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STORIA DELLA SICILIA |
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INTRODUZIONE
Come ho già avuto modo di dire nell’Introduzione di un altro mio lavoro “Culti e Miti dell’Antica Sicilia” (che vi invito a leggere dal momento che è introduttivo anche al presente lavoro), non appartengo alla categoria degli storici, non ho la presunzione di sostituirmi a loro, ma amo la mia terra, le sue bellezze e la sua Storia. Inoltre ho una grande voglia di trasmettere agli altri questo mio profondo amore per la Sicilia. Lo faccio attraverso un progetto “Progetto Hermes” iniziato alcuni anni fa e che mi accompagnerà, credo, per il resto della mia vita. Sono cosciente dei miei limiti, scrivere di Storia, Archeologia e Folklore senza essere “accreditato” non è sempre presunzione o usurpazione di spazi altrui, ma desiderio di fare partecipe il prossimo delle cose belle di cui si viene a conoscenza.
Sono convinto che oltre al giusto spazio per chi racconta in modo elegante e semanticamente corretto la Sicilia come terra di mafia, di ingiustizie e di malessere sociale, ci sia anche spazio per chi decide di descrivere, anche se a volte in modo sgrammaticato e ingenuo, ciò che di bello ci circonda.
Personalmente posso affermare “che a me mi piace” raccontare la mia Sicilia e lo farò con i miei mezzi nel principio che: “ogni ficatieddu i musca e sustanza”.
Questo lavoro si intreccia con altri lavori da me affrontati che riguardano la Sicilia, per individuare gli autori e le opere da me consultati vi rimando all’area Bibliografia, che aggiornerò man mano andrò avanti con i miei studi.
A volte la storia, soprattutto quelle delle fasi iniziali, è giunta a noi dopo un processo di elaborazione, conseguenza spesso, dei metodi orali usati dagli antichi, per tramandare gli eventi, dove spesso la storia era leggenda, e la leggenda era la storia. Si sa come ogni oratore nel raccontare eventi, spesso più grandi di lui, ami mettere la sua impronta personale al racconto, in qualche modo ciò gli permette di farne parte, di essere anche lui protagonista della storia che sta raccontando; questo ha fatto sì che noi oggi conosciamo l'alba della nostra storia con sfaccettature diverse, a seconda delle origini, delle influenze politiche e della fantasia degli antichi scrittori. Dove non esistevano elementi a sufficienza per ricostruire un evento, spesso un pizzico di fantasia metteva tutto a posto.
Il rigore scientifico a cui siamo abituati ai nostri giorni, può rendere sospette alcune pagine di storia scritte dagli storici di allora, quali Diodoro Siculo, Tucidide, Pausania, Plutarco, ma bisogna tener conto che al di là della veridicità storica, i loro testi sono spesso sono le uniche testimonianze del passato che sono giunte sino a noi. A questi storici aggiungerei anche scrittori come Omero e Virgilio che hanno spesso messo in simbiosi storia e leggenda.
Sono convinto che in qualsiasi leggenda è presente al suo interno un fulcro anche piccolo di verità storica, lo hanno dimostrato in più di un occasione i ritrovamenti archeologici. Che Minosse re di Creta sia venuto in Sicilia alla ricerca del fuggitivo Dedalo, può essere messo in dubbio, ma che nella zona che la leggenda vuole sia stata da lui visitata, siano state trovate tracce dell'influenza Egea molto tempo prima che si parlasse di colonizzazione greca è fuori dubbio, eppure la leggenda è conosciuta da oltre 2000 anni e solo adesso, grazie all'archeologia, possiamo dire che al suo interno esiste un bocciolo di verità storica.
Forse gli aneddoti relativi alle paure e alla mania di persecuzione del tiranno Dionisio di Siracusa, possono sembrare esagerati, e forse lo sono, bisogna però riconoscere che questi aneddoti rispecchiano la paura che i dittatori di tutti i tempi hanno avuto di rimanere vittime della stessa strategia di morte da loro voluta. Come non trovare poi, elementi in comune tra il crudele tiranno di Agrigento Falaride e un Bokassa dei nostri tempi, ambedue si dice si cibavano di carne di bambini. Forse ciò è vero, o forse è solo il frutto che viene fuori quando la psicologia di massa si risveglia dal torpore della dittatura, e come per farsi coraggio amplifica il male del tiranno da abbattere facendone un prototipo di mostro. Ed infine, se qualcuno rimane scettico di fronte alle crudeltà raccontate da Diodoro durante una razzia dei punici, in cui ai cadaveri venivano tagliate le mani per farne collane, le teste dei nemici venivano appese ai giavellotti e in cui donne, bambine e bambini venivano stuprati, è bene che ricordi cosa è successo in Iugoslavia qualche anno fa, dove le donne, quelle sopravvissute, hanno portato nel grembo il segno delle violenze serbe e dove al posto dei giavellotti si usano le baionette dei fucili come supporto per le teste dei vinti.
Il primo a credere che nelle leggende si nascondesse un pizzico di verità, e a dimostrarlo al mondo, fu un tedesco, Enrico Schliemann, nato nel 1833, di famiglia molto povera, interruppe gli studi molto presto perché suo padre non aveva i mezzi necessari, per fare il garzone in una drogheria, da piccolo aveva letto l'Iliade di Omero ed il suo sogno era la scoperta dei resti della città di Troia. Come può un povero garzone di bottega pensare di arrivare a tanto? eppure lui lo pensava, non solo, ma credeva in quel sogno, nonostante la vita tutti i giorni gli gridava sulla pelle, la realtà in cui chi, per sorte, vive di duro lavoro. Eppure chi nonostante questo, riesce a sognare, ha un minimo di speranza di realizzare i suoi sogni. Iinfatti, Enrico da garzone che era, riuscì prima ad aprire una piccola attività commerciale, poi via via aiutato dalla fortuna e dalla sua capacità nel commercio, riuscì ad accumulare una fortuna, per cui a 40 anni si ritirò ricchissimo per dedicarsi alle ricerche archeologiche. Schliemann era un autodidatta, eppure questo non gli impedì, (seguendo con puntiglio le indicazioni topografiche dell'Iliade) di scoprire nel 1873 i resti di Troia , un sogno, apparentemente irrealizzabile si era avverato.
Secondo me è possibile vedere ogni racconto leggendario, come contenente due verità, la prima, quella più esterna, è spesso il vestito con cui la fantasia dell'uomo veste una verità storica. Più è la fantasia, più il vestiti esterni nascondono la verità storica. Se vogliamo giocare un po’ anche con la nostra fantasia, possiamo pensare ad un fiore al cui interno è nascosto un piccolo bocciolo di verità storica, spesso grazie alla pazienza di alcuni uomini, e ad un pizzico di fortuna (che non guasta mai), il fiore più grande apre i suoi petali, a volte solo un poco, lasciando intravedere solo una parte del bocciolo; a volte l'apertura è completa, regalando la visione del bocciolo in tutto il suo splendore, a volte invece, i petali sono destinati a non aprirsi mai, ed il bocciolo nascosto dentro, non sarà purtroppo visto mai.
Il primo capitolo si riferisce alla Sicilia Preistorica, è quasi completo per cui ho deciso di metterlo in linea. Spero presto di mettere anche il secondo che riguarda i primi popoli (Sicani, Siculi, Elimi, Morgeti, ecc). Per gli altri capitoli, … chi vivrà vedrà.