LE MINIERE D'ASFALTO DI CASTELLUCCIO-STEPPENOSA

Ubicazione

Provincia: Ragusa

Comune: Ragusa - Scicli

Foglio I.G.M.: Modica 276 I SO - Monte Renna 276 IV SE

Toponimo: C/da Castelluccio-Steppenosa

Geosito: Miniere di asfalto

 

 

 

Castelluccio

     

            Nel Ragusano, in passato, l'uso della roccia asfaltica è testimoniato dal ritrovamento di due sarcofagi di età ellenistica, scoperti casualmente in c/da Pendente; da una statua in pietra pece di S. Giovanni Battista, conservata nell'omonima cattedrale della città; dalla famosa lastra tombale contenuta nella chiesa di S. Francesco dell'Immacolata a Ibla e dalla scalinata che dà accesso al convento della stessa chiesa. Con la ricostruzione avvenuta posteriormente al sisma del 1693, la roccia asfaltica comincia ad avere un maggiore utilizzo sia a scopo artistico e decorativo, specie nelle cattedrali di S. Giovanni e di S. Giorgio e nel castello di Donnafugata, sia in numerose abitazioni del centro storico come pavimentazione, che nell'edificazione in genere.

I giacimenti asfaltiferi ricadenti nel territorio ragusano sono due: il giacimento asfaltifero di Ragusa e le miniere d'asfalto di Castelluccio-Steppenosa. In entrambi i casi, la loro origine è dovuta presumibilmente ad imbibizione da parte dei depositi petroliferi esistenti nel sottosuolo ed emigrati dalle profondità lungo le superfici di minor resistenza dei sistemi di discontinuità e delle fratture profonde dell’intero ammasso roccioso. Il contenuto in bitume della roccia asfaltica dipende principalmente dalla permeabilità della roccia incassante e dalla concentrazione originaria degli idrocarburi, nonché dalle condizioni tettoniche dell'area che ne determinano le caratteristiche chimico-fisiche.

         Tale processo si è generato in un contesto geologico regionale, che vede l'area appartenere ad una piattaforma carbonatica, che fin dal Terziario si è trovata in posizione di avampaese instabile e la cui emersione definitiva è stata legata agli squilibri isostatici connessi all'evoluzione orogenica dell'intera Sicilia. Tale piattaforma, geograficamente coincidente con l'altopiano ibleo, è caratterizzata in prevalenza da una successione di depositi carbonatici di età Oligo-Miocenica, affioranti in "facies iblea" e consistenti in una regolare alternanza di strati calcareo-calcarenitico-marnosi duri e teneri, nota nella letteratura geologica con il nome di Formazione Ragusa.

L'area denominata Castelluccio era stata da tempo oggetto d'attenzione da parte di studiosi, interessati alla possibilità di valorizzazione industriale delle rocce asfaltiche ivi esistenti. Che la zona contenesse giacimenti asfaltici era già noto dal 1860, alla luce di rilievi e studi compiuti anche in epoca borbonica. Agli studi erano poi seguite campagne di indagini, di cui la più consistente si deve alla società "Aveline".

            Agli inizi del XX secolo si giunse alla fase di sfruttamento dei giacimenti di Castelluccio, che venne realizzata dai tedeschi "Fratelli Kopp". A questi si devono i primi impianti estrattivi legati alle attività industriali. Fra la metà e la fine del XIX secolo tutti i terreni migliori contenenti i giacimenti asfaltiferi del territorio ragusano vennero acquistati o affittati alle compagnie straniere, che esportarono la roccia asfaltica in tutta l'Europa più industrializzata. La prima grande strada pavimentata con asfalto ragusano fu la Rue Bergère a Parigi, seguita da alcune strade di Londra e Amsterdam. Il trasporto delle pietre asfaltiche era affidato ai carrettieri, che dai giacimenti le trasferivano al porto di Mazzarelli (attuale Marina di Ragusa), dove venivano imbarcate per le destinazioni del continente. Di li a poco sopraggiunse la I^ guerra mondiale, che provocò la crisi delle attività estrattive asfaltiche. Nel 1921 le aree gestite dai fratelli Kopp, passarono sia al demanio che ad altre società (A.B.C.D., A.Z.A.S.I.), che non svolsero alcuna attività estrattiva.

            La zona comprende le miniere a cielo aperto di Castelluccio, in cui il livello di mineralizzazione è superficiale, e la miniera in sotterraneo di Steppenosa. Quest'ultima presenta un ingresso posto in una trincea incassata nella montagna. Il sotterraneo all'interno presenta uno sviluppo in gallerie di 1600 m, tutte tagliate a maglie grossolanamente ortogonali con le volte sostenute da pilastri molto irregolari e di sezione diversa. Sono sovente visibili tracce di piccoli fori, utilizzati per inserire bastoni di legno inumiditi, allo scopo di creare fratture, per cavare più agevolmente la roccia. Le gallerie si sviluppano secondo un unico livello e sono di lunghezza ed andamento piuttosto irregolare, denunciando chiaramente un criterio di coltivazione antiquato e irrazionale. Le gallerie, per quanto approfondite secondo un unico piano, talvolta, per consentire una più agevole asportazione della roccia mineralizzata, sono state abbassate rispetto alla quota generale del sotterraneo, diventando così zone di accumulo delle acque di infiltrazione. In particolare il settore sud-ovest della miniera risulta quasi totalmente invaso dalle acque, che in alcuni punti raggiungono l'altezza di tre metri. Oltre all'ingresso principale la miniera presenta due pozzi. Il primo fungeva da discenderia per gli operai all'inizio del secolo; il secondo veniva utilizzato come pozzo di ventilazione, per permettere il ricambio d'aria all’interno della miniera. Nelle sue immediate vicinanze si trovano coltivazioni in sotterraneo di dimensioni inferiori, come ad esempio la miniera Bocchieri, in cui sono stati ritrovati resti di rotaie e di carrelli.

 

Steppenosa

 

 

Bibliografia:

¨                 Di Giacomo S. (1948) - Asfalti del ragusano, relazione discussa ed approvata al Congresso dell'E.R.P. tenutosi a Catania nell'agosto 1948. Ed. Camera di Commercio Industria e Agricoltura di Ragusa.

¨                 Spadola M. (1977) - L'asfalto. Ed. Erea, Ragusa.

 

   

  

Tutte le foto sono di Alfredo Busacca e Angelo Criscione

ALLA SCOPERTA DEI GEOSITI

(A cura di Alfredo Busacca e Angelo Criscione)