VISITE DEI VESCOVI DI NOTO
7 - 18 Settembre 1847
Visita del Primo Vescovo di Noto Giuseppe Menditto 1
L'Ecc.mo Monsignor D. Giuseppe Menditto, Primo Vescovo di Noto, volendo proseguire, per adempimento della sua Pastorale cura verso l'amato gregge la prima sacra visita per questa novella Diocesi Netina, il giorno 7 del mese settembre 1847 da questa sua sede netina, alle ore 12 da Noto, accompagnato dal suo Vice Cancelliere D. Francesco Sortino e da tutti i Ministri di Sacra Visita, cioè Rev. Canonico D. Nicolò Gallo e Sac. D. Giuseppe Cannella segretario, vestito in abiti sacerdotali con la propria carrozza, si portò nella Comune di Spaccaforno e circa a due miglia di distanza fu incontrato da un buon numero di Preti e Galantuomini del Paese e giunto felicemente sano e salvo alle ore 15 e mezza fra le accoglienze ed applauso di quel numeroso popolo…
9 settembre. Visita di S. Maria Maggiore
Il prelodato Monsignore alle ore 22 si portò a visitare la Chiesa di S. Maria Maggiore, ove giunto fu ricevuto al primo soglio della porta dai Canonici comunisti della medesima vestiti con rocchetto e mozzetta sotto il baldacchino le cui aste erano portate da quattro preti anziani; al gradino della porta, vestito della stola baciò il Crocifisso e dal Preposto Sig. D. Giovanni Guarino gli fu offerto l'aspersorio e dopo essersi segnato in fronte ne asperse il popolo; passò subito nell'altare del Sacramento e ne adorò il Divinissimo. Cantata poi l'antifona del Titolare, recitò la consueta orazione. Dopo amministrò il Sacramento della Cresima ai ragazzi oltre il set
tennio. Indi passò a sedersi in solio e predicò a quel numeroso popolo infervorato per l'immagine del Crtisto alla Colonna che si venera nella detta chiesa, sulla Passione del Divin Nostro Redentore a nostro vantaggio. Poscia passò all'altare del Sacramento e aperto il tabernacolo ed intonato l'inno del Pangelingua e fatta pubblicare l'indulgenza, con la santa pisside in mano ne benedisse il popolo. Finalmente fatti visitare dai ministri di sacra visita tutti gli altari, i confessionali, le porte della chiesa, i fonti dell'acqua santa, la sacrestia, i vasi d'argento, gli arredi sacri, la biancheria ed aver il tutto approvato e lodato e recitato il requiem pei defunti, decretò come appresso: che i Procuratori della chiesa abbiano la cura di far porre le nuove stampe delle Carte di gloria .
Nota dei confessori
Comunisti della Ven. Chiesa di S. Maria Maggiore.
Il Rev. Preposto D. Giovanni Guarino, per entrambi i sessi senza censure, nel detto Comune e nel suo territorio. Canonico D. Carmelo Coniglione. Ciantro D. Antonino Zuccaro. Can. D. Saverio Amico. Can. Penitenziere D. Antonio Sessa. Can. D. Nicolò Amico.
Lettera ai Sacerdoti
Appare chiaro il dovere di ciascun Prete, onde mettersi in pratica con esattezza. Ordiniamo che ciascuno debba tenere, oltre il Breviario ed Ordinario Diocesano, almeno la Sacra Scrittura, il Catechismo Romano, una Istituzione di Teologia Morale, il Rituale ed un libro di meditazione spirituale. Deve fuggire ogni gioco in pubblico e specialmente quelli clamorosi ed in privato ogni gioco proibito. Deve accostarsi spesso al sacramento della penitenza, in modo che si conosca da molti, onde essere di edificazione al popolo. Non deve coabitare con donne eccetto se siano a lui congiunte in primo e secondo grado di consanguineità, onde non darsi alcun sospetto.
Finalmente che ciascun Prete celebrando debba scrivere di aver celebrato ancorché abbia celebrato per sua devozione…Riguardo il vestimento secolaresco dei Preti, perché molto degradante pel sacerdotale carattere, intendiamo inibirlo con la pena della sospensione di cinque giorni, dopo la prima e seconda ammonizione che dal nostro Vicario si passerà all'Ecclesiastico trasgressore. In caso di ricaduta …la sospensione sarà di dieci giorni … Per far osservare con certezza tutti i nostri decreti, vi apponiamo la pena della sospensione a divinis … per chi non li esegue…
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1La documentazione riguardante i Vescovi di Noto è custodita nell'Archivio della Curia Vescovile di Noto.
Giuseppe Menditto, nato a Caserta nel 1794 fu eletto 1° Vescovo di Noto da Gregorio XVI nel 1844. Si dimise per cecità nel 1849 e morì l'anno seguente. La sua unica visita pastorale ebbe inizio il 28 luglio 1845 e durò circa due anni. Cfr. S. Guastella, La Diocesi di Noto nel periodo della sua fondazione ed il suo primo Vescovo, Noto 1984.
4 luglio 1856
visita del vescovo Mario mirone
“Alle ore 10,30 portavasi Mons. Vescovo a visitare la Chiesa di S. M. Maggiore; veniva ricevuto sotto il baldacchino dalla Collegiata di detta Chiesa. Arrivato alla soglia e fatto quanto dal cerimoniale si prescrive, cantò all'altare maggiore l'antifona del titolare. Preparatosi alla messa privata e celebratala, diede il suffragio alle anime defunte. Quindi, portatosi all'altare del Sacramento,visitò il tabernacolo, pisside stabile, e benedisse il popolo col Santissimo. Indi girava la chiesa, osservando altari, confessionali, sacri arredi, argenti, biancheria e ordinava le seguenti cose:
Che si ristorassero le due porte laterali, facendovi la firmatura;
Che si ristorassero li messali;
Che si balatasse il pavimento sotto l'archi.
1865
COSTRUZIONE DELL'ORGANO
Nel 1865 Giovanni Platania Rocca, fabbricante di organi di Acireale, costruisce il grande organo a canne, posto all'inizio della navata centrale sopra l'androne dell'ingresso principale.
1867
SOLENNE PROCESSIONE DEI DUE CRISTI PER LA SICCITà
Nel 1867 una grave siccità afflisse la popolazione che si trovò “immersa in una fatale miseria ed in faccia di un doloroso avvenire.” Il 10 febbraio “tutta l'intiera gente volle che anche uscito fosse per la Comune il Taumaturgo Simulacro del Cristo Flagellato alla Colonna, che, come avvenne, fu
anco quel simulacro trasportato in detta Matrice Chiesa, ove tutto il popolo fu trattenuto ad ascoltare una predica del Padre meritevole Marcellino Mostaccio e, finita questa sacra cerimonia, il popolo stesso, di spontanea volontà andò a restituire ambedue le sacre statue nella loro rispettiva chiesa”. Il 30 marzo si rifece la processione dei due Cristi con la partecipazione di grande folla “altamente commossa per la scarsezza delle piogge e giacente in abisso di miseria”1.
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1Cfr. L. Arminio, op. cit. vol. II. p. 184.
1873 - 1876
SONO PROIBITE LE FLAGELLAZIONI.
ROMANZESCA DESCRIZIONE DI LUIGI CAPUANA
Già nel comunicato del Regio Giudice Castagna del 1850, con cui si permetteva di nuovo la Processione del SS. Cristo (vedi sopra), il Governo aveva “espressamente ordinato di non permettersi di andare presso le strade né in Chiesa uomini nudi le spalle percuotendosi a sangue o in altro modo.” Malgrado ciò i “Flagellanti” continuarono di nascosto la lora pratica di penitenza e pietà.
Nel 1873, Il Prefetto di Siracusa autorizzò le processioni della Settimana Santa sotto condizione, ancora una volta, che “nella processione non si facciano gli atti di disciplina, flagellazioni ecc. praticati negli anni addietro, non potendosi tollerare cotali costumanze proprie di altri tempi e che offendono il sentimento civile del pubblico.1” La stessa proibizione veniva rinnovata con ordinanza del Sottoprefetto Morelli in data Modica addì 8 marzo 18762.
La processione dei flagellanti viene descritta come realmente si svolgeva dalla Fronterrè secondo la narrazione di anziani che l'avevano vista e praticata. Essa partiva dall'edicola detta del “Santissimo” nel Vignale di S. Giovanni nelle prime ore del mattino del Giovedì Santo. I Flagellanti in lunga fila, scalzi, col dorso nudo, il capo cinto da giunco, una corda al collo, procedevano battendosi le spalle a sangue con i flagelli e mormorando versetti del Miserere. Li accompagnava una gran folla di paesani e forestieri, ma non seguiva né il Cristo morto né il Clero né le Confraternite. Giunti in chiesa i Flagellanti andavano a baciare l'altare del SS. Cristo gridando: “Viva lu Patri! Viva Culonna!3”
Riportiamo ora i passi più significativi della suggestiva descrizione fatta da Luigi Capuana che la arricchisce e ne colorisce il folclore con la sua geniale fantasia e la sua raffinata arte. Essa è contenuta nel Romanzo Profumo, pubblicato nel 1892 e ambientato proprio a Spaccaforno, chiamata dallo scrittore Marzallo4.
“Dice papà se vogliono vedere i flagellanti la sera del venerdì santo. …Gran spettacolo! Sono sei anni che la processione non si fa più…A questa processione, che si fa soltanto a Marzallo, accorre tanta gente da lontano…” Già risonava in fondo alla via il sordo rullo dei tamburi che precedevano le confraternite. Laggiù la folla si apriva e spuntava un gran stendardo, che pareva fendesse il cielo coi luccicori della sua stoffa tramata a lamine d'argento e ricca di ricami d'oro. Indi, a due a due, brillavano a un tratto, tra il nero della calca, le torce accese, protette da lanternini di carta bianchi, rossi, gialli, verdi, che illuminavano i candidi cappucci e le mantelline color porpora dei confrati.
…La folla rumorosa si mescolava, si agitava per l'avvicinarsi della processione. I rulli dei tamburi, abbassati di tono, ora si sentivano più distinti, a intervalli, simili a quelli d'un convoglio funebre. A ondate, arrivavano le lamentose note della marcia funebre della Jone, suonata dalla banda musicale dietro il corteo e il salmodiare dei preti che non si vedevano ancora, perché la via faceva gomito presso la chiesa del Rosario [S. Anna]…La processione continuava a sfilare, lenta, interminabile; stendardi e confraternite…Sfilavano le bandiere di seta a due colori…Appresso, in lunghe file, chierici e preti, in cotta e cappa nera, con la torcia in mano…Al rumore della tràccola… la barella dorata del Cristo morto, a foggia di tumulo, barcollava con i lanternini che la circondavano, quasi surnuotante su quel fiume di teste; e non riusciva ad aprirsi un passaggio. Gran rumore, misto di voci urlanti e di scrosci, come di catene sbattute insieme…
I flagellanti! I flagellanti! Eccoli! Eccoli!
A due a due, ignudi, ricinti i fianchi da larga fascia bianca di tela, essi s'avanzavano, battendosi le spalle con le discipline laceranti e urlando: - Pietà, Signore, pietà! Misericordia Signore! -
Su per le braccia abbronzite e le vellose spalle, larghe righe di sangue scorrevano; piaghe, già nere pei grumi formatisi lungo la via, si riaprivano sotto i colpi.-Misericordia, Signore! Pietà, Signore, pietà!
E le discipline agitate per aria, incessantemente colpivano quasi con rabbia, aprendo nuove ferite, facendo sprizzare altre righe di sangue su quei corpi che già mettevano orrore. Coi capelli in disordine, con la faccia sanguinolenta per le lacerazioni prodotte alla testa e alla fronte dalla corona di pungentissime spine conficcate nella pelle e scossa dall'agitarsi di tutta la persona ricurva, essi non sembravano più creature umane, civili, ma selvaggi sbucati improvvisamente da terre ignote, ebbri di sacro furore pei loro riti nefandi… ”
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1 Cfr. L. Arminio, op. cit. p. 32.
2 Cfr. G. Calvo, op. cit. p. 243.
3La Basilica…Op. cit.pp.162-165.
4 Cito dall'edizione dei “Classici della Narrativa”, Armando Curcio Editore, pp. 91, 100-104, Milano 1977.
1873-1880
mons. Salvatore vella erige il sodalizio delle assuntine
Il 14 agosto1873 il Sac. Salvatore Vella Canonico di S. Maria Maggiore erigeva il Pio Sodalizio delle Assuntine, “diretto alla riforma della vita delle donne, all’istruzione religiosa delle ragazze e alla mutua carità”. Esso fu approvato e indulgenziato dal Papa Pio IX con Breve del 22 giugno 1877. Notevoli furono i benefici effetti della pia istituzione. “Nelle strade e nei quartieri popolati di Assuntine”, scrive il Vella, “sono quasi svanite l’imprecazione, la mormorazione, la sconcezza nel parlare, l’alterco e altri vizi comuni alle donne del popolo nei paesi agricoli. Non è a dire della pietà e del fervore onde crescono le giovinette. Qual meraviglia se ora sono più popolate le chiese, più frequentati i sacramenti”. E nell’orazione funebre in sua memoria il dotto Parroco di Pachino, Simone Sultana così scriveva: “Dell’amore all’Eucaristia e alla Vergine, tesoro, gioia, pensiero, vita, paradiso delle anime, volle fare un apostolato. Ed eccovi le Assuntine, vergini, figliuole, spose, madri accese di questo fuoco, ne infiammarono le famiglie, la città; tutta Spaccaforno fu serafica in ardore, nella glorificazione della Gran Madre di Dio Assunta nei Cieli.”
Nel 1879 e 1880 Mons. Vella chiese al Vescovo di Noto Giovanni Blandini di supplicare il Pontefice Leone XIII a voler concedere ulteriori favori e indulgenze per lo Scapolare di Maria Assunta, veste o insegna del Sodalizio.
E’ acclusa la formula della benedizione in latino, compresa nel rito per l’ammissione alla pia Istituzione. Eccone la traduzione: “Il nostro aiuto è nel nome del Signore…. Preghiamo. Onnipotente e misericordioso Dio, che ci hai insegnato per mezzo della tua Chiesa di venerare le Immagini dei Santi, ti supplichiamo di degnarti di benedire e santificare questa piccola immagine adattata in onore e memoria dell’Assunzione della Beata Vergine Maria; e concedi che chiunque la porterà ricerchi con tutto il cuore le cose celesti e per intercessione della stessa Beata Vergine ottenga la gloria eterna. Per Cristo Signor nostro. Amen
Ricevi, o carissima sorella, la venerabile insegna della Pia nostra Congregazione, opera in modo da portarla degnamente e pervenire alla vita eterna.
Ed io, con l’autorità che ho, ti ammetto nel Pio Sodalizio delle Assuntine e ti faccio partecipe di tutti i beni spirituali che per privilegio della Santa Sede sono stati concessi. Preghiamo. Ascolta Signore le nostre suppliche, degnati di benedire questa tua serva che aggreghiamo all’Ordine delle Assuntine e concedi che con l’aiuto della tua grazia possa osservare i nostri statuti e meritare la vita eterna. …
Queste le preghiere che dovevano recitare le Assuntine durante il giorno. Prima o dopo le devozioni del mattino o della sera. - Cara Madre, e Voi, Divin Cuore, fate ovunque trionfare la Chiesa; dateci buoni sacerdoti e buoni magistrati; convertite i poveri peccatori, specialmente agonizzanti; santificate il mondo e molto più la mia famiglia, il mio sodalizio e la patria mia. E così sia. – Alla mattina, al mezzogiorno e alla sera - . L’Angelus Domini, e tre Pater, Ave e Gloria. – Prima del lavoro. – Mio Gesù, dirigete la mia mente e la mia mano in tutto il lavoro che farò per vostro amore e in sconto dei miei peccati.. – Prima del pranzo e della cena. – Benedite, Signore, me e questi santi doni che ho ricevuto dalla vostra bontà e che prenderò per più amarvi di cuore. – Dopo il lavoro, il pranzo e la cena. – Iddio sia benedetto. Benedetto il suo santo nome.. Benedetto Gesù Cristo…etc. All’ora di notte. – Il De Profundis e un Pater, Ave, Gloria.
1875-78
RIFACIMENTO DELLA FACCIATA DELLA CHIESA
In questi anni i fratelli Catania, Giuseppe ed Anterio ex garibaldino, con l'aiuto di un valente scalpellino modicano, rifecero la facciata, perché il calcare tenero si era corroso col tempo.
Negli stessi anni, il capomastro scalpellino Carlo di Gregorio, costruttore della nuova facciata dell'Annunziata, faceva la recinzione esterna con i due pilastri centrali ornati da belle volute e gli altri sei per lato, sovrastati da grandi vasi lavorati al tornio e riccamente ricamati con foglie e rose. Negli anni 1950 S. Tringali ne rifece una diecina.1
13 novembre 1877
visita del vescovo Giovanni Blandini
Il giorno 13 ha visitato la Collegiata di S.M. Maggiore, previa la celebrazione della S. Messa e la predica pastorale al popolo.
1877
é PROIBITA LA PROCESSIONE DEL CRISTO ALLA COLONNA
Il Prefetto, in esecuzione di un ordine governativo del dicembre 1876, proibì la Processione del Giovedì e Venerdì Santo. L'intervento del Giudice Regio riuscì ad impedire lo scontro dei “Cavari e Nunziatari” con la Guardia Nazionale; i fedeli si sfogarono “girando per la Chiesa l'immagine del Cristo Flagellato alla Colonna, che senza il benché minimo disturbo fu poi rimesso nella propria Cappella.”
L'anno seguente le processioni vennero nuovamente permesse2.
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1 Cfr. M. Trigilia, Storia e Guida di Ispica, p. 36s., Ragusa 1992.
2 Cfr. L. Arminio, op. cit. p. 34.
1893
II CENTENARIO DEL TERREMOTO
LA STATUA DEL CRISTO ALLA COLONNA VIENE PORTATA ALLA CAVA
Il 30 marzo 1893, festa del Giovedì Santo, per la prima volta, in occasione del Centenario del Terremoto del 1693, “Culonna” venne portato in solenne processione nella sua primitiva chiesa. Accompagnato da un'immensa folla di fedeli osannanti “Viva Lu Patri, Viva Culonna”, dalle tre bande musicali di Spaccaforno, Modica e Sortino, nel grandioso scenario della Cava, fra il rumore e l'eco rintronante dei fuochi artificiali, la venerata immagine giungeva a S. Maria della Cava. Dopo un discorso del Can. Figura, fu apposta una lapide commemorativa.1
Marzo 1895
SCAVI NEL PAVIMENTO DELLA CHIESA DELLA CAVA
Durante i lavori per il rifacimento del pavimento, dice il Dott. Innocenzo Leontini in un manoscritto inedito riportato dalla Fronterrè2, furono portati alla luce tre pavimenti sovrapposti. In quello più basso, il più antico, erano stati rimossi i loculi di seppellimento, “senza alcuna traccia di documento cristiano. In quello più alto, di 80 cm., privo di lastraco e rovinato per l'acqua filtrante attraverso la roccia, si vede la parte con sepolcri tuttora esistente, incavati nella roccia e coperti da grandi lastroni di pietra della Cava, misti a rosari, medaglie, Crocifissi, lucernini, amuleti, che dimostrano un'età posteriore. Il terzo, alla superficie, mostra il pavimento costruito di balate grosse della Cava assestato e solidissimo.” Sul portico interno in uno scudo dipinto si leggeva l'antica iscrizione latina: Antequam terra fieret ego sum, che confermava l'alta antichità della chiesetta, anteriore alla nascita del Paese o “Terra”3.
In data 11 marzo 1895, il Dott. Leontini annotava: “Oggi è stato terminato il lavoro d'impianto del pavimento, mentre il nuovo altare fu terminato il giorno 9 c.m. Si vuotò la Chiesa e la grotta attigua dalle immani macerie di resti umani, avendoli situati in una cripta grande ritrovata sotto la gradinata del'Altare Maggiore ed il rimanente in un'altra cripta sotto il gradino della porta della Chiesa e finalmente, quanto questa fu riempita, si posero nell'ala chiusa a sinistra di chi entra, assieme agli avanzi umani qui pure ammassati chi sa da quanti secoli.
Nel piantare il nuovo altare si demolì quello antico, costruito in parte di fabbrica, mentre di sotto ne esisteva un altro più antico, fatto della stessa roccia a guisa di quello delle catacombe. La prima messa nel nuovo altare è stata celebrata il 15 maggio 1895 dal Canonico D. Pietro Amico.”
Nel novembre dell'anno seguente, "per migliorare il culto della Chiesa della Cava” si pensò di costruirvi una sacrestia ed una stanza di abitazione nella grotta attigua per un eremita. “Per abbassare il livello del pavimento della grotta, si dovette ricorrere ad un “pirriatore” per abbattere gli antichi sepolcreti incavati nel duro masso del primitivo piano calpestante della chiesa. Per accedere alla porta della grotta, si è aperto un varco in mezzo all'ammasso di tanti materiali e si è rinvenuta l'antica cella della Madonna Assunta, proprio di rimpetto a quella del SS. Cristo.
L'eremita è un certo Fra Croce da Modica che noi abbiamo battezzato col nome di Frate Ilarione.La Chiesa ha un incremento straordinario e la pietà cittadina non manca di onorare con messe ed elemosine il primo ed antico monumento di nostra fede risorto dopo tanto abbandono e dimenticanza.”3
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1 Cfr. R. Fronterré, La chiesa ,cit. p.201s.
2 La Chiesa , op. cit. p. 64. Il “pavimento più antico, senza traccia di documenti cristiani”, induce a pensare che la grotta fu adibita a sepolcreto in età precristiana. Purtroppo, non potendo più esaminare i resti allora rinvenuti, non possiamo stabilire il periodo. A cominciare dai primi secoli dell'era cristiana fu adibita a catacomba e chiesa rupestre cristiana, come credono giustamente il Leontini, il Moltisanti e la Fronterré, sulla base dei resti degli antichi altari e dei segni cristiani, rinvenuti nei due sepolcreti superiori. La conferma che da allora e fino al terremoto del 1693, la tumulazione dei “nobili“ sia avvenuta nei sepolcri scavati nella roccia e della gente comune nelle due fosse anch'esse rinvenute dal Leontini, ci viene data dalle Visite dei Vescovi, dai libri dei defunti custoditi nella Matrice di Ispica ed anche dai testamenti registrati negli atti dei Notai di Spaccaforno, che si trovano nell'Archivio di Stato di Ragusa, sezione di Modica.
3 Copia dal manoscritto del Dott. I. Leontini, ora nell'archivio privato di G. Calvo.
25 NOVEMBRE 1895
RINVENIMENTO DEL CORPO DI OLIVIO SOZZI
Scrive il Dott. I. Leontini in un'altra pagina del citato suo diario manoscritto, in data 13 dicembre 1896. “Nel giorno di S. Lucia è stato consegnato il pavimento di marmo dell'Assunta, opera del Signor Francesco Lo Turco di Letoianni Gallodoro. Nel rinnovare l'antico pavimento nel luogo che ci venne indicato per sicura tradizione dei nostri, fu rinvenuta la salma quasi intatta del grande pittore Olivio Sozzi, morto in questa ai dì 31 marzo 1765, dopo di aver adornato di affreschi la Ven. Basilica di S. Maria Maggiore.
Il rinvenimento avvenne il giorno 25 novembre scorso alle ore 2 pomeridiane. Fu esposta la salma sul cataletto nella Cappella del SS. Cristo circondata di fiori e con torce accese, stante un pellegrinaggio paesano e di forestieri per otto giorni continui non si stancò di osservarla onorandone la memoria.
Nel contempo si scrisse a Palermo e a Catania ed in quest'ultima si stabilì un comitato presieduto dal grande poeta Rapisardi e costituito da notabilità letterarie, scientifiche ed artistiche della località.”
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