I DIOSCURI

                           

Dioscuri (da Dioskuroi cioè "figli di Dio") è il nome con cui sono conosciuti Castore e Polluce, figli di Zeus e di Leda, la moglie di Tindaro, re di Lacedemone. La notte in cui i Dioscuri furono concepiti, Leda si unì anche al marito e da quella notte di amore, oltre a Castore e Polluce, nacquero anche Elena e Clitennestra. Ci fu discordanza fra gli antichi per stabilire chi dei figli fosse nato dal seme del dio e chi, invece, dal quello di Tindaro. Alla fine si attribuirono a Zeus, Polluce ed Elena che quindi furono considerati immortali, e a Tindaro, Castore e Clitennestra, considerati mortali.

I due fratelli furono anche chiamati Tindaridi, o figli di Tindaro.

Castore è visto come un bravissimo domatore di cavalli e Polluce è considerato un ottimo pugile.

La loro leggenda si contraddistingue per il grande amore fraterno che li legò in vita e che durò anche dopo la morte. Furono  amici inseparabili e quando, in seguito ad un agguato, Castore fu ucciso e Polluce ferito, Zeus chiamò con sé nell'Olimpo Polluce, questi rifiutò l'immortalità se la stessa sorte non fosse toccata anche a suo fratello Castore. Zeus, colpito da quest’amore fraterno, promise loro di farli restare sempre insieme, un giorno nell'Olimpo ed un giorno sotto terra, negli Inferi. Si vedono allora i due eroi, resi immortali, vivere in eterno sia alla luce che nelle tenebre.

I Dioscuri, così come gli indigeni Palici, erano considerati protettori delle persone che si trovavano in pericolo, venivano invocati in battaglia o durante una forte tempesta ed erano particolarmente venerati dai marinai. Non a caso si chiamavano "Dioscuri" i fuochi di sant'Elmo a due punte[1], che erano ritenuti di buon augurio dai marinai.

 In Sicilia il culto dei Dioscuri assorbì il culto indigeno dei Palici. Ad Agrigento, sono stati rinvenuti i resti di un tempio del V sec. a.C.,  forse, a loro dedicato[2], dove si celebravano le Theoxenie, feste nelle quali si credeva che i Dioscuri partecipassero al banchetto pubblico stringendo, con tale azione, un patto di alleanza con i partecipanti[3].

È probabile che il culto dei Dioscuri esistesse anche a Tindari. Il nome stesso della città deriverebbe, infatti, da Tindaridi, appellativo con cui erano anche conosciuti i Dioscuri. In effetti, una rappresentazione dei Dioscuri in un mosaico in bianco e nero è stata rinvenuta in una stanza all’interno di un edificio termale di Tindari, probabilmente del II sec., venuto alla luce da scavi avvenuti dopo il 1949.

Il ritrovamento di monete indicherebbe la presenza del culto anche a Siracusa, Catania e Palermo[4].

I ritrovamenti archeologici degli ultimi anni hanno dimostrato, inoltre, l'esistenza del culto dei Dioscuri nelle città di Solunto[5], dove e' stato trovato un pannello che li rappresenta[6], e di Akray[7] dove sono state trovate due statue rappresentanti le divinità[8].

Anche per i Dioscuri non mancano legami con i santi del Cristianesimo. Essi contribuirono, insieme ad Asclepio, a formare l'immagine dei santi Cosimo e Damiano, i due fratelli medici  martirizzati nel III sec. e assunti poi come protettori degli infermi. Analizzando l'origine del nome Damiano, si può notare come esso derivi dal greco "Damasos" che significa "domatore", e  abile domatore era Castore uno dei fratelli Dioscuri. I Dioscuri erano protettori della gente di mare ed in Sicilia, a Palermo, anche i santi, Cosimo e Damiano erano considerati protettori dei pescatori. Nel secolo scorso la festa dei santi, Cosimo e Damiano a Palermo era stata annullata, si dice per motivi di sicurezza pubblica, e furono proprio i pescatori che, facendo pressione presso le autorità, riuscirono, nel 1894, a far ripristinare la festa.


[1] I Fuochi di Sant'Elmo avevano probabilmente origine elettrostatica, infatti, capitava di vederli in cima agli alberi delle navi durante forti temporali e, in qualche modo, erano un indizio che il temporale stava per finire.

[2] Vincenzo Tusa ed Ernesto De Miro: Sicilia Occidentale p.131.

[3] Ciaceri Emanuele: Culti e Miti dell'Antica Sicilia p.296.

[4] Ciaceri Emanuele: Culti e Miti dell'Antica Sicilia p.301.

[5] I resti dell'antico centro si trovavano nei pressi del Monte Catalfano (a circa 16 km. ad est di Palermo).

[6] Filippo Coarelli e Mario Torelli: Sicilia “Guide Archeologiche Laterza” p.38.

[7] L'antico centro greco è stato individuato nei pressi di Palazzolo Acreide in provincia di Siracusa.

[8] Filippo Coarelli e Mario Torelli: Sicilia “Guide Archeologiche Laterza” p.298.

 

© Centro Studi Helios   "LA SICILIA IN RETE"

Centro Studi HeliosHeritage Sicilia