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Sommario
SECONDA PARTE
STORIA E COMPETENZA TERRITORIALE
GLI SCHELETRI DELL’ISOLA DEI PORRI.
La prima citazione sicura dell’Isola è dell’età araba e si trova nello storico Ibn Al Athir e forse nel geografo Al Bakri, in relazione agli eventi del 903 d.C. (v. dopo). Segue poi l’indicazione del geografico arabo Idrisi, nel suo “Nuzhat al mustaq fi iqtiraq” (ossia il diletto di chi è appassionato per le peregrinazioni attraverso il mondo), comunemente chiamato “Il Libro di Ruggero”, scritto ai tempi del Re Normanno Ruggero II, nel 1154. Egli cita l’Isola quando parla dei porti della Sicilia e delle loro distanze e ci dice che dista tremila passi dalla Marza o Porto Ulisse.
Con privilegio del 20-5-1392, il Re Martino concesse a Bernardo Cabrera, fra le altre città e terre della Contea anche “Castrum Spaccafurni” e le saline “Marsae et Murrae cum omnibus maritimis.” Non è fatta menzione dell’Isola dei Porri, che evidentemente è compresa nel termine “maritima”. Ma con atto del 4-1-1453, in notaio Andrea Silaria di Napoli, il figlio Giovanni Bernardo Cabrera vendette per 1200 onze ad Antonio Caruso notinese tutto il territorio di Spaccaforno, comprese le saline con tutte le gabelle, una delle quali era “ab antro maris”. Sono perciò comprese tutte le località marittime. In conclusione dal 1453 l’Isola dei Porri non fece più parte della Contea di Modica ed il limite del territorio di Spaccaforno fu segnato da allora dalla Punta di S. Maria.
Tommaso Fazello, nel suo De Rebus Siculis (Prima deca, lib. V, cap. I, De Pachino Promontorio, Palermo 1558), scrive:” A Gorgo salito e al suo lido sono vicini tre scogli, poco lontani fra di loro, discosti dalla riva due miglia, detti “Isole dei Porri”.
Queste isole purtroppo, sin dall’età normanna e poi fino agli inizi del 1800, costituivano un sicuro rifugio per le navi dei pirati barbareschi, che vi si nascondevano e se ne servivano come base d’attacco per le loro frequenti, terribili razzie nei nostri litorali. Ecco perché il geografo e architetto militare Camillo Camilliani, esperto nella costruzione di torri di guardia e opere di difesa contro gli assalti pirateschi, nella sua Descrizione dell’Isola di Sicilia del 1584 (pubblicata da Gioacchino di Marzo, Palermo 1879), così annota e propone. “A fronte della Punta della Murra, alquanto verso Ponente, lontano due miglia in mare, si vedono tre scogli quasi congiunti insieme, i quali si domandano l’Isola delli Porri, molto pericolosa al passaggio di vascelli per quella riviera, perché gli scogli sono tanto alti dalla superficie dell’acqua, che comodamente il corpo di 4 bergantini disalborati vi si può occultare, sicché da niuna parte può essere scoperta: e con facilità detti scogli si potriano spianare a pelo d’acqua, perché la pietra non è molto forte, né molto superiore al mare, sicché facilmente e con poca spesa si potrebbe ovviar al pericolo.” Meno male però, viene spontaneo di dire, che il suo consiglio non fu seguito, né allora né dopo. Il Castellalfero (nella sua Relazione historiographica delle città, castelli, forti e torri esistenti nel Regno di Sicilia, Palermo 1714), scrive: “L’Isola delli Porri è composta di varij scogli congiunti assieme e, come ivi seguono continui li contrabbandi, come pure si fa sovente nido de’ Turchi, vi sarebbe necessaria una torre di guardia”.
Il geografo A. Massa, nella sua Sicilia in prospettiva del 1709 attesta: “Il littorale di Spaccaforno comincia dalla Punta di S. Maria del Focallo; in questo, di rimpetto alla spiaggia, spuntano tra le onde del mare tre scogli, quasi congiunti insieme, che appellano le isole dei Porri.” In un documento registrato negli Atti dell’Università di Spaccaforno (Archivio di Stato di Siracusa, ora di Ragusa) del 1720, è scritto, come intestazione di una regia disposizione per la difesa da sbarchi di persone infette con corpi di guardia a piedi e a cavallo: “Littorale di Spaccaforno – Comincia dalla Marza sino a S. Maria del Focallo.”
Pozzallo è subentrato a Modica, nel confine con Spaccaforno (Ispica) al Cozzo di S. Maria del Focallo, solo nel 1834, 5 anni dopo l’istituzione a Comune autonomo. Quindi risulta infondata ed erronea l’affermazione contenuta nella concessione di affitto dell’isola al Marchese Tedeschi: “L’isolotto dei Porri e dei 4 scogli adiacenti, facenti parte del territorio Comunale di Pozzallo…” Evidentemente la Capitaneria di Catania, ignorando le carte catastali, si basò sul fatto, come scrive, che “l’isolotto e gli scogli giacevano nei paraggi del Comune di Pozzallo”. Un errore simile, anzi più grossolano, si nota nel libro del Di Vita (Dizionario geografico dei Comuni della Sicilia, Pa. 1906), che dice: “Spaccaforno, comune di 16220
ab. compresi quelli delle frazioni di Donnalucata e Sampieri”! E il Villabianca (Torri di guardia per li fani o sia fuochi di avviso de’ littorali della Sicilia), nel 1797, della Torre delle Formiche scriveva: “ Sta sulla punta appellata delle Formiche e delli sette pantani della spiaggia delle Concerie nella marina meridionale di Spaccaforno.” E della Torre di Porto di Palo: “Sta tra la Terra di Spaccaforno e Capo Passero. Capace rendesi il suddetto porto di pochi legni.”. Pozzallo invero è stato il Comune più interessato all’Isola, per la pesca, il funzionamento del faro e le richieste di sbarramenti. Lasciamo comunque, scrivevo nel ’95, queste inutili contese campanilistiche e uniamo le forze per salvare con l’aiuto della Provincia e della Regione questo preziosissimo tesoro storico, geografico, paesaggistico e turistico
Riassumiamo i fatti di cronaca avvenuti dall’agosto 1989 al 2002. Il giorno di ferragosto del 1989, due giovani ispicesi, l’architetto Salvatore Guarnieri ed il Prof. Giulio Alì, recatisi in gita all’isola, notavano la presenza di alcuni resti ossei. Incuriositi, la notte seguente portavano alla luce, da una fossa scavata nella roccia, uno scheletro umano completo fino ai femori, di grandi dimensioni. Il Guarnieri faceva denuncia ai carabinieri ed il sabato successivo, in presenza del Pretore di Ispica, Salvatore Rizza, del Procuratore della Repubblica, Francesco Bua, del Medico Legale, Dott. Floridia, veniva scoperto uno scheletro ed in una seconda fossa un altro, che il Dott. Floridia attribuiva ad un giovane, perché nella dentatura intatta mancava il dente del giudizio. Poiché non si trattava di resti umani recenti, veniva comunicata la notizia alla Soprintendenza per le Antichità di Siracusa. Il mercoledì seguente, in presenza del Soprintendente Giuseppe Voza e dell’Archeologo Giovanni Di Stefano, si procedeva ad un sopralluogo e si rinveniva un altro loculo vuoto scavato nella roccia.. Il Prof. Voza, resosi conto dell’importanza del ritrovamento, decideva di procedere ad una campagna di scavi.
Per quanto riguarda la datazione dei reperti, tenuto conto dello stato di conservazione delle ossa e di certi particolari importanti come la presenza della cartilagine nasale e dello smalto dei denti, i due archeologi sono del parere che i resti sono databili intorno al 900-1000 d.C. e non più indietro e viene ritenuta valida, almeno come ipotesi di lavoro, il riferimento all’evento del 903 di cui parlano gli storici arabi (v. dopo). Ulteriori conferme potranno essere certo date da studi antropologici e antropometrici.
Molto importante sarebbe l’esame al radiocarbonio per la conferma della datazione; ma è molto costoso.
Gli scavi, in seguito fatti a cura della Soprintendenza nell’estate del 1990, hanno portato alla luce altri resti ossei, ma nessun reperto in grado di offrire sicuri elementi per la datazione. Nell’agosto del 1991 alcuni sub della “Fondazione Mediterranea” di Ragusa hanno fatto altri rinvenimenti di scheletri simili ma orientati in modo diverso dai precedenti; di conseguenza è da escludere l’importanza dell’orientamento della testa verso Oriente. Viene invece confermata l’età giovanile dei cadaveri e la grande corporatura di due di essi, circa due metri di altezza.
Più di recente, nel corso dell’estate 1995, durante il servizio di volontariato svolto dall’Associazione Macrostigma di Rosolini nell’Isola dei Porri, al fine di verificare lo stato di alcuni gabbiani che vi avevano nidificato, il capo equipaggio, Piero Lentini, si accorse della presenza di un teschio umano nelle vicinanze del faro. Il rinvenimento venne segnalato al responsabile delle Guardie Pesca e fu stilato un verbale subito trasmesso all’autorità giudiziaria. Alla presenza del presidente dell’Associazione, Armenia Pietro, che aveva espletato tutte le incombense relative agli atti giudiziari, del Comandante della Stazione Carabinieri di Ispica, Maresciallo Aprile, del Dott. Giovanni Di Stefano della Soprintendenza ai Beni Archeologici ed Ambientali di Ragusa, dell’Ufficiale Sanitario del Comune di Ispica, Dott. Gianì, del Comandante dell’Ufficio Circondariale Marittimo di Pozzallo e del Corpo delle Guardie Pesca F.I.P.S.A.S., si procedette al recupero dei resti umani. Furono rinvenuti altri scheletri: il primo appartenente ad una donna adulta, il secondo ad un uomo alto circa due metri. I resti furono trasportati ed inumati nel cimitero di Ispica. L’Associazione Macrostigma sensibile alla problematica ambientale, per evitare ulteriori danni all’isola, causati dai vacanzieri domenicali, ha fatto ufficialmente richiesta al Comandante dell’Ufficio Circondariale Marittimo di Pozzallo di adoperarsi per il divieto di sbarco. In seguito all’intervento della Soprintendenza, che si esprimeva negativamente sull’impatto ambientale del consistente afflusso turistico estivo, e dell’Assessorato Territorio ed Ambiente della Regione Siciliana, che, in data 19/09/1995, per la migliore tutele dei beni naturalistici ed archeologici dell’area in oggetto, riteneva opportuno l’ordinanza di divieto, il Comandante dell’Ufficio Circondariale Marittimo di Pozzallo emetteva il divieto assoluto di attracco e di pesca nelle acque antistanti le Isole dei Porri.
Altri rinvenimenti ci sono stati ancora alla fine d’agosto del 2002, in seguito ad avvistamento da un elicottero dei Carabinieri.
Lo scrivente propose nel 1989 una valida spiegazione storica alla presenza di questi cadaveri. Michele Amari nella sua Storia dei Musulmani in Sicilia (II, 127), basandosi sulla testimonianza dello storico arabo Ibn Al Athir, ci narra che il crudelissimo Emiro di Sicilia Ziyadat Allah, nel 903 d.C., dopo aver fatto decapitare il padre, il fratello ed il capo dell’esercito che lo avevano deposto per la sua vita dissoluta, per timore di vendetta, “si sbarazzò di trenta fra fratelli, zii e cugini, in un isolotto dove li mandò sotto colore di relegazione.” Il nome di questo isolotto è in arabo “Gazirat al Karrat” ossia “Isola dei Porri”, al largo di Capo Passero in Sicilia, aggiunge lo stesso Amari. Invero il geografo Al Bakri la colloca a dodici miglia da Tunisi. Quest’errore si può spiegare col fatto che egli, avendo scritto la sua opera geografica a tavolino, senza mai essere uscito dalla Spagna, abbia consultato fonti errate e l’abbia assegnata alla costa africana. D’altronde non ci sono state né ci sono altre Isole dei Porri nei litorali del Mediterraneo e i nomi delle due isole vicino a Tunisi sono Zembra e Zembretta. La conferma l’abbiamo dal citato Idrisi (1154), che indica appunto “L’Isola dei Porri”, vicino alla Marza o Porto Ulisse. Il fatto che gli scheletri ritrovati non presentano segni di morte violenta, (ma uno scheletro era senza testa, forse tagliata!) e siano stati rinvenuti solo resti ossei si spiega bene perché furono lasciati morire di fame e poi seppelliti con ipocrita pietà. L’architetto F. Venerando, presidente della Fondazione Mediterranea, ipotizza che nell’isola siano stati sepolti dei pirati barbareschi del 1600-1700. Ciò è inverosimile, sia perché è difficile che, nelle loro rapide incursioni, i Musulmani avessero il tempo e soprattutto la volontà di seppellire i loro morti in terra cristiana e non nella loro terra coi loro parenti, sia perché manca il supporto di documenti e non basta certo il vago riferimento del Camilliani e di altri sui pirati che vi approdavano e vi si nascondevano, quando dovevano far razzie nel nostro territorio.
L’ interesse scientifico e naturalistico dell’Isola dei Porri e delle altre isolette della Sicilia sud-orientale è notevole per studi di ecologia, genetica di popolazione ed evoluzione, perché il loro ecosistema comprende un ridotto numero di specie e di popolazioni. Grazie alla recente condizione di isolamento, si possono programmare ricerche per valutare il loro grado di differenziamento e condurre studi di biogeografia insulare.
Queste isole sono dunque molto importanti per la loro peculiare flora. Per le proibitive condizioni imposte dai venti e dalla salsedine marina, l’isola è completamente spoglia di vegetazione arborea ed arbustiva e la copertura vegetale di parte di essa, su un sottile strato di terra inferiore al metro di altezza, è rappresentata da alcune geofite e nano fenerofite straordinariamente adattate alle particolari condizioni pedoclimatiche. Noi riportiamo gli studi sulla flora dell’Isola dei Porri del botanico Giacomo Albo. Ricerche più accurate sulla vegetazione costiera della Sicilia sud-orientale sono state fatte negli ultimi decenni, ma i dati riguardanti l’isola, che risalgono alla visita dell’Albo prima del 1919, rimangono fondamentali e non si possono più né riscontrare né superare perché la superficie si è molto ridotta e gran parte delle specie sono scomparse. Il nome, dice l’autore, deve essere derivato dal fatto che l’isolotto era fittamente coperto di porri (allium ampeloprasum), che purtroppo pare sia scomparso del tutto. Egli elenca 23 specie vegetali.
1) Aeloropus litorali Parl. Graminacee. It. “Pannocchina dei lidi. Suolo sabbioso, dune, luoghi inondabili del litorale. Luglio – Settembre.
2) Allium ampeloprasum Linn. Liliacee. It. “Porrandello” Sic. “Agghiu tunisinu”, “Agghiu pantidariscu”. L’Isola dei Porri è coperta nella sua parte centrale da quest’A. associato alla Lavatera Arborea; suolo calcareo frequentemente bagnato dagli spruzzi del mare agitato. Aprile – Maggio.
3) Arthrocnemum glaucum Hung o Salicornia di diverse specie. Chenopodiaceae. Maggio – settembre.
4) Asteriscus acquaticus Less. Compositae.
5) Atriplex hastatum Linn. Varietà Patulum. Chenopodiaceae. Nell’Isola dei Porri. Le altre varietà e sottospecie, Portulacoides e Halinus, nei pantani.
6) Cichorium spinosum Linn. Compositae. It. Cicoria spinosa. Sic. Cicuoria spinusa. Sull’isola dei Porri forma cuscinetti spinosi più folti che vengono frequentemente bagnati dagli spruzzi del mare agitato. Aprile – maggio. (Oggi questa curiosa specie, scomparsa nella zona, ha la sua unica stazione a Vendicari).
7) Cilindricus Trin. Isola, Marina Marza, S.Maria.
8) Frankenia pulverulenta Linn. Frankeniaceae. Aprile – maggio.
9) Frankenia intermedia.
10) Frankenia levis.
11) Frankenia irsuta.
12) Kakile maritima Scop. It. Baccheroni, Ravastrello. Cruciferae. Specie psammofila effimera. Marzo – settembre.
13) Lagurus ovatus Linneo. Graminacee. It. “Piumino”; Sic. “Iattarieddu”, Mazzaredda. Fioritura Primavera. .
14) Lavatera arborea. . Malvaceae. It. Malvone. Sic. Marvuni sarvagghiu
15) Lepturus incurvus Druce. Graminacee.
16) Lepturus nanus Mihi. Varietà nana alta 1-2 cm.
17) Lepturus nanus mihi filiformis.
18) Mesembryanthemum nodiflorum Linn. Aizoaceae.
19) Pancrathium maritimum Linn. Amarylidacee. It. “Narciso marino”. Sic. “Gigghiu marinu”. Luglio – Settembre. (Specie psammofila perenne.)
20) Polypogon monspeliensis desf.. Graminacee. Luoghi umidi erbosi, Pantani Marza e Isola dei Porri. Primavera – Estate. (In Assenza 6 specie. P.maritimum (Poligonaceae), it. Poligono marittimo, sic. Cienturuppa, specie psammofila effimera)
21) Suaeda fruticosa Forsk Isola e pantani.
22) Statice psoloclada Boiss. Varietà Gracilis. Plumbaginaceae. La S. Limonium è segnalata nei pantani e nella punta Castellazzo.
23) Suaeda maritima Dum. It. Sopravvivolo, sic. Luparedda, Zenzana, Gnilatura rausana. Chenopodiceae
In questo ambiente le precipitazioni sono scarse e l’insolazione forte, mentre le zone umide hanno un alto tenore di salinità. Le piante devono adattarsi a questi parametri: alcune sono alofile, capaci cioè di assorbire soluzioni ad alto contenuto di sale, altre succulente, capaci di accumulare nei tessuti riserve d’acqua dolce e di ridurre al minimo la traspirazione. Altro fattore ambientale importante è il substrato roccioso o sabbioso: nel primo si insediano le piante rupicole, nel secondo le psammofile (amanti della sabbia) Lungo la costa e sulle dune sabbiose la vegetazione è bassa e intricata per contrastare le brezze marine ed è formata da piante con apparato radicale molto sviluppato in profondità, per poter raggiungere l’acqua freatica.
Il Dr. modicano Vincenzo Assenza nel 1921 (Dizionario botanico dialettale – italiano – scientifico della maggior parte delle piante spontanee, coltivate ed ornamentali della Contea di Modica) e di recente altri botanici e biologi elencano numerose altre specie presenti nella fascia costiera, prevalentemente sul suolo sabbioso, e nel suolo salmastro delle paludi.
Agropyron junceum (Graminaceae) , it. Gramigna delle spiaggie, sic. Gramigna marina. Specie psammofila perenne.
Alyssum maritimum (Cruciferae), it. Alisso marino, filograna
Ammophila littoralis o arenaria (Graminaceae), it. Sparta pungente, sic. Erva ri mari. Specie psammofila perenne.
Arisarum vulgare (Aroidae), it. Arisaro, sic. Caumastru
Asparagus horridus (Asparagineae), it. Asparago spinoso, sic. Spariciu marinu
Asphodelus microcarpus (Liliaceae), it. Asfodelo, Porraccio, sic. Purrazza
Avena barbata, (Graminaceae), it. Avena selvatica, sic. Aina.
Centaurea sfhaerocephala (Compositae), it. Cardo, sic. Cardunieddu, dune e pantani.
Chrysanthemum coronarium (Compositae), it. Crisantemo delle corone, Fior d’oro, Bambagella, sic. Maiu.
Clematis cirrhosa (Ranuncolaceae), it. Vitalba cirrosa, sic. Vraca ri cuccu.
Crithmum maritimum (Umbrelliferae), specie alofila-rupestre. It. Finocchio marino, sic. Finuocciu marinu.
Cutandia o Diotis maritima Specie psammofila perenne.(Corbetta)
Cyperus kallii o Longus (Ciperaceae), it. Cipero lungo, sic. Carpitieddu. Specie psammofila perenne.
Ecballium elaterium (Cucurbitaceae), it. Cocomero Asinino, sic. Citrulicciu
Echinophora spinosa (Umbrellipherae) it. Pastinaca marittima, sic. Finuocciu marinu spinusu. Specie psammofila perenne.
Ephedra fragilis, it. Efedra, Uva marina, sic. Nnestra
Eryngium maritimum (Umbrelliferae), it. Eringio marino, sic. Panicauru. Specie psammofila perenne.
Euphorbia terracina o Paralias (Euphorbiaceae), it. E. marina, sic. Maccaruniedu., dune e pantani.
Euforbia peplis, it. Calenzula piccola, Peplo, sic. Maccarruni (Assenza elenca ben 10 specie di E. presenti nel modicano). Specie psammofila effimera.
Glaucium flavum (Papaveraceae), it. Papavero cornuto, sic. Vialora.
Hordeum marinum (Graminaceae), it. Orzo selvatico, Grano canino, sic. Spicalora.
Juncus maritimus (Juncaceae), dune e pantani, it. Giunco, sic.
Juniperus macrocarpa (Conifere), it. Ginepro Coccolone, sic. Anipru
Launea resedifolia (Compositae) Specie psammofila perenne (Corbetta).
Lotus edulis, (Leguminosae), it. Pisello africano, sic. Cramuci. (In Assenza 6 specie). Pianta igrofila-alofila dei pantani.
Melilotus messanensis (Leguminosae), it. Meliloto, sic. Carmuciastru.
Mandragora autumnalis (Solanaceae), it. Mandragora, sic. Pampina di aona.
Medicago arabica (marina?) (Leguminosae), it. Trifoglina macchiettata, sic. Trifuogghiu (In Assenza 4 specie di M.) Specie psammofila perenne.
Ononis ramosissima (Leguminosae), it. Ononide, Arrestabue.
Phragmites australis (Graminaceae), it. Canna di palude, sic. Cannizzola.
Pistacia lentiscus (Tetrebintaceae), it. Lentisco, sic. Listingu, stincu.
Prasium maius (Labiatae), it. Prasio, sic. Tè nustrali.
Silene colorata, (Caryphillaceae) it. Silene notturna, sic. Iarofiliddu ri timpa.
Saccharum spontaneum, ssp. Aegiptiacum (Graminaceae), it. Canneggiola, sic. Crnici, dune e pantani.
Salicornia fruticosa, (Chenopodiaceae), it. Salicornia, pianta igrofila alofila dei pantani.
Salsola kali (Chenopodiaceae), it. Erba kali, Riscolo, Capelli del diavolo, sic. Sinedda sarvaggia. Calì. Specie psammofila effimera.
Stipa tortilis, (Graminaceae), it. Stuzzichella appiccavesti. Specie igrofila-alofila dei pantani.
Scolymus grandiflorus (Compositae), it. Scolimo, sic. Scuoddu
Sporobolus arenarius, specie psammofila perenne, (Corbetta)
Teucrium fruticans (Labiatae), it. Teucrio fruticoso, sic. Ianculidda, Mulinaru.
Thymus capitatus (Labiatae), it. Timo, sic. Sataredda.
Yhymelaea hirsuta (Dafnaceae), it. Spazzaforno, sic. Muoddu
Triglochin bulbosum (Corbetta)
Trifolium stellatum, (Leguminosae), it. Trifoglio stellato, sic. Trifuogghiu. Pianta igrofila-alofila dei pantani.
Typha augustifolia (Typhaceae), it. Stiancia, sic. Ula re pantani
Valentia muralis (Rubiaceae), it. Erba croce.
Riportiamo in sintesi i dati relativi di tre campagne ecologiche sulla vegetazione sottomarina della costa iblea fatte nel 1984 – 88 – 89 dagli Istituti di Botanica di Palermo e Catania (cfr. Indagine integrata per l’acquisizione dei parametri preliminari allo studio di un modello di pianificazione della zona costiera e del mare sud-orientali della Sicilia, compresi tra Gela e Siracusa. Responsabili della ricerca: Proff. G. Giaccone, M. Cormaci, G. Furnari). Nell’Isola dei Porri ed in tutta la secca fino allo scoglio Iannazzo si distinguono diverse zone. Nel mesolitorale si osservano cinture a Goniolithon papillosum. Nella frangia infralitorale sono presenti la Cystoseira compressa e la stricta. L’infralitorale superiore ospita delle facies peculiari del Cystoseiretum crinitae che, pur costituendo la specie guida, viene vicariata nelle pozze infralitorali esposte al moto ondoso, ombreggiate ed in parte insabbiate, da C. elegans e da C. algerensis. C. humilis invece occupa nicchie più superficiali caratterizzate da instabilità ambientale. Il Posidonietum oceanicae comincia in profondità a 25 mt., si alterna a Cymodocea e Caulerpa prolifera o si dirada su fondali a prevalente composizione fangosa e domina da 18 m. fino alla riva; nei fondali rocciosi è interrotto da massi coperti da Udoteo-Aglaothamnietum tripinnati. Dopo un’ampia fascia di transizione, a 30 m., comincia il circalitorale dove si osservano formazioni di tipo coralligeno.
Queste le conclusioni di un più recente studio del Prof. G. Giaccone (Flora, vegetazione marina e stato dell’ambiente nell’area iblea, in “ Flora e vegetazione degli Iblei”, Siracusa 1998). Nell’ultimo ventennio c’è stato un notevole incremento degli studi sul litorale ibleo, dato il suo enorme interesse floristico-vegetazionale. Il progresso delle conoscenze è stato ed è veramente notevole, per l’intensa attività di ricerca delle nuove generazioni impegnate nel campo delle scienze naturali ed ambientali marine, anche attraverso l’esplorazione subacquea. I taxa marini censiti sono passati dai 340 del 1980 agli attuali 587 (ca. il 50% della flora del Mediterraneo), di cui 217 nella zona da Capo Passero a Marina di Ragusa. L’azione sinergica delle specie impacchettatrici di nicchia, dei fenomeni climatici (meridionalizzazione e tropicalizzazione), di attività antropiche (traffico turistico, pescareccio e mercantile tra l’Oceano Indiano, il Mar Rosso ed i Porti di Scoglitti, Pozzallo, Siracusa, Augusta) hanno portato ad una trasformazione profonda sia nella flora (arricchita da specie migranti indo-pacifiche) che nella struttura dei paesaggi sottomarini (regressione dei Cystoseireti e diffusione dei Caulerpeti). La ricchezza floristica, la consistenza di luoghi classici per specie e associazioni di recente descrizione fanno classificare questo litorale fra i luoghi mediterranei più ricchi di diversità genetica e tra
i punti focali dell’evoluzione delle specie e delle associazioni algali di questo mare, luogo di rilascio ecologico e di sviluppo evolutivo di specie invasive. Anche solo per queste considerazioni, diventa urgente istituire e gestire tutte le riserve marine nazionali (Capo Passero e Pantani di Vendicari) e le riserve costiere regionali previste per l’intero litorale [fra le otto previste nella Legge Reg. 98/81 e successive modifiche, sono comprese l’Isola dei Porri e i Pantani della Sicilia Sud-Orientale], al fine di assicurare la piena espressione della biodiversità genetica di questo tratto di mare, per dare alle nuove generazioni possibilità di occupazione nella ricerca e per programmare uno sviluppo sostenibile nelle province di Ragusa e Siracusa.”
Carlo Galfo, nella sua Tesi Sperimentale “Osservazioni sulla Flora e Vegetazione Marina dell’Isola dei Porri: aspetto estivo, Catania 1996-97, ha identificato, nei quattro versanti dei fondali dell’Isola dei Porri, 121 specie algali: 89 Rhodophiyceae, 22 Phaeophyceae e 10 Chlorophyceae. Le percentuali degli elementi risultano le seguenti: Atlantico, 45%, Mediterraneo 20%, Indopacifico 1%, Circumboreale 2%, Pantropicale 11%. La maggiore presenza delle specie pantropicali, rispetto a Lampedusa (7,2%) e alla Sicilia (2,2%!), si spiega con la poca profondità dell’infralitorale e la conseguente più alta temperatura dell’acqua. Questi popolamenti sono per molti versi equiparabili a quelli dell’Isola di Lampedusa, ad eccezione delle Cistoseire, che prediligono il substrato duro roccioso, il quale è poco esteso nei fondali della nostra Isola. In proposito è interessante rilevare che sono state evidenziate differenze significative coi dati della campagna del Tartaruga (Giaccone et alii, 1988). Infatti non sono stati più riscontrati i popolamenti a Cistoseire (striata, crinita, compressa, elegans, algariensis, humilis). La causa è l’apporto di materiale sabbioso, favorito probabilmente dalla costruzione e dalle opere di dragaggio del Porto di Pozzallo (Galfo).
L'opera viene pubblicata su autorizzazione del Prof. Melchiorre Trigilia che ne mantiene i diritti di autore. E' vietata qualsiasi riproduzione senza l'autorizzazione esplicita dell'autore Melchiorre Trigilia.
MELCHIORRE TRIGILIA: L'ISOLA DEI PORRI
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