LA CHIESA DI SAN PIETRO
(Testo di GIORGIO SPARACINO)
Annunciata da una scenografica scalinata che apre sul Corso Umberto, la Chiesa
di S. Pietro è il Duomo della città bassa. Edificata verso la metà del sec. XIV,
fu parzialmente danneggiata dal terremoto del 1613. Subito ricostruita con le
offerte dei fedeli, venne completamente distrutta dal terremoto del 1693. La sua
ricostruzione, a
partire dai primi anni del 1700, è opera di capimastri locali,
fra cui spiccano il ragusano Mario Spada e il modicano Rosario Boscarino. La
Chiesa doveva essere verosimilmente già ultimata alla fine del secolo, come fa
pensare il decreto regio di Carlo III di Borbone, che nel 1797 le concede
dignità pari a quella di S. Giorgio.
Il
prospetto tardobarocco, frutto di una concezione
architettonica molto sobria e
composta, con qualche concessione al gusto neoclassico, si staglia al sommo di
una scalinata scandita dalle statue degli apostoli (ma al posto di
Giuda, il traditore, è stato inserito S. Paolo). E’ arricchito da quattro statue
di Santi e da una del Cristo, posta al centro, in alto, in un ovale radiante che
chiude la cuspide. Il primo ordine termina con una balconata e, con il soccorso
di ampie volute, si raccorda armonicamente al secondo. L’interno è a tre navate,
con 14 poderose colonne dai ricchissimi capitelli corinzi. In un altare della
cappella che si apre sulla navata destra, una marmorea Madonna di Trapani
(inizi sec. XVI) di scuola gaginiana. Più avanti, oltrepassato l’ingresso della
sagrestia e l’altare detto del Sacro Cuore, si può osservare il gruppo
ligneo di S. Pietro e il paralitico (1893), pregevole gruppo
scultoreo che viene portato in processione la sera del 29 giugno, festa del
Patrono, e di cui è autore l’insigne scultore palermitano Benedetto Civiletti,
che a Modica diede anche il busto marmoreo di Carlo Papa, che, dal Largo
Francesco Giardina, guarda alla severa facciata del Palazzo degli Studi, già ex
Convento dei Gesuiti. Dopo un altro altare con un bel Crocifisso
dell’artista modicano Salvatore Ammatuna, la Cappella del Sacramento,
ricchissima di rilievi e intarsi marmorei, chiude la navata destra. Nel primo
altare della navata sinistra, sopra il fonte battesimale, un Battesimo di
Gesù del modicano Valente Assenza; quindi la cappella di sinistra, ricca
di stucchi e con buoni dipinti su tre dei quattro altari. A metà della navata
sinistra, l’ingresso alla vecchia sagrestia, che presenta il primitivo impianto
tardogotico, sopravvissuto ai terremoti del 1613 e del 1693: interessanti un
fonte battesimale in pietra, incastonato nella parete,
e gli archi che sostengono le volte a crociera. Uscendo dalla sagrestia, nel
primo altare a sinistra, una Madonna con l’Arcangelo Michele e S.
Francesco di Paola (1763) del modicano Stefano
Ragazzi. Sull’altare
centrale in marmo, statua dell’Immacolata, del napoletano Pietro
Padula. Nelle pareti del catino absidale, a sinistra La pesca miracolosa
e a destra La crocifissione di S. Pietro, altre due tele
di Valente Assenza. Sovrasta il portale d’ingresso il grande organo
realizzato dai fratelli Agostino e Michele Polizzi, valenti
organari
modicani, inaugurato alla fine del 1924.
Nel
soffitto (1760-1780) della navata centrale si possono ammirare gli
affreschi del modicano Giovan Battista
Ragazzi, con scene del Vecchio e del
Nuovo Testamento: la Fede, il Sacrificio di Abramo, la Speranza,
la Scala di Giacobbe, la Carità, il Re David che compone i
Salmi e le Opere buone. Il pavimento (1871), a intarsi
in pietra asfaltica e marmi colorati, riflette le geometrie del soffitto. L’arca
santa (sec. XVII), pregevole opera di ignoti argentieri, contiene un
braccio d’argento che, a sua volta, custodisce una reliquia di S. Pietro. Nella
sagrestia nuova, cui si accede dalla navata destra, si trovano altre opere di
artisti modicani: una Crocifissione del canonico Orazio
Spadaro e
due ritratti di prelati, fra i migliori di Enrico Maltese.
Uscendo dalla chiesa, dall’alto della scalinata, guardando verso la collina che la fronteggia, si ha una visione completa del quartiere Cartellone, abitato dagli Ebrei fino al 1492, anno della loro espulsione dal Regno di Spagna, e quindi anche dalla Sicilia, per un’ordinanza di Ferdinando il Cattolico.
TOUR FOTOGRAFICO:
Si ringrazia Giorgio Sparacino, autore del testo, per averci dato la possibilità di pubblicare la presente scheda.
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