggetti di sopra espressati accordiamo Noi la facoltà speciale ai Revv. Parroco e Vicario  rimettendoci alla loro coscienza e pru­denza.

   Desiderando inoltre che non si omettesse l'esercizio delle Conferenze Morali ossia dei Casi di Coscienza sempre raccomandate dai Nostri Predecessori, da Noi richiamato in osservanza all'editto in stampa del 31 maggio 1825 ed espressamente ordinato nella istru­zione e nei decreti della nostra prima sacra visita emessi sotto li 2 novembre 1826 al § 3 e della seconda fatto lì 15 dicembre1828.

   Vogliamo del pari che per l'esatto adempimento di tali nostre pre­cedenti disposizioni, curassero il Rev. Parroco e Vicario di destinare ed incaricare gli Ecclesiastici che giudicheranno all'uopo più idonei e particolarmente i più giovani, per farli esercitare nello studio delle materie ecclesiastiche; sopra d'ogni altro sono sommamente neces­sarie per i ministri dell'altare addetti per l'amministrazione dei sa­cramenti.

   Per l'esercizio di tal sacro ministero abbiamo eletto e facoltato nelle rispettive patenti di Confessori i seguenti individui fra il clero seco­lare e regolare.

 

 

10-18 set­tembre 1836

IV Visita del Vescovo Amorelli 

…All'ora XVI, circa il Presule provenendo dal Comune di Pachino giunse a Spaccaforno e si diresse al Convento dei PP. Cappuccini, dove gli era stata preparata l'ospitalità dal Vicario Natalizio Cappello…

    Il giorno 10 settembre Mons. Vescovo alle ore 13 si portò a cele­brar messa per devozione nella chiesa di S. Maria Maggiore…Gli fu offerto l'aspersorio dal Preposto D. Giovanni Guarino…  Indi vestitosi a messa, celebrò nell'altare del SS.mo Cristo Legato alla Colonna. Terminata la messa, salì so­pra l'altare per baciare i SS.mi piedi di quella miraco­losa immagine.

   Poscia, deposte le sacre vesti, predicò a quel numeroso popolo di­voto, facendogli conoscere che la preghiera ed il fervore debbono essere accompagnate da generosità di cuore per così essere accetti al Signore ed ottenere quanto si desidera…

 

18 Settembre. Visita della Basilica di S. Maria Maggiore

   Il  18 settembre giorno di domenica, ricorrendo la festa dei Sette Dolori della B.V.Maria  che viene celebrata nella Chiesa Basilica di S. Maria Maggiore, l'Ecc.mo Signor Arcipresule, per soddisfare i voti dei Comunisti della predetta Chiesa, come aveva stabilito, portato su una sedia gestatoria,  giunse in questa chiesa e davanti alla porta fu accolto dai Comunisti della prima e se­conda comunità e ricevette dall'arciprete l'aspersorio dell'acqua lu­strale. Fatta una breve adorazione salì sul trono e cantata l'ora terza prese gli indumenti pontificali e celebrò la messa nella forma pontifi­cale ed in fine fece pubblicare l'indulgenza plenaria per tutti i fedeli cristiani concessa da Leone XII e confermata da Gregorio XVI. Deposte le sacre vesti, salutati i Comunisti, allo stesso modo in cui era venuto ritornò nel suo ospizio.

   Ordinò nell'altare di S. Gaetano di supplire la pece nella mar­moretta per maggior custodia delle sante reliquie.; e che nei confes­sionali siano apposti i casi riservati e le figure di Maria Addolorata o del Crocifisso o di Maria Maddalena.

  Nel visitare gli altari, giunto in quello di S. Corrado Piacentino anacoreta, Protettore  della  Città di Noto, a petizione di quel divoto popolo, accordò l'Ecc.mo Monsignore Vescovo giorni 40 di Indulgenza ogni qual­volta che vengono recitati da ogni fedele tre Pater Noster, tre Ave Maria e tre Gloria Patri all'immagine di quel santo. Di più altri 40 con la medesima recita all'immagine di S. Filumena.

 

  15 - 1 - 1837

AGGREGAZIONE DI S.MARIA ALLA BASILICA LIBERIANA S.M.MAGGIORE DI ROMA

   La citata relazione del 18611 conferma che con privilegio del 15 gennaio 1837 la Chiesa venne aggregata alla Basilica Liberiana S. Maria Maggiore di Roma “per partecipare a tutte le grazie, indul­genze e privilegi che quella Patriarcale Chiesa gode per concessione pontificia”.

 

 

1838

 PER IL COLERA NON SI SVOLGE LA FESTA DEL GIOVEDì SANTO2

  A causa del colera scoppiato nel luglio del 1837, delle gravi som­mosse e  repressioni e della tremenda carestia che afflisse special­mente la povera gente, “a Spaccaforno”, dice nella sua nota il Giudice Istruttore di Modica all'Intendente di Noto, “non si è fatta la festa del SS. Cristo…I fedeli divoti di altri paesi mandarono persone ad offrire i voti e queste stesse si ristavano al ponte della Favara, non ardivano entrare nella Comune e mandavano qualche persona ad offrire i loro doni alla Chiesa e nella stessa Chiesa non esistevano che i Procuratori della stessa, po­chi ecclesiastici e poche persone…”

 

 

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1 Vedi sopra 20 giugno 1763.

2 Cfr. R. Fronterrè, op. cit. p. 182.

 

 

1843-47

Disposizioni sulla Fiera franca di S. Rosalia.

   La fiera di S. Rosalia era franca, cioè esente dal pagamento delle regie gabelle. Iniziava il sabato precedente la terza domenica di set­tembre e durava otto giorni fino alla domenica successiva. Fu isti­tuita ufficialmente con decreto del 20 agosto 1646 e fino al terremoto del 1693 si svolgeva nel fondo della Cava, dalla Pietra Grossa al Piano della Favara. Dopo il sisma, il mercato delle merci fu trasferito nella piazza di S. Maria, dove, a questo scopo, nel 1749 fu edificato il “Loggiato”. La Chiesa provvedeva alle spese di manutenzione e di organizzazione, ma erano più consi­stenti gli introiti per il fitto delle logge e delle botteghe e per gli altri diritti di plateatico direttamente perce­piti1.

  Dopo l'istituzione della Collegiata nel 1809, la rendita annua, consistente all'inizio in L. 759,79, venne assegnata ai “Comunisti”  o canonici della stessa Collegiata. Ma l'Intendente di Noto, con ordinanza del 31 ottobre 1843, disponeva la cessazione della fiera e assegnava al Comune la riscossione dei  diritti. La ver­tenza fu composta il 1 luglio 1847, con una transazione che asse­gnava un'indennità una tantum alla Chiesa ed al Comune il diritto di riscossione di una parte degli introiti. Nel 1863 il Decano della Collegiata D. Antonino Zuccaro rilevava che l'introito annuale era sensibilmente calato a L. 179,65, per “non verificarsi costantemente l'intervento in fiera dei negozianti  a vista dei  sterili raccolti” e per l'aliquota rilevata dal Comune2.

  Il ritratto del “Rev. D. Antonino Zuccaro, nato il 4 dicembre 1804 e morto il 2 marzo 1872”, Prevosto della Basilica Collegiata di S. Maria Maggiore di Spaccaforno, si trova nella sacrestia della Chiesa di S. Maria

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 1 Da due atti trascritti dal Dott. Antonino Leontini dalla Collezione del notaio Natale Paglialonga, già nell'Archivio dell'Arciconfraternita ed ora custoditi in co­pia nell'archivio Calvo, risulta quanto segue. Il 2 giugno 13a indiz. 1630 i Giurati di Spaccaforno Melchiorre Maugeri, Vincenzo Di Pietro, e Michele Schifitto riunirono il Consiglio di cui facevano parte Giacomo Feccia, Antonino Cannata, Giuseppe Sesto, Giuseppe Cannata, Pietro di Falco, Blundo Guglielmo, Lo Monaco Francesco, Santostefano Giacomo, Santocono Francesco. Per “aumento della devozione a Santa Rosalia e della solennità della sua festa, nella sua chiesa esistente nell'omonima contrada del territorio di Spaccaforno”, il Consiglio rivolse supplica al Viceré ed al Real Patrimonio per la concessione della Franchigia delle Regie Gabelle “ai vari cittadini e compratori che per cinque giorni, due prima e due dopo il 14 settembre, giorno della festa, nel luogo designato per la fiera “compriranno e vendiranno le merci, robbe et animali, ogni anno in perpetuo, con tutte quelle preminenze e prerogative solite che si hanno concesse nelle fere che si fanno per l'altre sante in questo Regno…”.

 Ma le lettere di concessione delle franchigie furono emanate 16 anni dopo a Palermo il 20 agosto 1646 su richiesta dei Giurati Antonino Infantino, Michele Feccia e Biagio Cirè, i quali avevano scelto i seguenti luoghi per lo svolgimento della fiera: “Dalla Pietra Grossa per tutta la Cava sotto la Forza di principio e fine e da detta Petra Grossa tira dallo pozzo per tutta la cava seguente sotto li timpi di Santa Caterina e della Cruci [i Conventi del Carmine e di Gesu]  e per tutto lo chiano della Favara e vignale della Chiesa di S. Giovanni.” 

2 Cfr. L. Arminio op. cit. vol. I, pp. 162-168.

 

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