PLUTONE

                           

Plutone è la divinità dell'oltretomba, il signore degli Inferi ed il suo nome significa "il ricco", quasi a suggerire la ricchezza del sottosuolo. In realtà, il suo nome era originariamente Ade che significa "l'invisibile", ma esso non veniva quasi mai citato e Plutone era uno dei suoi soprannomi, usato forse per temperare un po’, almeno nel nome, l'aspetto legato alla morte. Il nome Ade, col tempo, fu utilizzato per indicare proprio il regno dei morti.

Plutone era figlio di Cronos e di Rea, quindi fratello di Zeus, Poseidone, Era, Estia e Demetra. Dopo l'esautorazione del padre, nella spartizione del mondo che ne seguì, a lui toccò il regno sotterraneo, ossia il Tartaro. Plutone regna incontrastato sui morti ed è ai suoi ordini Caronte il traghettatore, che ha il compito di traghettare i defunti da una sponda all'altra del fiume Acheronte. I morti, dovevano pagare un obolo a Caronte, ed è su questa credenza che si basa l’antica abitudine di mettere una moneta in bocca ai cadaveri prima della sepoltura.

Questa abitudine dovette conservarsi anche in periodi non lontani a noi, come dimostrerebbe un racconto popolare siciliano raccolto da Pitrè[1]. Nel racconto si parla di un re molto cattivo, di nome Guglielmo (lu malu Gugghiermu), che fece sottrarre ai suoi sudditi, tutte le monete d'oro, d'argento e, come se non bastasse, anche quelle di rame. In sostituzione fece coniare delle monete di cuoio dando ordine che fossero solamente queste a circolare nel paese. Per essere sicuro di aver spogliato per benino tutti i suoi sudditi, inventò uno stratagemma: fece in modo che fosse messo in vendita, un bellissimo cavallo ad un prezzo bassissimo, solo uno scudo d'oro. Non si trovava però nessuno che poteva pagare se non in moneta di cuoio, fino a quando giunse un ragazzo che comprò il cavallo e pagò con la moneta d'oro. Il re lo fece prelevare dalle sue guardie e gli chiese come mai fosse in possesso di monete d'oro, dato che egli aveva dato l'ordine che fossero tutte consegnate all'autorità. Il giovane disse che era andato a dissotterrare il cadavere del padre per prelevare la moneta d'oro che la madre aveva deposto nella bocca del marito al momento della sepoltura; così il malo Guglielmo apprese che nessuna moneta d'oro circolava ormai tra i vivi.

Plutone non usciva spesso dall'oltretomba, approfittò di una delle sue rare uscite per rapire Persefone, la figlia di Demetra e l’unico contatto che aveva era con Ermes che gli conduceva le anime dei morti.

 

In Sicilia si hanno pochissimi riscontri dell’esistenza del culto di Plutone. Resti del suo culto si hanno a Morgantina[2]dove, come abbiamo già detto parlando di Hermes, nelle vicinanze del teatro antico è stato individuato un santuario dedicato a Gaia, Plutone ed Hermes. Questo ritrovamento fa pensare ad un legame tra il culto di Gaia e quello di Plutone il quale potrebbe essere visto, in qualche modo, come la personificazione maschile della terra stessa, anche se sotto un aspetto più tetro perché legato al concetto di morte ed associato agli Inferi.

[1] Giuseppe Pitre: Fiabe Novelle e Racconti Popolari Siciliani Vol IV p. XXVII.

[2] F. Coarelli e M. Torelli: Sicilia “Guide Archeologiche Laterza” p.194

 

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