IL TERZO LIBRO : SECONDA PARTE

 

 

 

 

 

 

 

 

DI ALCVNI PONTI CELEBRI EDIFICATI
da gli Antichi, e de' diſegni del ponte di Rimino. Cap. XI

OLTI ponti furono edificati da gli antichi in diuerſi luoghi; ma in Italia, e ſpecialmente ſopra il Teuere aſſai ne edificarono, de quali alcuni ſi uedono intieri, e d'alcuni altri ſono rimaſti i ueſtigi antichi ſolamente. Quelli, che ſi uedono ancora tutti intieri ſopra il Teuere; ſono quel di Caſtel Santo Angelo, già chiamato Helio dal nome di Helio Adriano Imperadore, ilquale edificò quiui la ſua ſepoltura. Il Fabricio, edificato da Fabricio, hoggi detto ponte quattro capi dalla quattro teſte di Giano, ouer di Termine, lequali ſono poſte à man ſiniſtra entrando in eſſo ponte: per queſto ponte l'Iſola del Teuere ſi congiogne alla città. Il Ceſtio hoggi detto di San Bartolomeo, ilquale dall'altra banda dell'Iſola paſſa in Tranſteuere. Il ponte detto Senatorio da' Senatori, & Palatino, dal Monte che gli è uicino, fatto di opera ruſtica; che hora ſi chiama di Santa Maria. Ma quei ponti, de' quali ſi uedono nel Teuere i ueſtigi antichi ſolamente, ſono, il Sublicio, detto anco Lepido da Emilio Lepido, che eſſendo prima di legno lo fece di pietra, & era uicino à Ripa: Il trionfale, i cui pilaſtri ſi ueggono rincontro alla Chieſa di Santo Spirito: il Ianiculenſe, coſi chiamato per eſſer uicino al Monte Ianiculo, ilquale perche è ſtato riſtaurato da Papa Siſto IIII. hora ſi dimanda ponte Siſto; & il Miluio hoggi detto Ponte Molle, poſto nella uia Flaminia lontano da Roma poco meno di due miglia, ilquale non ritiene altro di antico, che li fondameti, e dicono che fu edificato al tempo di Silla da M. Scauro Cenſore. Si uedono anco le ruine di un ponte edificato da Auguſto Ceſare di opera ruſtica ſopra la Nera fiume uelocisſimo appreſſo Narni. E ſopra il Metauro nell'Vmbria à Calgi ſe ne uede un'altro di opera ruſtica ſimilmente con alcuni contraforti nelle ripe, che ſoſtentano la ſtrada, e lo fanno fortisſimo. Ma tra tutti i ponti celebri, per coſa marauiglioſa è ricordato quello, che fece far Caligola da Pozzolo à Baie in mezo del mare di lunghezza poco meno di tre miglia, nelquale dicono ch'egli ſpeſe tutti i denari dell'Imperio. Grandisſimo anco, e degno di merauiglia fu quello, che per ſoggiogare i Barbari edificò Traiano ſopra il Danubio rincontro alla Tranſiluania, nelquale ſi leggeuano queſte parole.

PROVIDENTIA AVGVSTI VERE PONTIFICIS VIRTVS ROMANA QVID NON DOMET? SVB IVGO ECCE RAPIDVS & DANVBIVS.

Queſto ponte fu poi ruinato da Adriano accioche i Barbari non poteſſero paſſare à danni delle prouincie Romane, e i ſuoi pilaſtri ſi uedono ancora in mezo del fiume. Ma côcioſiache di quanti ponti io habbia ueduto, mi pare il più bello, & il più degno di conſideratione ſi per la fortezza, come per il ſuo compartimento, quello, che è à Rimino Città della Flaminia, fatto edificare, per quel ch'io credo; da Auguſto Ceſare; ho poſto di lui i diſegni, i quali ſono quelli, che ſeguono. Egli è diuiſo in cinque archi, i tre di mezo ſono eguali, di larghezza di uenticinque piedi; & i due à canto le ripe ſono minori, cioè larghi ſolo uenti piedi: ſono tutti queſti archi di mezo circulo, & il lor modeno è per la decima parte della luce de' maggiori, e per l'ottaua parte della luce de' minori. I Pilaſtri ſono grosſi poco meno della metà della luce de gli archi maggiori. L'Angolo de' ſperoni, che tagliano l'acqua, è retto, ilche ho oſſeruato che fecero gli antichi in tutti i ponti, perche egli è molto più forte dell'acuto, e però manco eſpoſto à eſſer ruinato da gli arbori, ouer da altra materia, che ueniſſe portata all'ingiù dal fiume. Al diritto de' pilaſtri ne i lati del ponte ſono alcuni tabernacoli, ne' quali anticamente doueuano eſſer ſtatue: ſopra queſti tabernacoli per la lunghezza del ponte u'è una cornice, la quale ancora che ſia ſchietta, fa però un bellisſimo ornamento à tutta l'opera.

A, E' la detta cornice che è ſopra i tabernacoli per la lunghezza del ponte.

B, E' la ſuperficie dell'acqua.

C, E' il fondo del fiume.

D, Sono piedi dieci, con i quali è miſurato queſto ponte.

 

 

 

 

 

 

 

DEL PONTE DI VICENZA, CH'E' SOPRA IL
Bacchiglione. Cap. XII.

ASSANO per Vicenza due fiumi, l'uno de' quali è detto Bacchiglione, e l'altro il Rerone. Il Rerone nell'uſcir della Città entra nel Bacchiglione, e perde ſubito il nome. Sopra queſti fiumi ſono due ponti Antichi; di quello, ch'è ſopra il Bacchiglione ſi uedono i pilaſtri, & un'arco ancora intiero appreſſo la chieſa di S.Maria de gli Angioli; il rimanente è tutto opera moderna. E' queſto ponte diuiſo in tre archi, quel di mezo è di larghezza di trenta piedi; gli altri due ſono larghi ſolo piedi uentidue, e mezo; ilche fu fatto acciò che'l fiume haueſſe nel mezo più libero il ſuo corſo. I Pilaſtri ſono grosſi per la quinta parte della luce de' uolti minori, e per la ſeſta del maggiore. Gli archi hanno di frezza la terza parte del loro diametro; il lor modeno è groſſo per la nona parte de i uolti piccioli; e per la duodecima di quel di mezo, e ſono lauorati à foggia di Architraue. Nelle eſtreme parti della lunghezza de' pilaſtri, ſotto l'impoſte de gli archi, ſportano in fuori alcune pietre, lequali nel fabricare il ponte ſeruiuano per ſoſtener le traui, ſopra lequali ſi faceua l'armamento de' uolti: & in queſto modo ſi fuggiua il pericolo che creſcendo il fiume non portaſſe uia i pali con ruina dell'opera, iquali facendoſi altrimenti, ſarebbe ſtato biſogno ficcar nel fiume, per far il dett'armamento.

                   A, E' la ſponda del ponte.

                   C, E' il modeno de gli archi.

                   D, Sono le pietre, che eſcono fuori del rimanente de' pilaſtri, e ſeruono à far l'armamento de' uolti.

                   E, Sono i capi del ponte.

 

VN PONTE DI PIETRA DI MIA
inuentione. Cap. XIII.

ELLISSIMA à mio giudicio è la inuentione del Ponte, che ſegue; e molto accommodata al luogo, oue ſi doueua edificare: ch'era nel mezo d'una città, laquale è delle maggiori, e delle più nobili d'Italia; & è Metropoli di molte altre Città; e ui ſi fanno grandisſimi trafichi, quaſi di tutte le parti del mondo. Il fiume è larghisſimo, & il Ponte ueniua à eſſer nel luogo apponto, oue ſi riducono i mercanti à trattare i lor negocij. Però per ſeruar la grandezza, e la dignità della detta Città, e per accreſcerle anco grosſisſima rendita, io faceua ſopra del ponte, per la larghezza ſua; tre ſtrade: quella di mezo ampia, e bella: e l'altre due, ch'erano una per banda; alquanto minori. Dall'una, e dall'altra parte di queſte ſtrade io ui ordinaua delle botteghe: di modo che ue ne ſarebbono ſtati ſei ordini. Oltre acciò ne' capi del Ponte, e nel mezo, cioè ſopra l'arco maggiore; ui faceua le logge; nellequali ſi ſarebbono ridotti i mercanti à negociar inſieme; & harebbono apportato commodità e bellezza grandisſima. Alle loggie, che ſono ne' capi, ſi ſarebbe ſalito per alquanti gradi; & al piano di quelle ſarebbe ſtato il ſuolo, o pauimento di tutto il rimanente del Ponte. Non deue parer coſa nuoua che ſopra Ponti ſi facciano delle loggie: percioche il Ponte Elio in Roma, delquale ſ'è detto à ſuo luogo; era anticamente ancor egli coperto tutto di loggie con colonne di Bronzo, con ſtatue, e con altri mirabili ornamenti: oltre che in queſta occaſione, per le cagioni dette di ſopra; era quaſi neceſſario il farle. Nelle proportioni de' pilaſtri, e de gli archi ſ'è oſſeruato quell'iſteſſo ordine, e quelle iſteſſe regole, che ſi ſono oſſeruate ne' ponti poſti di ſopra; e ciaſcuno da per ſe potrà facilmente ritrouarle.

PARTI della Pianta.

A, E' la ſtrada bella, & ampia fatta nel mezo della larghezza del Ponte.

B, Sono le ſtrade minori.

C, Sono le botteghe.

D, Sono le loggie ne' capi del Ponte.

E, Sono le ſcale, che portano ſopra le dette loggie.

F, Sono le loggie di mezo fatte ſopra l'arco maggiore del Ponte.

LE parti dell'Alzato corriſpondono à quelle della pianta, e però ſenza altra dichiaratione ſi laſciano facilmente intendere.

C, E' il diritto delle botteghe nella parte di fuori, cioè ſopra il fiume: e nell'altra tauola, ch'è all'incontro; appare il diritto delle iſteſſe botteghe ſopra le ſtrade.

G, E' la linea della ſuperficie dell'acqua.

 

 

 

 

 

DI VN'ALTRO PONTE DI MIA

inuentione. Cap. XIIII.

ICERCATO da alcuni gentil'huomini del parer mio circa un Ponte, ch'esſi diſegnauano fare di pietra; feci loro la ſottopoſta inuentione. Il fiume nel luogo, oue ſi doueua fare il Ponte; è largo cento, e ottanta piedi. Io diuideua tutta queſta larghezza in tre uani, e faceua quel di mezo largo ſeſſanta piedi; e gli altri due, quarantotto l'uno. I pilaſtri, che reggono i uolti; ueniuano di groſſezza di dodici piedi; e coſi erano grosſi per la quinta parte del uano di mezo, e per la quarta de' uani minori: io alteraua in loro alquanto le miſure ordinarie facendoli molto grosſi; e che uſciſſero fuori del uiuo della larghezza del Ponte; perche meglio poteſſero reſiſtere all'impeto del fiume, il quale è uelocisſimo; & alle pietre, & a i legnami, che da quello ſono portati all'ingiù. I uolti ſarebbono ſtati di portione di cerchio minore del mezo circolo; acciò che la ſalita del ponte foſſe ſtata facile, e piana. Io faceua il modeno de gli archi per la decimaſettima parte della luce dell'arco di mezo, e per la quartadecima della luce de gli altri due. S'haurebbe queſto ponte potuto ornar con nicchi al diritto de' pilaſtri, e con ſtatue, e ui ſarebbe ſtata bene à lungo i ſuoi lati una cornice; il che ſi uede che fecero alcuna uolta anco gli Antichi, come nel ponte di Rimino ordinato da Auguſto Ceſare, i cui diſegni ſono ſtati poſti di ſopra.

A, E' la ſuperficie dell'acqua.

B, E' il fondo del fiume.

C, Sono le pietre, che ſportano in fuori per l'uſo ſopradetto.

D, E' la ſcala di diece piedi, con la quale è miſurata tutta l'opera.

 

 

 

 

 

 

DEL PONTE DI VICENZA, CH'E'
ſopra il Rerone. Cop. XV.

'ALTRO Ponte Antico, che, come ho detto, è in Vicenza ſopra il Rerone; ſi chiama uolgarmente il ponte delle Beccarie, perche egli è appreſſo il Macello maggiore della Città. E' queſto ponte tutto intiero, & è poco differente da quel, ch'è ſopra il Bacchiglione; percioche ancor egli è diuiſo in tre archi, & ha l'arco di mezo maggior de gli altri due. Sono tutti queſti archi di portione di cerchio minore del mezo circolo, e non hanno lauoro alcuno: i piccioli hanno di frezza il terzo della loro larghezza: quel di mezo è un poco meno. I pilaſtri ſono grosſi per la quinta parte del diametro de gli archi minori: & hanno nell'eſtremità loro, ſotto l'impoſta de gli archi, le pietre, che ſportano in fuori per le cagioni ſopra dette. Sono l'uno è l'altro di queſti ponti fatti di pietra da Coſtoza, la quale è pietra tenera e ſi taglia con la ſega come ſi fa il legno. Dell'iſteſſe proportioni di queſti due di Vicenza ue nè ſono quattro in Padoua, tre de quali hanno tre archi ſolamente; e ſono, il Ponte Altinà, quello di San Lorenzo, e quel ch'è detto Ponte Coruo: & uno ne hà cinque, & è quel ch'è detto Ponte Molino: in tutti queſti ponti ſi uede eſſer ſtata uſata una ſomma diligenza nel commettere inſieme le pietre, ilche (come altre uolte ho auertito) ſi ricerca ſommamente in tutte le fabriche.

 

 

 

 

 

DELLE PIAZZE, E DE GLI EDIFICII,
che intorno à quelle ſi fanno. Cap. XVI.

LTRA le ſtrade, delle quali è ſtato detto di ſopra, fa di meſtieri che nelle Città ſecondo la loro grandezza ſiano compartite più, e manco piazze, nelle quali ſi raunino le genti à contratrar delle coſe neceſſarie, & utili à i biſogni loro; & ſi come à diuerſi uſi ſi attribuiſcono, coſi deueſi à ciaſcuna dar proprio luogo, e conueniente. Queſti tai luoghi ampij, che per le Città ſi laſciano; oltra la detta commodità, che ui ſi raunano le genti à paſſeggiare, à trattenirſi, & à contrattare; rendono anco molto ornamento, ritrouandoſi à capo di una ſtrada un luogo bello, e ſpacioſo, dalquale ſi ueda l'aſpetto di qualche bella fabrica, e masſimamente di qualche Tempio. Ma ſi come torna bene che ſiano molte piazze ſparſe per la Città, coſi molto più è neceſſario, & hà del grande, e dell'honoreuole, che ue ne ſia una principalisſima, e che ueramente ſi poſſa chiamar publica. Queſte piazze principali deono farſi della grandezza che ricercherà la moltitudine de' cittadini, accioche non ſiano picciole al commodo, & all'uſo loro; ouero per il poco numero delle perſone non paiano diſhabitate. Nelle Città marittime ſi faranno appreſſo il porto: e nelle città, che ſono fra terra, ſi faranno nel mezo di quelle; accioche ſiano commode à tutte le parti della Città. Si ordineranno, come fecero gli Antichi; intorno alle piazze i portichi larghi quanto ſarà la lunghezza delle lor colonne; l'uſo de quali è per fuggir le pioggie, le neui, & ogni noia della grauezza dell'aere, e del Sole: ma tutti gli edificij, che intorno alla piazza ſi fanno; non deuono eſſere (ſecondo l'Alberti) più alti della terza parte della larghezza della piazza, ne meno della ſeſta: & à i Portichi ſi ſalirà per gradi, iquali ſi faranno alti per la quinta parte della lunghezza delle colonne. Grandisſimo ornamento danno alla piazze gli archi, che ſi fanno in capo delle ſtrade, cioè nell'entrare in piazza, iquali, come ſi debbono fare, & perche anticamente ſi faceſſero, e d'onde ſi chiamaſſero trionfali ſi dirà diffuſamente nel mio Libro de gli archi, e ſi porranno i diſegni di molti: onde ſi darà grandisſimo lume à quelli, che uoleſſero à noſtri tempi, e per l'auenire drizzar gli archi à Principi, à Re, & à Imperatori. Ma ritornando alle piazze principali, deuono eſſer à quelle congionti il palazzo del Principe, ouer della Signoria, ſecondo che ſarà ò Principato, ò Repubblica: la Zecca, e l'erario publico; doue ſi ripone il Theſoro, & il danaro publico: e le prigioni: queſte anticamente ſi faceuano di tre ſorti, l'un per quelli ch'erano ſuiati, & immodeſti, che ſi teniuano, acciò che fuſſero ammaeſtrati, laquale hora ſi dà à i pazzi: l'altra era de i debitori, & queſta anco ſi uſa tra noi: la terza è doue ſtanno i perfidi, & rei huomini ò già condennati, ò per eſſer condennati: lequai tre ſorti baſtano, concioſiache i falli de gli huomini naſcano ò da immodeſtia, ouer da contumacia, ouero da peruerſità. Deuono eſſer la Zecca, e le prigioni collocate in luoghi ſicurisſimi, & prontisſimi, circondate d'alte mura, e guardate dalle forze, e dalle inſidie de i ſedizioſi Cittadini. Deono farſi le pregioni ſane, e commode: perche ſono ſtate ritrouate per cuſtodia, e non per ſupplicio e pena de i ſcelerati, o d'altre ſorti d'huomini: però ſi faranno le lor mura nel mezo di pietre uiue grandisſime incatenate inſieme con arpeſi, e con chiodi di ferro, o di metallo; e s'intonicheranno poi dall'una e dall'altra parte di pietra cotta: perche coſi facendo l'humidità della pietra uiua non le renderà mal ſane, ne perderanno della lor ſicurezza. ſi deuono anco far gli andidi lor intorno, & le ſtanze de i cuſtodi appreſſo, acciò che ſi poſſa ſentir facilmente ſ'alcuna coſa i pregioni machineranno. Oltra l'erario, e le pregioni deue congiognerſi alla piazza, la Curia laquale è il luogo, doue ſi rauna il Senato à conſultar delle coſe dello ſtato. Queſta deue farſi di quella grandezza, che parrà richieder la dignità, e moltitudine de' cittadini; e s'ella ſarà quadrata, quanto hauerà di larghezza aggiognendoui la metà, ſi farà l'altezza. Ma ſe la ſua forma ſara piu lunga, che larga, ſi porrà inſieme la lunghezza, e la larghezza, e di tutta la ſumma ſi piglierà la metà, e ſi darà all'altezza ſin ſotto la trauatura. Al mezo dell'altezza ſi deuono far cornicioni intorno à i muri, iquali ſportino in fuori: acciò che la uoce di quelli, che diſputeranno; non ſi dilati nell'altezza della Curia, ma rebuttata in dietro meglio peruenga all'orecchie de gli auditori. Nella parte uolta alla più calda regione del Cielo à canto la piazza, ſi farà la Baſilica, cioè il luogo doue ſi rende Giuſtizia, e doue concorre gran parte del popolo, & huomini da facende; dellaquale tratterò particolarmente, poi c'harò detto come i Greci, & come i Latini faceuano le lor piazze, e di ciaſcuna harò poſto i diſegni.

 

 

 

 

 

 

DELLE PIAZZE DE I GRECI. Cap. XVII.

 GRECI (come ha Vitruuio nel primo cap. del V. Lib.) ordinauano nelle lor Città le piazze di forma quadrata, e faceuano lor intorno i portichi ampij, e doppij, & di ſpeſſe colonne, cioè diſtanti l'una dall'altra un diametro e mezo di colonna; ò al più, due diametri. Erano queſti portichi larghi quanto era la lunghezza delle colonne, onde, perche erano doppij; il luogo da paſſeggiare ueniua à eſſer largo, quanto erano due lunghezze di colonna, e coſi molto commodo, & ampio. Sopra le prime colonne, lequali (hauendo riguardo al luogo, oue eſſe erano) per mio giudicio doueuano eſſere di ordine Corinthio; u'erano altre colonne, la quarta parte minori delle prime; queſte haueuano ſotto di ſe il poggio dell'altezza che ricerca la commodità: perche anco queſti portici di ſopra ſi faceuano per poterui paſſeggiar, e trattenerſi, & oue poteſſero ſtar commodamête le perſone à ueder i ſpettacoli che nella piazza, ò per diuotione, ò per diletto ſi faceſſero. Doueuano eſſer tutti queſti portichi ornati di Nicchi con ſtatue: percioche i Greci molto di tali ornamenti ſi dilettarono. Vicino à queſte piazze, benche Vitruuio, quando ne inſegna come elle ſi ordinauano; non faccia mentione di queſti luoghi; ui douea eſſer la Baſilica, la Curia, le prigioni, e tutti gli altri luoghi, de i quali ſ'è detto di ſopra, che ſi congiongono alle piazze. Oltra di ciò perche (come egli dice al cap. VII. del primo Libro) uſarono gli antichi di fare appreſſo le piazze i Tempij conſacrati à Mercurio, & à Iſide, come à Dei preſidenti à i negotij, & alle mercantie; & in Pola Città dell'Iſtria ſe ne ueggono due ſopra la piazza, l'uno ſimile all'altro di forma, di grandezza, & di ornamenti; io gli ho figurati nel diſegno di queſte piazze à canto la Baſilica: le piante e gli alzati de quali con tutti i lor membri particolari più diſtintamente ſi uederanno nel mio Libro de' Tempij.

A, Piazza.

B, Portichi doppij.

C, Baſilica, oue i Giudici haueuano i lor tribunali.

D, Tempio di Iſide

E, Tempio di Mercurio.

F, Curia.

G, Portico, e corticella auanti la zecca.

H, Portico, e corticella auanti le prigioni.

I, Porta dell'Atrio, dal quale ſi entra in Curia.

k, Anditi intorno la Curia, per i quali ſi uiene à i portici della piazza.

L, Il uoltar de i portici della piazza.

M, Il uoltar de i portici di dentro.

N, Pianta de i muri de i cortili, de i Tempij.

P, Anditi intorno la Zecca, e le prigioni.

L'ALZATO, Ch'è dietro la Pianta, è di una parte della piazza

 

 

 

 

 

DELLE PIAZZE DE' LATINI. Cap. XVIII.

 ROMANI, & gli Italiani (come dice Vitruuio al luogo ſopradetto) partendoſi dall'uſo de' Greci, faceuano le lor piazze più lunghe, che larghe: in modo, che partita la lunghezza in tre parti, di due faceuano la larghezza: percioche dandoſi in quelle i doni à i gladiatori, queſta forma riuſciua lor più commoda della quadrata: & per queſta cauſa anco faceuano gli intercolunnij de' portichi, ch'erano intorno alla piazza; di due diametri di colonna, & un quarto; ouero di tre diametri: acciò che la uiſta del popolo non foſſe impedita dalla ſpeſſezza delle colonne. Erano i portichi larghi, quanto erano lunghe le colonne; & haueuano ſotto le botteghe de' banchieri. Le colonne di ſopra ſi faceuano la quarta parte meno di quelle di ſotto: perche le coſe inferiori, riſpetto al peſo, che portano; deono eſſer più ferme che le di,ſopra come è ſtato detto nel primo Lib. Nella parte uolta alla più calda regione del Cielo ſituauano la Baſilica, la quale io ho figurata nel diſegno di queſte piazze di lunghezza di due quadri: e nella parte di dentro ui ſono i portichi intorno, larghi per il terzo dello ſpacio di mezo. Le colonne loro ſono lunghe quanto esſi ſono larghi, e potriano farſi di che ordine più piaceſſe. Nella parte uolta à Settentrione io ho poſta la Curia di lunghezza di un quadro e mezo; la ſua altezza è per la metà della larghezza, e la lunghezza unite inſieme; era queſto il luogo, (come ho detto ſopra) oue ſi radunaua il ſenato à conſultar delle coſe dello ſtato.

A, Scala à lumaca uacua nel mezo, che porta ne' luoghi di ſopra.

B, Andito per ilquale ſi entra ne' portichi della piazza.

C, Portichi, e corticella à canto la Baſilica.

D,

E,

}

 

Luoghi per i banchieri, e per le più honorate arti della Città.

 

F, Sono i luoghi per i ſecretarij, oue ſi riponeſſero le deliberationi del Senato.

G, Le prigioni.

H, E' il uoltar de' portichi della piazza.

I, Entrata della Baſilica per fianco.

k, E' il uoltar de' Portichi, che ſono delle corticelle à canto la Baſilica.

TVTTE Le dette parti ſono fatte in forma maggiore, e contraſegnate con l'iſteſſe littere.

L'ALZATO, Che ſegue in forma grande; è di una parte de' portichi della piazza.

 

 

 

 

 

 

DELLE BASILICHE ANTICHE. Cap. XIX.

I chiamauano anticamente Baſiliche quei luoghi, ne' quali ſtauano i Giudici à render ragione à coperto, & oue alcuna uolta ſi trattaua di grandi, e d'importanti negotij: onde leggiamo che i Tribuni della plebe fecero leuar dalla Baſilica Portia, ch'era in Roma preſſo al Tempio di Romolo, e Remo, c'hora è la Chieſa di S. Coſmo, e Damiano; nella qual rendeuano giuſtitia; una colonna, che impediua loro le ſedie. Di tutte le Baſiliche antiche fu molto celebre, e tenuta fra le coſe marauiglioſe della città, quella di Paulo Emilio, ch'era fra il Tempio di Saturno, e quello di Fauſtina; nellaqual egli ſpeſe mille e cinquecento talenti donatigli da Ceſare; che ſono, per quanto ſi fa conto; circa nouecentomila ſcudi. Deono farſi congionte alla piazza, come fu oſſeruato nelle ſopradette, ch'erano tutte due nel Foro Romano; e riuolte alla più calda regione del Cielo: accioche i negociatori, & i litiganti al tempo del uerno ſenza moleſtia de' cattiui tempi poſſano à quelle traſferirſi, & dimorarui commodamente. Si deuono far larghe non meno della terza parte, ne più della metà della lor lunghezza, ſe la natura del luogo non ci impedirà, ouero non ſi ſforzerà à mutar miſura di compartimento. Di queſti tali edificij non ci è rimaſto alcun ueſtigio antico: onde io ſecondo quel, che ci inſegna Vitruuio nel luogo ricordato ſopra, hò fatto i diſegni, che ſeguono; ne' quali la Baſilica nel ſpacio di mezo, cioè dentro dalle colonne; è lunga due quadri. I portichi, che ſono da' lati; & nella parte, oue è l'entrata; ſono larghi per la terza parte del ſpacio di mezo. Le lor colonne ſono tanto lunghe, quanto esſi ſono larghi, e ſi ponno fare di che ordine ſi uuole. Io non hò fatto portico nella parte rincontro alla entrata, perche parmi che ui ſtia molto bene un Nicchio grande, fatto di portion di cerchio minore del mezo circolo, nel quale ſia il tribunale del Pretore, ouero de i Giudici, ſe ſaranno molti, & ui ſi aſcenda per gradi acciò habbia maggior maeſtà, e grandezza: non nego però che non ſi poſſano far anco i portichi tutto intorno; come ho fatto nelle Baſiliche figurate ne' diſegni delle piazze. Per li portichi ſi entra alle ſcale, che ſono da i lati del detto nicchio, lequali portano ne i portichi ſuperiori. Hanno queſti portichi ſuperiori le colonne la quarta parte minori di quelle di ſotto; il poggio, ouero piedeſtilo, che è tra le colonne inferiori, e le di ſopra; ſi deue far alto la quarta parte meno della lunghezza delle colonne di ſopra: acciò che quelli, che caminano ne' portici ſuperiori; non ſiano ueduti da quelli, che negociano nella Baſilica. Con altri compartimenti fu ordinata da eſſo Vitruuio una Baſilica in Fano, laquale per le miſure, che al detto luogo egli ne dà; ſi comprende, che doueua eſſer un edificio di bellezza, e di dignità grandisſima; & io ne porrei quì i diſegni, ſe dal Reuerendisſimo Barbaro nel ſuo Vitruuio non foſſero ſtati fatti con ſomma diligenza.

DE' diſegni, che ſeguono; il primo è della Pianta; il ſecondo è di parte dell'Alzato.

PARTI della Pianta.

A, E' l'entrata nella Baſilica.

B, E' il luogo per il tribunale rincontro all'entrata.

C, Sono i portici intorno.

D, Sono le ſcale che portano di ſopra.

E, Sono i luoghi dell'immonditie.

PARTI dell'Alzato.

F, E' il profilo del luogo fatto per porui il tribunale, rincontro all'entrata.

G, Sono le colonne de' portichi di ſotto.

H, E' il poggio alto la quarta parte meno della lunghezza delle colonne de' portichi di ſopra.

I, Sono le colonne di detti portichi ſuperiori.

 

 

 

 

 

DELLE BASILICHE DE' NOSTRI TEMPI,
e de' diſegni di quella di Vicenza. Cap. XX.

I come gli Antichi fecero le lor Baſiliche, acciò che'l uerno, ela ſtate gl'huomini haueſſero oue radunarſi à trattar commodamente le lor cauſe, & i lor negocij: coſi à tempi noſtri in ciaſcuna città d'Italia, e fuori ſi fanno alcune Sale publiche; lequali ſi poſſono chiamar meritatamente Baſiliche: percioche lor preſſo è l'habitatione del ſupremo magiſtrato, onde uengono à eſſer parte di quella; e propriamente queſto nome, Baſilica, ſignifica caſa regale: & anco perche ui ſtanno i giudici a render ragione al popolo. Queſte Baſiliche de' noſtri tempi ſono in queſto dall'antiche differenti; che l'antiche erano in terreno, ò uogliam dire à pie piano: e queſte noſtre ſono ſopra i uolti; ne' quali poi ſi ordinano le botteghe per diuerſe arti, e mercantie della città; e ui ſi fanno anco le pregioni, & altri luoghi pertinenti à i biſogni publichi. Oltre acciò, quelle haueuano i portichi nella parte di dentro, come s'è ueduto ne' diſegni di ſopra; e queſte per lo contrario, ò non hanno portichi, ò gli hanno nella parte di fuori, ſopra la piazza. Di queſte Sale moderne una notabilisſima n'è in Padoua, Città illuſtre per l'antichità ſua, e per lo ſtudio celebre in tutto il mondo; nella quale ogni giorno ſi raunano i gentil'huomini, e ſerue loro per una piazza coperta. Vn'altra per grandezza, e per ornamenti mirabile n'ha fatto nuouamente la Città di Breſcia magnifica in tutte le attion ſue. Et un'altra ue n'è in Vicenza, della quale ſolamente ho poſto i diſegni, perche i portichi, ch'ella ha d'intorno; ſono di mia inuentione: e perche non dubito che queſta fabrica non poſſa eſſer comparata à gli edificij antichi; & annouerata tra le maggiori, e le più belle fabriche, che ſiano ſtate fatte da gli antichi in quà, ſi per la grandezza, e per gli ornamenti ſuoi: come anco per la materia, che è tutta di pietra uiua durisſima; e ſono ſtate tutte le pietre commeſſe, e legate inſieme con ſomma diligenza. Non occorre ch'io ponga le miſure di ciaſcun ſua parte, perche ne' diſegni ſono tutte notate à i ſuoi luoghi.

NELLA Prima tauola è diſegnata la pianta, e l'alzato, con la pianta di parte de' pilaſtri in forma grande.

NELLA Seconda è diſegnata una parte dell'alzato in maggior forma.

 

 

 

 

 

DELLE PALESTRE, E DE I XISTI
de' Greci. Cap. XXI.

OI che s'è trattato delle uie, de i ponti, e delle piazze; reſta che ſi dica di quelli edificij, che fecero gli antichi Greci, ne' quali gli huomini andauano à eſercitarſi: & è coſa molto ueriſimile, che al tempo che le Città della Grecia ſi reggeuano à Reupblica, per ogni Città ne foſſe uno di queſti tali edificij: oue i giouanetti, oltra l'imparar delle ſcienze; eſercitando i corpi loro nelle coſe pertinenti alla militia, come à conoſcer gli ordini, à lanciar il palo, à giocar alle braccia, à maneggiar l'arme, à natar con peſi ſopra le ſpalle; diueniſſero atti alle fatiche, & à gli accidenti della guerra: onde poterno poi co'l lor ualore, e diſciplina militare, eſſendo esſi pochi, uincer eſerciti numeroſisſimi. A' eſempio loro hebbero i Romani il Campo Martio, nel quale publicamente la giouentù ſi eſercitaua nelle dette militari attioni, dal che naſceuano mirabili effetti, e le uittorie delle giornate. Scriue Ceſare ne' ſuoi Commentarij, che eſſendo egli all'improuiſo aſſalito da' Nerui, e uedendo che la ſettima legione, e la duodecima erano di maniera riſtrette, che non poteuano combattere; commandò che ſi allargaſſero, e ſi metteſſero l'una à fianchi dell'altra, accioche aueſſero commodità da adoperar l'arme, & non poteſſero eſſer da nimici circondate: il che con preſtezza fatto da ſoldati, diede à lui la uittoria, & à loro fama e nome immortale di ualoroſi, e di bene diſciplinati; concioſiache nell'ardor della battaglia quando le coſe erano in pericolo, e piene di tumulto faceſſero quello, che à molti à tempi noſtri par difficilisſimo da farſi quando anco gli nimici ſono lontani, & ſi hà commodità di tempo, e di luoco. Di queſti tai glorioſi fatti ne ſono piene tutte le Greche e Latine Hiſtorie, e non è dubbio che di loro non foſſe cagione il continuo eſercitarſi de' giouani. Da queſto eſſercitio i detti luoghi, che (come racconta Vitruuio al cap. XI. del V. Lib.) fabricauano i Greci; furono da loro chiamati Paleſtre, e Xiſti: e la lor diſpoſitione era tale. Prima diſegnauano la piazza quadrata di giro di due ſtadij, cioè di ducento, e cinquanta paſſa; & in tre lati di lei faceuano i portici ſemplici, e ſotto quelli alcune ſale ampie, nelle quali ſtauano gli huomini letterati, come Filoſofi, e ſimili; à diſputare, e diſcorrere. Nel quarto lato poi, il quale era uolto al Meriggie; faceuano i portichi doppij: accioche le pioggie da uenti ſpinte non entraſſero nella parte più à dentro, nel uerno; & l'eſtate il Sole foſſe più lontano. Nel mezo di queſto portico era una ſala molto grande lunga un quadro, e mezo, oue ſi ammaeſtrauano gli Adoleſcenti. Dalla deſtra della quale, era il luogo, oue ſi ammaeſtrauano le Garzone: e dietro à quello, il luogo, oue s'impoluerauano gli Athleti: e più oltra la ſtanza per la fredda lauatione, c'hora chiameresſimo bagni di acqua fredda; laqual uiene à eſſer nel uoltar del portico. Dalla ſiniſtra del luogo de gli adoleſcenti era il luogo, oue s'ongeuano i corpi per eſſer più forti; & appreſſo la ſtâza fredda, oue ſi ſpogliauano: e più oltre la tiepida, per doue ſi faceua foco; dalla quale ſi entraua nella calda: haueua queſta ſtanza da una parte il laconico (era queſto il luogo, oue ſudauano) e dall'altra la ſtanza per la calda lauatione. Percioche uollero quei prudenti huomini, imitando la natura, laqual da un'eſtremo freddo ad un'eſtremo caldo con i ſuoi mezi ci conduce; che nô ſubito dalla ſtanza fredda ſi entraſſe nella calda, ma co'l mezo della tiepida. Di fuori da detti luoghi erano tre portichi, uno dal lato, doue era l'entrata, che ſi farebbe uerſo Leuante, ouero uerſo Ponente. Gli altri due erano, uno dalla deſtra, l'altro dalla ſiniſtra, poſti l'uno à ſettentrione, l'altro à Mezogiorno. Quello, che guardaua à ſettentrione, era doppio, e di larghezza quanto erano lunghe le colonne. L'altro riuolto à Mezogiorno era ſemplice, ma molto più largo di ciaſcuno de' ſopradetti, & era diuiſo in queſto modo: che laſciati dalla parte delle colonne, e dalla parte del muro dieci piedi, il qual ſpacio da Vitruuio è detto Margine; per due gradi larghi ſei piedi ſi diſcendeua in un piano non meno largo di dodici piedi; nel quale al tempo del uerno gli Athleti poteuano eſercitarſi ſtando al coperto, ſenza eſſer impediti da quelli, ch'erano ſotto il portico a uedere; iquali anco, per la detta baſſezza, ou'erano gli Athleti; uedeuano meglio. Queſto portico propriamente ſi chiamaua Xiſto. Li Xiſti ſi faceuano, che tra due portici ui foſſero ſelue, e piantationi, e le ſtrade tra gli arbori, laſtricate di Muſaico. Appreſſo il Xiſto, & il portico doppio ſi diſegnauano i luoghi ſcoperti da caminare detti da loro Peridromide: ne' quali il uerno, quando era ſereno il Cielo; gli Athleti ſi poteuano eſercitare. Lo ſtadio era à canto queſto edificio, & era luogo, doue la moltitudine poteua ſtar commodamente à ueder combatter gli Athleti. Da queſta ſorte di edificij preſero l'eſempio gli Imperatori Romani, che ordinarono le Terme per dilettare, e compiacere al popolo, per eſſer luoghi, oue gli huomini andauano à diportarſi, & à lauarſi: delle quali ne' libri che ſeguiranno, piacendo al Signor Iddio, ne ragionerò.

A, Luogo, oue s'ammaeſtrauano i Garzoni.

B, Luogo, oue s'ammaeſtrauano le Garzone.

C, Luogo, oue s'impoluerauano gli Athleti.

D, Bagno freddo.

E, Luogo, doue s'ungeuano gli Athleti.

F, Stanza fredda.

G, Stanza tepida per la quale ſi uà al luogo della fornace.

H, Stanza calda, detta ſudatione concamerata.

I, Laconico.

k, Bagno caldo.

L, Portico di fuori dauanti l'entrata.

M, Portico di fuori uerſo Settentrione.

N, Portico di fuori uerſo Oſtro, oue al tempo del uerno ſi eſercitauano gli Athleti detto Xiſtos.

O, Le ſelue tra i due portichi.

P, Luoghi ſcoperti da caminar, detti Peridromide.

Q, Stadio, doue ſtaua la moltitudine delle genti à ueder combattere gli Athleti.

X, Leuante

O, Oſtro.

P, Ponente.

-, Tramontana.

GLI altri luoghi fatti nel diſegno ſono eſedre, & ſcole.

 

IL FINE DEL TERZO LIBRO

DELL'ARCHITETTVRA

DI ANDREA PALLADIO