MELCHIORRE TRIGILIA

 L'ISOLA DEI PORRI

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Foto Macrostigma

 

F.I.P.S.A.S.

Regione Sicilia

Associazione

Macrostigma Internazional

  Premessa:

 L'opera viene pubblicata su autorizzazione del Prof. Melchiorre Trigilia che ne mantiene i diritti di autore. E' vietata qualsiasi riproduzione senza l'autorizzazione esplicita dell'autore Melchiorre Trigilia.

Sommario

PRIMA PARTE

PREFAZIONE

GEOGRAFIA

LINEAMENTI GEOLOGICI DELL’ISOLA DEI PORRI

IL MITO

 

SECONDA PARTE

STORIA E COMPETENZA TERRITORIALE

GLI SCHELETRI DELL’ISOLA DEI PORRI.

I FATTI DEL 903

LA FLORULA DELL’ISOLA

FASCIA COSTIERA

LE ALGHE DELLA ZONA

TERZA PARTE

ELENCO FLORISTICO

LA FAUNA MARINA

LA RISERVA NATURALE ISOLA DEI PORRI E PANTANI

L’AREA MARINA PROTETTA

Il CODICE DEI BENI CULTURALI E DEL PAESAGGIO

CONFRONTO CON L’ISTITUITA AREA MARINA

PROTETTA DEL PLEMMIRIO

ILLUSTRAZIONI 1

ILLUSTRAZIONI 2

ILLUSTRAZIONI 3

ILLUSTRAZIONI 4

ILLUSTRAZIONI 5

ILLUSTRAZIONI 6

 PREFAZIONE

 

    L’Associazione Macrostigma International da sempre si è prefissa lo scopo di studiare e salvaguardare l’ambiente naturale, per preservarlo alle future generazioni.

   In particolare la Riserva Naturale di cui fa parte l’Isola dei Porri e la sua area marina dal punto di vista geografico, storico, archeologico, biologico e naturalistico.

   Confidiamo che questo lavoro, curato dal Prof. Trigilia e, per la geologia, dal Dott. Gianmario Sessa, col contributo, per il corredo fotografico, del Gruppo di Studio dell’Associazione Macrostigma, farà conoscere e valorizzare, anche con mostre fotografiche e conferenze nelle scuole, quest’Isola, perla del nostro paesaggio, importante patrimonio ambientale, stimolando l’impegno per la conservazione di tutta l’area.

   Si ringraziano la Capitaneria di Porto di Pozzallo per l’intervento prestato e la vigilanza marittima, la Commissione Attività Subacquea, le Guardie Pesca, i Volontari e i Sommozzatori del Gruppo Macrostigma, il Gruppo di Studio Macrostigma: Armenia Pietro, Armenia Doroty, Carnevale Nunzio, Caruso Piero, Di Dio Salvatore, Figura Francesco, Giamblanco Salvatore, Lentini Piero, Marescalco Santo, Milazzo Alfredo, Modica Armando, Montalto Antonio, Muratore Gianni, Nicosia Elio.

   Un ringraziamento particolare va alle Autorità Comunali, Provinciali e Regionali per l’intervento economico necessario per la presente pubblicazione.

 

ARMENIA PIETRO

Presidente Associazione

Macrostigma International

 

GEOGRAFIA

   L’Isola dei Porri fa parte di un complesso di isolotti situato in prossimità dell’angolo sud-orientale della Sicilia, comprendente anche le isole di Vendicari, di Capo Passero, delle Correnti. Esse hanno caratteristiche molto simili: superficie molto limitata ed estrema vicinanza alla costa. Vendicari a 300 mt. ca., con fondale di 2,6; Capo Passero a 250 con fondale di 2,5 nell’istmo (ma fino al 1400 era unita alla terraferma, vedi Carte geografiche e Fazello); Correnti a 100 mt, con fondale di 2 mt. ca.; Porri, la più distante, a ca. 2,3 Km. e fondale che, nel tratto di mare che la separa dalla terraferma, non supera i 14 mt.

   Nel 1957 il botanico modicano Giacomo Albo così scriveva (La vita delle piante vascolari nella Sicilia Meridionale – Orientale, parte II, Flora, Ragusa 1919. Id. La flora e la vegetazione delle isole intorno al Capo Pachino, in “Bollettino dell’Istituto Botanico dell’Università di Catania”, Serie II, vol. I, 1957, pp. 89ss.): “ L’Isola dei Porri, da tempi storici è costituita di 3 scogli vicinissimi, visibilmente distaccati da fratture successivamente allargate dall’azione erosiva del moto ondoso. Sorge dal mare come il dorso di un cetaceo inarcato fuori dell’acqua, alla long. 2° 28’ 47’’ del meridiano di Roma [da Greenwich 14° 56’ 00’’] e alla lat. di 36° 41’ 46’’. Coordinate confermate dal foglio 276 della Carta d’Italia, quadrante SE Pozzallo. La condizione d’insularità risale a meno di 10.000 anni fa. Durante la regressione post-tirreniana del Wurm IV, l’isola era unita alla terraferma. Dopo inizia il lento innalzamento del livello marino proprio della fase boreale e la contemporanea azione demolitrice dei marosi e degli agenti atmosferici. (Per la geologia e la litologia si veda dopo lo studio del geologo G. Sessa).

   L’isola è alta s.m. 5 m. nel punto culminante, scrive ancora l’Albo che riporta le misure da lui rilevate nel 1918; lunga 150 e larga 125 ca., quindi ca. m2 15.000; misura confermata da Lucia Iuvara (Il Comune di Spaccaforno, Tesi di Laurea del 1921, p. 33, Ispica 1987). Errata per difetto risulta perciò la misura di 3900 m2 ca. registrata in una concessione in affitto a scopo di caccia dell’Isola, rilasciata dalla Capitaneria di Porto di Catania al Marchese Corrado Tedeschi di Modica nel 1901 e 1907. Nella mappa catastale in scala 1:1000 foglio 89 del Comune di Ispica le misure sono 70 X 40 ca. e quindi ca. 2800 m2. Ma dagli ultimi rilievi aerofotogrammetrici risulta che la superficie si è ulteriormente e fortemente ridotta a 52,6m X 18,1 cioè ca. 900 m2. Gli altri due isolotti misurano mt. 18 x 13,6 e 22,2 x 15,6. Il totale è di ca. 1500 m2. Nel decreto istitutivo della Riserva l’isola è computata in ettari 1,063. La forte azione erosiva è facilmente rilevabile dalle foto aeree. Essa si è accellerata in questi ultimi anni. Una quindicina d’anni fa infatti è crollata  la  parete di levante del precedente casotto del faro, che in seguito è stato sostituito da uno nuovo nella parte più interna. “Purtroppo”, scrivevo, dando per primo l’allarme alle competenti autorità nel 1993, “se non si provvederà con urgenza, anche se nel rispetto dell’ambiente, a proteggerla tutt’intorno con efficaci sbarramenti frangiflutti a pelo d’acqua, come quelli realizzati dal Genio delle Opere Marittime lungo la scogliera Cirica-Marza, l’isola rischia a breve termine, forse entro una trentina d’anni, di essere ridotta a uno scoglio o a scomparire, inghiottita dalla violenza dei flutti! Si perderebbe così una perla naturalistica, che costituisce certo uno degli elementi più suggestivi e di maggiore interesse paesaggistico, non solo della zona ma di tutta la costa Sud-Orientale della Sicilia.”

 

 

LINEAMENTI GEOLOGICI DELL’ISOLA DEI PORRI

 DI

GIANMARIO SESSA *

 

   L’area in cui ricade l’Isola, localizzata nella Sicilia sud-orientale, si sviluppa nell’offshore (fuoricosta) meridionale ibleo, compreso tra il margine sud-orientale dell’Altopiano Ibleo e parte della Depressione tettonica Ispica-Capo Passero. Nel contesto geologico e stratigrafico che caratterizza la regione, l’area si colloca nel settore occidentale dell’Avampaese Ibleo, che rappresenta l’attuale margine settentrionale della costa africana. Esso risulta costituito da una sequenza mesocenozoica, Scarpata Ibleo-Maltese, fino alle coste africane, attraverso il Canale di Sicilia.

    La successione litostratigrafica affiorante tra il margine sud-orientale, dell’Altopiano Ibleo e parte della Depressione tettonica di Ispica-Capo Passero, si può così riassumere dal basso verso l’alto (vedi stralcio dalla Carta Geologica della Sicilia Sud-Orientale).

-        Alternanza calcarenitica-marnosa: questa unità è formata da strati di calcareniti grigio-biancastri spessi in media 30-50 cm., in alternanza più o meno regolare con strati calcarenitico-marnosi e marne di colore bianco-giallastro e di spessore medio 30-60 cm. E’ attribuibile alla porzione mediana del Membro Irminio della Formazione Ragusa, di età Burdigaliana (Miocene inferiore);

-        Marne calcaree ed argillose: sopra l’unità dianzi descritta, seguono in concordanza e in continuità di sedimentazione, le marne riferibili alla Formazione Tellaro. Trattasi di marne calcaree ed argillose a frattura sub-concoide e di colorazione grigio-azzurra sulle superficie fresche, di colorazione bianco-giallastra su quelle alterate e degradate. E’ riferibile al Serravalliano-Tortoriano (Miocene medio-superiore);

-        Marni e calcari marnosi: questa unità (riferibile a Trubi), è composta da marne e calcari marnosi biancastri, a frattura sub-concoide, di età Pliocene Inferiore;

-        Marne calcaree giallastre: questa unità è costituita da marne calcaree giallastre e friabili, di età Pliocene Medio;

-        Depositi marini terrazzati: sono costituiti da calcareniti massive, calciruditi e da calcari conchigliari, di età Pleistocenica:

-        Sabbie costiere: trattasi di depositi sabbiosi costituiti, mitologicamente, da granuli quarzosi subarrotondati con frammenti feldspatici, di età Pleistocene Superiore-Olocene;

-        Alluvioni fluviali e depositi palustri: le alluvioni, costituenti i prodotti di  deposito  di  fondovalle  incisioni torrentizie e delle conoidi di deiezione, sono composti da ciottoli calcarei immersi in una matrice sabbiosa-limosa; i depositi palustri, costituenti i vari pantani dell’entroterra costiero, sono composti da limi argillosi di colore bruno scuro. L’età delle alluvioni fluviali e dei depositi palustri è Olocenica.

 

   Dal punto di vista strutturale il territorio in cui ricade l’area in esame è noto per la presenza del Sistema dislocativo della faglia di Ispica (con direzione NE-SW), normale e a rigetti sub-verticali, di cui quelli massimi sono dell’ordine di 80-100 metri circa, che delimita verso oriente il plateau ibleo originando così l’ampia Depressione tettonica Ispica-Capo Passero.

   Durante il Miocene superiore-Pliocene inferiore, il territorio compreso tra il Sistema dislocativo della faglia di Ispica e la Depressione tettonica di Ispica-Capo Passero, fu interessato da una tettonica distensiva con la formazione di strutture ad “horst” e “graben”, aventi direttrici principali NE-SW. Il tetto dei calcari della Formazione Ragusa (alternanza calcarenitico-marnosa) fu ribassato per faglia fino alla profondità massima di 400 mt. Dal Pliocene medio in poi non si è avuto nessun significativo abbassamento in questo territorio. Nel Pliocene medio-Pleistocene inferiore furono depositati sedimenti cartonatici di origine marina (marne calcaree friabili e depositi marini terrazzati). Questi sedimenti del Pleistocene sono stati poi sollevati fino a 150 mt. s.l.m. L’intera sequenza litostratigrafia affiorante nel territorio compreso tra Ispica e Capo Passero, inclusi i sedimenti del Pleistocene inferiore, è attualmente influenzata da lievi pieghe con direzioni assiali N-S e NE-SW e si trova nel lato sud di un banco roccioso profondo 8-10 mt. e di ca. Km. 2,4 di superficie.

  L’Isola dei Porri si trova nel lato sud di un banco roccioso profondo 8-10 mt. e di ca. Km. 2,4 di superficie. Essa rappresenta la punta più resistente residua di una costa prevalentemente rocciosa formatasi durante le varie trasgressioni e regressioni marine pleistoceniche che hanno interessato il settore meridionale ibleo. Dal punto di vista litologico è formata da sedimenti marini, calcareniti e calciruditi organogene friabili massive, di colore bianco-giallastro, con livelli calcarenitici più duri, con stratificazione poco evidente, attribuibili al Pleistocene Superiore (Tirreniano) – Olocene (da 124000 a 10000 anni fa)”. Le caratteristiche litologiche e tessutali della roccia, nonché la presenza di fratture e fessure, favoriscono l’azione erosiva operata dal moto ondoso (fenomeni di erosione meccanica e di alterazione chimico-fisica), che a lungo termine, se non si provvederà a proteggerla con frangiflutti, può portare alla totale scomparsa dell’isola.

Bibliografia.

Carbone,  Grasso  &Lentini – Considerazioni  sull’evoluzione geodinamica

della Sicilia sud-orientale dal Cretaceo al Quaternario. Mem. Soc. Geol. It., 24, 367-86, 9 fig. (1982).

Di Grande, Grasso& Romeo – Stratigrafia dei terreni affioranti nei dintorni di Ragusa. Riv. Ital. Paleont. V. 83, n° 1, pp. 137-178. Tav. 4-8, Milano, 1977.

Grasso M., Reuther C.D. & Tortrici L. – Neotectonic deformations in SE Sicily: The Ispica fault, evidence of late Miocene-Pleistocene decouplet wrenching within the central mediterranean stress regime. J. Geodynamics, vol.16, n° ½, pp. 135-146, Great Britain, 1992.

Lentini Fabio - Carta geologica della Sicilia Sud-Orientale (scala 1:100.000, Università di Catania, Istituto di Scienze della Terra. Edizione S.E.L.C.A., Firenze).

 

* Geologo Gianmario Sessa - Studio di Geologia, via Roma, n° 103 – 97014 Ispica. - Tel. 0932-793948

 

IL MITO

 

L’ERBA MOLU, L’ISOLA DI CIRCE, AIEA, L’ISOLA DEI PORRI E PORTO ULISSE

  Dell’Isola dei Porri non si trova traccia negli scrittori greci e romani. Ma possiamo avanzare la suggestiva ipotesi dell’identificazione con Aiea, l’isola della maga Circe.

   Una possibile, significativa conferma della venuta di Ulisse nel nostro territorio possiamo riscontrarla nell’erba medicinale (farmacon) “molu” che il dio Ermes (Mercurio) dà a Ulisse come rimedio alla fattura di Circe che poteva trasformalo in porco.

      Nel libro X, (vv. 287ss) dell’Odissea, Ermes dice a Ulisse: “Tieni, avendo quest’erba benefica entra in casa di Circe… Ella farà il miscuglio e metterà un farmaco nel vaso; ma non così potrà farti incantesimo, non lo permette il farmaco eccellente che sto per darti;…mi dava l’erba da terra strappandola e la natura me ne mostrò; la radice era scura, al latte simile il fiore, “molu” la chiamano i Numi. Strapparla è difficile per gli uomini mortali, ma gli dei tutto possono.”  Quest’erba “molu o moly” di cui parlano oltre Omero anche Teofrasto e Dioscoride, mentre Ippocrate con “moluza” ne indica il capo o testa, è una pianta medicinale, una specie di aglio, dice il Rocci (voc. Greco). Si tratta del porro selvatico, “allium ampeloprasum” di Linneo (it. porraccio, porrandello sic. puorru), detto aglio di S. Giovanni a Roma, e anche chiamato a. mediterraneo, d’Oriente, siculo (agghiu tunisinu o ri Pantelleria). Non si può staccare dal suolo perché ha il piede o bulbo o testa lungo 20-30 cm. Il suo colore è verde scuro e il fiore bianco latteo, come dice Omero. Anche gli antichi sapevano che l’aglio e le altre gigliacee sono piante medicinali “eccellenti”, capaci di impedire e curare molte malattie. Sappiamo che gli Egizi, prima di Omero, consideravano l’aglio il migliore, il primo fra tutte le piante a bulbo per le sue virtù terapeutiche; l’unico capace di mettere in contatto l’uomo con le meraviglie del mondo divino. Per questo i Faraoni venivano seppelliti con delle piccole sculture di argilla e legno raffiguranti bulbi d’aglio. Si spiega perciò perché Omero dice che solo gli dei potevano estirparla e che il divino Ermes la dà come efficace contravveleno a Ulisse. Secondo la tradizione popolare serve anche contro le fatture e azioni malefiche di maghe (come Circe!) e vampiri.

   Orbene la sola isola in Sicilia, in Italia e in tutto il Mediterraneo chiamata proprio “Isola dei porri”, per la presenza del porro o aglio selvatico, è la nostra!

   Che sia essa la Aiea omerica? Omero parla tre volte di Aiea: in IX,32 come  nome  di  Circe stessa; in X, 135,ss, come nome del luogo dove vive

 

Circe: “All’isola Aiea venimmo; qui stava Circe.. nata dal sole… In XII, 1ss. è detto: “La nave..giunse all’isola Aiea, dove l’Aurora, nata di luce ha la casa e le danze, dov’è il levarsi del Sole; la nave qui giunti, spingemmo sopra la sabbia e fuori scendemmo sul frangente del mare.”

   La descrizione si adatta molto bene alle nostre contrade. Ulisse, sbarca prima nell’Isola dei Porri, detta Aiea, “l’isola bassa” di v. 196 (e tale essa è!), e poi spinge la nave nel vicino lido sabbioso detto in seguito appunto “Porto Ulisse”, dal fondo adatto per le navi antiche.  Nel racconto dell’eroe, l’isola e l’entroterra vengono fusi assieme.

   Una relazione possiamo trovarla ancora con le “Secche di Circe”, distanti ca. Km.1,3 dal litorale, e la scogliera con l’antico villaggio di pescatori detto Cirica e in alcune carte antiche proprio Circia! Dice bene l’illustre archeologo Biagio Pace che i nomi dei luoghi si conservano immutati o quasi per secoli e millenni.

 

MELCHIORRE TRIGILIA: L'ISOLA DEI PORRI

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