Helios appartiene alla generazione degli dei preolimpici, è la personificazione del sole, così come Horus lo era per gli Egiziani. Fratello di Eos (l'aurora) e di Selene (la luna), viene spesso rappresentato come un giovane di estrema bellezza e con la testa attorniata (ovviamente) da raggi. Svegliato da un gallo ed annunciato da Eos, ogni giorno percorre il cielo su un carro di fuoco trainato da cavalli, partendo dal paese degli Indiani e arrivando sino all'Oceano, dove i cavalli affaticati si riposano. La via del ritorno, è il sottosuolo o l'Oceano che circonda il mondo. La via del ritorno era considerata molto più breve di quella dell’andata secondo l’antica concezione che gli antichi avevano della forma del mondo e che, grazie all’evoluzione dell’astronomia, fu progressivamente abbandonata.
In Sicilia il culto di Elios non fu molto diffuso e non sembra che di esso vi siano tracce nei racconti degli scrittori antichi, anche se una particolarità del suo culto sembrerebbe riguardare proprio la Sicilia. Erano famosi, infatti, i suoi armenti, costituiti da sette greggi di giovenche e altrettanti di pecore. Ogni gregge era sempre composto da 50 animali custoditi da due ninfe figlie dello stesso dio che avevano la loro sede nell'isola di Trinacria; ed è noto come la Sicilia fosse chiamata con questo appellativo proprio per la sua forma a tre punte.
Il culto di Helios sembrerebbe comunque dimostrato dal ritrovamento di monete che lo raffigurano in almeno tre città: Siracusa, Inessa, ed Entella.
A Selinunte è stata trovata, non molti anni fa, una Metopa raffigurante Helios che è conservata ora al Museo Archeologico di Palermo.
E' probabile che a Siracusa il culto di Elios fu importato dai primi coloni provenienti dalla città greca di Corinto, in cui era molto diffuso, e che, in seguito, fu trasmesso, da Siracusa, ad altri centri siciliani tra cui Inessa, Entella e Selinunte.