LO SVILUPPO DELLA METALLURGIA (Scheda redatta da: Ignazio Caloggero)
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Possiamo immaginarci, con una certa dose di fantasia, la seguente scena: un antico esponente della civiltà della pietra decise di costruirsi un coltello, andò alla ricerca di una pietra in modo da poterla opportunamente scheggiare fino a raggiungere lo scopo desiderato. Ad un certo punto trovò una strana pietra, provò a colpirla ma scoprì che invece di scheggiarla i suoi colpi riuscivano solo a fargli cambiare forma. L’uomo non si rese conto che da uomo dell’età della pietra era diventato uno dei primi uomini dell’età del rame, aveva infatti scoperto il rame allo stato puro. L’ex uomo dell’età della pietra capì presto che poteva usare tale metallo per costruire piccoli oggetti per gli ornamenti o per usi religiosi. In Sicilia l’avvento dell’età del rame avvenne verso la metà del IV millennio a.C., infatti tracce che testimonierebbero l’uso di oggetti in rame già in questo periodo sono state trovate a Lipari[1]. In altre zone del mondo l’avvento della metallurgia avvenne molto prima. In una caverna dell’Iraq è stato trovata una perlina da rame lavorata da un ignoto artigiano di 11.000 anni fa[2] Inizialmente la tecnica di lavorazione consisteva nel martellamento a freddo del rame puro proveniente da filoni o pepite. In una seconda fase l’uomo imparò a lavorare a caldo il rame nativo, anche se la vera e propria epoca dei metalli, inizierà solo dopo migliaia di anni, quando si scoprirà il procedimento per poter estrarre il rame dai materiali che lo contengono con l’ausilio di forni capaci di produrre temperature di fusione a circa 700 gradi centigradi nella fase iniziale dell’età del rame e successivamente di circa 1000 gradi centigradi per ottenere quantità di rame per uso su larga scala[3] Il medio oriente, quindi, almeno all’epoca, era sicuramente all’avanguardia nel campo della tecnologia, infatti in base ai ritrovamenti archeologici, si arriva alla conclusione che aveva preceduto il resto del mondo nella lavorazione dei metalli. In Anatolia sembra che la fusione del rame mediante forni ad alta temperatura avvenisse nel VI V millennio a.C. Verso il 3.000 a.C. l’uomo del Medio Oriente era già in grado di produrre il bronzo (lega di rame e stagno), e nel 2700 disponeva di forni in cui le temperature raggiunte potevano essere quelle necessarie alla fusione del ferro[4].
In Europa una grossa spinta alla diffusione dell’uso del metallo la diede il cosiddetto “popoplo dei bicchieri campaniformi”, originario della Europa centrale e il cui nome è dovuto alla forma dei vasi d’argilla trovati in molte sepolture relative a questo popolo, la loro influenza culturale si fece sentire anche in Italia, soprattutto in Sardegna e nella Sicilia occidentale[5].
Grazie alla nascita della metallurgia si assiste alla prima vera “rivoluzione industriale”. Il rame è il primo dei metalli ad essere lavorato, seguiranno il bronzo e infine il ferro. Inizialmente la lavorazione del rame servirà alla costruzione di oggetti cultuali[6], poi, con l’aumentata esperienza lavorativa,anche ad oggetti di uso quotidiano e, successivamente, per uso bellico. L’aumento della popolazione doveva favorire le attività belliche necessarie per la conquista di nuovi territori ma anche per difendere quelli conquistati. Numerosi sono i ritrovamenti di pugnali e di punte di frecce, utilizzate per la caccia ma anche per attività belliche.
La qualità degli oggetti in rame non era certo della migliore, e questo perché le colate di rame, proprio a causa del tipo di lavorazione usata, non sempre riuscivano alla perfezione, il minerale non risultava mai in realtà puro ma conteneva tracce di altri elementi quali il ferro, l’arsenico e il piombo. Il risultato finale dipendeva fortemente da quali impurità erano presenti e in che quantità. Ad esempio il piombo rendeva molle il materiale ottenuto, mentre l’arsenico in certe quantità rendeva migliore la qualità del rame ottenuto. Pur non sapendo che cosa fosse la chimica, i metallurgici di allora dovettero far caso a queste cose. Infatti ad un certo punto decisero di arricchire il rame con l’arsenico, creando il bronzo che agli inizi era quindi una lega di rame e arsenico. Con il tempo impararono a sostituire l’arsenico con lo stagno, molto meno pericoloso del primo. Il prodotto finale era un metallo decisamente più robusto e di qualità maggiore del rame lavorato. Questo fece sì che ben presto aumentarono notevolmente gli impieghi d’uso degli oggetti in metallo che cessarono di essere un bene di lusso. Il bronzo fu usato per costruire oggetti cultuali, ornamentali, armi e oggetti di uso quotidiano, diventando anche nei corredi delle tombe dei più facoltosi, elemento immancabile.
Durante il bronzo recente e finale lo sviluppo della metallurgia comporta il miglioramento o addirittura l’invenzione di strumenti di lavoro (nuovi tipi di asce, falci, scalpelli, seghe) e anche di strumenti per uso personale (rasoi, fibule, vaselame). A Pantalica in quello che viene chiamato “anaktoron” è stato identificato un’area per la lavorazione del metallo[7]. In territorio ibleo, a Giarratana in località Donna Scala provengono un grande quantità di materiale bronzeo (oltre due quintali di peso) ora conservati nel museo di Siracusa[8]
Il ferro fu tra i metalli, l’ultimo ad essere lavorato, a causa della difficoltà che si ebbe per ottenere forni che raggiungessero la temperatura di 2000 gradi centigradi che era la temperatura necessaria al ferro per fondersi. Inoltre mentre era facile trovare il rame nativo più rara è la possibilità di trovare il ferro allo stato naturale. Potremmo dire che non cadeva tutti i giorni dal cielo e questo non per fare una battuta ma perché effettivamente delle vere e proprie miniere erano costituite dai meteoriti. I Sumeri che nel III millennio a.C. furono i primi a lavorare il ferro non a caso lo chiamavano “metallo celeste” In Sicilia già nel Bronzo finale, nella necropoli di Molino della Badia, è documentato l’uso del ferro[9]. Il periodo ufficiale con cui in Sicilia è fatto iniziare l’età del ferro è a partire dal X secolo a.C.
Da questo momento in poi le ricerche archeologiche, trovano, e danno a loro volta, supporto alla tradizione storiografica. E’ il periodo in cui i gruppi etnici acquistano quella consistenza numerica e culturale da poter parlare ormai di popoli sovrani su territori con confini più o meno delimitati. Gli abitanti della Sicilia di questo periodo, descritti successivamente, si chiamano: Sicani, Siculi, Morgeti e Elimi. Tra i primi storici che hanno dato contributi alla conoscenza dei primi popoli che abitarono l’isola sono da ricordare: Tucidide, Diodoro Siculo, Strabone e Dionigi di Alicarnasso. [1] Claudio Giardino: La metallotecnica nella Sicilia pre-protostorica. In Prima Sicilia pag. 405 [2] Jonathan Norton Leonard: I primi agricoltori p.111. [3] Joan Santacana: Le prime società. p.60. [4] Percy Knauth: La scoperta del metallo. p. 21. [5] Percy Knauth: La scoperta del metallo. p.60, Joan Santecana: Le prime società. p.70. [6] Per scopi rituali dovevano essere utilizzati i due pugnaletti in rame trovati uno nella Grotta della Chiusazza (Siracusa) l’altro in una tomba presso Sciacca. [7] Guidi e Piperno: Italia Preistorica p.482 [8] Luigi Bernabò Brea: La Sicilia prima dei greci p.199 [9] Guidi e Piperno: Italia Preistorica p.493
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