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LE TORRI DEL LITORALE DI SPACCAFORNO - ISPICA
Di
Melchiorre Trigilia
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Il Villabianca (Francesco
Maria Emanuele e Gaetani Marchese di,
Torri di guardia per li fani o sia fuochi di avviso de’ littorali della Sicilia,
ms. del
IL “CASTELLAZZO DELLA MARZA” E LE TORRI
COSTIERE
Nel libro V delle
Verrine (cap.35) Cicerone, parlando del grave affronto subito dalle navi romane
comandate da Cleomene da parte di pirati della zona, dice: “Ed ecco che giunge
la notizia che quattro brigantini di pirati si sono ancorati a poca distanza,
nel porto di Edissa, ché questo è il nome di quel luogo; la nostra flotta era
nel porto di Pachino”. L’autorevole Biagio Pace (
Arte e civiltà della Sicilia antica,
vol I, 438, 2a ed. Roma 1958) ne deduce che in
quel luogo (
Questa torre
chiudeva dunque a ponente la città ed il vasto Porto che secondo Licofrone(
Alessandra, vv. 1020-
Nel VII sec. d.C. Guidone e
l’Anonimo Geografo Ravennate chiamano questa insenatura “Porto di Ina”, l’antica
Ispica, a riprova della stretta relazione di dipendenza fra le due città: una
interna nella Cava, ed una marittima (Cfr. M. Trigilia,
Ina e Tiratina…,
in bibliog.)
Come confermano sia il relitto di una nave
datata al 600-650 d. C. scoperto a Pantano Longarini nel 1964 ed alcuni saggi di
scavo fatti nel 1969, il sito era certamente abitato in epoca tardoromana e
bizantina.
Siamo del parere
che proprio nella metà del sec VII la vecchia torre di guardia romana sia stata
trasformata in un “castello” fortificato in difesa contro gli sbarchi dei
Musulmani (la prima scorreria è del 652). Dicono infatti in proposito due
storici arabi del IX sec.: “ I Rum [Cristiani di Sicilia] ristorarono ogni luogo
dell’Isola, munirono i castelli ed i fortilizi e cominciarono a far girare ogni
anno intorno alla Sicilia delle navi che la difendevano”(Al – Athir in M. Amari,
Biblioteca Arabo-Sicula, I, p. 363,
Torino 1880). “Il paese fu ristorato d’ogni parte dai Rum, i quali vi
edificarono fortilizi e castelli, né lasciarono monte che non v’ergessero una
rocca” (Al-Nuwayri, ibid., II,113).
Lo scrittore arabo
Idrisi, nel famoso Libro del Re Ruggero
del 1154 (El- Idris Scherif, in M. Amari e C. Schiapparelli,
L’Italia descritta nel Libro di Re
Ruggero, compilato da Idrisi, pp. 34-66, Roma 1883. Il Libro di Re Ruggero, a c. di U. Rizzitano, Palermo 1968.
Edizione critica in 7 voll.: Idrisi, Opus
geographicum sive Liber ad eorum delectationem qui terras peragrare studeant,
ISMEO, Roma 1970-77), nomina “
Quattro secoli dopo
ca. Tommaso Fazello, nel suo
De rebus siculis decades duae, Palermo
1558, così scrive: “Nel promontorio occidentale dell’insenatura detta con
termine saraceno “Marsa” (che in latino significa porto), Odissea da Tolomeo e
Edissa da Cicerone … si vedono nella punta i resti di una rocca (arcis) battuta
dal mare e di un edificio di antica costruzione, comprendente anche ambienti
sotterranei… Oggi dalla rocca distrutta prende il nome di “Castellazzo”.
Il Fazello accenna
anche alla Rocca di S. Maria del Ficallo,
anch’essa in rovina: “Vicino alla piccola città distrutta di S. Maria…si trova
un colle che corre un poco verso il mare, a guisa di promontorio, detto
volgarmente “Cozzo di S. Maria del Focallo”, nella cui cima si vedono le ingenti
rovine di una rocca abbattuta e di antichi edifici.” (in cuius vertice arcis
iacentis, aedificiorumque veterum ingentes ruinae visuntur).
Due decenni dopo,
nel 1577, l’ingegnere militare Tiburzio
Spannocchi (v. sopra e bibliografia) annota che, essendo già distrutto il
Castellaccio e
Camillo
Camilliani (v. sopra e bibliografia),
architetto e ingegnere militare, qualche anno dopo, nel 1584, propone la
costruzione di tre torri. “Sulla punta del Ficallo si è disegnato farvisi una
torre, che serva per la guardia e sicurtà del paese,ed averà rispondenza con
tutto il lido marittimo.
Nel sec. XVI, a
partire dal 1535, i Viceré di Sicilia, Ferrante Gonzaga, De Vega e Marcantonio
Colonna, per proteggere le coste dell’Isola dai frequenti attacchi dei Corsari
Barbareschi (por remediar a las invasiones de corsaros), realizzarono
un’organica ed estesa rete difensiva e di
avvistamento, di torri costiere, che sostituiva ed integrava le fortezze
indipendenti costruite nei secoli passati, nel Trecento e Quattrocento, da Re
Martino in poi.
La guerriglia marittima e costiera delle navi
corsare è un fenomeno di lunga durata, che è registrato già alla fine del
Duecento, si intensifica nel ’500 e ’600 e cesserà solo ai primi dell’Ottocento.
I Corsari portavano di sorpresa agguati ed attacchi sia a navi mercantili e
militari, sia a località costiere, per impossessarsi di merci e persone, vendute
poi come schiavi nei numerosi mercati arabi del Mediterraneo.
Altre due torri
propose di costruire il Castellalfero
(v. bibliog.) nella sua Relazione a
Vittorio Amedeo di Savoia del 1713. “Nell’Isola delli Porri, come ivi
seguono continui li contrabbandi, come pure si fa sovente nido de’ Turchi, vi
sarebbe necessaria una Torre di Guardia.” E più oltre: “ Giunti al promontorio
detto Punta del Castellazzo…girando a mano sinistra, si entra nella Cala della
Marza, capace per barca d’ogni sorte per il suo bon fondo, per il
che
vi vorrebbe ivi una torre.”
Solo una torre
di guardia fu riedificata nel sec. XVII, nello stesso sito della diruta
“arx” di cui parla il Fazello, cioè
nel “Cozzo di
S. Maria”.
In conclusione, con
l’eccezione della torre di S. Maria, le altre torri non vennero costruite e ne
rimangono
solo i progetti degli architetti e i bei
disegni dell’opera del Camilliani. Purtroppo gli ultimi resti del Castellaccio
della Marza furono distrutti agli inizi degli anni 1960 dai militari della NATO,
che spianarono Punta Castellazzo per costruirvi una base militare ed una pista
per elicotteri. Un capomastro ispicese che diresse i lavori mi confidò che
furono distrutte numerose fosse sepolcrali e i resti ossei furono bruciati!
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