La Sibilla è sostanzialmente una sacerdotessa con virtù profetiche e sono molte le leggende che la riguardano. Particolarmente famosa era la Sibilla di Cuma, conosciuta anche con il nome di Amaltea, che viveva in una grotta e aveva il compito di far conoscere gli oracoli di Apollo.
Si racconta che Apollo, invaghitosi di Amaltea, la invitò ad esprimere un desiderio, costei chiese di poter vivere tanti anni quanto erano i granelli di sabbia che poteva tenere in mano, dimenticando però di chiedere contemporaneamente la giovinezza. Apollo offrì alla Sibilla, oltre a quello che gli aveva chiesto, anche la giovinezza a condizione che gli si concedesse, ma la Sibilla rinunciò per non perdere la propria verginità. Così, man mano che la Sibilla invecchiava, il suo corpo rinsecchiva finché, dopo circa mille anni, si sciolse in polvere e di lei non rimase che la voce, che continuò a proferire gli oracoli di Apollo.
Il culto della Sibilla di Cuma era particolarmente fiorente a Roma, dove venivano consultati i libri sibillini. Secondo la tradizione questi libri furono venduti direttamente dalla Sibilla a Tarquinio Prisco e sarebbero andati distrutti nell'incendio scoppiato in Campidoglio durante la guerra civile che vide contrapporsi Mario e Silla.
In Sicilia la Sibilla di Cuma fu identificata con la Sibilla di Lillibeo (oggi Marsala) dove, in una grotta si diceva che ella vivesse o che fosse sepolta. Dentro la grotta si trovava un pozzo miracoloso, chi ne beveva l'acqua diventava indovino e riusciva a predire il futuro. Di questo pozzo parla anche Diodoro a proposito dello sbarco di Annibale nel promontorio di Lillibeo nel 409 a.C.. L'esercito Cartaginese si sarebbe accampato nei pressi del pozzo di Lillibeo e, molti anni dopo, fu questo il nome dato alla città fondata nelle sue vicinanze.
Il pozzo di Lillibeo, quindi, era conosciuto ancora prima che fosse fondata la città omonima; è probabile che il posto fosse originariamente la sede di un culto simile a quello delle sibille, e che solo in seguito, ad esso se ne sovrappose un altro, identificabile con quello della Sibilla di Cuma.
A favorire la localizzazione della Sibilla a Lillibeo contribuì anche il fatto che nel luogo fosse particolarmente sentito il culto di Apollo, di cui la Sibilla era la sacerdotessa, come dimostra lo stesso stemma civico di Marsala che raffigura Apollo con la lira.
In una moneta di bronzo di epoca romana compare, da un lato, un treppiede intorno al quale è avvolto un serpente (ambedue sono attribuibili ad Apollo), dall'altro lato compare il volto della Sibilla all'interno di un triangolo che rappresenta la Sicilia.
Il culto della Sibilla doveva avere un significato particolare in tutta la regione, se a questa figura si attribuisce addirittura la fondazione di Palermo, avvenuta prima che la Sibilla stessa, si stabilisse a Lillibeo.
Nella grotta della Sibilla, o nelle sue immediate vicinanze, sorgeva probabilmente un tempio dedicato ad Apollo. Questo testimonia come la Sibilla fosse comparabile con la Pizia del tempio di Apollo a Delfo, soltanto che la Pizia era effettivamente una sacerdotessa in carne ed ossa, mentre la Sibilla di Marsala era una figura non corporea, uno spirito presente nella grotta che si manifestava attraverso l'acqua del pozzo.
Con l'arrivo della religione cristiana, il culto della Sibilla non scomparì, ma si trasformò in quello di S. Giovanni. La Sibilla e S. Giovanni sono legati dall’esercizio della profezia, la prima in onore di Apollo, il secondo nel nome di Cristo, e per tutti e due l'acqua assume un significato miracoloso. La Sibilla offre la conoscenza del futuro attraverso l'acqua del pozzo, S.Giovanni offre la conoscenza di Dio grazie al battesimo effettuato con l'acqua. Ed, infatti, sopra la grotta della Sibilla fu costruita, nel 1576, la chiesa di S. Giovanni Battista ed una statua del santo è posta addirittura dentro la grotta, su quella che forse era l'ara di Apollo.
Si dice che l'acqua del pozzo, normalmente salmastra, divenisse, per un solo istante, dolce e limpida, ed addirittura risultasse salubre per i malati. La Sibilla veniva ricordata nel rito dello scutu (ascolto) che alcune donne facevano alla vigilia della festa di S. Giovanni. Queste andavano a consultare la cara Sibilla che viveva nella grotta e la interrogavano riguardo la fedeltà dei mariti o, se nubili, chiedevano se l'anno successivo si sarebbero sposate; nel fare questo bevevano l'acqua del pozzo, poi qualcuna entrava in una specie di delirio mistico (forse a causa dell'acqua non troppo potabile!). Le domande venivano fatte ad alta voce proprio sull'apertura del pozzo che, a causa delle caratteristiche del luogo, favoriva un eco, che veniva opportunamente interpretato dalle richiedenti.
Si può scorgere, nel rito dello scutu, una certa analogia con l'antico oracolo di Claro, una piccola isola del mar Egeo, sede di uno degli oracoli di Apollo. L'oracolo era un analfabeta. Chi andava a consultarlo proferiva solamente il proprio nome, poi lui si ritirava in una grotta dove beveva l'acqua proveniente da una sorgente misteriosa e rendeva il suo responso in esametri.
Un'altra strana usanza aveva luogo nella grotta della Sibilla. In occasione della festa di S. Giovanni, molte persone andavano a farsi salassare, addirittura una volta se ne contarono fino a 400 in un giorno.
L'intreccio tra la pagana Sibilla di Apollo e il Profeta S. Giovanni continua nel racconto dove si narra che, nell'antro, si sia visto S. Giovanni che, con una banderuola in mano, girava intorno al pozzo dando vita e virtù benefiche alle sue acque. Grazie a queste acque guarivano quei malati che vi si lavavano o bevevano pregando il santo oppure vi si tuffavano per tre volte invocando il nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.
La credenza popolare ha attribuito a questo luogo anche la classica truvatura, cioè un tesoro incantato; si racconta che la notte di S. Giovanni nella grotta si svolge, per pochi fortunati, una fiera incantata nella quale, per pochi soldi, si possono ottenere delle grosse arance d'oro.
Il pozzo è ormai chiuso ai fedeli di S. Giovanni, al suo posto ne fu costruito un altro davanti alla statua del santo.
Quello di Marsala non è l'unico caso in cui l'antichissima credenza della Sibilla si sia insinuata in un contesto religioso cristiano. Un’antica tradizione vuole che nel ragusano, presso Scicli, sia avvenuta l'ultima battaglia tra Cristiani e Saraceni e che la Madonna sia apparsa, schierandosi a capo dei Cristiani per sconfiggere l'esercito arabo. Il sabato antecedente la Domenica delle Palme, considerato l'anniversario dell’apparizione, avveniva una sacra rappresentazione della battaglia, in cui la Madonna, nelle vesti di un’amazzone guerriera, interveniva in aiuto dei Cristiani facendo strage dei Saraceni. Ad un certo punto della rappresentazione tre fanciulli salivano sul palco, uno di loro vestito da angelo, gli altri due, in abiti femminili, erano chiamati dal popolo scibilli (sibille); le Sibille cantavano inni profetici in onore della Madonna salvatrice e dopo di loro l'angelo intonava, con voce acutissima, una cantilena le cui strofe iniziali erano:
Bella immagine invitta! a te Reina,
Sotto bianco destrier, Scicli s'inchina.