IL PRIMO LIBRO - PARTE 3

(CAPITOLI XVII - XXIX)

 

 

DELL'ORDINE CORINTHIO. Cap. XVII.

N CORINTHO nobiliſsima città del Peloponneſo fu prima ritrouato l'ordine, che ſi dimanda Corinthio: il quale è più adorno, e ſuelto de i ſopradetti. Le colonne ſono ſimili alla Ioniche, & aggiuntaui la baſa, e il capitello ſono lunghe moduli noue e mezo. Se ſi faranno incanellate dourâno hauere ventiquattro canali: i quali profondino per la metà della loro larghezza. I pianuzzi, ouero ſpatij tra l'vn canale, e l'altro, ſaranno per il terzo della larghezza di detti canali. L'Architraue, il Fregio, e la Cornice ſono per il quinto dell'altezza delle colonne. Nel diſegno del colonnato ſemplice gli intercolunnij ſono di due diametri, com'è il Portico di Santa Maria Ritonda in Roma: e queſta maniera di colonnati da Vitruuio è detta Siſtilos. Et in quello de gli Archi; i pilaſtri ſono per le due parti delle cinque della luce dell'Arco, e l'Arco è in luce per altezza due quadri e mezo, compreſa la groſſezza di eſſo Arco.

 

 

Sotto le colonne Corinthie ſi farà il piedeſtilo alto il quarto dell'altezza della colonna; e ſi diuiderà in otto parti: vna ſi darà alla Cimacia, due alla ſua baſa, e cinque reſteranno al Dado. La Baſa ſi diuiderà in tre parti: due ſi daranno al Zocco, & vna alla Cornice. La baſa delle colonne è l'Attica: ma in queſto è diuerſa da quella, che ſi pone all'ordine Dorico, che lo ſporto è la quinta parte del diametro della colonna. Si può ancho in qualche altra parte variare, come ſi vede nel diſegno; oue è ſegnata ancho la impoſta de gli Archi: la quale è alta la metà di più di quel ch'è groſſo il membretto, cioè il pilaſtro, che tol ſuſo l'Arco.

                     A, Viuo della Colonna.

                     B, Cimbia, e Tondino della colonna.

                     C, Baſtone ſuperiore.

                     D, Cauetto con gli Aſtragali.

                     E, Baſtone inferiore.

}                     F, Orlo della Baſa attaccato alla Cimacia del Piedeſtilo.

G, Cimacia.

H, Dado.                                                    

I, Cornice della baſa.      

       

del piedeſtilo

                     k, Orlo della Baſa.

                     La impoſta de gli Archi è à canto alla colonna.

Il capitello Corinthio deue eſſere alto, quanto è groſſa la colonna da baſſo, e di più la ſeſta parte: laquale ſi dà all'Abaco: il reſto ſi diuide in tre parti uguali. La prima ſi dà alla prima foglia, la ſeconda alla ſeconda, e la terza di nuouo ſi diuide in due, e dalla parte proſsima all'Abaco ſi fanno i caulicoli con le foglie, che par che gli ſoſtentino: dalle quali eſsi naſcono: e però il fuſto d’onde eſcono; ſi farà groſſo, & eſsi ne i loro auolgimenti ſi andaranno à poco à poco aſſottigliando, e piglieremo in ciò l'eſſempio delle piante; le quali ſono più groſſe doue naſcono, che doue finiſcono. La campana, cioè il viuo del capitello ſotto le foglie deue andare al diritto del fondo de' canali delle colonne. A far l'Abaco, c'habbia conueniente ſporto; ſi forma vn quadrato: ciaſcun lato del quale ſia vn modulo e mezo: e ſi tirano in quello le linee diagonali; e doue s'interſecano, che ſarà nel mezo; ſi pone il piede immobile del compaſſo: e verſo ciaſcun angolo del quadrato ſi ſegna vn modulo: e doue ſaranno i punti ſi tirano le linee, che s'interſechino ad angoli retti con le dette diagonali, e che tocchino i lati del quadrato: e queſte ſaranno il termine dello ſporto, e quanto ſaranno lunghe; tanto ſarà la larghezza delle corna dell'Abaco. La curuatura, ouero ſcemità ſi farà allungando vn filo dall'vn corno all'altro, e pigliando il punto, onde viene à formarſi vn triangolo, la cui baſa è la ſcemità. Si tira poi una linea dall'eſtremità di dette corna, all'eſtremità dell'Aſtragalo, ouero tondino della colonna, e ſi fa che le lingue delle foglie la tocchino: ouero auancino alquanto più in fora, e queſto è il loro ſporto. La Roſa deue eſſer larga la quarta parte del diametro della colonna da piedi. L'Architraue, il Fregio, e la Cornice (come ho detto) ſono il quinto dell'altezza della colonna: e ſi diuide il tutto in parti dodici, come nel Ionico: ma in queſto v'è differenza, che la cornice ſi diuide in otto parti e meza: d'vna ſi fa l'intauolato, dell'altra il dentello, della terza l'ouolo, della quarta e quinta il modiglione, e dell'altre tre e meza la corona, e la Gola. Ha la cornice tanto di ſporto, quâto è alta. Le caſſe delle Roſe, che vanno tra i modiglioni; vogliono eſſer quadre, & i modiglioni groſsi per la metà del campo di dette Roſe. I membri di queſt'ordine non ſono ſtati contraſegnati con lettere, come de i paſſati: perche da quelli ſi poſſono queſti facilmente conoſcere.

DELL'ORDINE COMPOSITO. Cap. XVIII.

'ORDINE Compoſito, il quale uien ancho detto Latino, perche fu inuentione degli Antichi Romani; è coſi chiamato perche partecipa di due de' ſopradetti ordini, & il più regolato, e più bello è quello, che è compoſto di Ionico, e di Corinthio. Si fà più ſuelto del Corinthio, e ſi può fare ſimile à quello in tutte le parti, fuor che nel capitello. Le colonne deono eſſere lunghe dieci moduli. Nel diſegno del colonnato ſemplice, gli intercolunnij ſono di vn diametro e mezo, e queſta maniera è dimandata da Vitruuio Picnoſtilos. Et in quello de gli Archi i pilaſtri ſono per la metà della luce dell'Arco, e gli Archi ſono alti fin ſotto il volto due quadri e mezo.

 

E perche (come ho detto) ſi deue fare queſt'ordine più ſuelto del Corinthio; il ſuo Piedeſtilo è per il terzo dell'altezza della colonna: e ſi diuide in parti otto; e meza. D'una parte ſi fa la Cimacia, di quella Baſa, e cinque e meza reſtano al Dado. La baſa del Piedeſtilo ſi diuide in tre parti: due ſi danno al Zocco, & vna a' ſuoi Baſtoni con la ſua Gola.

La Baſa della colonna ſi può far Attica, come nel Corinthio, e ſi può fare ancho compoſta dell'Attica, e della Ionica, come ſi vede nel diſegno.

La Sacoma dell'Impoſta de gli Archi è à canto al piano del Piedeſtilo: e la ſua altezza è quanto è groſſo il Membretto.

 

 

Il capitello Compoſito ha quelle iſteſſe miſure, che ha il Corinthio: ma è diuerſo da quello per la Voluta, Ouolo, e Fuſarolo, che ſono membri attribuiti al Ionico: & il modo di farlo è queſto. Dall'Abaco in giù ſi diuide il capitello in tre parti, come nel Corinthio. La prima parte di dà alla prima foglia, e la ſeconda alla ſeconda, e la terza alla Voluta: la quale ſi fa in quell'iſteſſo modo, e con quei medeſimi punti, co i quali s'è detto, che ſi fa la Ionica: & occupa tanto dell'Abaco, che paia ch'ella naſca fuori dell'Ouolo appreſſo il fiore, che ſi pone nel mezo della curuatura di detto Abaco: & è groſſa in fronte, quanto è lo ſmuſſo, che ſi fa ſulle corna di quello, o poco più. L'Ouolo è groſſo delle cinque parti dell'Abaco le tre: la parte ſua inferiore comincia al diritto della parte inferiore dell'occhio della Voluta: ha di ſporto delle quattro parti della ſua altezza, le tre: e uiene co'l ſuo ſporto al diritto della curuatura dell'Abaco, ò poco più in fuori. Il Fuſarolo è per la terza parte dell'altezza dell'Ouolo, & ha di ſporto alquanto più della metà della ſua groſſezza, e gira intorno il capitello ſotto la Voluta, e ſempre ſi uede. Il Gradetto, che và ſotto il Fuſarolo, e fa l'orlo della campana del Capitello; è per la metà del Fuſarolo. Il viuo della campana riſponde al dritto del fondo de i canali della colonna. Di queſta ſorte n'ho ueduto uno in Roma: dal quale ho cauate le dette miſure, perche mi è parſo molto bello, e beniſsimo inteſo. Si ueggono ancho capitelli fatti in altro modo, che ſi poſſono chiamar Compoſiti: de' quali ſi dirà, e ſi poneranno le figure ne' miei libri delle antichità. L'Architraue, il Fregio, e la Cornice ſono per la quinta parte dell'altezza della colonna, e per quello ch'è ſtato detto di ſopra ne gli altri ordini, e per li numeri poſti nel diſegno ſi conoſce beniſsimo il loro compartimento.

 

DE I PIEDESTILI .     Cap. XIX

IN QVI ho detto, quanto m'è parſo biſogneuole de' muri ſemplici, e de i loro ornamenti, e toccato in particolare de i Piedeſtili, che à ciaſcun'ordine ſi poſſono attribuire: Ma perche pare che gli antichi non habbiano hauuto queſta auertenza di fare vn Piedeſtilo d'vna grandezza più ad vn'ordine, che ad vn'altro, e nondimeno queſto membro accreſce molto di bellezza, & d'ornamento, quando egli è fatto con ragione, e con proportione all'altre parti; accioche ſe ne abbia perfetta cognitione, e ſe ne poſſa l'Architetto ſeruire ſecondo le occaſioni; è da ſaperſi che eſsi li fecero alcuna volta quadri, cioè tanto lunghi quanto larghi, come nell'Arco de' Leoni in Verona: e queſti io ho dati all'ordine Dorico, perche ſe li richiede la ſodezza. Alcuna volta li fecero pigliando la miſura dalla luce de i vani, come nell'Arco di Tito à Santa Maria Noua in Roma, & in quello di Traiano ſu'l porto d'Ancona: doue il Piedeſtilo è alto per la metà della luce dell'Arco: e di tal ſorte piedeſtili ho meſſo nell'ordine Ionico. Et alcuna volta pigliarono la miſura dall'altezza della colonna, come ſi uede à Suſa Città poſta alle radici de' monti, che diuidono la Italia dalla Francia, in vn'Arco fatto in honore di Auguſto Ceſare: e nell'Arco di Pola Città della Dalmatia: e nell'Anfitheatro di Roma, nell'ordine Ionico, & Corinthio, ne' quali edificij il piedeſtilo è per la quarta parte dell'altezza delle colonne; come io ho fatto nell'ordine Corinthio. In Verona nell'Arco di Caſtel Vecchio, il quale è belliſsimo; il piedeſtilo è per il terzo dell'altezza delle colonne, come ho meſſo nell'ordine Compoſito. E queſte ſono belliſsime forme di piedeſtili, e c'hanno bella proportione all'altre parti. E quando Vitruuio nel ſeſto libro ragionando de i Theatri fa mentione del poggio; è da ſapere che'l poggio è il medeſimo, che'l piedeſtilo: il quale è per il terzo della lunghezza delle colonne poſte per ornamento della ſcena. Ma de' piedeſtili, che eccedono il terzo della colonna ſe ne vede in Roma nell'Arco di Coſtantino: oue i piedeſtili ſono per le due parti e meza dell'altezza delle colonne. E quaſi in tutti i piedeſtili antichi ſi vede eſſere ſtato oſſeruato di far la baſa due uolte più groſſa, che la Cimacia, come ſi uederà nel mio libro de gli Archi.

 

DE GLI ABVSI. Cap. XX.

AVENDO io poſto gli ornamenti dell'Architettura, cioè i cinque ordini, & inſegnato come ſi debbano fare, & meſſe le ſacome di ciaſcuna parte loro, come ho trouato che gli antichi oſſeruarono; non mi pare fuori di propoſito far qui auertito il Lettore di molti abuſi, che introdotti da' Barbari; ancora ſi oſſeruano; accioche gli ſtudioſi di queſt'arte nelle opere loro ſe ne poſsino guardare, & nelle altrui conoſcerli. Dico adunque, che eſſendo l'Architettura (come ancho ſono tutte le altre arti) imitatrice della Natura; niuna coſa patiſce, che aliena & lontana ſia da quello, che eſſa Natura comporta: onde noi ueggiamo che quegli antichi Architetti i quali gli Edificij, che di legno ſi faceuano cominciarono à fare di pietre; inſtituirono che le colonne nella cima loro foſſero manco groſſe, che da piedi, pigliando l'eſempio da gli arbori, i quali tutti ſono più ſottili nella cima, che nel tronco, & appreſſo le radici. Medeſimamente, perche è molto conueneuole, che quelle coſe, ſopra lequali qualche gran carico è poſto, ſi ſchizzino; poſero ſotto le colonne le baſe: lequali con quei loro baſtoni, & cauetti paiono per lo ſoprapoſto peſo ſchizzarſi: coſi ancho nelle cornici introduſſero i Triglifi, i Modiglioni, & i Dentelli: i quali rappreſentaſſero le teſte di quelle traui, che ne i palchi, e per ſoſtentamento de i coperti ſi pongono. L'iſteſſo in ciaſcun'altra parte ſi conoſcerà, ſe vi ſi ponerà conſideratione: il che coſi eſſendo; non ſi può ſe non biaſimare quella maniera di fabricare, laquale partendoſi da quello, che la Natura delle coſe ci inſegna, & da quella ſemplicità, che nelle coſe da lei create ſi ſcorge, quaſi vn'altra natura facendoſi; ſi parte dal uero, buono e bel modo di fabricare. Per la qual coſa non ſi dourà in vece di colonne, ò di pilaſtri, che habbiano à tor ſuſo qualche peſo, poner cartelle: le quali ſi dicono cartocci, che ſono certi inuolgimenti, i quali à gli intelligenti fanno bruttiſſima viſta, & à quelli che non ſe ne intendono apportano più toſto confuſione, che piacere: nè altro effetto producono, ſe non che accreſcono ſpeſa à gli edificatori. Medeſimamente non ſi farà naſcer fuori dalle cornici alcuni di queſti cartocci: percioche eſſendo dibiſogno, che tutte le parti della cornice à qualche effetto ſiano fatte; & ſiano come dimoſtratrici di quello, che ſi vederebbe, quando l'opera foſſe di legname; & oltre à ciò eſſendo conueneuole che à ſoſtentare vn carico; ſi richiegga vna coſa dura, & atta à reſiſtere al peſo; non è dubbio che queſti tali cartocci nô ſiano del tutto ſuperflui: perche impoſsibile è che traue, ò legno alcuno faccia l'effetto, che eſsi rappreſentano: & fingendoſi teneri, & molli; non ſo con qual ragione ſi poſſano metter ſotto ad vna coſa dura, & greue. Ma quello, che à mio parere importa molto, è l'abuſo di fare i fronteſpici delle porte, delle feneſtre, e delle loggie ſpezzati nel mezo: concioſiache eſſendo eſsi fatti per dimoſtrare, & accuſare il piouere delle fabriche, il quale coſi colmo nel mezo fecero i primi edificatori ammaeſtrati dalla neceſsità iſteſſa; non ſo che coſa più contraria alla ragion naturale ſi poſſa fare, che ſpezzare quella parte, che è finta difendere gli habitanti, & quelli, ch'entrano in caſa, dalle pioggie, dalla neui, & dalla grandine: e benche il uariare, & le coſe nuoue à tutti debbano piacere; nô ſi deue però far ciò contra i precetti dell'arte, e contra quello, che la ragione ci dimoſtra: onde ſi uede che ancho gli Antichi uariarono: nè però ſi partirono mai da alcune regole vniuerſali, & neceſſarie dell'Arte, come ſi uederà ne' miei libri dell'Antichità. Circa le proggetture ancora delle cornici, & altri ornamenti; è non picciolo abuſo il farli che porgano molto in fuori: percioche quando eccedono quello, che ragioneuolmente loro ſi conuiene, oltra che ſe ſono in luogo chiuſo; lo fanno ſtretto, e ſgarbato; mettono ſpauento à quelli, che ui ſtanno ſotto: perche ſempre minacciano di caſcare. Ne meno ſi deue fuggire il fare le cornici, che alle colonne nô habbiano proportione, eſſendo che ſe ſopra colonne picciole ſi porrâno cornici grandi, ò ſopra colonne grandi cornici picciole, chi dubita che da tale edificio non debba cauſarſi bruttiſſimo aſpetto? Oltre à ciò il fingere le colonne ſpezzate co'l far loro intorno alcuni anelli, & ghirlande, che paiano tenirle vnite, & ſalde; ſi deue quâto ſi può ſchifare: perche quanto più intiere, e forti ſi dimoſtrano le colonne; tanto meglio paiono far l'effetto, al quale elle ſono poſte, che è di rendere l'opera di ſopra ſicura, e ſtabile. Molti altri ſimili abuſi potrei raccontare, come di alcuni membri, che nelle cornici ſi fanno ſenza proportione à gli altri, i quali per quello c'ho moſtrato di ſopra e per li già detti ſi laſcieranno facilmente conoſcere. Reſta hora che ſi uenga alla diſpoſitione de' luoghi particolari, e principali delle fabriche.

 

DELLE LOGGIE, DELL'ENTRATE, DELLE SALE,
e delle ſtanze: & della forma loro. Cap. XXI.

I SOGLIONO far le loggie per lo più nella faccia dauanti, & in quella di dietro della caſa: e ſi fanno nel mezo, facendone vna ſola: ò dalla bande facendone due. Seruono queſte loggie à molti commodi, come à ſpaſſeggiare, à mangiare, & ad altri diporti: e ſi fanno e maggiori, e minori come ricerca la grandezza, e il commodo della fabrica: ma per il più non ſi faranno meno larghe di dieci piedi, nè più di uêti. Hanno oltra di ciò tutte le caſe bene ordinate nel mezo, & nella più bella parte loro alcuni luoghi: ne' quali riſpondono, & rieſcono tutti gli altri. Queſti nelle parte di ſotto ſi chiamano volgarmente Entrate, & in quella di ſopra Sale. Sono come luoghi publici, e l'entrate ſeruono per luogo, oue ſtiano quelli, che aſpettano, che'l padrone eſca di caſa per ſalutarlo, & per negotiar ſeco: e ſono la prima parte (oltra le loggie) che ſi offeriſce à chi entra nella caſa. Le Sale ſeruono à feſte, à côuiti, ad apparati per recitar comedie, nozze, e ſimili ſollazzi: e però deono queſti luoghi eſſer molto maggiori de gli altri, & hauer quella forma, che capaciſsima ſia: acciò che molta gente commodamente ui poſſa ſtare, & uedere quello che ui ſi faccia. Io ſon ſolito non eccedere nella lunghezza delle Sale due quadri: i quali ſi facciano dalla larghezza: ma quanto più ſi approſsimeranno al quadrato, tanto più ſaranno lodeuoli, & commode.

Le Stanze deono eſſere côpartite dall'vna, e dall'altra parte dell'entrata, e della Sala: e ſi deue auertire, che quelle dalla parte deſtra riſpondino, e ſiano uguali à quelle dalla ſiniſtra: accioche la fabrica ſia coſi in vna parte come nell'altra: & i muri ſentano il carico del coperto ugualmente: Percioche ſe da vna parte ſi faranno le ſtanze grandi, e dall'altra picciole; queſta ſarà più atta à reſiſtere al peſo per la ſpeſſezza de i muri, e quella più debole: onde ne naſceranno co'l tempo grandiſsimi inconuenienti à ruina di tutta l'opera. Le più belle e proportionate maniere di ſtanze, e che rieſcono meglio ſono ſette: percioche ò ſi fanno ritonde, e queſte di rado: ò quadrate; ò la lunghezza loro ſarà per la linea diagonale del quadrato della larghezza; ò d'vn quadro & vn terzo; ò d'vn quadro e mezo; ò d'vn quadro, e due terzi; ò di due quadri.

 

DE' PAVIMENTI, E DE' SOFFITTATI. Cap. XXII

AVENDO ueduto le forme delle Loggie, delle Sale, e delle Stanze; è conueniente coſa che ſi dica de' pauimenti, e de' ſoffittati loro. I Pauimenti ſi ſogliono fare ò di terrazzo, come ſi vſa in Venetia, ò di pietre cotte, ouero di pietre viue. Quei terrazzi ſono eccellenti, che ſi fanno di coppo peſto, e di ghiara minuta, e di calcina di cuocoli di fiume, ouer Padouana, e ſono ben battuti: e deonſi fare nella Primauera, ò nell'Eſtate, accioche ſi poſſano ben ſeccare. I pauimenti di pietre cotte, perche le pietre ſi poſſono fare di diuerſe forme, e di diuerſi colori per la diuerſità delle crete; riuſcirâno molto belli, e vaghi all'occhio per la varietà de' colori. Quelli di pietre viue rariſsime volte ſi fanno nelle ſtanze: perche nel Verno rendono grandiſsimo freddo: ma nelle Loggie, e ne' luoghi publici ſtanno molto bene. Si auertirà che le ſtanze, che ſaranno vna dietro l'altra; tutte habbiano il ſuolo, ò il pauimêto vguale, di modo che ne ancho i ſottolimitari delle porte ſiano più alti del reſtâte del piano delle ſtanze: e ſe qualche camerino non giugnerà con la ſua altezza à quel ſegno; ſopra ui ſi deuerà fare vn mezato, ouero ſolaro poſticcio. I ſoffittati ancor eſsi diuerſamente ſi fanno: percioche molti ſi dilettan d'hauerli di traui belle, e ben lauorate; oue biſogna auertire che queſte traui deono eſſere diſtanti vna dall'altra, vna groſſezza, e meza di traue: perche coſi rieſcono i ſolari belli all'occhio, e ui reſta tanto di muro fra le teſte delle traui, che è atto à ſoſtenere quello di ſopra: ma ſe ſi faranno più diſtanti non renderanno bella uiſta: e ſe ſi faranno meno; ſarà quaſi vn diuidere il muro di ſopra da quello di ſotto: onde marcendoſi, ò abbruciandoſi le traui; il muro di ſopra ſarà ſforzato à ruinare. Altri vi uogliono compartimenti di ſtucchi, ò di legname, ne' quali ſi mettano delle pitture: e coſi ſecondo le diuerſe intentioni s'adornano: e però non ſi può dare in ciò certa, e determinata regola.

 

DELL'ALTEZZA DELLE STANZE. Cap. XXIII.

E STANZE ſi fanno ò in uolto, ò in ſolaro. Se in ſolaro; l'altezza del pauimento alla trauatura ſarà quanto la loro larghezza: e le ſtanze di ſopra ſaranno per la ſeſta parte meno alte di quelle di ſotto. Se in uolto (come ſi ſogliono fare quelle del primo ordine, perche coſi rieſcono più belle, e ſono meno eſpoſte à gli incendij) l'altezze de' volti nelle ſtanze quadre ſi faranno aggiunta la terza parte alla larghezza della ſtanza. Ma nelle più lunghe che larghe ſarà di biſogno dalla lunghezza, e larghezza ritrouare l'altezza, ch'inſieme habbiano proportione. Queſta altezza ſi ritrouerà ponendo la larghezza appreſſo la lunghezza, e diuidêdo il tutto in due parti vguali: percioche vna di quelle metà ſarà l'altezza del volto, come in eſempio, ſia b,c, il luogo da inuoltarſi: aggiûgaſi la larghezza a,c, ad a,b, lunghezza, e facciaſi la linea e,b, la quale ſi diuida in due parti vguali nel punto f, diremo f,b, eſſer l'altezza, che cerchiamo: ouero ſia la ſtanza da inuoltarſi lunga piedi xij. e larga vj. congiunto il vj. al xij. ne procede xviij: la metà del quale è noue: adunque in uolto douerà eſſer alto noue piedi.

 

 

 

 

 

 

Vn'altra altezza ancora ſi trouerà c'hauerà proportione alla lunghezza, e larghezza della ſtanza in queſto modo. Poſto il luogo da inuoltarſi c,b: aggiungeremo la larghezza alla lunghezza e faremo la linea b,f: dapoi la diuideremo in due parti uguali nel punto e: ilqual fatto centro; faremo il mezo cerchio b,g,f, & allungheremo a,c, fin che tocchi la circonferenza nel punto g: & a,g, ſarà l'altezza del uolto di c,b. Ne i numeri ſi ritrouerà in queſto modo. Conoſciuto quanti piedi ſia larga la ſtanza, e quanti lunga; troueremo un numero c'habbia quella proportione alla larghezza, che la lunghezza hauerà à lui: e lo ritroueremo moltiplicando il minore eſtremo co'l maggiore: perche la radice quadrata di quello che procederà da detta moltiplicatione ſarà l'altezza che cerchiamo; come per eſempio: ſe'l luogo che uogliamo inuoltare è lungo ix. piedi, e largo iiij. l'altezza del uolto ſarà ſei piedi, e quella proportione, c'ha ix. à ſei, ha ancho ſei à iiij, cioè la ſeſquialtera. Ma è da auertire, che non ſarà ſempre poſſibile ritrouar queſt'altezza co i numeri.

Si può ancho ritrouare vn'altra altezza, che ſarà minore: ma nôdimeno proportionata alla ſtanza in queſto modo. Tirate le linee a,b: a,c: c,d: & b,d; che dimoſtrano la larghezza, e la lunghezza della ſtâza; ſi ritrouerà l'altezza come nel primo modo, che ſarà la c,e: la quale ſi aggiûgerà alla a,c: e poi ſi farà la linea e,d,f, & ſi allungherà a,b: ſin che tocchi la c,d,f, nel punto f. L'altezza del volto ſarà la b,f. Ma con i numeri ſi ritrouerà in tal maniera. Ritrouato dalla lûghezza, e larghezza della ſtâza l'altezza ſecôdo il primo modo, la quale tenendo l'eſempio ſoprapoſto è il 9; ſi collocherâno la lunghezza, la larghezza, e l'altezza, come nella figura: dipoi ſi moltiplica il 9, co'l 12, e co'l 6, & quello che procederà dal 12, ſi pôga ſotto il 12: & quello, che dal 6, ſotto il 6, e poſcia ſi moltiplica il 6, co'l 12, e quel, che ne procederà; ſi pôga ſotto il 9: e queſto ſarà il 72, e ritrouato vn numero, il quale moltiplicato col 9, giûga alla ſomma del 72, che nel caſo noſtro ſarebbe l'8, diremo 8. piedi eſſer l'altezza del uolto. Stanno queſte altezze tra loro in queſto modo, che la prima è maggiore della ſeconda, e queſta è maggiore della terza: però ci ſeruiremo di ciaſcuna di queſte altezze, ſecondo che tornerà bene per far che più ſtanze di diuerſe grandezze habbiano i uolti egualmête alti, e nondimeno detti uolti ſiano proportionati à quelle: dalche ne riſulterà e bellezza all'occhio, e cômodità per il ſuolo, ò pauimento che andarà loro ſopra: perche uerrà ad eſſer tutto vguale. Sono ancora altre altezze di uolti; lequali non caſcano ſotto regola: & di queſte ſi hauerà da ſeruire l'Architetto, ſecondo il ſuo giudicio, & ſecondo la neceſsità.

 

 

 

 

 

 

Casella di testo: 12        9          6
108,     72        54
             8
 
DELLE MANIERE DE' VOLTI. Cap XXIIII.

EI ſono le maniere de' volti cioè à crociera, à faſcia, à remenato (che coſi chiamano i volti, che ſono di portione di cerchio, e non arriuano al ſemicircolo) ritondi, à lunette, & à conca: i quali hanno di frezza il terzo della larghezza della ſtanza. Le due vltime maniere ſono ſtate ritrouate da' Moderni: delle quattro prime ſi ſeruirono ancho gli Antichi. I volti tondi ſi fanno nelle ſtâze in quadro: & il modo di farli è tale. Si laſciano ne gli angoli della ſtâza alcuni ſmuſsi, che togliono ſuſo il mezo tôdo del uolto: il quale nel mezo uiene ad eſſere à remenato; e quanto più s'approſsima à gli angoli; tâto più diuenta ritondo. Di queſta ſorte n'è vno in Roma nelle Terme di Tito, e quando io lo vidi era in parte ruinato. Ho poſto qui di ſotto le figure di tutte queſte maniere applicate alle forme delle ſtanze.

 

 

DELLE MISVRE DELLE PORTE, E DELLE
fineſtre.     Cap. XXV

ON ſi può dare certa, e determinata regola circa le altezze, e le larghezze delle porte principali delle fabriche, e circa le porte, e fineſtre delle ſtanze. Percioche à far le porte principali ſi deue l'Architetto accommodare alla grandezza della fabrica, alla qualità del padrone, & alle coſe, che per quelle deono eſſere condotte, e portate. A me pare che torni bene diuider lo ſpatio dal piano, ò ſuolo alla ſuperficie della trauatura in tre parti, e meza, (come dice Vitruuio nel iiij. lib. al vj. cap.) e di due farne la luce in altezza, e di vna in larghezza, manco la duodecima parte dell'altezza. Soleano gli antichi far le loro porte meno larghe di ſopra che da baſſo, come ſi vede in vn Tempio à Tiuoli, e Vitruuio ce lo inſegna, forſe per maggior fortezza. Si deue eleggere il luogo per le porte principali, oue facilmente da tutta la caſa ſi poſſa andare. Le porte delle ſtanze non ſi faranno più larghe di tre piedi, & alte ſei, e mezo; nè meno di due piedi in larghezza, e cinque in altezza. Si deue auertire nel far le fineſtre, che nè più nè meno di luce piglino, nè ſiano più rare, ò ſpeſſe di quello, che'l biſogno ricerchi. Però ſi hauerà molto riguardo alla grandezza delle ſtanze, che da quelle deono riceuere il lume: Percioche coſa manifeſta è che di molto più luce ha dibiſogno vna ſtanza grande, accioche ſia lucida, e chiara, che vna picciola: e ſe ſi faranno le fineſtre più picciole e rare di quello, che ſi conuenga; renderanno i luoghi oſcuri: e ſe eccederanno in troppo grandezza; li faranno quaſi inhabitabili: perche eſſendoui portato il freddo, & il caldo dall'Aria; ſaranno quei luoghi ſecondo le ſtagioni dell'anno caldiſsimi, e freddiſsimi, caſo che la regione del Cielo, alla quale eſsi ſaranno volti; non gli apporti alquanto di giouamento. Per la qual coſa non ſi faranno fineſtre più larghe della quarta parte della larghezza delle ſtanze: nè più ſtrette della quinta: e ſi faranno alte due quadri, e di più la ſeſta parte della larghezza loro. E perche nelle caſe ſi fanno ſtanze grandi, mezane, e picciole, e nondimeno le fineſtre deono eſſere tutte vguali nel loro ordine, ò ſolaro; à me piacciono molto, per pigliar la miſura delle dette fineſtre, quelle ſtanze, la lunghezza delle quali è due terzi più della larghezza, cioè ſe la larghezza è xviij. piedi, che la lunghezza ſia xxx. e partiſco la larghezza in quattro parti e meza. Di vna faccio le fineſtre larghe in luce, e di due alte, aggiuntaui la ſeſta parte della larghezza: e ſecondo la grandezza di queſte faccio tutte quelle dell'altre ſtanze. Le fineſtre di ſopra, cioè quelle del ſecondo ordine deono eſſere la ſeſta parte minori della lunghezza della luce di quelle di ſotto, e ſe altre fineſtre più ſopra ſi faranno ſimilmente per la ſeſta parte ſi deono diminuire. Debbono le fineſtre da man deſtra corriſpondere à quelle da man ſiniſtra: e quelle di ſopra eſſere al diritto di quelle di ſotto: e le porte ſimilmente tutte eſſere al diritto vna ſopra l'altra: accioche ſopra il vano ſia il vano, e ſopra il pieno ſia il pieno: & ancho rincontrarſi acciò che ſtando in vna parte della caſa; ſi poſſa vedere fin dall'altra: il che apporta uaghezza, e freſco la Eſtate, & altri commodi. Si ſuole per maggior fortezza, acciò che i ſopra cigli, ò ſopralimitari delle porte, e fineſtre non ſiano aggrauati dal peſo; fare alcuni archi, che uolgarmente ſi chiamano remenati, i quali ſono di molta vtilità alla perpetuità della fabrica. Deono le fineſtre allontanarſi da gli angoli, ò cantoni della fabrica, come di ſopra è ſtato detto: percioche non deue eſſere aperta, & indebolita quella parte, la quale ha da tener diritto, & inſieme tutto'l reſtante dell'Edificio. Le Pilaſtrate, ouero Erte delle porte, e delle fineſtre non vogliono eſſere nè meno groſſe della ſeſta parte della larghezza della luce, nè più della quinta. Reſta che noi uediamo de i loro ornamenti.

 

DE GLI ORNAMENTI DELLE PORTE, E DELLE FINESTRE. Cap.XXVI

OME ſi debbano fare gli ornamenti delle porte principali delle fabriche; ſi può facilmente conoſcere da quello, che c'inſegna Vitruuio al cap. vj. del iiij. libro, aggiungendoui quel tanto, che in quel luogo ne dice, e moſtra in diſegno il Reuerendiſsimo Barbaro, & da quello ch'io ho detto, e diſegnato di ſopra in tutti i cinque ordini: però laſciando queſti da parte; porrò ſolamente alcune ſacome de gli ornamenti delle porte, e delle fineſtre delle ſtanze, ſecondo che diuerſamente ſi ponno fare, e dimoſtrerò à ſegnare ciaſcun membro particolarmente c'habbia gratia, & il ſuo debito ſporto. Gli ornamenti, che ſi danno alle porte, e fineſtre; ſono l'Architraue, il Fregio, e la Cornice. L'Architraue gira intorno la porta, e deue eſſer groſſo quanto ſono le Erte, ouer le Pilaſtrate: le quali ho detto non douerſi far meno della ſeſta parte della larghezza della luce, nè più della quinta: e da lui pigliano la loro groſſezza il Fregio, & la Cornice. Delle due inuentioni che ſeguono la prima, cioè quella di ſopra ha queſte miſure. Si partiſce l'Architraue in quattro parti, e per tre di quelle ſi fa l'altezza del Fregio, e per cinque quella della Cornice. Si torna à diuidere l'Architraue in dieci parti: tre uanno alla prima faſcia, quattro alla ſeconda, e le tre che reſtano ſi diuidono in cinque: due ſi danno al regolo, ouer'orlo, e le tre, che reſtano alla Gola riuerſa, che altramente ſi dice intauolato: il ſuo ſporto è quanto la ſua altezza: l'orlo ſporge in fuori manco della metà della ſua groſſezza. L'intauolato ſi ſegna in queſto modo: ſi tira una linea diritta: la qual uada à finire ne i termini di quello ſotto l'orlo, e ſopra la ſeconda faſcia: e ſi diuide per mezo, e ſi fa che ciaſcuna di quelle metà ſia la baſa di un triangolo di due lati uguali, e nell'angolo oppoſto alla baſa ſi mette il piede immobile del compaſſo, e ſi tirano le linee curue, le quali fanno detto intauolato. Il Fregio è per le tre parti delle quattro dell'Architraue, e ſi ſegna di portione di cerchio minore del mezo circulo, e con la ſua gonfiezza uiene al diritto del cimacio dell'Architraue. Le cinque parti, che ſi danno alla cornice in queſto modo à i ſuoi membri ſi attribuiſcono: una ſi dà al cauetto col ſuo liſtello, il quale è per la quinta parte del Cauetto: ha il cauetto di ſporto delle tre parti le due della ſua altezza: per ſegnarlo ſi forma vn triangolo di due lati vguali, e nell'angolo C, ſi fa il centro: onde il cauetto uiene ad eſſer la baſa del Triangolo. Vn'altra delle dette cinque parti ſi dà all'Ouolo. Ha di ſporto delle tre parti della ſua altezza le due, e ſi ſegna facendoſi un triangolo di due lati vguali, e ſi fa centro nel punto H. L'altre tre ſi diuidono in parti diceſette: otto ſi danno alla corona, ouer gocciolatoio, co' ſuoi liſtelli, de' quali quello di ſopra è per vna di dette otto parti, e quello ch'è di ſotto, e fa l'incauo del Gocciolatoio è per vna delle ſei parti dell'ouolo. L'altre noue ſi danno alla Gola diritta e al ſuo orlo: il quale è per vna delle tre parti di eſſa gola. Per formarla che ſtia bene, & habbia gratia; ſi tira la linea diritta A,B, e ſi diuide in due parti vguali nel punto C: vna di queſte metà ſi diuide in ſette parti, e ſi pigliano le ſei nel punto D, e ſi formano poi due triangoli A,E,C, & C,B,F, e ne' punti E, & F, ſi pone il piede immobile del compaſſo, e ſi tirano le portioni di cerchio A,C & C,B, le quali formano la Gola.

L'Architraue ſimilmente nella ſeconda inuentione ſi diuide in quattro parti: e di tre ſi fa l'altezza del Fregio, e di cinque quella della Cornice. Si diuide poi l'Architraue in tre parti, e due di quelle ſi diuidono in ſette, e tre ſi danno alla prima faſcia, e quattro alla ſeconda. E la terza parte ſi diuide in noue: di due ſi fa il tondino: l'altre ſette ſi diuidono in cinque: tre fanno l'intauolato, e due l'orlo. L'altezza della cornice ſi diuide in parti cinque e tre quarti: vna di queſte ſi diuide in ſei parti: di cinque ſi fa l'intauolato ſopra il fregio, e d'vna il liſtello. Ha di ſporto l'intauolato quanto è la ſua altezza; e coſi ancho il liſtello. Vn'altra ſi dà all'ouolo, il quale ha di ſporto delle quattro parti della ſua altezza le tre. Il gradetto ſopra l'ouolo è per la ſeſta parte dell'ouolo, e tanto ha di ſporto. Le altre tre parti ſi diuidono in diceſette, & otto di quelle ſi danno al Gocciolatoio: il quale ha di ſporto delle tre parti della ſua altezza le quattro: le altre noue ſi diuidono in quattro: tre ſi danno alla Gola, & vna all'orlo. I tre quarti che reſtano; ſi diuidono in cinque parti e meza: d'vna ſi fa il gradetto, e delle quattro e meza il ſuo intauolato ſopra il Gocciolatoio. Sporge queſta cornice tanto in fuori, quanto è groſſa.

Membri della cornice della prima inuentione.

               I, Cauetto.

               K, Ouolo.

               L, Gocciolatoio.

               N, Gola.

               O, Orlo.

Membri dell'Architraue.

               P, Intauolato, ouer Gola riuerſa.

               Q, Prima faſcia.

               V, Seconda faſcia.

               R, Orlo.

               S, Gonfiezza del Fregio.

               T, Parte del Fregio ch'entra nel muro.

         Co'l mezo di queſti ſi conoſcono ancho i membri delle ſeconda inuentione.

 

 

Di queſte due altre inuentioni l'Architraue della prima, ch'è il ſegnato F, ſi diuide ſimilmente in quattro parti: di tre & vn quarto ſi fa l'altezza del Fregio: e di cinque quella della cornice. Si diuide l'Architraue in parti otto: cinque vanno al piano, e tre al cimacio: ilquale và ancor egli diuiſo in parti otto: tre ſi danno all'intauolato, tre al cauetto, e due all'orlo. L'altezza della Cornice ſi partiſce in ſei parti: di due ſi fa la Gola diritta col ſuo orlo, e di vna l'intauolato. Si diuide poi detta Gola in noue parti: e di otto di quelle ſi fà il Gocciolatoio, e Gradetto. L'Aſtragolo, ò Tondino ſopra il Fregio è per il terzo d’vna delle dette ſei parti, e quello, che reſta tra il Gocciolatoio, e il Tondino ſi laſcia al Cauetto.

Nell'altra inuentione l'Architraue ſegnato H, ſi diuide in quattro parti, e di tre e meza ſi fa l'altezza del fregio, e di cinque l'altezza della cornice. Si diuide l'Architraue in parti otto: cinque vanno al piano, e tre al cimacio. Il Cimacio ſi diuide in parti ſette: d'vna ſi fa l'Aſtragolo, & il reſto ſi diuide di nuouo in otto parti: tre ſi danno alla Gola riuerſa, tre al Cauetto, e due all'Orlo. L'altezza della cornice ſi diuide in parti ſei, e tre quarti. Di tre parti ſi fa l'intauolato, il dentello, e l'ouolo. L'intauolato ha di ſporto quanto è groſſo: il dentello delle tre parti della ſua altezza le due: e l'Ouolo della quattro parti le tre: de i tre quarti ſi fa l'intauolato tra la Gola, e il Gocciolatoio: e l'altre tre parti ſi diuidono in diceſette: noue fanno la Gola, & l'Orlo: & otto il Gocciolatoio. Viene queſta Cornice ad hauer di ſporto quanto è la ſua groſſezza, come ancho le ſopradette.

 

DE' CAMINI. Cap. XXVII.

SARONO gli Antichi di ſcaldare le loro ſtanze in queſto modo. Faceuano i camini nel mezo con colonne, ò modiglioni, che toglieuano ſuſo gli Architraui: ſopra i quali era la Piramide del camino, d'onde vſciua il fumo, come ſe ne vedeua vno à Baie appreſſo la Piſcina di Nerone; & vno non molto lontano da Ciuità Vecchia. E quando non ui uoleuano camini; faceuano nella groſſezza del muro alcune canne, ò trombe per lequali il calor del fuoco, ch'era ſotto quelle ſtanze ſaliua, & vſciua fuori per certi ſpiragli, ò bocche fatte nella ſommità di quelle canne. Quaſi nell'iſteſſo modo i Trenti Gentil'huomini Vicentini à Coſtoza lor Villa rinfreſcano l'Eſtate le ſtanze: Percioche eſſendo ne i monti di detta Villa, alcune caue grandiſsime, che gli habitatori di quei luoghi chiamano couali, & erano anticamente Petraie, delle quali credo che intenda Vitruuio, quando nel ſecondo libro, oue tratta delle pietre, dice, che nella Marca Triuigiana ſi caua vna ſorte di pietra, che ſi taglia con la ſega, come il legno, Nelle quali naſcono alcuni venti freſchiſsimi; queſti Gentil'huomini per certi volti ſotterranei, ch'eſsi dimandano Ventidotti, gli conducono alle loro caſe, & con canne ſimili alle ſopradette conducono poi quel uento freſco per tutte le ſtanze, otturandole, & aprendole à lor piacere per pigliare più, e manco freſco, ſecondo le ſtagioni. E benche per queſta grandiſsima commodità ſia queſto luogo marauiglioſo; nondimeno molto più degno di eſſer goduto, & viſto lo rende il carcere de' Venti, che è vna ſtanza ſotterra fatta dall'Eccellentiſsimo Signor Franceſco Trento, & da lui chiamata EOLIA: oue molti di detti Ventidutti ſboccano: nella quale per fare che ſia ornata, e bella, e conforme al nome; egli non ha ſparagnato nè à diligenza, nè à ſpeſa alcuna. Ma ritornando à i camini; noi li facciamo nella groſſezza de i muri, & alziamo le loro canne fin fuori del tetto: acciò che portino il fumo nell'Aria. Doue ſi deue auertire che le canne non ſi facciano nè troppo larghe, nè troppo ſtrette: perche ſe ſi faranno larghe, uagando per quelle l'Aria; caccierà il fumo all'in giù, e non lo laſcierà aſcendere, & uſcir fuori liberamente: e nelle troppo ſtrette il fumo non hauendo libera la uſcita, s'ingorgherà, e tornerà indietro: però ne' camini per le ſtanze non ſi faranno le canne nè meno larghe di mezo piede, nè più di noue oncie, e lunghe due piedi e mezo: e la bocca della Piramide doue ſi congiugne con la canna ſi farà alquanto più ſtretta: acciò che ritornando il fumo in giù; troui quell'impedimento, e non poſſa uenir nella ſtanza. Fanno alcuni le canne torte, acciò che per quella tortuoſità, e per lo fuoco che lo ſpigne in ſuſo; non poſſa il fumo tornare indietro. I fumaroli, cioè i buchi per doue ha da vſcire il fumo; deono eſſere larghi, e lontani da ogni materia atta ad abbruciarſi. Le Nappe, ſopra le quali ſi fa la Piramide del camino; deono eſſer lauorate delicatiſsimamente, & in tutto lontane dal Ruſtico: percioche l'opera ruſtica non ſi conuiene, ſe non à molto grandi Edificij per le ragioni già dette.

DELLE SCALE, E VARIE MANIERE DI QVELLE,
e del numero, e grandezza de' gradi. Cap. XXVIII.

I DEVE molto auertire nel poner delle ſcale: perche è non picciola difficoltà à ritrouar ſito, che à quelle ſi conuenga, e non impediſca il reſtante della fabrica. Però ſi aſſegnerà loro un luogo proprio principalmente; accioche non impediſcano gli altri luoghi, nè ſiano da quelli impedite. Tre aperture nelle ſcale ſi ricercano: la prima è la porta, per doue alla ſcala ſi monta: la quale quanto meno è naſcoſta à quelli ch'entrano nella caſa; tanto più è da eſſer lodata; e molto mi piacerà ſe ſarà in luogo, oue auanti che ſi peruenga; ſi uegga la più bella parte della caſa: perche ancor che picciola caſa fuſſe; parerà molto grande: ma che però ſia manifeſta, e facile da trouarſi. La ſeconda apertura è le fineſtre, che à dar luce à i gradi ſono biſogneuoli; e deono eſſere nel mezo, & alte: accioche vgualmente il lume per tutto ſi ſpanda. La terza è l'apertura, per la quale ſi entra nel pauimento di ſopra. Queſta deue condurci in luoghi ampij, belli, & ornati. Saranno lodeuoli le ſcale, ſe ſaranno lucide, ampie, e commode al ſalire: onde quaſi inuitino le perſone ad aſcendere. Saranno lucide, s'hauranno il lume uiuo, e ſe, come ho detto, il lume ugualmente per tutto ſi ſpargerà. Saranno aſſai ampie, ſe alla grandezza, e qualità della fabrica non pareranno ſtrette, & anguſte: ma non ſi faranno giamai meno larghe di quattro piedi: accioche ſe due perſone per quelle s'incontraſſero; poſſano commodamente darſi luogo. Saranno commode quanto à tutta la fabrica, ſe gli archi ſotto quelle potranno ſeruire à riporre alcune coſe neceſſarie; e quanto à gli huomini, ſe non haueranno l'aſceſa loro difficile, & erta. Però ſi farà la lunghezza loro il doppio più dell'altezza. I gradi non ſi deono fare più alti di ſei oncie di un piede, e ſe ſi faranno più baſsi, maſsimamente nelle ſcale continouate, e lunghe; le renderanno più facili: perche nell'alzarſi; meno ſi ſtancherà il piede; ma non ſi faranno mai meno alti di quattro oncie. La larghezza de' gradi non deue farſi meno di un piede, nè più di vn piede e mezo. Oſſeruarono gli Antichi di far i gradi diſpari: affine che cominciandoſi à ſalire co'l deſtro piede, co'l medeſimo ſi finiſſe: il che pigliauano à buono augurio, & à maggior religione, quando entrauano ne' Tempij. Però non ſi paſſerà il numero di vndici, ò tredici al più: e giunti à queſto ſegno, douendoſi ſalire più alto; ſi farà vn piano, che Requie ſi chiama: accioche i deboli, e ſtanchi ritrouino oue poſarſi: & interuenendo che alcuna coſa di alto caſchi; habbia doue fermarſi. Le Scale, ò ſi fanno diritte, ò à Lumaca. Le diritte, ò ſi fanno diſteſe in due rami, ò quadrate: le quali voltano in quattro rami. Per far queſte ſi diuide tutto il luogo in quattro parti: due ſi danno à' gradi, e due al uacuo di mezo: dal quale, ſe ſi laſciaſſe diſcoperto, eſſe ſcale haurebbono il lume: Si poſſono fare co'l muro di dentro, & allhora nelle due parti, che ſi danno a' gradi; ſi rinchiude ancho eſſo muro; e ſi poſſono fare ancho ſenza. Queſti due modi di Scale ritrouò la felice memoria del Magnifico Signor Luigi Cornaro, Gentil'huomo di eccellente giudicio, come ſi conoſce dalla belliſsima loggia, & dalle ornatiſsime ſtanze fabricate da lui per ſua habitatione in Padoua. Le Scale à Lumaca, che à Chiocciola ancho ſi dicono; ſi fanno altroue ritonde, & altroue ouate: alcuna uolta con la colonna nel mezo, & alcuna uolta uacue, ne i luoghi ſtretti maſsimamente ſi uſano: perche occupano manco luogo, che le diritte: ma ſono alquanto più difficili da ſalire. Beniſsimo rieſcono quelle, che nel mezo ſono vacue: percioche ponno auere il lume dal di ſopra: e quelli, che ſono al ſommo della Scala; ueggono tutti quelli, che ſaliſcono, ò cominciano à ſalire: e ſimilmente ſono da queſti ueduti. Quelle c'hanno la colonna nel mezo; ſi fanno in queſto modo, che diuiſo il diametro in tre parti; due ſiano laſciate a' gradi, & vna ſi dia alla colonna, come nel diſegno A: ouero ſi diuiderà il diametro in parti ſette, e tre ſi daranno alla colonna di mezo, e quattro à i gradi: & in queſto modo à punto è fatta la Scala della Colonna Traiana: & ſe ſi faceſſero i gradi torti, come nel diſegno B; ſarebbono molto belli da uedere, e riuſcirebbono più lunghi, che ſe ſi faceſſero diritti. Ma nelle uacue ſi diuide il diametro in quattro parti: due ſi danno a' gradi, e due reſtano al luogo di mezo. Oltra le vſate maniere di Scale; n'è ſtata ritrouata vna pure à Lumaca dal Clariſsimo Signor Marc'Antonio Barbaro Gentil'huomo Venetiano di belliſsimo ingegno: la quale ne i luoghi molto ſtretti ſerue beniſsimo. Non ha colonna in mezo, & i gradi per eſſer torti; rieſcono molto lunghi, & uà diuiſa come la ſopradetta. Le ouate ancor eſſe uanno diuiſe al medeſimo modo che le ritonde. Sono molto gratioſe, e belle da uedere: perche tutte le fineſtre, e porte uengono per teſta dell'ouato, & in mezo, e ſono aſſai commode. Io ne ho fatto vna vacua nel mezo nel Monaſterio della Carità in Venetia: la quale rieſce mirabilmente.

               A, Scala à Lumaca con la colonna nel mezo.

               B, Scala à Lumaca con la colonna, & co' gradi torti.

               C, Scala à Lumaca uacua nel mezo.

               D, Scala à Lumaca vacua nel mezo, & co' gradi torti

               E, Scala ouata con la colonna nel mezo.

               F, Scala ouata ſenza colonna.

               G, Scala diritta co'l muro di dentro.

               H, Scala diritta ſenza muro.

 

 

Vn'altra bella maniera di Scale à lumaca fece già fare à Sciambur luoco della Francia il Magnifico Re Franceſco in vn Palagio da lui fabricato in vn boſco, & è in queſto modo. Sono quattro Scale, le quali hanno quattro entrate, cioè ciaſcuna la ſua, & aſcendono vna ſopra l'altra, di modo che facendoſi nel mezo della fabrica; ponno ſeruire à quattro appartamenti, ſenza che quelli, che in vno habitano, uadano per la ſcala dell'altro: e per eſſer uacua nel mezo; tutti ſi ueggono l'vn l'altro ſalire, & ſcendere, ſenza che ſi diano un minimo impedimento: e perche è belliſsima inuentione, & noua; io l'ho poſta, & con lettere contraſegnate le Scale nella pianta, & nell'alzato: accioche ſi ueda oue cominciano, & come aſcendono. Erano ancho ne i Portici di Pompeio, i quali ſono in Roma per andare in piazza Giudea tre ſcale à lumaca di molto laudabile inuentione: percioche eſſendo eſſe poſte nel mezo, onde non poteuano hauer lume, ſe non di ſopra; erano fatte ſu le colonne, accioche il lume ſi ſpargeſſe vgualmente per tutto. Ad eſempio di queſte Bramante a' ſuoi tempi ſingolariſsimo Architetto; ne fece vna in Beluedere, e la fece ſenza gradi, & ui uolſe i quattro ordini di colonne, cioè il Dorico, Ionico, Corinthio, & Compoſito. A far tali ſcale ſi diuide tutto lo ſpatio in quattro parti: due ſi danno al vacuo di mezo, & vna per banda a' gradi, & colonne. Molte altre maniere di Scale ſi ueggono ne gli antichi edificij, come de' triangolari, & di queſta ſorte ſono in Roma le Scale che portano ſopra la cupola di Santa Maria Rotonda: e ſono vacue nel mezo, e riceuono il lume di ſopra. Erano ancho molto magnifiche quelle, che ſono à Santo Apoſtolo nella detta Città, e ſagliono ſù monte Cauallo. Erano queſte Scale doppie: onde molti hanno preſo poi l'eſempio, & conduceuano ad vn Tempio poſto in cima del Monte, come dimoſtro nel mio libro de i Tempij: & di queſta ſorte di Scale è l'vltimo diſegno.

 

DE I COPERTI. Cap. XXIX.

SSENDOSI tirati i muri alla ſommità loro, e fatti i uolti, meſſe le trauamenta de ſolari, accommodate le ſcale, e tutte quelle coſe, delle quali habbiamo parlato di ſopra; fa dibiſogno fare il coperto: ilquale abbracciando ciaſcuna parte della fabrica, e premendo col peſo ſuo vgualmente ſopra i muri; è come vn legame di tutta l'opera, & oltra il difendere gli habitanti dalle pioggie, dalle neui, da gli ardenti Soli, e dall'humidità della Notte; fa non picciolo giouamento alla fabrica, ſcacciando lontano da i muri l'acque, che piouono: le quali benche' paiano poco nuocere; nondimeno in proceſſo di tempo ſono cagione di grandiſsimi danni. I primi huomini, come ſi legge in Vitruuio; fecero i coperti delle habitation loro piani: ma accorgendoſi che non erano difeſi dalle pioggie; coſtretti dalla neceſsità cominciarono à farli faſtigiati, cioè colmi nel mezo. Queſti colmi ſi deono fare e più, e meno alti ſecondo le regioni oue ſi fabrica: Onde in Germania per la grandiſsima quantità delle neui, che vi vengono; ſi fanno i coperti molto acuti, e ſi cuoprono di Scandole, che ſono alcune tauolette picciole di legno; ouero di tegole ſottiliſsime; che ſe altramente ſi faceſſero; ſarebbono dalla grauezza delle neui ruinati: ma noi che in Regione temperata viuiamo; douemo eleggere quell'altezza, che renda il coperto garbato, e con bella forma, e pioua facilmente. Però ſi partirà la larghezza del luogo da coprirſi in noue parti, e di due ſi farà l'altezza del colmo: perche' s'ella ſi farà per il quarto della larghezza; la coperta ſarà troppo ratta: onde le tegole, ouer coppi ui ſi fermeranno con difficultà: e ſe ſi farà per il quinto; ſarà troppo piana, onde i coppi, le tauole, e le neui, quando uengono; aggreueranno molto. Vſaſi di fare le gorne intorno le caſe, nelle quali da i coppi piouono le acque, e per cannoni ſono gettate fuora lontano da i muri. Queſte deono hauere ſopra di ſe vn piede e mezo di muro: il quale oltra il tenerle ſalde difenderà il legname del coperto dall'acqua, ſe eſſe in qualche parte faceſſero danno. Varie ſono le maniere di diſporre il legname del coperto: ma quando i muri di mezo uanno à tor ſuſo le traui; facilmente ſi accommodano, e mi piace molto, perche' i muri di fuori non ſentono molto carico; e perche marcendoſi vna teſta di qualche legno; non è però la coperta in pericolo.

IL FINE DEL PRIMO LIBRO.