I PANTANI DI ISPICA
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Ubicazione
Provincia:
Ragusa
Comune:
Ispica
Foglio I.G.M.:
Pantano Longarini 277 III SO
Toponimo:
Pantani d'Ispica
Geosito:
Pantani d’Ispica
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Gli avvenimenti storici del luogo risalgono all'età romano-imperiale
e bizantina. In tale periodo le navi mercantili provenienti dalla Grecia e
dall'Egitto verso Roma, facevano scalo a Marzamemi, Portopalo o a Porto Ulisse,
che in quel tempo rappresentava un porto di notevole importanza e capacità. Con
la scoperta, durante lavori di scavo nel 1963-64, di una parte consistente di
una nave da carico del III-VII sec. d.C., nelle sabbie del pantano Longarini a
circa 600 m dalla battigia, si è desunto che il mare penetrasse con sufficiente
profondità fino ad interessare il tratto di territorio occupato dagli attuali
pantani. L'imbarcazione, lunga 40 m circa e del peso di due o trecento
tonnellate, era greca e aveva forse il nome di "ippos" (cavallo). Purtroppo ben
15 m circa della prua e del tribordo furono distrutti dagli operai durante il
ritrovamento. Il resto, comprendente quasi tutta la poppa, fu recuperato da un
gruppo di archeologi americani (Monaca C. e Trigilia M.).
La costa del comune di Spaccaforno (Ispica) è
compresa fra le due maggiori paludi della Sicilia meridionale: il Pantano Longarini ad est ed il Pusaidone ad ovest. Di questa, il tratto fra Pantano
Longarini e Punta Castellazzo, fu denominato dai Greci e dai Romani: Porto
Ulisse, perché connesso alle lunghe peregrinazioni dell'eroe d’Itaca; mentre gli
Arabi lo chiamarono semplicemente Marza (porto). Oltre al pantano Longarini, il
più esteso fra i pantani superstiti, si menziona il Pantano Bruno (Murra), il
quale riceve alimentazione da un bacino poco esteso, che ha la caratteristica di
non arrivare mai al totale prosciugamento e di non essere dotato di emissario.
Infine il Gorgo Salato dalla forma allungata ed arcuata, anch'esso privo di
emissario superficiale, si presenta coperto di fitta vegetazione palustre
(Iuvara L., 1987).
Morfologicamente la zona fino ad epoca recente è
rimasta allo stato naturale. Solo nell'ultimo mezzo secolo le opere di bonifica
e di antropizzazione hanno colmato i pantani occidentali ad acqua dolce
(Gariffi, Bruno, Chianette e Arezzi) e lasciato superstiti solo i pantani
orientali ad acqua salina (Gorgo Salato, Bruno e Longarini), anche se sono stati
chiusi i loro collegamenti al mare. La superficie interessata dalle paludi era
in passato di poco inferiore a 800 Ha, così suddivisa: Pantano secco 70 Ha,
Pantano Gariffi e Margio 300 Ha, Pantano Bruno 50 Ha, Pantano Chianette ed
adiacenze 70 Ha, Gorghi e piccole paludi di Marina di Marza 80 Ha, Pantano
Longarini 200 Ha (Regione Siciliana, 2002).
Nel 1929 il territorio d’Ispica venne
classificato come "Comprensorio di bonifica di I^ categoria", cui seguì la
realizzazione di varie opere idrauliche (canali, bacini, arginature, colmate,
impianti di sollevamento ed idrovore) atte a convogliare le acque meteoriche e
torrentizie, consentendone il deflusso e lo scarico naturale a mare, nonché il
prosciugamento delle aree.
Di recente (1988), però, i pantani Longarini,
Bruno e Gorgo Salato sono stati inseriti nel patrimonio delle riserve naturali
regionali; mentre l'Unione Internazionale per la Conservazione della Natura ed
il C.N.R. li hanno annoverati tra gli ambienti umidi da preservare e proteggere
sia perché facenti parte di ambienti lacustri, che ospitano uccelli limicoli,
svernanti ed unici nel loro genere, sia per l'importanza che rivestono come
stazione di sosta dei migratori acquatici sia per la presenza di una ricca
varietà di vegetazione alofila ed igrofila.
I pantani salmastri sono separati dal mare
soltanto da dune. Lungo la marina della Marza e nei pressi dei pantani Longarini
e Pusaidone (Bruno dolce), ritroviamo una vegetazione a vigneti e a piante
tipiche di macchia mediterranea. Una grande varietà di uccelli vi si ferma
durante le fasi migratorie, quali gallinelle d'acqua, germani reali ed
altri. Nidificano tra i giunchi il fiscione turco, i forapaglie,
i migliarini di palude e i cannareccioni. Talvolta fra i
trampolieri si osservano esemplari di aironi, cinerini e rossi, cicogne e
fenicotteri (Antoci F., 1977).
Dal punto di vista geologico regionale,
nell'area in esame affiorano termini plio-quaternari depositatisi nella
depressione strutturale esistente fra il plateau ibleo e l'estremo settore
sud-orientale dell'isola. In particolare si tratta di biocalcareniti passanti
lateralmente e verso il basso a marne calcaree con resti di molluschi e briozoi.
Bibliografia:
¨
Antoci F. (1977) - Aspetti
naturali della provincia di Ragusa. Ed. Paolino, Ragusa.
¨
Comune di Ispica (1977) - Piano
Regolatore Generale. Relazione generale.
¨
Grasso M. (1997) - Carta geologica
del settore centro-meridionale dell'altopiano ibleo. Università di Catania,
Istituto di geologia e geofisica.
¨
Iuvara L. (1987) - Il comune di
Spaccaforno. Ed. Pro Loco Ispica.
¨
Monaca C. e Trigilia M. - Storia e
guida di Ispica. Ed. So.Ge.Me..
¨
Nifosì P. (1992) - Guida di
Ispica. Ed. Comune di Ispica.
¨
Regione Siciliana, Assessorato
Agricoltura e Foreste (2002) - Carta uso del suolo. Territorio dei comuni di
Ispica e Pozzallo.
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