DAFNI

Pan e Dafni

La leggenda di Dafni, semidio siciliano si può far risalire al periodo siculo. Dafni può essere visto come la personificazione della vita pastorale del popolo siculo, anche se in seguito, la letteratura greca e latina, forzando parentele e legami con la casta degli dei olimpici, fece sì che la leggenda di Dafni perdesse il suo carattere indigeno.

Diodoro Siculo (lib IV.84) narra che, Dafni nacque da una ninfa e dal dio Ermes sui monti Erei[1] dove vi era abbondanza di lauro, cioè l'alloro, che in greco è chiamato "daphne" e fu allevato dalle ninfe che gli insegnarono l'arte della pastorizia.

Dafni fu l'inventore dei poemi bucolici (poesia che ritrae la vita pastorale) che amava spesso cantare. Grazie alla sua bellezza fu amato da molte ninfe ma anche da mortali e dagli dei, tra cui il dio Pan che gli insegnò la musica. Fu proprio l'amore di una ninfa la causa della sua morte. Dafni era unito a una ninfa di nome Nomia (secondo alcune versioni della leggenda la ninfa si chiamava Talia) a cui aveva promesso di rimanere sempre fedele. Mantenne la promessa sino a quando la figlia di un re siciliano lo fece ubriacare e lo convinse ad unirsi a lei.  Venuta a conoscenza del tradimento, Nomia si vendicò e lo fece diventare cieco. Dafni, allora, cominciò a vagare cieco ed addolorato per le campagne e finì col lanciarsi dall'alto di una roccia. Secondo un'altra versione della leggenda, Dafni non morì precipitando dalla rupe, poiché poco prima di sfracellarsi al suolo fu trasformato in pietra.

Un'altra versione, narra, invece, che il padre Ermes lo salvò portandolo in cielo e lasciando sulla terra una sorgente dove i Siculi annualmente offrivano sacrifici[2].


 

[1] Con questo nome ci si riferisce a quella serie di rilievi della Sicilia centrorientale che si allungano in direzione Nord-Sud, dalla catena dei Nebrodi fino agli Iblei; il monte più alto è il Monte Altesina (1193m.) a Nord di Enna. Nel passato si sono voluti collocare gli Erei sui monti ragusani, noti come monti Iblei, ed il fatto che il monte più alto fra questi si chiami proprio Monte Lauro indurrebbe a pensare che, effettivamente, l'attuale nome sia stato dato a quello tra i monti della Sicilia in cui maggiormente cresceva il Lauro, e che quindi gli Erei citati da Diodoro siano da intendersi gli attuali monti ragusani.

[2] Ciaceri Emanuele: Culti e Miti dell'Antica Sicilia p.16

 

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