ATENA (MINERVA)

Pallade Atena (Velletri) - Museo del Louvre, ParigiLa Dea, identificata con la romana Minerva, è figlia di Zeus e di Meti. Zeus divorò la povera Meti quando questa era incinta di Atena, consigliato da Urano e Gaia i quali gli rivelarono che se Meti avesse messo al mondo una figlia, da questa sarebbe poi nato un figlio che gli avrebbe tolto il comando del cielo. Zeus si accollò il compito di portare lui stesso a termine la gestazione. Quando giunse l'ora del parto, si fece aiutare da Efesto, che effettuò quello che si potrebbe chiamare un taglio cesareo del tutto particolare: infatti, con un colpo di ascia ben assestato, fece uscire Atena dalla testa di Zeus. La dea, che era  già adulta e ben armata, appena nata lanciò un urlo di guerra che risuonò su tutta la terra.

Atena è considerata la dea della guerra ma, a differenza di Ares, violento e sanguinario, essa pretende dai suoi protetti (tra cui Ulisse, Ercole, Achille e Giasone) non la bruta forza fisica ma azioni, frutto di riflessioni e di ragionamenti tattici. Non a caso è considerata nel mondo greco anche la dea della ragione. Il nome della madre, Meti, infatti, è traducibile con la parola "senno". Il fatto che sia proprio Atena ad affrontare e a battere Ares, sottolinea che, spesso, la riflessione e la ragione hanno il sopravvento sulla forza bruta.

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Atena è anche la protettrice dei tessitori e delle ricamatrici, ma il suo ruolo di dea guerriera è quello prevalente. E’ rappresentata con l’elmo in testa, armata di lancia e scudo e vestita con l'egida (una specie di corazza di pelle di capra). Sul suo scudo la dea mise la testa di Medusa, la gorgona che aveva il potere di tramutare in pietra chiunque osasse guardarla negli occhi e che fu uccisa da Perseo.

Gli epiteti di Atena erano innumerevoli, ma il più diffuso era quello di Pallade (colei che lancia l'asta). Con questo epiteto, la dea assumeva caratteristiche simili a quelle di Demetra, essendo considerata anche protettrice dei campi e dell'agricoltura. Ad Atene il suo culto fu secondo solo a quello di Zeus, e a lei fu dedicato il Partenone.

Ad Atena è attribuita l'invenzione dell'olio di oliva ed anche l'introduzione dell'ulivo in Grecia. Il suo animale preferito è la civetta. Non a caso, ciò che caratterizza la civetta, rispetto agli altri animali, è proprio l'occhio grande e splendente; ed è, infatti, negli occhi azzurri della civetta che si riflette una delle caratteristiche di Atena considerata la dea della chiarezza e chiamata “dea dagli occhi glauchi” cioè “dea dagli occhi azzurri”. Nella lingua greca, le parole civetta e azzurro hanno un suono simile (glaux = civetta, glaucos = azzurro).

Atena rimase vergine e, tuttavia, le viene attribuito un figlio, che avrebbe avuto da Efesto nel seguente modo: era andata a procurarsi delle armi da Efesto, esperto fabbro che utilizzava i vulcani come officine. Questi, abbandonato da Afrodite dopo aver scoperto la tresca con Ares, s’innamorò di Atena;  la dea, però, non ne voleva sapere del brutto Efesto che, deciso ormai a possederla, nonostante fosse zoppo, incominciò ad inseguirla, la raggiunse e la prese tra le braccia. Ma era tanto il suo desiderio che, soffrendo, forse, di eiaculazione precoce, bagnò con il suo seme una gamba della dea. Atena, un pochettino disgustata, si asciugò con della lana che poi lanciò per terra inzuppata dal seme di Efesto. Dalla terra, fecondata in modo così poco romantico, nacque Erittonio che la dea considerò proprio figlio, lo rinchiuse in un cofano, sotto la custodia di un serpente, e lo affidò ad Aglauro, la figlia del re d'Atene.

 Le feste in Onore della dea erano molte. Particolarmente interessanti erano le Panatenèe che si svolgevano ad Atene ogni anno, sostituite, ogni quattro anni,  dalle grandi Panatenèe. Si narra che queste feste fossero state istituite da Erittonio, il figlio di Atena. Durante i festeggiamenti si svolgevano varie attività sportive. Un esercizio del tutto particolare consisteva nello scendere e risalire velocemente su un carro in corsa indossando un’armatura. Alla fine della festa si svolgeva una cerimonia notturna in cui, con una solenne processione verso l'Acropoli, veniva offerta ad Atena una veste femminile molto preziosa.

Un'altra festa, celebrata ad Atene era chiamata Arreforie, dedicata ad Atena Pallade. Durante il suo svolgimento, la sacerdotessa di Atena consegnava degli oggetti sacri e misteriosi a delle ragazzine di nobili famiglie chiamate “Arrefore” (“portatrici di oggetti dei quali non si può parlare”), che avevano il compito di portarli, a notte fonda, nel sotterraneo di Afrodite degli orti[1]. Forse gli oggetti sacri erano dei simboli di fecondità a forma di genitali. Ciò si potrebbe dedurre dal fatto che una delle cerimonie che si svolgevano durante le Tesmoforie dedicate a Demetra e Persefone e a cui partecipavano solo donne maritate, consisteva proprio nel portare in corteo alle dee degli oggetti di pasta a forma di genitali, come auspicio  per la fertilità dei campi.

Sempre ad Atene si celebravano le Plintèrie, feste di purificazione in cui veniva lavato in mare il simulacro della dea.

 Il culto di Atena era molto diffuso in Sicilia. Ad Agrigento vi era un tempio a lei dedicato in cima all'acropoli, vicino a quello di Zeus dove fu poi costruita la chiesa cristiana di Santa Maria dei Greci[2]. Effettivamente, l'attuale chiesa incorpora i resti di un tempio dorico del 480-460 a.C., forse da identificare con l'Athenaion eretto da Terone nel 488 a.C.. Inoltre, una collina nelle vicinanze della città era denominata rupe di Atena, così come ricorda lo stesso Diodoro Siculo (lib XIII.85). E' probabile che il culto di Atena ad Agrigento provenisse da Gela, dove fu importato dai coloni che venivano dall'isola di Rodi, in cui il culto era abbastanza diffuso[3].

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Camarina (Rg) - Tempio di Atena

Athena ed Enkelados - Louvre

Atena e Encelado (Museo di Louvre)

Tempio di Atena (Atene)

Anche a Camarina doveva essere diffuso il culto di Atena. Negli scavi archeologici dell'antica città fondata da Siracusa sono stati, infatti, trovati i resti di un tempio dedicato alla dea, datato V sec. a.C.[4]. Parecchie monete raffiguranti la dea sono state trovate in molte città siciliane tra cui: Agirio[5], Alunzio, Caleacte[6], Erice, Inessa[7], Lentini, Megara Iblea, Morgantina, Palermo, Solunto, Messina e Lipari.

Cattedrale di Siracusa - Resti del Tempio di Atena

Cattedrale di Siracusa

Cattedrale di Siracusa - Resti del Tempio di Atena

 Un tempio molto famoso esisteva a Siracusa. I suoi resti sono ancora visibili perché inglobati nella cattedrale di S. Maria delle Colonne. L'area del tempio è stata scoperta in seguito a scavi iniziati all'inizio del secolo nei pressi dell'attuale Duomo. Il tempio, di stile dorico, si può fare risalire al V sec. a.C.. Di esso parla ampiamente Cicerone[8] a proposito del saccheggio effettuato dal governatore romano Verre. Il governatore, esperto ladro d'arte, saccheggiò tutte le decorazioni in avorio e le borchie d'oro che ornavano i battenti della porta d'ingresso. Portò via anche gran parte delle suppellettili interne, tra cui una serie di tavole dipinte ritraenti 27 tiranni, il re di Sicilia e un combattimento di cavalleria di Agatocle[9]. Il tempio fu trasformato in moschea ed in seguito in luogo di culto dei Cristiani che vi eressero l'attuale Duomo. Sul frontone di questo tempio vi era collocato uno scudo dorato, l'ultima cosa che i marinai vedevano quando partivano con le loro navi. Proprio allo scudo d'oro era legata una cerimonia, durante la quale i marinai, che partivano da Ortigia, portavano con loro un calice pieno di fiori e sostanze aromatiche che gettavano in mare quando, allontanandosi, vedevano sparire lo scudo posto nel tempio.[10] La cerimonia descritta, anche se si riferisce in realtà al culto di Dioniso, indicherebbe che Atena, così come Poseidone (il dio del mare), assunse in qualche modo il carattere di protettrice dei naviganti. Ed in effetti, in Grecia, i culti di Atena e Poseidone  erano spesso relazionati[11].

La presenza del culto a Selinunte sarebbe dimostrata da più di un elemento: dalla “grande tavola Selinuntina”, in cui è citato anche il nome della dea; da una metopa ora conservata al Museo Nazionale archeologico di Palermo, raffigurante Atena; dal fatto che il tempio di Selinunte, attualmente denominato semplicemente come tempio D, era probabilmente dedicato ad Atena.

Il culto doveva essere presente anche a Termini Imerese, dove è stata trovata una testa di Atena ora conservata al museo archeologico di Palermo[12]. In questa località, inoltre, sono ancora visibili i resti del tempio dedicato ad Atena ed ora denominato tempio B[13].

A Gela sono ancora visibili i resti dell’Athenaion, dove è stata trovata una testa fittile di civetta, l'animale sacro ad Atena, ora conservata al museo di Siracusa. Il tempio risulta del VI sec. a.C. ma fu costruito su un altro tempio più antico, probabilmente del VII sec. a.C., e la testa fittile appartiene a quest’ultimo.

 Ciò dimostrerebbe che anche quest’ultimo doveva essere dedicato ad Atena. Esso fu distrutto verso la fine del VII sec. a.C. e poi sostituito dal tempio dorico di cui sono rimaste ampie tracce.

 L'avvento della religione cristiana fece sì che il culto di Atena entrasse a far parte, insieme ai culti di Demetra, Afrodite e Iside, di quella compagine sincretica che fece affluire i culti delle principali divinità femminili, in quello della Madonna. Ad Agrigento, la chiesa di S. Maria dei Greci e a Siracusa quella di S. Maria delle colonne, furono costruite sui luoghi che ospitavano i tempi dedicati alla dea. In Grecia, Atena fu identificata con la iranica Anahita (che in iranico significa “l'immacolata”[14]), la cui festa cadeva il 15 di Agosto, la stessa data in cui si festeggia la Madonna.


[1] Pausania Lib. I.27,3.

[2] Sabatino Moscati: La civiltà mediterranea p.113.

[3]Diodoro Siculo lib V.58

[4]Filippo Coarelli e Mario Torelli :Sicilia “Guide Archeologiche Laterza” p.208.

[5] Conosciuta anche come Agyrion, era la patria dello storico Diodoro Siculo che vi nacque agli inizi del I secolo a.C.. Si sostiene che essa sia ubicata sotto la cittadina moderna di Agira, tra Leonforte e Regalbuto.

[6] Sarebbe la citta' fondata da Ducezio ritornato da Corinto, in cui era stato in esilio dopo la sua sconfitta avvenuta nel 451 a.C. ad opera dei Siracusani. Il sito dovrebbe corrispondere a quello dell'attuale cittadina di Caronia, in provincia di Messina, a meta’strada circa tra Cefalu' e Capo D'orlando.

[7] La cittadina Sicula non doveva essere molto lontana da Centuripe; citata dagli storici Tucidide e Diodoro, in essa si rifugiarono i mercenari cacciati da Catania, dalla coalizione formata dai Siculi di Ducezio, e da Siracusa. I mercenari ne trasformarono il nome in Etna, appellativo che avevano dato in precedenza anche a Catania quando era sotto il loro controllo.

[8] Cicerone, Verrine, II.IV.122

[9] Agatocle (360-288 a.C) giunse al potere a Siracusa nel 316 a.C. Dominò, per alcuni decenni la vita politica di Siracusa e riuscì a portare avanti quel processo di unificazione della Sicilia e dell'Italia greca che era stato iniziato da Dionisio il vecchio. Contrastò in modo efficace la minaccia cartaginese e morì a 72 anni dopo 28 anni di regno.

[10]Ciaceri Emanuele: Culti e Miti dell'Antica Sicilia. p.155

[11]Diodoro Siculo lib.V.58

[12] Filippo Coarelli e Mario Torelli: Sicilia “Guide Archeologiche Laterza” p.28.

[13] Filippo Coarelli e Mario Torelli: Sicilia “Guide Archeologiche Laterza” p. 404.

[14] Ambrogio Donini: Breve storia delle religioni p.138

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